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@max0005 said:
Se l'universo è infinito, anche muovendosi alla velocità maggiore possibile (quella della luce), sarebbe comunque impossibile arrivare a riempirlo tutto. Un eventuale big bang arriverebbe quindi a riempire sono un frazione infinitesimale dell'universo per ovvie ragioni. Anche continuando un'espansione infinita, non sarebbe comunque possibile arrivare a toccarne ogni parte.
Se tutto lo spazio/tempo è stato "copito" dal Big Bang, dobbiamo ipotizzare una parte (una maggior parte) di universo completamente vuota?
Alt!
Al momento del Big Bang non c'era spazio vuoto da riempire con le "cose" tangibili, poiché tutto lo spazio era presente (sotto forma di materia ed energia: ricorda la legge di Einstein) nel punto iperconcentrato in cui si ammassava la materia pronta a esplodere.
Dopo il Big Bang lo spazio è stato generato come progressivo accrescersi degli interstizi vuoti tra le "cose" che, sparate a raggiera, si diradavano e si allontanavano le une dalle altre lasciando tra loro lo spazio vuoto (che però prima non c'era; lo so che è parecchio strano, ma tant'è).
@max0005 said:
In tal caso dovremmo considerare l'universo "popolato" (ovvero quello dove materia/energia sono presenti) come l'equivalente di un granello di sabbia in un grande magazzino?
No; vedi sopra: niente spazio vuoto prima dell'esplosione: la materia non è entrata in una stanza vuota da un foro, ma ha generato la stanza vuota come schiuma di intercapedini tra la materia che zampillava in ogni dove.
@max0005 said:
Riguardo al tempo... Non si potrebbe prendere un'unità standard (ad esempio il secondo terrestre) ed utilizzarlo per calcolare la distanza fra Big Bang e Big Crunch in termini equivalenti? (Ipotizzando di riuscire a rimanere in un campo a tempo "stabile")?
Questo puoi farlo solo nell'ipotesi che il modello matematico di spazio-tempo ammetta una configurazione detta "a tempo ortogonale", nella quale cioè puoi pensare di determinare un unico tempo (tempo cosmico) con cui stimare la distanza tra Big Bang e Big Crunch ? dovrebbe avvenire tra circa 15 miliardi di anni: puoi stare tranquillo e non disdire le prossime vacanze già prenotate.
Se però il modello non è a tempo ortogonale (questo dipende da come è distribuita la materia nello spazio e nel tempo, cosa che non possiamo sapere per intero), allora non esiste un tempo universale e non ha senso stimare quanto sia lontano il momento dell'implosione.
[E pensa che tutto questo che ci stiamo dicendo può essere scritto in formule... È a quel punto che iniziano i mal di testa. ]
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In tal caso l'universo dovrebbe essere immaginato come un telo elastico chiuso dentro al quale si allargano delle biglie? Quindi avrebbe una forma altamente irregolare, il cui perimetro sarebbe determinato dalle "punte" di materia in espansione.
Immagino che quella che sto per dire sia altamente blasfemo ma... Non ha senso immaginarsi un "fuori" dall'universo, vero?
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Il tuo ultimo post conteneva solo affermazioni ineccepibili: il telo elastico, le biglie etc. sono un'immagine coerente e abbastanza corretta (in mancanza ovviamente di una preparazione specifica).
Sulla tua domanda: no, non ha senso immaginarsi il "fuori" dell'universo in questo contesto.
A meno che...
Quando si parla di "fuori" ci sono due possibilità:
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Un uomo guarda un oggetto solido in una stanza vuota; in quel caso ci sono tre elementi: l'oggetto (che sarebbe il nostro universo), l'uomo (tu) e la stanza vuota che contiene entrambi (ma noi sappiamo che non è questo il caso, perché l'universo è già il contenitore di tutto).
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Un uomo guarda un disegno su un foglio: in questo caso abbiamo un ente tridimensionale (l'uomo) che fissa un oggetto bidimensionale (il disegno).
Se identifichiamo l'universo con il disegno, allora l'universo si può espandere infinitamente in due dimensioni, ma non ha "conoscenza" della terza dimensione spaziale in cui si trova l'osservatore, che è "fuori" dall'universo in un ambiente che contiene entrambi ? come prima ? con la non trascurabile differenza che l'universo è un oggetto con dimensione inferiore (due) rispetto a quella della stanza che lo contiene (tre).
