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- Sottrazione di posta elettronica e alla fine pure minacce!
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Bello il cricetino!
Informazioni TECNICHE:
Dunque, non si è mai utilizzato un client di posta elettronica! Inoltre la casella non è stata "ripulita" di tutto, c'è tanta roba.
E' la mia roba (sottocartella) che non c'è più, neppure cercando con parole chiave. Neanche una email. Niente.Quanto alle modalità di recupero: si possono variare, ma non la procedura, come dire, di "recupero generale" di GMAIL.
Cioè, se una persona ricorda sufficienti informazioni sulla casella di posta elettronica GMAIL (data di creazione, corrispondenti abituali, ecc...), può riottenere l'accesso da parte di Google: entrambi ricordiamo sufficienti informazioni.
Io ne ricordo di più: perché avendola creata io ed intestata a nome mio, io sono uso a conservarmi ed archiviarmi tutto ciò che faccio di "Burocratico". Ma anche loro mnemonicamente ricordano informazioni sufficienti, quindi entrambi, ogni volta che vogliamo, possiamo ricuperare l'accesso e cambiare password e modalità di recupero (domanda di riserva, numero di cellulare, email secondaria, ecc....), in un tira e molla virtualmente senza fine.Quanto all'abbandono del sodalizio le faccio una domanda:
Se, per esempio, degli studenti universitari condividono un appartamento e ad un certo punto uno di loro cambia luogo di residenza e va via, ma fa presente CHIARAMENTE che tutta la sua roba che rimane lì rimane sua e non intende affatto cedergliela ed al bisogno periodicamente si ripresenterà per riprenderla, possibile che per il solo fatto di essersi fisicamente allontanato dall'appartamento gli altri occupanti sono autorizzati a non farlo entrare più ed a fare ciò che vogliono delle proprietà di colui che si è allontanato? Corrispondenza personale, effetti personali, valori, foto, diari, ecc...?
Mi sembra un pò strano... ma il diritto alla proprietà privata esiste solo sugli immobili o anche sugli oggetti?ATTENZIONE che l'esempio è un pò improprio! Perché in questo esempio lo studente universitario se ne è andato di sua volontà!
Invece in questo caso io me ne sono andato fisicamente da quel luogo (l'associazione già non esisteva più!), ma mai me ne sono voluto andare dall'email!!!! Sono loro che mi ci hanno cacciato! Dall'inizio gli ho mostrato la mia volontà di non lasciare l'email e che la mia volontà era quella di continuare a condividerla, concedendo anche a loro l'accesso (NON LA PROPRIETA'!), proprio perché sapevo che serviva anche a loro.Inoltre, nel nostro caso, a maggior ragione, questo "appartamento" "condiviso" era intestato a me fin dall'inizio! Loro mi ci hanno buttato fuori cambiando la password (la serratura della porta d'ingresso).
Fatto che, TECNICAMENTE è privo di senso, perché io posso riaccedervi ogni volta che voglio con la procedura di recupero generale suddetta (come se possedessi un passe-partout universale che funziona sempre), ma che FORMALMENTE ha mostrato la loro volontà di buttarmi fuori da un appartamento legalmente intestato a me!
E poi, sempre senza il mio permesso, non solo mi hanno buttato fuori, ma hanno anche cambiato intestatario sul citofono! Ed, ILLEGALMENTE (perché senza il mio permesso), come se avessero falsificato una mia firma su una falsa delega, hanno anche cambiato intestatario al catasto o al comune, intestandola a nome di uno di loro!Riguardo a chi sia l'effettivo proprietario della casella, spiego meglio la situazione.
Quanto al "contenitore" (la casella di posta elettronica):
Quando creammo all'inizio la casella di posta elettronica in questione, la creammo con i seguenti fini:
- utilizzarla per le attività dell'associazione
- utilizzarla per la corrispondenza personale di ognuno di noi
e per tali due fini la usammo sempre. Quindi sono due fini "fusi" per così dire.
Questo a livello "materiale", diciamo anche "morale".Invece, a livello "formale"/"legale", la creai io, a nome mio, intestata a me sin dall'inizio, e me ne presi io la responsabilità.
