• Consiglio Direttivo

    Il futuro dell'editoria

    Intervenendo nel continuo dibattito sull'editoria e sulla sua periodica morte e resurrezione (a proposito: ma secondo voi il libro - l'oggetto cartaceo, non gli e-book e roba simile - è vivo o è ormai finito? Ancora non l'ho capito), condivido volentieri con voi questo video prodotto dalla DK Publisking, celebre casa editrice con un ramo britannico molto attivo nella diffusione di contenuti.

    Il filmato va visto fino in fondo, poiché a metà presenta una piccola sorpresa. 🙂

    Meglio non anticipare nulla, però. 😉

    Ciò premesso, voi cosa pensate a proposito del messaggio contenuto nel video? Chi ha ragione, e perché?

    Estimatore e avversari dell'editoria classica, dite la vostra.

    :ciauz:


  • ModSenior

    (a proposito: ma secondo voi il libro - l'oggetto cartaceo, non gli e-book e roba simile - è vivo o è ormai finito? Ancora non l'ho capito)

    Io potrei anche essere di parte perché sto proprio per mettere tanto amore, tempo e denaro nel settore della micro editoria.

    Comunque sia non vedo distinzione tra libro ed e-book perché se andiamo a ricercare cosa significa "libro", l'etimologia della parola si rifà ad un vocabolo egizio che significa uno degli strati più profondi della corteccia delle canne di papiro usate per scrivere.

    Cioè la parola libro non sarebbe nient altro che il nome del "contenitore" usato per conservare e trasportare le idee,
    e ne consegue che il vero valore di un libro sia il contenuto e non il tipo di corteccia.

    Sono convinto che diamo troppa importanza al contenitore e perdiamo troppo tempo a dibattere sul sesso del contenitore, di come è bello accarezzare la carte o come è inebriante odorare le pagine quando per millenni i libri sono esistiti e non veniva mica usata la carta, eppure le idee sono state conservate, trasportate per mari e terre e tramandate fino a noi.

    Anzi, proprio grazie al fatto che i libri non erano fatti di carta, oggi noi possiamo leggere testi e opere scritte in antichità, mentre i nostri pronipoti probabilmente non riusciranno a leggere le opere scritte nel '800 sui libri in carta.

    I veri protagonisti sono quindi il contenuto, il testo e le idee, e le idee non sono morte, anzi, oggi ci sono molti più uomini e donne come mai prima d'ora nella storia dell'umanità che hanno la possibilità di esprimere le proprie idee, scriverle e comunicarle.

    Come evidenzia il video, o meglio come lo interpreto io, è che un mezzo bistrattato dall'establishment della cultura come un video di YouTube possa anche veicolare una buona idea; insomma non fermarsi alle apparenze ma cercare buone idee e contenuti.

    Il vero problema, se mai, è che sia per i libri fatti con la carta, sia per quelli fatti con i bit, è diventato davvero difficile trovare buoni contenuti, originali, stimolanti, utili, divertenti, passionali, perché sono sommersi da un'opprimente marea disordinata e rumorosa di spazzatura prodotta in serie con il solo scopo di produrre un nuovo titolo.

    Buona lettura a tutti
    Valerio Notarfrancesco


  • Consiglio Direttivo

    Salve Valerio. 🙂

    Ti ringrazio per questo eccellente intervento, in cui davvero non mancano i contenuti e le buone idee: proprio il tipo di cose di cui l'editoria - ad ogni scala - avrebbe un gran bisogno in questo momento.

    Mi trovo pienamente d'accordo con la tua opinione sul concetto di "libro" centrato fortemente sul ruolo di sostegno materiale per la trasmissione del sapere e, pur essendo un estimatore degli antichi volumi in cartapecora pazientemente vergati con pennini metallici e inchiostri ferrogallici, ho imparato nel corso degli anni ad apprezzare i formati pdf e le rielaborazioni digitali che la tecnologia ha prodotto sul tema-libro.

    Aggiungo a questo punto che la riflessione sulla "morte del libro" da me inserita sopra non era rivolta solo alla "forma tangibile" dell'oggetto, che da papiro diventa pergamena, poi carta rilegata e poi file scambiabile su iPad (fin qui potrebbe sembrare solo qualcosa di simile ad una evoluzione biologicadello strumento, che si adatta al contesto storico); mi domandavo invece se non si stia trasformando in modo irreversibile la sostanza del libro.

