• User Newbie

    Niente contratto, niente sito, niente soldi [lungo]

    Salve,
    la mia situazione è complicata da spiegare per cui spero che riassumendo non si perda nulla.
    Da gennaio di quest'anno ho lavorato per alcuni mesi per una società di archiviazione, prima presso un cliente esterno, poi in sede, e mi sono trovata benissimo. Pagamenti regolari, contratto a tempo determinato di 3 mesi, prospettive di rimanere alle sue dipendenze, al massimo con brevi pause dovute alla mancanza di clienti. Questa è la premessa che mi ha fatto cadere in errore, alla fine dei 3 mesi, quando, diciamo "per tenermi occupata" il titolare mi ha chiesto di rifargli il sito web, quello della società, così da non lasciarmi con le mano in mano fino all'inizio del successivo lavoro per conto di un suo cliente (lavoro che doveva cominciare a giugno e che a tutt'oggi non è ancora cominciato).
    Io, stupida, stupida, stupida, fidandomi della persona e di come mi aveva trattato onestamente in precedenza, ho lavorato a questo sito solo su accordi verbali e su un preventivo, sempre fatto a voce, che all'inizio sembrava andargli bene.
    Dopo avergli rifatto il sito due volte per motivi che non sto a dire, ed aver visto passare due mesi e mezzo sempre a lavorare sul suo sito, con alti e bassi, ho concluso il lavoro.
    Siamo alla fine di luglio; gli presento un contratto in cui dico:
    a) il sito costa tot
    b) la manutenzione e assistenza fino a fine 2008 costa tot
    c) la prestazione consiste in questo e non consiste in quello
    d) non avendo io partita iva si fa una ricevuta e lui mi versa la ritenuta d'acconto

    E qui cominciano i guai. Perché pur avendo ripetuto per iscritto i punti a), c) e d) ma soprattutto b), che lui aveva accettato, messo su carta non gli piace più.
    Quindi, con un tono molto turbato come se l'avessi offeso e avessi mancato di serietà (cose di cui mi accusa):
    a) non vuole più l'assistenza ma solo il sito
    b) non essendoci l'assistenza, non vuole firmare un contratto e nessun altro pezzo di carta
    c) vuole il sito, vuole che glielo pubblichi io alla fine di settembre quando gli scade l'attuale dominio e solo allora mi vuole pagare

    Io gli rispondo pacatamente che anche volendo accettare il suo ripensamento, (1) non lavoro senza un pezzo di carta firmato che mi tuteli e (2) il sito è finito e non è vincolato a quando sarà pubblicato (altrimenti detto: se non lo pubblica più, a me il lavoro chi lo paga?)

    Lui si impunta, e con le sue ultime parole "io non ho bisogno di nessun contratto, tu ci dovrai essere a fine settembre per pubblicarmelo e poi sarai pagata" la discussione si chiude agli inizi di agosto.

    Parto per le vacanze. Silenzio, silenzio, silenzio. Per me il discorso è chiuso: niente contratto, niente sito. Lui invece mi aspetta, fino a ieri mattina, quando mi arriva una mail in cui mi dice che ci ha ripensato, l'ho deluso, non sono stata seria, non può sottostare alle mie pretese, e in sostanza il sito non gli interessa più.

    Io non ho in mano niente. Ho il suo sito, le mail con i nostri scambi di battute e (forse) la parola del consulente che lui mise in mezzo al discorso a metà del lavoro (consulenza che determinò un primo stravolgimento del sito).

    Devo considerare persi quei soldi? So che il più grande errore è stato non fissare PRIMA per iscritto. Ma ora che possibilità legali ho?

    Grazie e scusatemi la lunghezza


  • Super User

    Ciao Il caimano,
    la situazione in effetti è complicata, ma sei stata chiarissima.
    Io direi che molto dipende da cosa hai di scritto oppure cosa puoi provare, eventualmente con testimoni. In effetti hai effettuato una prestazione lavorativa e hai diritto al compenso, indipendentemente dal fatto che il sito la controparte non lo voglia più. Il lavoro tu ce lo hai messo, non è stato contestato il lavoro in sè (cioè non ti è stato detto "volevo un sito così e tu me lo hai dato diverso che non mi serve anulla"!), quindi direi che in teoria hai diritto ad un compenso.
    Problema diverso è stabilire quale dovrebbe essere il compenso in questione, questo credo che spetterebbe, nel caso di specie, ad un giudice.

    Penso che potresti rivolgerti ad un legale con tutta la documentazione che hai, al fine di verificare se ci sono possibilità di costringere la controparte ad adempiere la sua parte del contratto.
    Detto in sintesi, la tua prestazione si potrebbe inquadrare in un contratto d'opera, che può essere concluso anche verbalmente (come accade in genere). Il cliente deve visionare l'opera e controllare che sia svolta secondo le condizioni stabilite in precedenza (mi pare di capire che invece non ha nemmeno visto l'opera !), e nel caso non fosse consona, può darti un congruo termine per un corretto adempimento. Non può rifiutare il pagamento !
    Il cliente però può recedere (cioè rifiutare l'opera) in qualsiasi momento senza nemmeno giustificarsi, ma in questo caso dovrà indennizzarti delle spese sostenute e del mancato guadagno (se hai lavorato una settimana, vuol dire che in quella settimana non hai potuto svolgere altri lavori che avrebbero potuto portarti dei guadagni).
    Direi quindi che le possibilità di recuperare i soldi, almeno in parte, ci sono. Dipende però se sulla base della documentazione in tuo posseso, oppure in altri modi (testimoni), riesci a dimostrare l'esistenza del contratto (l'accordo).


