• Consiglio Direttivo

    Google: critiche esplosive da un ex-dirigente

    James Whittaker (qui il suo profilo LinkedIn; su Twitter è @docjamesw) lavora alla Microsoft, settore sviluppo. Ruolino impeccabile e carriera lanciatissima.

    Fino a non molto tempo fa era un quotato elemento dei quadri dirigenti di Google, azienda che ha lasciato senza dare troppe spiegazioni (almeno in pubblico) dopo quasi tre anni di onorato servizio su progetti di sviluppo API per il colosso dei motori di ricerca. ha dato anche un discreto contributo allo sviluppo di Google Plus.

    Il suo brusco abbandono del prestigioso posto di lavoro, tuttavia, non è passato inosservato e in tanti tra colleghi e semplici curiosi gli hanno fatto una sola domanda: a cosa è dovuto il repentino e apparentemente inspiegabile cambio di rotta?

    Incalzato da domande ormai insostenibili per frequenza e insistenza, alla fine Whittaker ha detto la sua in un articolo (questo) dove qualsiasi lettore, anche il meno preparato tecnicamente, può trovare quella che personalmente ritengo la piú lucida, spietata e feroce disamina critica della recente evoluzione ? o involuzione, come sembrerebbe dalle parole dell'ex-impiegato ? del motore di ricerca e dei suoi prodotti-satellite, in primo luogo l'odiato-amato Google Plus.

    Potrebbe sembrare lo sfogo rancoroso di un 'ex' che ha perso il treno per El-Dorado (o è stato fatto scendere per motivi ignoti) e adesso rimugina, ma a ben vedere l'articolo dice molto di più e getta una luce fosca, a tratti inquietante, su tutto l'argomento "Social Network"

    Ecco un condensato quasi integrale del suo pensiero, tradotto dal sottoscritto, a disposizione degli utenti del Forum gt per una discussione sul tema.

    [...]

    Non è stata una decisione facile lasciare Google. Durante la mia permanenza lí sono diventato piuttosto organico all'azienda: in quattro occasioni sono intervenuto con presentazioni agli eventi Google Developer Day; per due volte ho parlato alle conferenze Google Test Automaton ed ero un collaboratore piuttosto prolifico del blog sui test di Google. [...] Nessuno ha dovuto chiedermi due volte di fare promozone per l'azienda e nessuno è stato piú sorpreso di me quando non sono piú stato in grado di farlo. A dirla tutta, i miei ultimi tre mesi in Google sono stati una spirale di disperazione nel tentativo di ritrovare le mie motivazioni e la passione che mi spingeva.

    La Google che io ho amato era un'azienda a vocazione tecnologica che invitava i suoi impiegati a innovare; quella che ho lasciato era una fabbrica di pubblicità con un unico scopo, per giunta imposto dall'alto.

    Suppongo che, strettamente parlando, Google sia sempre stata focalizzata sulla pubblicità, ma nella maggior parte degli ultimi tre anni probabilmente non si sentiva tale: google era un'azienda pubblicitaria nello stesso modo in cui lo è un buon programma televisivo: il fatto stesso di avere ottimi contenuti attira gli investitori pubblicitari.

    Sotto il comando di Eric Schmidt la quota pubblicitaria era sempre rimasta sullo sfondo: Google veniva gestita come un centro di innovazione che invitava i suoi stessi impiegati a diventare imprenditori attraverso un sistema di premi per avviamento di start-up, bonus vari e il 20% di tempo lasciato agli impiegati per lavorare su progetti personali. I ricavi ottenuti con la pubblicità ci garantivano la libertà di pensare, innovare e creare. Forum liberi come App Engine, GG Labs e i software open source facevano da fondamenta per le nostre innovazioni. Il fatto che tutto questo venisse foraggiato da una macchina zeppa di pubblicità era per molti di noi un pensiero remoto. Forse gli ingegneri che lavoravano specificamente sugli annunci pubblicitari lo percepivano di piú, ma per tutti gli altri restava la convinzione che GG fosse e restasse innanzitutto un'azienda a vocazione tecnologica. Una compagnia che assumeva persone in gamba e scommetteva forte sulla loro abilità di innovare.