    La presenza dei link cliccabili dentro i testi li ha resi "navigabili" come fossero siti web - un gran vantaggio, ma ancora assimilabile ad una modifica marginale - però oggi abbiamo libri interattivi con pagine/schermate al cui interno possono essere inseriti grafici, applicazioni interattive Java, documenti multimediali dinamici (filmati, tracce audio, olografie 3D).

    Ciò che non riesco ancora a definire compiutamente è se questo passaggio sia solo un adattamento del "libro" (inteso come puro contenitore di idee) al mondo contemporaneo, oppure se la trasformazione stia cancellando l'anima del libro (che io penso ancora con pagine statiche inchiostrate, costa e bandella) e lo stia portando verso una sua astrazione ricca di significati inediti, più vicina alla nozione di "biblioteca portatile" in cui ci sono giornali, libri "classici", immagini, musica e video.

    Forse allargando la visione fino a inserirla in un contesto storico tutte le rivoluzioni che ora ci sembrano straordinarie assumono solo l'aspetto di tappe in un processo inesorabile e obbligato; eppure non posso fare a meno di compiere questo passo, di cui pure riconosco la giustezza, con una certa fatica.

    Sono insomma un grande affezionato di libri a stampa e spero che essi restino, nella loro forma statica e "uni-mediale", a tenermi compagnia ancora per molto tempo, poco importa se si tratti di volumi rilegati o file pdf compilati con qualche editor di testo tipo LaTeX.

    Sarebbe interessante conoscere la tua opinione, anche e soprattutto sulla possibilità che tutti questi "effetti speciali" sfavillanti possano essere in realtà la maschera colorata dietro cui va a volte a nascondersi la povertà di idee e contenuti cui facevi giustamente riferimento citando la spazzatura editoriale.

    :ciauz:


  • User Attivo

    ? L?uomo contemporaneo sta passando dalla cultura del libro stampato, implicante una prospettiva ordinata e seriale, alla cultura elettronica, tendente ad un coinvolgimento a spirale, privo di precisi rapporti centro ? periferia. In questo contesto, se si adotta ancora la tecnica del punto di vista, in vigore dal Rinascimento all?avvento dell?elettricità, si può parlare di crisi, decadenza o tramonto irreversibile della cultura occidentale. Se si adotta, viceversa, la tecnica del coinvolgimento a spirale, tipica della cultura post ? alfabeta, il processo di comprensione e di controllo della situazione sarà ancora possibile, ancorché problematico, implicando esso un radicale cambiamento nel modo di pensare e di categorizzare la nuova realtà plasmata dai media? [da Tecnologie dell?informazione e orientamento nella società postmoderna di C. Volpi].

    Partendo dal concetto che "libro" è sinonimo di trasmissione di cultura, nella nostra cultura occidentale abbiamo almeno tre eventi fondamentali tecnologici:

    • la nascita del linguaggio con l'affermazione della cultura orale

    [INDENT](la trasmissione è tramite la memoria fisica; il linguaggio è necessariamente condiviso in tempo reale e in un contesto; una parola detta condiziona sia chi parla sia chi ascolta; l'espressione orale non è mai solo verbale)
    [/INDENT]

    • la nascita della scrittura con l'affermazione della cultura scritta/stampata

    [INDENT](la trasmissione è tramite la memoria fisica e quella cartacea; una parola scritta, se letta in silenzio, pone il proprio lettore in una posizione isolata; favorisce l?esternalizzazione della mente e del pensiero umano al di là del corporeo)
    [/INDENT]

    • la nascita della rete con l'affermazione della cultura digitale

    [INDENT](la trasmissione è tramite la memoria fisica, quella cartacea e quella digitale; permette l?accesso, da qualsiasi punto, ad un immenso iperdocumento planetario: tutti i testi, tutte le immagini, tutti i suoni registrati, rendendolo leggibile, consultabile, commentabile, ed anche modificabile ed accrescibile; è un mezzo di comunicazione interattivo e collettivo)
    [/INDENT]
    in base a questo io ritengo che il libro cartaceo non è finito, dal punto di vista sostanziale,:sun: in quanto è parte dell'ipertesto, ma è destinato a finire per la mancanza delle caratteristiche della rete:

    • data la velocità di cambiamento attuale delle informazioni e la corrispondente velocità di produzione di nuovi testi il materiale cartaceo risulta inadatto
    • data la tendenza ad una cultura globale (omologante ed allo stesso tempo dinamica), lo scrittore necessità di rapidizzare i tempi di scrittura avvalendosi di navigazioni veloci, piuttosto che ricerche bibliotecarie lente
    • infine punto più interessante l'interattività, immaginate la nuova possibilità dell'intelligenza collettiva usata per scrivere un libro a più mani :sun: (non dico il sondaggio se preferisci il finale rosa o horror, ma per fare un esempio immaginate se Dante Alighieri avesse potuto pubblicare la "Divina Commedia" direttamente con i video di Roberto Benigni!)
      ciao:ciauz:
      marlomb

  • ModSenior

    mi domandavo invece se non si stia trasformando in modo irreversibile la sostanza del libro.

    Penso che ci siano differenti tipologie di libri da diverso tempo:
    una tra le tante è la classica bi-mediale, cioè testo corredato da illustrazioni (foto o disegni);
    un'altra tra le tante, invece, è quella multi-mediale che possiamo intravedere oggi negli e-book in cui il testo è corredato non solo da illustrazioni ma anche da video, suoni, applicazioni.

    Sono due forme diverse come lo sono il teatro dal cinema, una non ha sostituito completamente l'altra anche se è indubbio che il cinema è una forma oggi più commerciale e apprezzata dal pubblico.

    Il libro bi-mediale non penso che sparirà ma sono sicuro che il suo ruolo sarà molto dimensionato: penso che sia un bene perché come molte idee e contenuti sono stati enfatizzati dalle immagini e illustrazione dipinte dagli amanuensi, oggi possiamo accelerare la comprensione delle idee grazie ai video e ai suoni; pensiamo solo alle idee di Gandhi, un conto è leggere il testo con le foto, un altro è leggere il testo è poi avere la possibilità di cliccare e vedere il discorso di Gandhi.

    La presenza dei link cliccabili dentro i testi li ha resi "navigabili"

    Questo scendo me è un problema diverso da quanti media ci sono;
    sono stato vittima purtroppo, quando frequentavo il secolo scorso le scuole medie inferiori, dell'adozione scellerata di un libro di testo di storia in cui la struttura espositiva non era impostata in modo lineare e sequenziale ma bensì come diremmo oggi con link "sfogliabili".

    Il danno cerebrale di quel testo non si è ancora rimarginato del tutto.

    Penso che per trasmettere in modo efficace un'idea, una storia, un contenuto, bisogna dare prima la possibilità all'autore di esprimersi secondo il proprio pensiero, secondo la propria linea senza permettere link cliccabili di approfondimento.

    Poi quando l'autore ha finito diamo la possibilità di sguazzare nel mare magno della conoscenza universale.

    Tornando all'esempio di Gandhi, finire un paragrafo e permettere di vedere e ascoltare il discorso è funzionale al messaggio, dare la possibilità di cliccare sulla parola India per aprire la pagina di Wikipedia è un uso fine a se stesso che disorienta e crea confusione.

    Non è il mezzo fisico in se un bene o un male è sempre l'uso che l'uomo fa del mezzo.

    questi "effetti speciali" sfavillanti possano essere in realtà la maschera colorata dietro cui va a volte a nascondersi la povertà di idee e contenuti

    E' uno spunto di riflessione interessante, magari elaboro un po' il concetto che ho in testa e lo scrivo domani.

    Valerio Notarfrancesco


  • Consiglio Direttivo

    @vnotarfrancesco said:

    Il libro bi-mediale non penso che sparirà ma sono sicuro che il suo ruolo sarà molto dimensionato: penso che sia un bene perché ...

    Noto anch'io questa tendenza alla progressiva "segregazione" del libro uni- o bi-mediale in una nicchia sempre più piccola, sebbene il processo sia ancora fortemente in fase embrionale: gli e-book o gli strumenti come l'iPad / Kindle non sono ancora diffusi al punto da soppiantare i libri e molti documenti pdf vengono ancora stampati prima di essere letti.