[Hai mai letto Flatland? Lì è spiegato abbastanza bene. Altrimenti guarda
; merita un passaggio.]Torniamo al nostro caso: sappiamo che lo spazio e il tempo si uniscono nello spaziotempo geometrico che ha quattro dimensioni (tre spaziali, più il tempo) e che corrisponde al nostro universo da cui noi umani non possiamo uscire.
Se però immaginiamo che le quattro dimensioni dell'universo non siano che un sottoinsieme di un ambiente a dimensione più grande (come il foglio 2D nella stanza 3D), allora per guardare da "fuori" l'universo è sufficiente porsi nell'ambiente più spazioso, sempre che qualcuno o qualcosa possa farlo.
Nota: non sto dicendo che questo si possa fare in pratica, ma solo dal punto di vista teorico-matematico.
La teoria di Yang-Mills immerge l'universo 4D in un ambiente 5D (la quinta dimensione è generata dal campo elettromagnetico), ma ci sono teorie che arrivano a considerare spazi in 11 dimensioni, di cui solo quattro delle quali abitate da noi nel nostro universo.
Il perché non "vediamo" le 7 dimensioni mancanti (ma presenti) è dovuto al fatto ? piuttosto complicato da spiegare ? che le dimensioni si manifestano, si "srotolano" ad energie di soglia molto diverse: con quelle usuali se ne vedono solo quattro - le nostre - mentre andando ad energie molto , ma molto, ma molto più alte potrebbero zampillare fuori anche altre dimensioni, con relativi effetti fisici.
Divertente, vero?
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Molto, molto interessante, sopratutto il video!
Una considerazione personale (potrei benissimo sbagliarmi).
Un punto mono-dimensionale può contenere solo se tesso:
Un linea bi-dimensionale può contenere infinite mono-dimensioni.
Una costruzione tridimensionale può contenere infinite bi-dimensioni (che a loro volta contengono mono-dimensioni).
Una quarta dimensione dovrebbe, seguendo questa logica, poter contenere infinite dimensioni tridimensionali, giusto?
Quindi, continuando a costruire "ad angolo retto" (Non conosco il nome esatto...) si dovrebbero poter costruire infinite dimensioni ognuna delle quali ospitante sotto-dimensioni e ospitata da sovra-dimensioni.
C'è un po' di senso in quello che ho detto o sono solo assurdità da astinenza da coca-cola?
Ancora una domanda: Visto che è possibile rappresentare 4D in 3D, e 3D in 2D, è possibile rappresentare 2D in "1D"?
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@max0005 said:
Una quarta dimensione dovrebbe, seguendo questa logica, poter contenere infinite dimensioni tridimensionali, giusto?
Esatto.
Se aggiungi a questa premessa del tutto geometrica (la fisica per ora non c'entra) il fatto che le infinite tri-dimensioni possono essere gli spazi fisici (le stanze di casa, per dire) immaginate come "fotogrammi 3D" ciascuno congelato in un diverso istante del tempo che misuri a un orologio in tuo possesso, ottieni quello che si chiama in gergo "fogliettamento dello spazio-tempo in piattaforme spaziali orientate lungo l'asse temporale".
La quasi totalità dei modelli di spazio-tempo realistici ha questa caratteristica, cioè i casi si riducono da 4 dimensioni a "3+1" (l'1 è il tempo, il 3 si riferisce agli spazi istante per istante); esistono però universi non del tutto improbabili in cui questo fogliettamento non si può fare, o almeno non ovunque e non sempre.
@max0005 said:
Quindi, continuando a costruire "ad angolo retto" (Non conosco il nome esatto...) si dovrebbero poter costruire infinite dimensioni ognuna delle quali ospitante sotto-dimensioni e ospitata da sovra-dimensioni.
Proprio così; se costruisci "ad angolo retto" (processo di ortogonalizzazione) puoi ottenere ambienti con un qualsiasi numero intero di dimensioni (1,2,3,4,5...11 etc.).
[Solo per completezza: esistono poi spazi geometrici di applicazione fisica a un numero frazionario di dimensioni (ad es. 3/4; si chiamano frattali), a un numero infinito numerabile di dimensioni (cioè ne hanno tante quante i gradini di una scala senza fine) e spazi con un numero infinito non numerabile di dimensioni (le quali sono dense come i punti di una linea, quindi molti di più dei gradini discretizzati della scala di prima).]
