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Imbrattata Ara Pacis. Vandali o artisti?
Stamattina abbiamo alzato gli occhi al cielo per un passaggio delle sempre spettacolare freccia tricolore e ieri siamo anche riusciti ad immortalare l'imbrattamento dell'Ara Pacis (ma gia in fase di pulizia)
Non si vedono il water e la carta igienica che erano parte dell'opera
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Quanto alla "opera", ci sarebbe molto da dire su certe operazioni supposte "artistiche" o "da futuristi", ma non intendo rovinarmi queste ultime ore di veglia con pensieri cupi e irritanti.
Mi limito ad osservare che, cercando nella mia memoria, non riesco a trovare opere d'arte degne di questo nome che abbiano guadagnato ai miei occhi valore ed ammirazione dal fatto di aver sfregiato il lavoro di qualcun altro.
Posso tollerare l'idea di fare una copia della Gioconda per disegnarci sopra dei baffi, ma di certo non quella di disegnare i mustacchi sull'originale di Leonardo.
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Personalmente io sono molto indignato e lo ritengo un vero e proprio atto di vandalismo su un edificio pubblico oltrechè monumento! Sono stufo di assistere a questi continui episodi di vandalismo causati da chi deturpa ed imbratta i luoghi di tutti, arrogandosi il diritto di imporre con la forza la propria "arte".
Spero che chi di dovere rintracci, almeno questa volta, il colpevole e si faccia risarcire i danni per la rimessa completa a nuovo del monumento.
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Sono daccordo con Leonov e Lorenzo. Si possono trovare modi meno invadenti e dannosi per esprimere le proprie idee e poi ... hanno pure sbagliato a mettere i colori :).
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Solo per puro spirito di cronaca, vi riporto quello che ha riferito Graziano Cecchini, il cosiddetto futurista che si è divertito negli anni scorsi a colorare di rosso l'acqua della fontana di Trevi prima, e a lanciare migliaia di palline colorate dalla scalinata di Piazza di Spagna dopo:
- fonte Il Messaggero.it -
«Intellettualmente rivendico questa bellissima azione. Dovrebbe essercene una al giorno»> «Credo si tratti della rappresentazione di un'Italia che si stacca verso l'alto (coi palloncini) e verso il basso (water). Forse in segno che la gente si è stufata dell'Italia delle Veline».Quindi, secondo lui, ogni italiano che si stufa di qualcosa, può arrogarsi il diritto di deturpare un monumento a sua scelta!
E io pago! (Come direbbe qualcuno!)
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Separiamo nettamente due aspetti secondo me ben diversi.
- Primo aspetto. Un artista vuole coinvolgere un monumento in una sua installazione d'arte contemporanea: va dagli amministratori, si fa autorizzare dopo aver presentato un progetto preciso, offre garanzie che quanto farà non recherà danno alcuno al monumento. Poi eventualmente procede.
Questo lo capisco e lo accetto: a volte (no, meglio: quasi sempre) tali operazioni non incontrano il mio gusto estetico, ma qui andiamo sul personale e io non intendo oppormi a chi è autorizzato e non cerca di deturpare un monumento, ma solo di "integrarlo" in un nuovo processo di creazione artistica.
- Secondo aspetto. Un sedicente gruppo di avanguardisti in ritardo sulla Storia prende un water, palloncini e secchi di vernice e sporca - questo il verbo - un monumento (discutibile e discusso, d'accordo, ma non è questo il problema) senza alcun preavviso o autorizzazione.
Questo lo trovo semplicemente inaccettabile, oltre che inconciliabile con la visione democratica della società; se poi mi vengono a dire, sapendo di provocare:
«Intellettualmente rivendico questa bellissima azione. Dovrebbe essercene una al giorno»
Io rispondo: ok, facciamone una al giorno, ma in casa di ciascuno dei futuristi; arriviamo con vernici spray e palloncini, poi rendiamo le loro abitazioni dei "laboratori d'arte futurista", con i mobili ridotti in trucioli in omaggio ai quadri di Pollock, le foto del matrimonio tagliuzzate in ossequio a Rotella e una gigantografia di un cuore sanguinante in camera da letto dei pargoli per citare Toscani.
Vediamo dopo che ne pensano gli ideologi del movimento.
Scusate lo sfogo; ognuno ha le sue idiosincrasie, e tra le mie c'è quella verso una certa arte contemporanea ingrata, spocchiosa e saccente che crede di valere più dei Grandi e non rispetta le proprie origini né riconosce l'importanza e la necessità di proteggere le testimonianze culturali del passato.