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    Come affrontare il marketing per ottenere più risultati riducendo i costi

    Stiamo cercando di adattare il Web Marketing alla nuova emergenza, ma così facendo forse stiamo perdendo un'opportunità enorme di cambiare: offrire a chi fa pubblicità un modo per risparmiare e agire secondo un'etica.

    Per la prima volta il sistema economico è in una situazione di reset mondiale e anche le aziende di marketing, a parte approfittare dell'emergenza, poco fanno per rinnovarsi e molto invece fanno per stringere il cappio attorno al collo del consumatore.

    Questo atteggiamento miope, a mio parere, derivato dall'avidità presuppone che la crisi economica mondiale non influenzi i consumi e che basti profilare di più il cliente, bombardandolo con sconti e promozioni per risolvere il problema.

    Altra strada è quella, con l'Intelligenza Artificiale.

    Lo sappiamo tutti che Google spera probabilmente di entrare in un mercato, quello della comunicazione a distanza e lavora da tempi all'uso dei BIG DATA, ma cerca anche di allenare la sua Intelligenza aritificiale GRATUITAMENTE, sfruttando l'insufficienza delle regole sulla privacy, per avere dati sulle espressioni facciali, sulle parole ecc, che poi rivenderà per i suoi servizi a pagamento.

    Sarebbe ora, secondo me, di dire basta a Google con questi servizi che servono a poco o nulla e ci spingono a svendere i nostri dati solo per avere un'app gratuita.
    Chiediamogli come vengono trattati questi dati.
    Non ce lo dirà mai, perché se dicesse che vengono tutti processati dalla sua AI, e ci fosse la possibilità di negarlo, come è successo nel caso Facebook/Apple, altro che 4% di persone che accettano di condividere i dati!

    Ricordimoci che il progresso dovrebbe migliorare e semplificare la vita delle persone, mentre invece il Marketing è diventato tecnicamente sempre più complicato e costoso.
    Ma come è possibile che con tutta questa tecnologia, anzichè risparmiare soldi e tempo il trend sia il CONTRARIO!???

    Questi meccanismi che comportano il dover spendere sempre più soldi per profilare sempre più clienti (dato che le possibilità di spesa si stanno già riducendo), tramite professionisti sempre più specializzati o algoritmi dei quali non si potrà più fare a meno, creando una dipendenza ed un circolo vizioso in caduta libera, sta già portando a delle conseguenze.

    Ciro l'interessaante discussioe di Andrea Sebastiani:

    https://connect.gt/topic/246426/gli-ex-youtubers-si-stanno-cullando-sugli-allori-di-twitch

    A mio parere evidenzia non solo lo sfruttamento dei Creator, ma anche la poca sostenibilità e trasparenza delle regole che ci sono sugli ambienti emergenti come Twitch.
    Consideriamo infatti queste 2 notizie:

    https://www.ilsole24ore.com/art/privacy-amazon-rischia-maxi-multa-ue-425-milioni-AEPuKhP?cmpid=nl_24plus

    https://www.macitynet.it/negli-usa-disegni-di-legge-bipartisan-per-frenare-i-big-del-mondo-it/

    Se il profitto delle Big iniziaa a calare o vengono introdotte regole più stringenti, chi si è legato ad una ppiattaforma investendo come creator o come azienda che fa pubblicità, dovrà sempre di più dissanguarsi per ottenere un guadagno, sempre con il rischio di venire però cancellato o censurato senza nessuna spiegazione.

    Daa un live di Giorgio Tave su Twitch ha comunicato che il Web Marketing Festival ositerà un tavolo di discussione per i diritti dei Creator, come parte di una richiesta del Governo per regolamentare l'ambiente.

    Secondo me queste iniziative dovrebbero partire da chi fa marketing, facendo proposte attive consapevoli del potere mediatico e della partecipazione che si può creare da parte di chi ha grande visibilità e non aspettare che le richieste arrivino da fuori.

    Inoltre sarebbe opportuno evitare di creare l'ennesima lobby, tipico atteggiamento all'italiana, che fa sì che ognuno pensi solo a curare il proprio orticello (vedi scontro taxisti/Uber), senza avere né un atteggiamento critico verso il proprio operato, né una visione di prospettiva allargata a tutto quello che circonda il proprio interesse.