@max0005 said:
Ancora una domanda: Visto che è possibile rappresentare 4D in 3D, e 3D in 2D, è possibile rappresentare 2D in "1D"?
Sì, naturalmente.
Per rappresentare 2D in 1D basta fare una serie di proiezioni ortogonali esattamente come spiega Sagan nel video però parlando di 3D in 2D; si perdono certi dettagli del disegno proprio come si perde la profondità riportando un oggetto tridimensionale su un foglio di carta, ma non è quello il problema.
Solo che la cosa è di scarsa praticità, per questo non se ne parla molto.
Vado a dormire; per oggi direi che si è messo un bel po' di carne al fuoco...
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Inserisco un ulteriore elemento a questo compendio di Cosmologia:
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stiamo parlando spesso di vuoto come spazio tra le galassie, ma soprattutto come assenza di materia
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ci riferiamo alla teoria della relatività generale di A. Einstein, in particolare all'equazione E = mc2 dove E: energia, m: massa, velocità della luce (2 al quadrato)
le precedenti affermazioni sono tutte cambiate: -
nel vuoto così definito sono state trovate particelle sempre più piccole dotate di massa sia pur infinitesimale
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l'equazione di Einstein è proprio quella che ha spinto alla ricerca di ulteriore massa risultando sperimentalmente incompleta
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sembra che la velocità della luce possa essere superata, giorni fa il Prof. Recani mostra cosiddetti luminari che la supererebbero.
Anche la scienza come il nostro mondo attuale è ben rappresentata dalla liquidità.:o
ciao
marlombP.S.: Leonov e max0005 apro appena posso una discussione su Fede e Religioni per quanto riguarda il rapporto tra Filosofia, Scienza e Religione, che dai vostri discorsi mi sembra appassionante.
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Finora il discorso si è perlopiù focalizzato sull'"aumento di spazio" (ovvero potersi espandere su un numero di assi sempre maggiore). Avendo più dimensioni spaziali, ci sarebbero altri cambiamenti sostanziali?
Leggendo su Wikipedia ho trovato questa immagine:
Possono quindi essere aumentate anche le dimensioni temporali?
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Precisazioni sul tema:
@marlomb said:
? stiamo parlando spesso di vuoto come spazio tra le galassie, ma soprattutto come assenza di materia
? nel vuoto così definito sono state trovate particelle sempre più piccole dotate di massa sia pur infinitesimale
Sono due concetti diversi di "vuoto": il primo è una nozione "ingenua" di vuoto, inteso come spazio intergalattico in cui c'è materia, ma molto rarefatta (in media un atomo di idrogeno per metro cubo di spazio vuoto "vero"); quello però non è il vuoto assoluto inteso dai Fisici, ma solo una cosa che chiamiamo vuoto per comodità invece di dire "spazio intergalattico o inter-cluster a bassissima densità di materia/energia".
Lo spazio vuoto della Fisica, invece, è per intenderci quello in cui non c'è né materia (che è dotata di massa, anche se alcune particelle sono davvero leggerissime) né radiazione elettromagnetica, la quale è portata dai fotoni che sono particelle a massa nulla e, contemporaneamente, oscillazioni di campo (è complicato, lo so: io solo adesso sto iniziando lentissimamente a capirci qualcosa)..
@marlomb said:
? sembra che la velocità della luce possa essere superata, giorni fa il Prof. Recani mostra cosiddetti luminari che la supererebbero.
Questo è un vecchio tema, ma sempre molto gettonato. La frase "si può andare più veloci della luce" affascina molto, ma è una chimera e anche quando si crede di poter dire una cosa del genere, di solito ci si riferisce a uno dei casi seguenti.
Facciamo chiarezza:
? La velocità della luce di cui si parla tradizionalmente è quella misurata nel vuoto (il vuoto dei fisici idealmente estrapolato da condizioni sperimentali di tipo astrofisico) ed ha un valore costante di circa 300.000 km/s che non dipende dallo stato di moto della sorgente, cioè una lampadina ferma e una in movimento emettono luce alla medesima velocità, diversamente da quanto accade ad esempio alle onde acustiche (effetto Doppler).
? Il valore di 300.000 km/s è costante adesso, ma non è detto che sia sempre stata questa la velocità della luce; secondo alcune teorie cosmologiche, la luce ha viaggiato parecchio più veloce di quanto vada adesso nelle primissime fasi di espansione dell'Universo dal Big Bang, per assestarsi poi dopo un po' su questa "velocità di crociera" attuale; ciò spiegherebbe bene alcune incongruenze dei modelli attuali.