    Allo stesso tempo, è innegabile che il mercato dell'editoria online stia crescendo stabilmente da anni e che molte aziende un tempo dedite solo ai tipocomposti per le rotative ora si stiano attrezzando per sbarcare sull'universo della Rete (penso a chi stampa letteratura, manualistica, saggistica e anche notizie giornalistiche di pura cronaca o di approfondimento).

    Un aspetto che non sottovaluterei è la capacità di realizzare dei "libri del futuro" capaci di garantire lo stesso livello di attrazione e concentrazione di quelli cartacei: oggi nei libri ordinari ci si "immerge" anche fisicamente (si apre la pagina, si sfogliano le facciate, si salta e si torna indietro tenendo il segno con un dito), mentre la visione sullo schermo mi dà l'impressione di esibire una maggiore "distanza" e di necessitare di qualche correzione - ad esempio un modo per mettere delle "orecchie virtuali" in corrispondenza dei punti su cui tornare spesso; forse con qualche lettore elettronico tipo Kindle è già possibile, non saprei dire.

    Sarà interessante vedere come sceglieranno di procedere gli ingegneri informatici e gli imprenditori, e come equilibreranno domanda e offerta per realizzare nuovi prodotti sempre più flessibili rispetto alle esigenze degli utenti.

    @vnotarfrancesco said:

    Penso che per trasmettere in modo efficace un'idea, una storia, un contenuto, bisogna dare prima la possibilità all'autore di esprimersi secondo il proprio pensiero, secondo la propria linea senza permettere link cliccabili di approfondimento.

    Questa riflessione mi ha molto sorpreso e mi ha fatto riflettere: oggi il modello-Wikipedia (con una marea di link dentro il testo) sembra vincente ovunque e tende a diffondersi, con tutti i vantaggi - facile accessibilità a molti contesti vicini a quello dell'argomento trattato - e gli svantaggi del caso, ovvero dispersività e "schizofrenia di lettura".

    Personalmente anch'io preferisco, ad esempio nei blog, lo schema "testo unitario 'nudo' più link in fondo", tollerando al massimo qualche collegamento interno di assoluta importanza, ma debitamente segnalato e con invito a leggere in seconda battuta una fonte o una risorsa esterna.

    Sono ben lieto di trovare altri estimatori dei testi "compatti", senza nulla togliere a scelte di segno diverso che, ad esempio nel caso dei Wiki, possono rivelarsi al contrario una risorsa fondamentale, a patto che siano ben gestite.

    Assistere alla sfida tra questi due diversi modelli interpretativi del concetto di "lettura" (e di lettore, ovviamente) sarà estremamente appassionante; speriamo davvero che a uscire vincitori siano la qualità del prodotto e il livello del servizio offerto alla platea di coloro che sono assetati di conoscenza.

    :ciauz:

    P.S.: Devo una risposta a Marlomb, il cui pensiero mi ha suscitato alcune impressioni specifiche; appena possibile posto tutto qui di seguito.

    Ri-ciao.


  • ModSenior

    La tua opinione, marlomb, secondo la quale il libro cartaceo non sia finito dal punto di vista sostanziale ma sia comunque destinato a finire per la mancanza delle caratteristiche della rete la condivido anche io.

    Se mi permetti, sostituirei caratteristiche della rete con vantaggi della rete.

    Mi hai fatto ricordare quando, bambino e poi ragazzino, mettevo da parte i risparmi, il resto della spesa e ogni soldino che i nonni mi regalavano per potermi permettere a fine mese di andare in edicola ad acquistare la mia rivista (non avevo la paghetta), unica fonte di informazione e FORMAzione nel vero senso della parola.

    Oggi, invece, ottengo le informazioni, di cui sono sempre ghiotto, dalla rete; le ottengo prima perché non devo aspettare fine mese, le ottengo in modo più comodo perché non devo andare a trovare un'edicola, le ottengo ovunque perché ci posso accedere ovunque ci sia un collegamento alla rete, e, cosa più importante, ho la possibilità di condividere idee e pensieri scambiando messaggi con chiunque nel mondo. WOW !