    Questo atteggiamento miope ha, in realtà, anche un lato economico molto forte, volendo essere pratici: come possiamo pensaare che sfruttare meccanismi di continua e ripetuta violazione della privacy degli utenti o meccanismi dove prevale la cultura del superficiale e privo di qualità, ma vende (vedi strategie Ferragni o meccanismi Tik Tok), possa essere, nel medio/lungo termine utile a far emergere la qualità dei nostri contenuti?

    Come possiamo pensaare che questa ossessione per la vendita non finirà per distruggere gli ambienti Sociali, oramai invasi da Fake news, censura indiscriminata, odio e stupidità, e propagarsi a quel mondo che aveva iniziato con la produzione e condivisione di contenuti utili e di valore, senza uno scopo di lucro fondante?

    Quando cerchiamo di difendere una categoria, preoccupiaamoci anche per il nostro utente finale, ma anche per le persone, se non vogliamo che l'atteggiamento miope ed egoista ci si ritorca contro e se davvero vogliamo fare una community per un'internet migliore fatta di persone migliori e CONSAPEVOLI.

    Tutto è connesso. Spostando un contrappeso da unaa parte, si sbilancerà qualche altra parte e tutto perderà di equilibrio.

    Ma questa non è l'unica strada. Possiamo anche vedere le nuove prospettive senza l'ansia di fare soldi che ci provocherà solo frustrazione, vista la situazione e cercare nuove forme più sane di fare marketing.

    A partire dai professionisti, che possono decidere di seguire sempre meno le regole imposte da Google e company, creando strade alternative, tutti hanno il potere di creare cambiamento.

    Come successe per l'olio di palma che i consumatori non volevano più, costringendo i produttori di cibo ad adeguarsi, Nicolas Taleb, nel suo interessantissimo libro "Il cigno nero" ci dimostra che un piccolo numero tra il 5 e il 10% di persone ben distribuite sul pianeta ed intransigenti, possono costringere grandi aziende ad operare, per convenienza, cambiamenti di mercato nei prodotti offerti.

    In questo forum, Giorgio e i suoi collaboratori hanno creato uno spazio dove la condivisione, la discussione e la consapevolezza generate aiutano a produrre questo cambio di visione, senza passare da nessun social.

    Mi è sembrato però che molti tecnici del web si preoccupino solo di fare il loro, senza porsi troppe domande sull'etica e sulla prospettiva del loro lavoro.

    Per chi lavoriamo realmente, per noi stessi o per le big company?

    Chi è responsabile di quello che succede su internet?

    Che conseguenze ha questo tipo di marketing?

    E in effetti raramente si parla, anche in questo forum, dell'etica del marketing e nascono iniziative per portarla avanti.

    Stiamo facendo solo i nostri interessi, mascherandoci da benefattori illuministi (e illuminati), o vogliamo davvero migliorare internet?

    Se ogni volta che compare un problema economico ed etico (ma anche legale) nella gestione delle piattaforme, ci rifugiamo nel "non posso farci nulla", "non è mia competenza", "l'Europa arriverà a regolamentare" (come se l'Europa potesse tra l'altro difendere i diritti del mondo - ma tanto noi viviamo qui, chissenefrega degli altri), siamo COMPLICI del crimine che fingiamo di denunciare.

    Cito di nuovo Teleb, perché nel suo bellisimo libro "antifragile", perché il principio che errori e critiche possano migliorare un sistema vivente è, per me, geniale e fondamentale.
    Questo però richiede che, parafrasando un vecchio detto, "chi ha più visibilità, la usi!".

    Questo secondo me è un altro grave errore di valutazione.

    In passato si univa allo studio tecnico, lo studio della filosofia, che era un modo occidentale per riportare l'essere umano al saggio aforisma "Conosci te stesso".

    Per non farla troppo lunga, portare una community a riflettere sulle conseguenze del marketing, positive e negative, potrebbe essere parte integrante della formazione per creare una prospettiva efficace a lungo termine per tutto il settore del marketing.