    Da quell'atmosfera speciale vennero prodotti strategicamente importanti come Gmail e Chrome [...]. Va da sé che un tipo di spirito vivace e "volatile" come questo crea degli errori, ma GG ha dimostrato di sapere bene come fare a superare in fretta i fallimenti e imparare la lezione.

    In un contesto del genere non c'era bisogno di far parte della cricca di qualche colletto bianco per avere successo [...]. Chiunque avesse una buona idea o i mezzi per dare un contributo poteva essere coinvolto. Personalmente ho avuto varie occasioni di lasciare l'azienda in quel periodo, ma era difficile immaginare un posto migliore dove lavorare.

    Quello, però, è il passato. Oggi la storia è ben diversa.

    C'è stato un ambito nel quale la macchina dell'innovazione di GG si è arenata ? non un ambito da poco: la competizione con Facebook. Primi tentativi informali hanno prodotto quella coppia di "cani antisociali" che sono stati Wave e Buzz. Orkut non è mai decollato seriamente all'esterno del Brasile. Come quel leprotto che si sentiva abbastanza sicuro da correre il rischio di schiacciare un pisolino, GG si è svegliato dal suo sogno di social network per scoprirsi minacciato nel suo ruolo di rastrellatore principale sul mercato pubblicitario.

    È vero, GG poteva ancora raggiungere con le sue réclame piú utenti di Facebook, ma Facebook conosce molto, molto meglio le persone. I pubblicitari e gli editori adorano questo genere di informazioni personali, al punto che sono disposti a lasciare che il marchio FB sopravanzi il loro stesso brand. Si pensi a una pagina come facebook.com/nike: un'azienda col potere e l'influenza di Nike che mette il suo marchio dopo quello di FB? Nessuno si era comportato cosí con GG, e quelli di GG la presero sul personale.

    Larry Page assunse il comando in prima persona, allo scopo di correggere la situazione. L'ambito social divenne onnivoro, il mandato unico dell'azienda si inverò nel progetto cui fu dato nome Google Plus. Un nome tra l'altro inquietante e sfigato che lasciava intendere come GG da solo non fosse abbastanza. La riceca doveva diventare 'social'; Android doveva diventare 'social'; youTube, una volta isola felice, doveva orientarsi al 'social'; insomma, ci siamo capiti. Peggio ancora: era l'innovazione a dover diventare social a tutti i costi e ogni idea che non avesse in GG+ il suo punto focale divenne una distrazione.

    Di colpo, dedicare il 20% del propio tempo lavorativo a progetti personali divenne roba da perdenti; GG Labs fu chiuso; le quote di partecipazione alle API lievitarono e quelle che per anni erano state gratuite furono rese deprecate o soggette a pagamento di una quota d'uso.

    L'epoca d'oro della vecchia Google che assumeva gente sveglia e la invitava a creare il futuro passò: la "nuova GG" sapeva benissimo in che direzione sarebbe dovuto andare il futuro. I dipendenti avevano capito male il messaggio e i dirigenti li avrebbero rimessi in riga.

    La posizione ufficiale interna di GG fu che "il meccanismo della condivisione sul Web si era rotto" e soltanto il nostro sforzo collettivo focalizzato su GG+ avrebbe riparato la macchina. Va detto a questo punto che è da ammirare un'azienda che è pronta a sacrificare i suoi cavalli di razza e raccogliere ogni talento contro ciò che minaccia gli affari. Se dalla dirigenza avessero avuto ragione, lo sforzo di noi dipendenti sarebbe stato eroico e ovviamente molti di noi volevano far parte dell'impresa. Io stesso credetti alle loro parole e lavorai come direttore di sviluppo su GG+ mettendoci di mio un bel po' di codice. Ma il mondo non cambiò come avvano detto, né cambiò il modo di condividere sul Web. [...]