    Tuttavia mi manca qualcosa, e non è colpa della rete …

    Leonov, > molti documenti pdf vengono ancora stampati prima di essere letti.
    Concordo, e un paio di anni fa, preso coscienza di questa abitudine, mi sono imposto di ridurre la stampa di fogli la cui vita non superava il mese (il tempo della lettura) per poi finire in un mobile o sopra uno scaffale come ricettacolo di polvere e a ricordarmi sempre il principio dell'entropia.

    Mi sono detto che leggere su carta era solo una mia abitudine, schiavo del mio tempo e della mia educazione e non soddisfava una reale esigenza biologica.

    Oggi stampo il 10% dei pdf che stampava nel 2008. Non mi sembra che le mie capacità di apprendimento siano diminuite; forse ho risparmiato la vita ad un intero albero e dimostrato che almeno Io stampavo solo per abitudine.

    garantire lo stesso livello di attrazione e concentrazione di quelli cartacei

    Hai scritto un pensiero davvero importante, ognuno di noi è diverso, e vive, percepisce, usufruisce in modo diverso il libro.
    Tu senti la necessità di personalizzare e fare tuo il libro facendo le orecchie alle pagine, Io inorridirei al solo pensiero di poter fare una cosa simile al libro; (do eccessiva importanza al contenitore ?)
    (Nota: la piattaforma Kindle, sia come device e-book, sia applicazione su Ipad, ((ops non so se si può già dire)), permette di inserire segnalibri, evidenziare parti del testo, prendere appunti e condividere queste "personalizzazioni" nella propria biblioteca on the cloud).

    realizzare nuovi prodotti sempre più flessibili rispetto alle esigenze degli utenti.
    […]
    dispersività e "schizofrenia di lettura"

    Non fraintendetemi, ritengo fondamentale la libertà di pensiero e della rete, tuttavia se come industria realizziamo prodotti sempre più vicini alle esigenze degli utenti finiremo per essere pieni di titoli assimilabili a quelli con la copertina nera e gialla (tipo: argomento xxx for dumm…) perché gli utenti oggi vogliono quel genere, è più facile da leggere, impegna di meno, vende di più; servono anche loro, ma siamo sicuri che apportino un accrescimento culturale?

    Il modello Wikipedia è commercialmente vincente, indubbio, ma quante ricerche di ragazzini sono oggi vere ricerche? Il modello è vincente per l'acculturamento? Quante informazioni si sono rilevate incomplete, fuorvianti, errate e magari usate anche da organi istituzionali pensando che fossero corrette?
    La dispersività e schizofrenia di lettura crea nella mente del lettore una vera conoscenza in grado di portare la sua coscienza ad un livello superiore della comprensione?

    Mi ricordo quando alle elementari feci una ricerca sulla coltivazione del riso, per settimane, andai in giro per biblioteche a leggere e prendevo appunti da diversi libri; andai ad intervistare la nonna di un mio amico che aveva lavorato nelle risaie del vercellese, cercai ogni tipo di informazione che potevo raggiungere (ero uno studente un po' svogliato, non ero il primo della classe eh!)
    Oggi basta fare copia e incolla e cambiare il testo in modo che sia "originale" e passi il controllo di copyscape del prof.

    Oggi molti credono di produrre un testo originale solo per il fatto di cambiare parole e verbi, o di tradurlo da un'altra lingua.
    Ma l'originalità è altro.

    … Tuttavia mi manca qualcosa, e non è colpa della rete.
    Quello che mi manca sono dei contenuti davvero originali, di qualità,
    profondi e completi, contenuti che le riviste oggi in edicola non mi offrono più,
    e che ...

    … continua

    Valerio Notarfrancesco


  • Consiglio Direttivo

    Parole davvero degne di nota, Valerio, sulle quali mi soffermerò con molta attenzione, aspettando il seguito. 🙂

    Solo una precisazione, doverosa per quel che mi riguarda.

    @vnotarfrancesco said:

    Hai scritto un pensiero davvero importante, ognuno di noi è diverso, e vive, percepisce, usufruisce in modo diverso il libro.
    Tu senti la necessità di personalizzare e fare tuo il libro facendo le orecchie alle pagine, Io inorridirei al solo pensiero di poter fare una cosa simile al libro; (do eccessiva importanza al contenitore ?)