? Se si misura la velocità della luce in un mezzo materiale (nell'acqua, attraverso una nuvola di gas, attraverso una galassia), si trovano valori numerici diversi da 300.000 km/s. Quasi sempre i valori sono inferiori, come in fondo ci aspettiamo: quando passa attraverso qualcosa, la luce trova più ostacoli di quando passa nel vuoto, e va più lenta come un'auto immersa nel traffico.
? A volte si sono trovati valori più alti di 300.000 km/s: allora era sbagliata la teoria? No, era solo accaduto che gli scienziati avevano guardato l'esperimento in modo sbagliato e avevano creduto di misurare una velocità più elevata, invece era sempre quella o addirittura più bassa (per capire questo errore ci vorrebbero dei dettagli tecnici sui treni d'onda, che risparmiamo).Cosa accadrebbe a una particella che viaggiasse più veloce della luce? Che semplicemente viaggerebbe indietro nel tempo (sono i cosiddetti tachioni), ma poiché ciò comporterebbe degli esiti paradossali e misurabili che invece nessuno ha mai visto, allora si tende ad escludere questa ipotesi.
L'invalicabilità della velocità della luce è una legge perentoria sulla quale ormai sembriamo essere tutti d'accordo; la Natura è piena di questi record che non potremo mai battere: la forza non potrà mai essere più grande di un certo valore, così come la massa; la lunghezza di un righello e il tempo segnato da un orologio non potranno mai scendere sotto certi livelli, così come la temperatura non potrà mai andare sotto lo zero assoluto.
La Religione ci dice che l'amore verso dio e l'obbedienza alle sue leggi ci possono far valicare ogni ostacolo possibile; la Scienza ci rassicura sul versante opposto: ci sono confini che non potremo mai superare perché il Cosmo è organizzato in un certo modo e non ammette mai eccezioni.
Non ci sono miracoli nella Scienza, lo dicevamo prima.
@marlomb said:
P.S.: Leonov e max0005 apro appena posso una discussione su Fede e Religioni per quanto riguarda il rapporto tra Filosofia, Scienza e Religione, che dai vostri discorsi mi sembra appassionante.
Ottimo!
@max0005 said:
Finora il discorso si è perlopiù focalizzato sull'"aumento di spazio" (ovvero potersi espandere su un numero di assi sempre maggiore). Avendo più dimensioni spaziali, ci sarebbero altri cambiamenti sostanziali?
Sì, ma occhio: le dimensioni spaziali accessibili sono solo tre, al massimo di meno (2, 1, non 0); quelle altre supplementari subentrano in modelli solo matematici della Fisica e non mi risulta che ci siano effetti fisici macroscopici (cioè misurabili in laboratorio) che potrebbero fare apprezzare la presenza e gli effetti dell'esistenza di altre dimensioni spaziali.
@max0005 said:
Possono quindi essere aumentate anche le dimensioni temporali?
Tutto dipende da cosa intendi come "tempo"; se ti riferisci alla quantità misurabile, noi ne abbiamo una sola; se invece intendi il tempo come parametro matematico di evoluzione di un certo modello, allora potrebbero essercene anche di più, interrelazionati o meno.
Di nuovo, gli effetti fisici sarebbero tutti da trovare e poi da verificare.
Noi siamo nel quadratino bianco: so che tutto il resto del reticolo sembra molto affascinante (e lo è, posso garantirlo) ma credetemi se vi dico che in quel quadratino bianco c'è talmente tanta roba misteriosa che ancora non conosciamo da riempire millenni di progresso teorico e sperimentale.
Prima di interrogarci su mondi a 8 dimensioni, quindi, cominciamo a capire come funziona davvero la distribuzione dei carichi in una semplice putrella di ferro squadrata per costruzioni edili (è un mistero ancora irrisolto: la congettura di St.Venant): il nostro mondo ha di che farci ragionare per tutta la vita senza mai scomodare multiversi, mondi paralleli e altre teorie estreme.
Ciò premesso, le teorie ai limiti del filosofico sono sempre le benvenute, ma mi sembrava giusto ? prima di decollare verso altri lidi che magari sono già vicini ? concedere un minuto di attenzione al nostro pianetino, così bello e interessante anche senza il "doping" delle dimensioni arrotolate.