In fase di creazione gli altri esitarono a proporsi come intestatari avendo un certo timore (tra l'altro immotivato) di mettere il proprio nome e di caricarsene la responsabilità: motivo per cui mi proposi io e mi presi io l'onere. Così come quasi ogni volta che ci intestammo qualsiasi altra cosa: iscrizione a siti internet, nomi di dominio, ecc...
Oneri e onori. Responsabilità, ma anche titolarità legale.Per concludere, a livello materiale/morale era dell'associazione e di tutti noi.
A livello formale/legale era la mia.INFATTI: ho ricordato un particolare molto importante!
Per i domini dei siti internet, dovete vedere come sono stati docili, chiedendomi il "permesso" e di fare il passaggio a loro! Questo perché? Perché per cambiare intestatario di un dominio bisogna passare per il provider (non è come l'email, che se riesci ad entrare prendi e cambi l'intestatario): servono le firme di entrambi e i documenti di identità di entrambi.
Essendo io l'intestatario dei domini, mi hanno chiesto di intestarli a loro come si fa verso un vero e proprio proprietario, e di fare tutta la procedura con i documenti di identità, i moduli firmati, ecc...
Ovviamente io non gli ho fatto alcun problema. Dato che non sapevo che farmene dei siti e dei domini e che non contenevano roba che mi servisse.
Invece per l'email, che era intestata a me ESATTAMENTE COME I DOMINI, dato che "TECNICAMENTE" potevano cambiare intestatario senza passare per altre autorità, senza bisogno di documenti e firme varie, lo hanno fatto e basta, senza chiedermi nulla, come se fosse intestata già da prima a uno di loro!Detto questo, posso formulare solo 3 alternative:
1) Ipotesi più restrittiva nei miei confronti: se pur volessimo ignorare completamente queste cose appena scritte, che pur sono vere, e volessimo privarmi completamente di qualsiasi diritto come dire "di maggioranza", potrei dire con assoluta certezza che ALMENO: l'email è di tutti e ne siamo tutti ugualmente co-proprietari (ma non è così! sia chiaro, lo faccio solo come ipotesi teoricamente).
Tanto più dopo che, qualche anno fa, l'associazione fu formalmente/legalmente sciolta: di fatto non esiste proprio più, neppure come "persona giuridica". Completamente sciolta, anche in tribunale.
Negli ultimi anni rimanemmo solo "materialmente" "insieme" a fare lavori vari.
In questo caso, comunque gli altri non potrebbero fare modifiche alla casella (cambio di intestatario, di password, ecc...) senza avere ANCHE il mio permesso. E io non potrei senza avere ANCHE il loro permesso: ugualmente co-proprietari.2) Ipotesi "intermedia" nei miei confronti: ignorando almeno parzialmente quanto ho scritto sopra diremmo che siamo tutti co-proprietari della casella, ma che dei vari co-proprietari io sono quello come dire "maggiore" (come si dice nelle società per azioni "socio di maggioranza", per intenderci), per i motivi suddetti.
Anche in tal caso gli altri non potrebbero fare modifiche alla casella senza avere ANCHE il mio permesso. Io invece, volendo, penso che potrei farle anche senza il loro permesso (su questo chiedo un vostro parere sicuramente molto più competente del mio).3) Ipotesi più favorevole nei miei confronti (che poi è quella reale): sono io l'intestatario e proprietario legittimo/legale della casella di posta elettronica in questione e gli altri godono solo della possibilità di **USUFRUIRE **MATERIALMENTE della casella (l'esempio del tizio che concede al confinante si passare nel proprio terreno per raggiungere il suo), nella misura in cui io glielo concedo e, ci mancherebbe, assolutamente senza alcuna possibilità di impedirmi di fare alcunché con questa casella che legalmente è la mia!
AL MASSIMO in tal caso io avrei solo un obbligo ESCLUSIVAMENTE MORALE (e non legale!) di garantirgli per sempre l'accesso ed il suo utilizzo, essendo appunto nata anche per questo fine sin dall'inizio.