    Mai e poi mai ho fatto orecchie ai libri (abitudine che trovo disdicevole): per me volumi e libelli sono oggetti quasi sacri, da "sporcare" il meno possibile con sottolineature, annotazioni a margine e manipolazioni della pagina di ogni tipo. Il caso del file su schermo invece è un po' diverso, anche se non saprei dire precisamente per quale motivo.

    Anch'io sono un patito del contenitore; poiché però facevo un discorso generale, non ho potuto esimermi dall'includere anche chi i libri li "vive" più intensamente e li "maltratta" - almeno dal mio punto di vista - nei modi più svariati.

    Sul resto dell'intervento c'è tanto altro da dire, in particolare sull'idea che stiamo sviluppando di ricerca, assimilazione e gestione delle informazioni. Mi ci dedicherò a breve (c'erano un paio di vecchi thread interessanti sul tema, con interventi molto stimolanti, che vorrei ritrovare e sottoporti).

    A presto.

    :ciauz:


  • User Attivo

    @vnotarfrancesco said:

    Tuttavia mi manca qualcosa, e non è colpa della rete ?

    Non fraintendetemi, ritengo fondamentale la libertà di pensiero e della rete, tuttavia se come industria realizziamo prodotti sempre più vicini alle esigenze degli utenti finiremo per essere pieni di titoli assimilabili a quelli con la copertina nera e gialla (tipo: argomento xxx for dumm?) perché gli utenti oggi vogliono quel genere, è più facile da leggere, impegna di meno, vende di più; servono anche loro, ma siamo sicuri che apportino un accrescimento culturale?

    Il modello Wikipedia è commercialmente vincente, indubbio, ma quante ricerche di ragazzini sono oggi vere ricerche? Il modello è vincente per l'acculturamento? Quante informazioni si sono rilevate incomplete, fuorvianti, errate e magari usate anche da organi istituzionali pensando che fossero corrette?
    La dispersività e schizofrenia di lettura crea nella mente del lettore una vera conoscenza in grado di portare la sua coscienza ad un livello superiore della comprensione?

    Oggi basta fare copia e incolla e cambiare il testo in modo che sia "originale" e passi il controllo di copyscape del prof.

    Oggi molti credono di produrre un testo originale solo per il fatto di cambiare parole e verbi, o di tradurlo da un'altra lingua.
    Ma l'originalità è altro.

    ? Tuttavia mi manca qualcosa, e non è colpa della rete.
    Quello che mi manca sono dei contenuti davvero originali, di qualità,
    profondi e completi, contenuti che le riviste oggi in edicola non mi offrono più,
    e che ...

    ? continua

    Valerio Notarfrancesco

    Interessantissima questa discussione!

    Il primo punto io lo chiamerei Qualità.:quote:

    Credo che la tendenza di tutti i media sia, almeno in apparenza, tenere conto del feedback del pubblico in termini di business e quindi in base a share, vendite, .... Un metodo del genere ha delle basi scientifiche, permetterebbe di orientare i contenuti verso le esigenze della maggioranza. Quali a mio avviso le pecche:

    • la maggioranza tende ad essere conservatrice
    • il giudizio del pubblico è ormai influenzato da campagne "mediatiche - pubblicitarie"
    • qualora il giudizio del pubblico fosse innovativo (prendiamo l'esempio di Benigni che recitando la Divina Commedia ha ottenuto uno share notevole), l'editoria comunque stabilisce se tenerne conto o lasciarlo morire (l'eccezione che conferma la regola).
      Il secondo punto lo chiamerei Affidabilità.:?

    Credo sia uno dei punti cruciali della Rete, il vantaggio della libertà d'Internet è la possibilità che tutti inseriscano informazioni, ma questo crea il problema dell'affidabilità del contenuto in due direzioni:

    • formale (ortografia, ...)
    • sostanziale (oggettività, contestualità, ...)
      wikipedia è tra quelle che sta tentando di arginare il fenomeno, ma è chiaro che occorrerebbe una Commissione Scientifica a tempo pieno per verificare tutti i contenuti e questo potrebbe avere la deriva in una sorta di Censura Mondiale.