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@Leonov said:
Ciò premesso, le teorie ai limiti del filosofico sono sempre le benvenute, ma mi sembrava giusto ? prima di decollare verso altri lidi che magari sono già vicini ? concedere un minuto di attenzione al nostro pianetino, così bello e interessante anche senza il "doping" delle dimensioni arrotolate.
Mi ricorda una bellissima citazione, anche se il contesto in cui l'ho letta (una fan-fiction su Harry Potter) la utilizzava per fini leggermente diversi:
Ci sono più domanda irrisolte in un singolo stelo d'erba che nell'intero Dipartimento Misteri del Ministero della Magia.
Sembra che, invece di trovare risposte, stiamo trovando ancora più domande, paradossi e misteri...
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Se è per questo, la frase credo sia uno spudorato calco da Shakespeare («Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia», dall'Amleto mi pare), ma ammetto che anche applicata al filo d'erba fa il suo effetto.
Sì, la generazione continua di nuovi interrogativi è un tipico effetto collaterale dell'immersione nella Scienza: ogni cosa suggerisce domande, domande e poi ancora domande.
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@Leonov said:
Se è per questo, la frase credo sia uno spudorato calco da Shakespeare («Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia», dall'Amleto mi pare), ma ammetto che anche applicata al filo d'erba fa il suo effetto.
E anche per oggi ho fatto la mia figuraccia!
Pazienza... Grazie comunque per la disponibilità e per il tempo che hai dedicato!!!
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Nessuna figuraccia, per carità.
Chissà Shakespeare (che era un po' la J.K. Rowling del suo tempo) da chi altro avrà preso ispirazione ? la sua "Rometo e Giulietta" sembra un calco di una storia locale campana quasi identica di qualche decennio prima, mi pare.
E grazie di cuore a te per l'attenzione e la pazienza che hai voluto concedermi: non potevo chiedere di più o di meglio.
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@Leonov said:
Sì, la generazione continua di nuovi interrogativi è un tipico effetto collaterale dell'immersione nella Scienza: ogni cosa suggerisce domande, domande e poi ancora domande.
Esatto la modernità con la sua pretesa di classificare tutto il conoscibile in dentro e fuori, normale e anormale ha innescato un processo di razionalizzazione e sistematizzazione apparentemente infinito in quanto la caratteristica del nostro mondo non è la chiarezza, ma l'ambiguità.
Mi spiego il grande progresso fatto dalle Scienze, (a partire dalla Filosofia), dall'Illuminismo fino ad oggi è frutto di una spinta alla conoscenza con il metodo sperimentale (Bacone) e razionale (Cartesio), che tendono ad ampliare il mondo delle conoscenze domandandosi il come avviene un fenomeno per trarne una o più ipotesi da convalidare sperimentalmente e poter poi definire la verità scientifica temporale: oggi vale l'ipotesi A.
Il mondo attuale postmoderno sta invece evidenziando che ogni volta che si definisce un ipotesi A essa è difficilmente esaustiva anche temporalmente, (p.e.: in fisica ci sono la materia, la non materia e i fotoni/le onde, in antropologia ci sono i cittadini della nazione A, i cittadini delle nazioni diverse da A, i cittadini immigrati), ovvero l'ambiguità spaziale è caratteristica del nostro mondo così come la dinamicità temporale.
ciao
marlomb
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Concordo con Marlomb: il processo duplice di approfondimento dei nostri strumenti di indagine (la Scienza ha fatto passi da gigante nell'ultimo secolo) e di apertura a nuove frontiere della conoscenza (Neurobiologia, Fisica delle particelle elementari, Matematica dell'Ecologia) hanno reso da un lato il mondo molto più "grande" e complesso, e allo stesso tempo hanno fatto sì che la conoscenza di un fenomeno (intesa in senso moderno) richiedesse livelli di indagine un tempo impensabili.
Se a questo si aggiunge il contributo fornito dai computer e dalla loro capacità di iterare processi algoritmici creando simulazioni raffinatissime di ciò che ci accade intorno a noi otteniamo facilmente la situazione odierna, nella quale una mente non sufficientemente motivata si smarrisce facilmente.
Qui però mi riallaccio a quanto si diceva all'inizio, prima della digressione cosmologica, quando parlavamo di politiche editoriali e divulgazione della Scienza.