In tal caso gli altri non potrebbero fare alcuna modifica alle impostazioni della casella senza il mio permesso, quindi come sopra, ma al contrario LEGALMENTE parlando io potrei fare tutto quello che voglio senza il loro permesso. Solo MORALMENTE parlando non potrei fare cambiamenti senza il loro permesso. Ma legalmente si.Personalmente propendo decisamente per la terza ipotesi, che è l'unica delle 3 a non essere solo "ipotesi" ma "dato di fatto".
Quanto al "contenuto" (la corrispondenza personale ivi contenuta):
Su questo neanche le faccio le varie ipotesi! Neanche solo per speculazione puramente teorica!
Ognuno è proprietario formale/legale e morale/materiale della propria corrispondenza personale contenuta in quella casella: come se fosse una buca delle lettere di un palazzo condivisa da più persone. Così come ogni "busta" contenuta dentro reca il nome del destinatario, ed è inviolabile agli altri che condividono la "buca", ugualmente ogni email è indirizzata ad un destinatario, ed è inviolabile dagli altri che condividono la casella elettronica.Quindi anche se TUTTI fossero d'accordo per la terza ipotesi, comunque io non avrei alcun diritto neppure legale di cancellare la corrispondenza degli altri oppure di impedirgli la consultazione.
Ugualmente gli altri nei miei confronti, ed a maggior ragione nel caso della seconda o della terza ipotesi.Quindi, in ogni caso, anche se io non avessi alcuna voce in capitolo quanto alla "casella", oppure anche nella prima, nella seconda o nella terza ipotesi elencate sopra, gli altri:
- Non avrebbero nessun diritto di impedirmi di accedere liberamente alla mia corrispondenza personale passata ed eventualmente futura, ogni volta che lo desidero
- Non avrebbero nessun diritto di frugare nella mia corrispondenza (privacy ed inviolabilità)
- Non avrebbero nessun diritto di distruggere la mia corrispondenza!
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Per Giurista:
In tal caso la casa (casella) ha 2 porte (modalità di accesso)
- la prima è quella con la password che si può cambiare
- la seconda è un'altra porta la cui serratura non si può cambiare (procedura di recupero della casella), è come se fosse "fusa" nella porta.
Chi mi ha buttato fuori dall'appartamento cambiando nome sul citofono ha potuto cambiare solo la serratura della prima porta (la password).
Ma io non ho mica forzato la serratura di quella porta (procedure illegali, tipo brute force, ecc...)!
Ho solo usufruito dell'altra porta di cui è dotato l'appartamento: ne possiedo la chiave fin dall'inizio, l'ho presa e sono entrato, in casa mia (o almeno ANCHE mia).Poi, da quello che gli ho detto non è andata proprio così (sul fatto di chiedere il permesso, ecc...). Se invece era andata in tal modo, per mia curiosità: se uno mi ruba il portafogli, io me ne accorgo e gli chiedo:
"almeno fammi prendere 10 euro per fare un pò di spesa"... possibile che questo significa che gliel'ho ceduto?
Penso che questo non sia universale, ma dipende ed è diverso da ogni persona!Nel mio caso, dicendo in quel modo, non sto implicando:
"Si, accetto che tu mi rubi il portafogli. E' tuo, te lo cedo. Ne hai la proprietà.... Ora che è tuo, mi concedi di prendere almeno 10 euro?"
Nel mio caso, con quella affermazione, io intendo esprimere un concetto completamente diverso:
"Non accetto affatto che tu mi rubi il portafogli. E' mio e resta mio. Quindi avrei ogni titolo per denunciarti. Non lo faccio solo per non rovinarti e per quieto vivere. Fermo restando che è mio il portafogli e tutti i soldi che contiene, almeno per gratitudine del fatto che non ti denuncio mi dai una decina di euro DEI MIEI SOLDI di cui mi hai privato? Cioè, nel decidere di delinquere, vorresti decidere di non delinquere almeno per 10 dei miei euro che mi stai rubando?".
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Ah e comunque (aggiungo perché è scaduto il tempo di modifica) la ringrazio molto per il saggio consiglio che mi ha dato!