    Il terzo punto lo chiamerei Originalità.:figo2:

    Qui ritengo dobbiamo tener conto dei grandi passi fatti avanti in tutte le discipline e delle notevoli possibilità odierne. Per intenderci Aristotele o Leonardo Da Vinci sono dei grandissimi perchè sulla base di una conoscenza umana riassumibile in pochi libri hanno fatto innumerevoli scoperte, oggi molto è stato scoperto, la conoscenza umana copre svariati ettari di biblioteche, difficile che una nuova scoperta sia frutto di un singolo e soprattutto si basa sul già noto. I nostri inventori/scopritori sono dei nani che diventano giganti come Aristotele poggiandosi sulle loro spalle.

    Passando ai libri, mi si dice che scrittori di grande successo come Wilbur Smith o Ken Follett abbiano a disposizione un archivio pieno di metafore pronte a cui attingono e modificano "parole e verbi" è la fine dell'originalità?
    O l'originalità è oggi più legata al contesto e quindi ad esprimere vecchi concetti in maniera moderna ed a concatenare/elaborare collegamenti arditi tra vecchio e nuovo e soprattutto tra mondi ieri distanti come l'Uomo fisico e l'Uomo spirituale?

    ciao:ciauz:
    marlomb


  • ModSenior

    Mai e poi mai ho fatto orecchie ai libri
    Mi scuso, Leonov, per aver frainteso il tuo pensiero; concordo sull'abitudine disdicevole.

    Il primo punto io lo chiamerei Qualità.
    Concordo con tutti i punti; io la qualità la suddividerei in due e mezzo:
    qualità del messaggio, idea, concetto (quanto accresce il valore dell'umanità)

    qualità formale intesa come scorrevolezza del testo, leggibilità, quantità di refusi, qualità della traduzione
    (noto sempre più spesso errori leggendo libri, sia semplici errori ortografici sia sintattici che mandano in tilt il cervello);

    una nota particolare per la qualità dei testi tradotti: una volta il lavoro del traduttore era quello di interpretare cioè che l'autore voleva comunicare e trascriverlo in un'altra lingua; su molti libri oggi è speso solo una traduzione umana-automatica (visto su un libro che sto leggendo adesso di una nota casa editrice italiana).

    Il secondo punto lo chiamerei Affidabilità.
    Sarò bacchettone e vecchio, ma, pur credendo nella libertà della rete e più in generale nella libertà di pensiero e di espressione del pensiero,
    no,
    mi spaventa l'idea che a Wikipedia o a qualunque altro testo libero sul Web venga attribuita ufficialità come già accaduto.
    Deve essere chiaro che Wikipedia esprime opinioni, sacrosante e libere di circolare, ma sono solo opinioni.
    Purtroppo so e vedo in giro ragazzi che anziché cercare sul dizionario o su un'enciclopedia cercano su Wikipedia e sono convinti di aver letto e appreso le informazioni corrette (molte volte è così, molte volte no)

    Il terzo punto lo chiamerei Originalità.
    Penso che in qualche modo siano opere originali; diciamo che gli ingredienti sono uguali ma il piatto finito ha un gusto diverso e, cosa più importante soddisfa palati diversi.

    Mi dispiace (e mi fa arrabbiare) ad esempio vedere pubblicati come ebook opere del passato (non soggette più diritto d'autore) non perché le opere non siano meritevoli, ma perché non c'è originalità;
    penso che anche in un'opera classica ci possa essere originalità, nei commenti, nella prosa, nella capacità di interpretare il testo, nel sapere fornire un contesto storico e culturale.

    Ad esempio negli ultimi 30 o 40 anni sono state fatte importanti scoperte archeologiche che potrebbero inquadrare meglio o diversamente e in modo più approfondito le opere omeriche, calando in modo più coinvolgente il lettore moderno altrimenti impermeabile al fascino e alla passione delle vicende narrate.

    la tendenza di tutti i media sia, almeno in apparenza, tenere conto del feedback del pubblico in termini di business
    Le logiche commerciali di una casa editrice sono molte complesse, magari fossero solo quelle.
    Sabato ho fato un giro per librerie, pardon, centri commerciali, e insieme a tanti libri ho visto anche tanti fogli di carta rilegati su un lato con sopra scritte il cui contenuto era inferiore persino alle risposte che si possono leggere su Yahoo Answer !
    Cosi del genere non vengono editi perché il pubblico li cerca o perché c'è domanda o perché si spera di venderli ma per altri motivi

    Tuttavia mi manca qualcosa, e non è colpa della rete.
    Quando penso che mi manca qualcosa rispetto a quando andavo a comprare le riviste intendo quella sensazione di sazietà, di soddisfazione che ti riempie e che non ti lascia dubbi sul fatto che hai avuto le informazioni che tanto avevi desiderato.