Se i libri che produciamo tendono a banalizzare da un lato le questioni trattate, dall'altro gli strumenti che usiamo per capirci qualcosa in questo labirinto infinito, allora sarà sempre più difficile gettare ponti tra la classe degli iniziati (gli scienziati, cioè, che di quegli strumenti molto complessi si sono sufficientemente appropriati e ora li padroneggiano) e quella dei non-iniziati (le persone normali, troppo distanti da ciò che si fa nei corridoi delle Università e nei centri di ricerca).
Il rischio è quello di avere in un futuro nemmeno troppo lontano una società divisa tra tecnocrati dominatori ? chiusi in una casta come moderni bramini, depositari dei "segreti" della Scienza e in grado di controllare i destini dell'umanità ? e "manovalanza" ignorante oppressa che nulla riesce a capire dei meccanismi imperscrutabili con i quali i padroni muovono i fili delle loro esistenze.
Un assaggio in piccola scala di tale scenario è ad esempio presente in Cina: molti dei politici ai vertici del partito (unico) sono persone anziane con ramificazioni nell'industria, nella ricerca e in generale nella cultura scientifica (quella però più spiccatamente applicativa, sperimentale e legata agli schemi produttivi), che con il pugno di ferro dell'attività repressiva e il peso della propaganda ? anche per via elettronica ? mantengono larghe fasce della popolazione in una condizione di calcolata ignoranza utile al controllo sociale.
Qui l'ambiguità non è frutto di contesto sfavorevole, oggettive difficoltà di interpretazione o condizioni contingenti, ma effetto di una precisa strategia politica, a mio parere fortemente discutibile.
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@Leonov said:
Il rischio è quello di avere in un futuro nemmeno troppo lontano una società divisa tra tecnocrati dominatori [...] e "manovalanza" ignorante oppressa
Per carità, sarebbe sempre una forma di tirannia e oppressione al pari di quella militare e/o ideologica. Inoltre la casta di tecnocrati oggi ipoteticamente dominante potrebbe essere domani rovesciata da un altro gruppo con più conoscenze o conoscenze più specifiche innescando un periodo di instabilità dal quale, per nostra fortuna, l'attuale potere economico e politico ci tiene ben lontani. Come siamo fortunati. (N.A. Il passaggio è chiaramente ironico)
@Leonov said:
Se i libri che produciamo tendono a banalizzare da un lato le questioni trattate [...] allora sarà sempre più difficile gettare ponti tra la classe degli iniziati [...] e quella dei non-iniziati (le persone normali, troppo distanti da ciò che si fa nei corridoi delle Università e nei centri di ricerca).
Dall'altra parte del ponte ti rispondo con piacere. Condivido quello che scrivi, vorrei aggiungere un'ulteriore distinzione sul concetto di banalizzazione.
Banalizzare può essere un modo di esposizione estremamente semplificato, magari con un linguaggio infantile adottato con buoni propositi, ma che non è in grado di trasmettere e far comprendere la portata dei progressi scientifici. Insomma, parlare in modo semplice come fa la Hack non è da tutti, oltre che scienziati bisogna essere anche comunicatori.C'è un altro lato però del banalizzare, la mercificazione delle teorie, delle idee e dei loro derivati come i libri.
E proprio su questo aspetto che in questi giorni si addensano i miei dubbi.Quando un prodotto o servizio perde le sue peculiarità, le sue specificità rispetto ai prodotti concorrenti, non riesce più a differenziarsi agli occhi del consumatore, l'azienda ha due possibilità:
- investire in ricerca per creare un prodotto migliore
- utilizzare tecniche di comunicazione per far parlare comunque di se
Ho paura che forse potrebbe applicarsi la seconda; mi spiego.
Per me che sto dall'altra parte del ponte, con evidenti difficoltà a comprendere anche un testo semplice di divulgazione scientifica, "Il Grande Disegno" cosa mi offre di più rispetto ad altri testi precedenti (anche di altri scienziati) dal punto di vista della comprensione della teoria del tutto? (So che vengono fatte scoperte anche ogni giorno, ma intendo in quale proporzione posso comprendere il delta tra la nuova scoperta fatta la settimana scorsa rispetto alle teorie spiegate in un testo di un anno fa.)
Poi non è forse vero che stiamo parliamo di una teoria, che seppur condivisa, ma è solo una tra altre teorie candidate?
A me sembra invece che i pr vogliano comunicare finalmente la messa in commercio di un nuovo e rivoluzionario prodotto, una cosa certa che domani potremo comprare nei negozi di tutto il mondo.Valerio Notarfrancesco
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Mi permetto di aggiungere un mio pensiero personale...