    Alla fine venne fuori che il meccanismo di condivisione sulla Rete non si era rotto proprio per niente: si condivideva ancora alla grande, solo che GG+ non faceva parte di quella sfera. La gente intorno a noi continuava a condividere e sembrava piuttosto contenta. una vera emorragia di utenza da FB non è mai stata realmente registrata. Non sono nemmeno riuscito a far collegare mia figlia quattoridicenne a GG+ per piu di un paio di volte. Dopo che le avevo fatto vedere una demo mi ha detto: "I social network non sono prodotti; i social sono le persone, e le persone stanno su Facebook". Google è stato il ragazzino ricco che, dopo aver scoperto di non essere stato invitato alla festa, si è fatto la sua festicciola privata per vendicarsi. Il fatto che poi nessuno sia voluto venire alla festa di GG è diventato il segreto di Pulcinella, la verità innominabile che tutti vedevano ma nessuno osava portare allo scoperto.

    Tra me e GG+ non c'è mai stata vera simpatia, perché a dirla tutta io non sono il tipo che clicca sugli annunci pubblicitari. Quando Gmail piazza pubblicità relativa a cose che scrivo nella mia posta elettronica a me vengono i brividi. Quando cerco cose sul motore di riceca non mi frega niente di vedere cosa ne pensa la gente di GG+ (o di FB, o di Twitter). [...]

    La vecchia GG ha fatto una fortuna con la pubblicità perché aveva buoni contenuti; un po' come in televisione: tu fai il miglior programma e di sicuro otterrai il maggior incasso pubblicitario. La nuova GG sembra invece focalizzata più che altro sugli annunci stessi.

    Forse alla fine GG ha ragione. Forse il futuro consisterà davvero nel conoscere più informazioni possibili della gente. Forse GG sa meglio di me quando dovrei chiamare mai madre o quanto sarebbe migliore la mia vita se comprassi quel certo prodotto. Forse se mi assillano abbastanza ingolfando il mio tempo libero sul calendario finirò per lavorare di più. Forse se mi consigliano un avvocato divorzista perché sto scrivendo un'email che riguarda mio figlio quattordicenne che sta rompendo con la sua morosa finirò coll'apprezzare quel consiglio al punto da mettere fine al mio stesso matrimonio. O forse preferirò sempre vedermela da solo su queste cose.

    Insomma, la vecchia Google era un gran bel posto dove lavorare. E la nuova?


  • ModSenior

    Ottima traduzione e complimenti per il lavoro Leonov.

    Tuttavia penso che sia uno squallido tentativo di screditare l'ex datore di lavoro oppure un ancor più becero espediente di promuovere la nuova ditta dove è andato a lavorare, guarda caso un concorrente di Google.

    Proviamo, anzi, sforziamoci di guardare il settore della ricerca online con gli occhi della gente normale, le persone che fanno realmente il mercato e la realtà ci dice una cosa inequivocabile e cioè che Google piace sempre di più.

    I risultati che fornisce sono sempre più soddisfacenti, la gente è soddisfatta e contenta e trimestre dopo trimestre Google guadagna, ancora dopo quasi 15 anni, quote di mercato.
    L'ultima analisi di Comscore di 5 giorni fa lo danno al 66.4% di share negli Stati Uniti, mentre questa mattina sono usciti i dati per l'Inghilterra:
    Google ha raggiunto e superato il 90% dell'intero mercato della ricerca on line. Davvero incredibile.

    Non sarebbe meglio quindi dire che la SEO ha bisogno che alcuni seo muoiano di vecchiaia o vadano in pensione?
    Perché il futuro della SEO che Google sta costruendo è un gran bel posto dove lavorare.