  • Super User

    Suggerirei di far valutare l'intera documentazione ad un legale per comprendere gli esatti termini del rapporto intercorso. Non riterrei nemmeno da escludere che possa trattarsi di lavoro subordinato.

    Ciao Ciao


  • User Newbie

    @bsaett said:

    Detto in sintesi, la tua prestazione si potrebbe inquadrare in un contratto d'opera, che può essere concluso anche verbalmente (come accade in genere). Il cliente deve visionare l'opera e controllare che sia svolta secondo le condizioni stabilite in precedenza (mi pare di capire che invece non ha nemmeno visto l'opera !), e nel caso non fosse consona, può darti un congruo termine per un corretto adempimento. Non può rifiutare il pagamento !

    Al contrario, non solo ha visto il sito finito e ne era entusiasta, ma mi ha seguito passo passo nella creazione e modifica facendo in modo che fosse esattamente come voleva lui!
    Mi ha detto "è perfetto, sono contentissimo, hai fatto un buon lavoro", dopodiché quando per email gli ho spedito il contratto, ha cominciato a ritrattare tutto.

    @bsaett said:

    Il cliente però può recedere (cioè rifiutare l'opera) in qualsiasi momento senza nemmeno giustificarsi, ma in questo caso dovrà indennizzarti delle spese sostenute e del mancato guadagno (se hai lavorato una settimana, vuol dire che in quella settimana non hai potuto svolgere altri lavori che avrebbero potuto portarti dei guadagni).

    Eh, mi ha tenuto bloccata dalla fine di maggio all'inizio di agosto... 😞

    @bsaett said:

    Direi quindi che le possibilità di recuperare i soldi, almeno in parte, ci sono. Dipende però se sulla base della documentazione in tuo posseso, oppure in altri modi (testimoni), riesci a dimostrare l'esistenza del contratto (l'accordo).

    A parte un primo contatto via cellulare, il resto è tutto via mail. La mail ha valore legale o è contestabile in quanto modificabile?

    @shapur said:

    Suggerirei di far valutare l'intera documentazione ad un legale per comprendere gli esatti termini del rapporto intercorso. Non riterrei nemmeno da escludere che possa trattarsi di lavoro subordinato.

    No, no, figurati che era lui il primo ad aver detto 'lo facciamo come prestazione occasionale e ti pago la ritenuta d'acconto'! Su questo si era d'accordo. Cosa mi cambierebbe? Il problema è che è tutto verbale, diamine.

    Grazie mille della risposta e dei consigli a entrambi 🙂


  • Super User

    E' indifferente che lui volesse raccontare che si trattava di prestazione occasionale, quello che conta è verificare se i termini del rapporto in realtà non vedevano, come del resto tu racconti, una reale subordinazione.

    Se il rapporto è di fatto subordinato, resta tale anche se lui lo chiamava diversamente.
    OK??
    Ciao.


  • User Newbie

    @shapur said:

    Se il rapporto è di fatto subordinato, resta tale anche se lui lo chiamava diversamente.

    Sì, certo, mi sono spiegata male 😉
    Il mio non era un 'lui diceva che, quindi ci credo'. E' che proprio nei fatti era così: niente subordinazione, libertà mia di gestione dei tempi, mezzi miei, eccetera... insomma erano rispettati tutti i termini. Il totale delle giornate lavorative non arrivava a 30, anche se diluite enormemente perché magari quando ha chiamato il consulente lui era impegnato e prima di vederci a tre, sono passati dieci giorni. Prima era subordinato, ma per il sito abbiamo collaborato in altro modo.

    🙂


  • Super User

    La mail se non è certificata non ha valore legale, cioè non è una prova, ma può essere usata come indizio, elemento valutabile dal giudice.
    In ogni caso è sempre possibile, tramite un perito nominato dal giudice, chiedere di accedere ai server dove è contenuta materialmente la mail per estrarla (così si prova che non è stata modificata).
    Credo però che la cosa sia costosa, sinceramente non mi è mai capitato. :mmm:

    Oppure più semplicemente è il perito che accede tramite le tue password alla webmail per vedere le mail e portarle davanti al giudice senza timore che tu le abbia modificate.


  • User Newbie

    Btw, la butto là: è un tipo di cosa per cui potrei rivolgermi ad un giudice di pace?


  • Super User

    Dipende dal valore della controversia. E comunque per questo ti consiglio di rivolgerti ad un legale.


  • User Newbie

    Grazie, pensavo già comunque di farlo, solo mi chiedevo se non fosse una sciocchezza 🙂


  • Super User

    @il_caimano said:

    Btw, la butto là: è un tipo di cosa per cui potrei rivolgermi ad un giudice di pace?

    la competenza del Giudice di Pace si estende fino alle controversie di valore pari ad ? 2.500,00.

    Per la valutazione della posizione è assolutamente necessario rivolgersi ad un legale qualificato e di fiducia.
    Ciao.