Nel passato le "grandi rivoluzioni", il tipo di governo successivo (Dittatura o Democrazia) è fortemente dipeso dai "leader" della rivoluzione. In entrambi i casi, tuttavia, le ideologie che promettevano un "futuro migliore" fatto di "uguaglianza" o "libertà" (a seconda, ed in alcuni casi persino entrambe!) hanno fatto leva su un contesto sociale deteriorato e che covava già rancore verso la presente classe dominante.
Forse in futuro potrebbe sorgere una classe dominante fatta di tecnocrati, ma se davvero la divisone fra le due classi fosse così accentuata da poter essere definita dittatura (in una delle sue molte forme) allora penserei che ci sia stata una rivoluzione (o colpo di stato), è raro che i governi assoluti si formino nel tempo, c'è praticamente sempre uno "scatto di chiusura" che trasforma il paese in una dittatura.
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@max0005 said:
Nel passato le "grandi rivoluzioni", il tipo di governo successivo (Dittatura o Democrazia) è fortemente dipeso dai "leader" della rivoluzione.
Forse in futuro potrebbe sorgere una classe dominante fatta di tecnocrati, ma se davvero la divisone fra le due classi fosse così accentuata da poter essere definita dittatura (in una delle sue molte forme) allora penserei che ci sia stata una rivoluzione (o colpo di stato), è raro che i governi assoluti si formino nel tempo, c'è praticamente sempre uno "scatto di chiusura" che trasforma il paese in una dittatura.
Ciao Max.
In effetti, se si esamina il caso cinese si vede che alla base dell'attuale sistema c'è una degenerazione tecnocratica di un processo rivoluzionario (la Rivoluzione Cinese di Mao Zedong / Tse-Tung) che al pari di ogni evento storico simile era partita con le migliori intenzioni volendo allargare i diritti e riequilibrare la distribuzione dei poteri, ma poi ha rinnegato sé stessa trasformandosi nel suo esatto contrario.
(Se ci pensi, non è diverso da quanto accaduto altrove: Rivoluzione Francese --> regime imperiale napoleonico; Risorgimento Italiano --> Monarchia Sabauda e poi Fascismo; rivolgimenti sociali nella Germania degli anni '20 --> Nazismo).
@vnotarfrancesco said:
Banalizzare può essere un modo di esposizione estremamente semplificato, magari con un linguaggio infantile adottato con buoni propositi, ma che non è in grado di trasmettere e far comprendere la portata dei progressi scientifici. Insomma, parlare in modo semplice come fa la Hack non è da tutti, oltre che scienziati bisogna essere anche comunicatori.
Vero Valerio, assolutamente vero.
Non a caso il processo di alfabetizzazione scientifica e culturale passa inevitabilmente attraverso il contributo essenziale di buoni maestri e buoni divulgatori: se costoro scarseggiano, sarà molto più facile che si scada nella banalizzazione becera e per nulla professionale, a discapito dell'informazione consapevole, matura e ragionata.
Al giorno d'oggi, secondo il mio modestissimo parere, i buoni maestri stanno scomparendo e i buoni divulgatori sono assediati da guitti spregiudicati che rubano loro lo spazio e ci imbottiscono di fumo negli occhi, senza però mai davvero far capire quanto ci sia dietro un concetto scientifico.
@vnotarfrancesco said:
C'è un altro lato però del banalizzare, la mercificazione delle teorie, delle idee e dei loro derivati come i libri.
Quando un prodotto o servizio ... non riesce più a differenziarsi agli occhi del consumatore, l'azienda ha due possibilità:
- investire in ricerca per creare un prodotto migliore
- utilizzare tecniche di comunicazione per far parlare comunque di sé
Ho paura che forse potrebbe applicarsi la seconda.
Condivido la tua paura, anche perché torniamo sempre al solito punto: per fare ricerca occorrono non solo soldi ? che comunque scarseggiano ? ma talento, professionalità ed esperienza altamente specifica.
Un editore scientifico degno di questo nome dovrebbe collaborare in modo proficuo solo con i migliori per realizzare prodotti sì nuovi, ma soprattutto validi e duraturi (quando ciò accadeva, ad esempio nell'Italia degli anni '30, si producevano testi scientifici che sono ancora oggi attualissimi, al netto di alcuni inevitabili difetti dovuti al trascorrere del tempo; manuali sui quali ancora si capisce davvero qualcosa, diversamente da certe oscure ma blasonate monografie moderne).