    Valerio Notarfrancesco


  • Community Manager

    Grazie Leonov per questa bella discussione sul Forum GT 🙂

    La penso come Valerio.

    Nonostante le argomentazioni di Whittaker siano condivisibili, nel senso che nelle dinamiche aziendali di un colosso come Google si possa arrivare a tal punto e anche la versione romanzata del finale è corretta, trovo che il tutto sia stato eccessivamente messo in mostra.

    Non mi stupirei di vedere Facebook dietro una mossa del genere, di aver spinto e pagato per far arrivare quell'articolo dove è arrivato.

    Anche perchè, Whittaker, è andato a lavorare da Microsoft, che ha quote dentro Facebook 🙂

    Sono il primo a dire che se Google+ non cambia è destinato al fallimento o ad essere utilizzato solo per fini SEO, ma starei attento comunque ad una persona che si accorge solo negli ultimi tempi che Google negli ultimi tre anni è stata votata alla pubblicità e poi va a lavorare dai concorrenti 🙂

    Si capiva dall'esterno che era così da molto tempo, altro che ultimi tre anni, figuriamoci dall'interno...e ora dovrei sorbirmi le sue considerazioni e reputarlo autorevole? E dove vai a lavorare? Alla Microsoft?

    C'è qualcosa che non mi quadra. Le persone, per quanto possa farlo nel mio piccolo, le giudico dai piccoli gesti e dalla loro coerenza.

    Nonostante nei contenuti mi trovo in linea, mi puzza il tutto.

    :ciauz:


  • Super User

    Whittaker sarà sicuramente una persona qualificata e in gamba, però pecca di coerenza perché la sua opinione sia così ascoltata in Rete: non si può lavorare a lungo allo sviluppo di Google Plus, e poi lasciare l'azienda proprio perché ha puntato tutto su Google plus, parecchi mesi dopo il suo lancio.

    Anch'io trovo di cattivo gusto parlare male davanti ad una immensa platea dell'azienda che si è appena abbandonata in favore della rivale.

    Se giudicassi le idee in base a chi le propone, in questo caso mi verrebbe da difendere Google.

    Ma non mi faccio influenzare, e dall'esterno, probabilmente molto prima di Whittaker, sono giunto alle sue stesse tardive considerazioni.


  • Consiglio Direttivo

    Come diceva Giorgio qualche giorno fa, c'è grande movimento in casa GG; sembra quasi una fase di porte girevoli, con tanti prestigiosi nuovi assunti ma anche volti storici che lasciano.

    È il caso quest'ultimo di Sukhinder Singh Cassidy, ormai ex-presidente per le operazioni in Asia, zona del Pacifico e America Latina; in Google da quasi sei anni, il solito ruolino impeccabile al cui confronto anche Whittaker semplicemente trascolora via, incoronata dalla rivista Fortune tra le donne più potenti del mondo sul versante Silicon Valley, internet e social network.

    Il suo addio è stato molto meno reboante di quello del programmatore Whittaker; alcune righe di commiato accompagnate da una semplice motivazione che a prima vista non lascia adito a polemiche di sorta: l'ex-manager voleva semplicemente seguire il suo sogno imprenditoriale e tornare al mondo delle start-up.

    Un commiato sobrio e netto suggellato da una frase lapidaria: "For me, it's more about what my father said: Control your destiny." ("Per me conta più quello che diceva mio padre: controlla il tuo destino")

    [Ora, che Google non fosse più una start-up da anni lo si era capito chiaramente; restava però nell'immaginario collettivo un'azienda che pur non essendolo si comportava e ancor più si percepiva come la più fresca e innovativa delle start-up.

    In questo senso la motivazione della Cassidy potrebbe gettare, in retrospettiva, una luce piuttosto fosca sul suo divorzio dalla casa-madre, andando a corroborare la disamina di Whittaker sui recenti cambiamenti in Google – senza scomodare necessariamente e la presunta "ossessione" di GG per le realtà sociali.