    Veniamo alle prospettive.

    Perché cambiare se, nonostante la privacy, il marketing ha sempre funzionato bene così?

    Tante volte siamo stati abituati, quando Internet era un luogo più libero, ad esplorare gli aggiornamenti tecnici e le evoluzioni dei servizi con il grande entusiasmo che ancora questo forum questo porta alla luce.

    Ultimamente però, per me, non è più così da anni.

    Non seguiamo più gli aggiornamenti con spirito critico, ma ci limitiamo a prenderne atto cercando di correre dietro a complessità sempre maggiori, fino a che forse un algoritmo di AI non ci sostituirà, senza renderci conto che ci siano autodistruggendo.

    Non vediamo più l'assurdità di questa rincorsa che forse avidamente troviamo anche inevitabile.
    Una persona in un commento ai video di Giorgio mi ha risposto ingenuamente che il bello di Google è che mentre lui fa grandi affari, anche noi possiamo guadagnarci un po', qundi il benessere era distribuito.

    Vi sembra proporzionale la distribuzione, ma soprattutto, qual'è il prezzo neanche troppo nascosto che paghiamo?

    Quali servizi sono davvero utili per migliorare la vita e quelli invece ci usano per raccogliere dati e farci diventare marionette, allo stesso modo deii nostri clienti?

    Quanto durerà questa invasione della privacy prima che una regolamentazione o una rivolta digitale basata magari su nuove tecnologie come la Blockchain ne facciano crollare l'efficacia?

    Se non iniziamo a dare una risposta a queste domande, siamo sicuri che il lavoro di web marketing non andrà in fumo per la sua inutilità in un approccio estremo di profilazione e parametrizzazzione?

    Stiamo perdendo una grande occasione di guardare al futuro in maniera diversa e rendere il marketing efficace perché etico, sostenibile e naturale.

    Un approccio più semplice, meno frenetico, più umano dove l'economia è uno strumento di benessere e non una caccia esasperata al cliente affinchè abbia quanto di più superfluo esiste in vendita, non aiuterebbe anche le aziende a rendere il commercio orientato verso il benessere ed il progresso?

    Vi condivido un canale che ritengo un'interessante analisi economica: https://www.youtube.com/channel/UCWCWphgRsyBosRj2vTeg2yg

    Ma anche altre fonti che potrebbero fare riflettere se davvero vogliamo dare soldi a queste persone (c'è anche un altro interessante capitolo di discussione su questo forum sull'etica di accettare un lavoro):

    https://www.propublica.org/article/the-secret-irs-files-trove-of-never-before-seen-records-reveal-how-the-wealthiest-avoid-income-tax

    https://www.futuroprossimo.it/2021/06/estate-2022-smartwatch-facebook-e-ora-di-guerra-con-apple/

    https://www.futuroprossimo.it/2021/06/brad-smith-presidente-microsoft-il-1984-di-orwell-sara-la-realta-nel-2024/

    E allora perché non facilitare un cambiamento e, in più non investire personalmente o sostenendo aziende che investono in progetti evolutivi e che portano davvero benessere per tutti, anziché dare soldi ad Amazon comprando le sue azioni e contribuendo a rovinare un'economia basata sull'inessenziale, sul consumismo sfrenato, oramai fuori moda, e su una visione cieca, dove il profitto è l'unica cosa che conta e vale la pena investire solo dove può essere massimizzato.
    Ma se il sistema ecnoomico crolla, nessuno si salverà.

    I Core Web Vitals sono legati alla sopravvivenza di Google, NON ALLA NOSTRA!

    Goolge fa un nuovo sistema operativo, ma ancora abbiamo auto e case preistoriche. Nuove tecnologie nascono per creare una vita più naturale e meno schiava del denaro e delle sue disuguaglianze, ma noi siamo troppo presi dall'ultimo post di Facebook che sicuramente ci cambierà la vita.....

    Riprendiamo a cercare nuove soluzioni, a confrontarci su come cambiare senza adattarci a quello che ci viene solo propinato dai colossi del web, perché nel breve termine può apparire utile, ma nel lungo, sono convinto che non lo sarà.