Tutto ciò richiede tempi di produzione lunghi, soldi a palate e interlocutori ? nella casa editrice ? che abbiano gli strumenti culturali per interagire con gli autori e guidarli nel delicato processo di fusione delle istanze didattiche e di quelle divulgative, oltre al progetto commerciale.
I mediatori culturali tra Editore e Autore (capaci di gestire e comporre tantissimi elementi diversi in un unico risultato felice e davvero utile per i Lettori) non sono messi meglio dei buoni maestri, purtroppo.
Paragoniamo ora questi costi (in senso lato) a quelli necessari per avere una consulenza da parte di esperti di marketing e capiremo perché in tanti preferiscano buttarsi sul "contenitore" invece che sul "contenuto" ? discorso che vale identico anche per altri rami del mercato produttivo nazionale e internazionale.
@vnotarfrancesco said:
A me sembra invece che i pr vogliano comunicare finalmente la messa in commercio di un nuovo e rivoluzionario prodotto, una cosa certa che domani potremo comprare nei negozi di tutto il mondo.
Ciò mi dispiace moltissimo (si dovrebbe scrivere alla fine di un lungo e meditato processo di ricerca, e provare per quanto possibile a realizzare qualcosa di potenzialmente eterno ? se non in tutti i contenuti, almeno nell'impianto strutturale e nello stile), ma non mi sorprende più di tanto.
In fondo siamo la civiltà del consumo, che vive sull'effimero e si fonda sull'ossessivo rimpiazzo del "vecchio" a beneficio del "nuovo" migliore a prescindere, solo per il fatto di essere nuovo (ma vittima della sua stessa essenza, perché il fatto di essere nuovo oggi lo condanna per definizione a diventare vecchio già domani).
Mala tempora currunt.
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@Leonov said:
Il rischio è quello di avere in un futuro nemmeno troppo lontano una società divisa tra tecnocrati dominatori ? chiusi in una casta come moderni bramini, depositari dei "segreti" della Scienza e in grado di controllare i destini dell'umanità ? e "manovalanza" ignorante oppressa che nulla riesce a capire dei meccanismi imperscrutabili con i quali i padroni muovono i fili delle loro esistenze.
@max0005 said:
Mi permetto di aggiungere un mio pensiero personale...
Nel passato le "grandi rivoluzioni", il tipo di governo successivo (Dittatura o Democrazia) è fortemente dipeso dai "leader" della rivoluzione. In entrambi i casi, tuttavia, le ideologie che promettevano un "futuro migliore" fatto di "uguaglianza" o "libertà" (a seconda, ed in alcuni casi persino entrambe!) hanno fatto leva su un contesto sociale deteriorato e che covava già rancore verso la presente classe dominante.
Forse in futuro potrebbe sorgere una classe dominante fatta di tecnocrati, ma se davvero la divisone fra le due classi fosse così accentuata da poter essere definita dittatura (in una delle sue molte forme) allora penserei che ci sia stata una rivoluzione (o colpo di stato), è raro che i governi assoluti si formino nel tempo, c'è praticamente sempre uno "scatto di chiusura" che trasforma il paese in una dittatura.
Una lettura della storia del secolo scorso abbastanza condivisa dai sociologi è quella che ci sia stato un comune intento tra Scienza e Politica:
il progresso innescato con la rivoluzione scientifica e tecnologico-industriale avrebbe portato ad "una società migliore" con sempre maggiori conoscenze naturali e capacità artificiali (abbattimento dei limiti umani od estensione delle capacità umane).Movimenti come il nazismo di Hitler o la versione del comunismo di Stalin poggiano su un humus favorevole di ricerca della società perfetta dove gli elementi imperfetti (ebrei, disabili, ... e quindi => contestatori del sistema) vanno o possono essere eliminati in quanto rallentano il progresso.
In questo periodo gli scienziati in parte hanno appoggiato la politica, (p.e.: Konrad Lorentz), in parte sono stati manipolati dalla politica (p.e.: Karl Marx), mai l'hanno dominata.
Quindi guardando alla storia recente direi che i tecnocrati non penso andranno al potere, semmai gente intelligente, (come il nostro Presidente del Consiglio), manipolerà gli scienziati (vedi i sondaggi), per prendere o mantenere il potere.
ciao
marlomb