    La stessa frase "Controlla il tuo destino", che appare un tributo sincero all'esaltazione dell'iniziativa personale così genuinamente americana, si rovescia completamente fino a diventare un "Dico addio a ciò che ormai era diventato il padrone del mio destino, in un modo con cui non ero più d'accordo".

    Ma forse è solo dietrologia.]

    Infine, aggiungo un altro po' di carne al fuoco citando due articoli letti di recente che hanno lasciato il segno.

    In primo luogo un succosissimo pezzo pubblicato su Gizmodo a firma Mat Honan sulla vicenda Whittaker e, più in generale, sulle svolte di GG dell'ultimo periodo. Qui le critiche sono spietate e feroci, ma non cattive – né tacciabili di spirito di vendetta – e dipingono uno scenario che probabilmente meriterebbe un approfondimento a parte, sul destino della ricerca in Rete e sulle mosse recenti meno nobili di GG, non all'altezza del suo motto "Don't be evil".

    Per converso, poi, lascio il riferimento a una partecipata e vivace riesamina critica della riesamina critica apparsa su Pandodaily a firma del giovane Farhad Manjoo. In questo caso le frecciate non mancano (non solo a Google, ma anche ad Amazon, Apple, Facebook e compagnia), ma si va ben oltre la mera stigmatizzazione dell'azienda per provare a guardare un po' più avanti, oltre la miope prospettiva della cronaca, in una chiave che quasi può definirsi storica.


  • User Attivo

    Seguendo la vicenda sono capitato qui, e faccio i complimenti a Leonov per la traduzione del pezzo.

    Personalmente dico solo una cosa, concordo con alcuni dei punti di Whittaker, ma non perchè trovi qualcosa di immorale nel cercare un profitto, semmai perchè trovo che Google abbia abusato del suo "monopolio" stravolgendo l'essenza del web.

    Questo lo vediamo tutti i giorni, con contenuti che devono essere creati ad arte per Google e le Google News, non importa se poi sono "poeticamente vuoti", con editori che fanno le porcherie più basse per posizionarsi, e con noi che stupidamente sappiamo e ci adeguiamo, invece di cercare alternative come si fece 10-15 anni fa, quando Google salì alla ribalta bypassando Altavista, Lycos, Virgilio e compagnia cantante perchè sembrava "più" pulito, anzi, più sincero.

    Me lo ricordo ancora quando agli inizia qualcuno diceva: "cerchiamolo su "GOGLE" che è più veloce e da risultati più precisi...e poi non è FARCITO DI BANNER PUBBLICITARI".

    Oggi Google è come erano i motori principali 10-15 anni fa, pieno di pubblicità e con metodi per scavalcare i contenuti sani a favore di chi investe in adv, ma a differenza di 10-15 anni fa, oggi Google ha il monopolio, e questo credo sia il vero problema principale.

    Un delirio di onnipotenza lo ha portato e continua a portarlo a voler fagocitare tutto, ben venga FB che gli tiene testa, anche se obiettivamente FB non è un motore di ricerca. Pensiamo ad un mondo tutto googleizzato, dove il motore di ricerca è Google, il social è Google, i video sono Google, la posta è Google, e magari i telefoni sono Google, i sistemi operativi sono Google... scusate, ma da "storico" una prospettiva simile, mi fa paura quanto una dittatura, solo che la dittatura prima o poi si può rovesciare, perchè soverchia e schiaccia il popolo fino al punto in cui, ci insegna la storia, arriva il momento di risorgere, Google invece fa un lavoro silenzioso, ci coccola e ci da tutto quello che ci serve, in cambio della nostra identità.

    Capisco Whittaker o Cassidy, probabilmente quando ti senti parte di qualcosa che hai costruito e reso vincente, fai fatica ad abituarti ad essere fagocitato dalla tua stessa creatura. IMHO