Ed entrambi per tutti gli altri consigli.
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Se una persona ti ruba il portafogli non puoi metterle le mani addosso, perquisirla o quant'altro asserendo che ti ha rubato il portafogli. Il discorso è sempre lo stesso.
Ci si deve rivolgere all'AG per far accertare il furto e rientrare in possesso delle proprie cose.
Il tuo esempio, poi, è surreale (ti lascio il mio portafogli, non ti denuncio, ma dammi 10 euro sennò tento di riprendermeli..)
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OK.
In ogni caso, a titolo diciamo "cautelativo", quanto al fatto che tutta la mia corrispondenza è stata buttata, e che l'ho scoperto da pochi giorni, eventualmente l'illecito ci sarebbe e sarebbe ancora in vigore giusto?
Ed inoltre, quanto alla sottrazione della posta che mi fecero la prima volta, comunque l'illecito civile rimane giusto?Inoltre, in ogni episodio, dato che tutta la mia condotta non ha mai impedito loro di accedere alla loro posta, mentre la loro condotta è sempre stata volta ad impedirlo a me, fino ad impedirlo definitivamente cancellandola, stando a queste sentenze della cassazione penale (le mando il link in messaggio privato), mi sembra di capire che navigano in acque ben peggiori, giusto?
(Inoltre io sin dall'inizio conservavo "un ordinario titolo di accesso" e anzi molto di più!).
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Quanto all'esempio del portafogli: ci mancherebbe, non ho mai minacciato nessuno! La mentalità era l'esatto contrario: "cioè visto che mi hai fregato, almeno abbi un pò di buon senso di farmi fare un pò di spesa senza lasciarmi a piedi completamente!". Mi sono spiegato male. Ed effettivamente l'esempio non è calzante.
Tutta la vicenda èbasata solo su parole.
Nei server di Google, nello storico dei loro database risulta sicuramente per iscritto che la casella nacque e rimase per anni intestata a me.
Ma tra di noi tutte parole.
L'unica cosa che c'è per iscritto è una comunicazione che gli inviai dopo un pò di tempo dal primo episodio, quando ebbi la necessità di prendere della mia corrispondenza, mi negarono l'accesso, e cominciai a ribadirgli qualcosina (glielo invio tramite messaggio privato solo per riservatezza, ma ovviamente non le chiedo di rispondermi in privato).
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,Le ho inviato un messaggio privato con altri dettagli.
comunque tutto questo perche'? A suo tempo credevo di poterli denunciare a pieno titolo. Non l'ho fatto perche' mi dispiaceva.
ora capisco perche' le persone diventano cosi' reattive. Mi domando, dopo un episodio del genere, se dovesse capitarmi di subire nuovamente un illecito, saro' ancora disposto a passarci sopra, cioe' a non denunciare?
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La Cassazione che mi ha inviato non è pertinente al suo caso. Quella fattispecie si riferiva al caso di un datore di lavoro che, nel pc aziendale, ha aperto la posta della dipendente. Le autorizzazioni all'accesso, in quel caso, erano valide per entrambi, riconosciute da entrambi, e, soprattutto, CONTESTUALI.
Il suo caso attiene al differente caso di una titolarità contestata ed autorizzazioni negate.
Comunque credo che abbiamo dibattuto ampiamente la questione, peraltro, lei continua ad inviarmi messaggi privati su questo thread e ciò non è consentito.
Auspico che non incorra più in una situazione tanto imbarazzante ma se dovesse ricapitare ricordi che, prima di agire in qualsiasi senso, si devono percorrere le vie istituzionali.
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OK grazie ad entrambi.
Per Giurista: mi dispiace di averla importunata in PVT.
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Di nulla, utentevessato. Non si tratta di importunare... è che il regolamento lo vieta.
Direi di chiudere qui la discussione perchè ampiamente dibattuta e, in particolare, utentevessato, non fare esempi del tutto inopportuni e che, peraltro, nulla c'entrano perchè portano molto lontano in fattispecie che nel caso de quo non si sono verificate.
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Capisco, tutto chiaro.