    Forse è solo una percezione negativa, visto che 20 anni fa non potevo certo confrontare il contenuto della rivista o di un libro come invece è possibile fare oggi.

    Tuttavia non penso di essere l'unico.
    Negli Stati Uniti Amazon ha iniziato da alcuni mese un test per sondare il gradimento del pubblico su blog di qualità a a pagamento. Si è partiti dal presupposto che il web è pieno di cose inutili che offuscano le cose utili, allora tanto vale valorizzare ciò che serve e davvero fornisce quel qualcosa in più.

    Nei giorni scorsi sono stati fissati i pressi per la lettura on-line del NY TIMES e di altre testate.

    Offrire contenuti di qualità quindi, ritornare a valorizzare il lavoro degli autori, scrittori, giornalisti e ricercatori.

    Ci si deve rendere conto che da una parte il mercato, i lettori sono stufi di leggere materiale di pessima qualità, la stessa storia rigirata in mille e mille blog in tutto il mondo, copiata e incollata, errori inclusi;
    dall'altra parte che per produrre materiale di qualità occorre valorizzare l'autore e lo scrittore e assicurargli ciò che gli serve per vivere e mantenere la sua famiglia.

    Chi sa se qualche responsabile di qualche casa editrice legge; se così fosse, pregiatissimo Dottore, vada a farsi un giro su una piattaforma di distribuzione di e-book, cerchi per quotidiani italiani;
    fatto?
    bene.
    Adesso legga i commenti.
    Il quotidiano on-line non è fallito perché la gente non l'ha comprato, non l'ha gradito, è scomodo o altro, ma perché la qualità non era all'altezza, notizie frammentate, con errori, non aggiornate, tagliate.
    Il fallimento è imputabile solo alla casa editrice e al suo prodotto.

    Ma il bello inizia adesso.
    Valerio Notarfrancesco


  • Consiglio Direttivo

    Altre riflessioni sparse.

    @marlomb said:

    ? L?uomo contemporaneo sta passando dalla cultura del libro stampato, implicante una prospettiva ordinata e seriale, alla cultura elettronica, tendente ad un coinvolgimento a spirale, privo di precisi rapporti centro ? periferia. [...]? [da Tecnologie dell?informazione e orientamento nella società postmoderna di C. Volpi].

    Mi trovo solo parzialmente d'accordo con la teoria di Volpi, anche per questioni "geometriche".

    Una Spirale è già figura tutto sommato regolare con (nella quasi totalità dei casi) la proprietà di avvolgersi indefinitamente attorno a un punto, detto polo, che non viene mai raggiunto ma almeno è unico e ben determinato.

    Temo purtroppo che il modello in via di affermazione non sia così "focalizzato", ma presenti al contrario una struttura più simile a quella di una ragnatela o di un labirinto, organizzata ma anche molto più aperta alle variazioni, ai cambi di percorso, agli scarti laterali improvvisi.

    La collezione delle informazioni diventa pertanto, con il modello dei link cliccabili e delle pagine navigabili, molto più frammentata, parcellizzata, atomizzata - e, spesso, inevitabilmente superficiale - di quanto non fosse prima dell'era digitale.

    In tal senso mi trovo d'accordo con Valerio quando afferma che:

    @vnotarfrancesco said:

    ... quante ricerche di ragazzini sono oggi vere ricerche? Il modello è vincente per l'acculturamento? Quante informazioni si sono rilevate incomplete, fuorvianti, errate e magari usate anche da organi istituzionali pensando che fossero corrette?
    La dispersività e schizofrenia di lettura crea nella mente del lettore una vera conoscenza in grado di portare la sua coscienza ad un livello superiore della comprensione? [...]

    Oggi molti credono di produrre un testo originale solo per il fatto di cambiare parole e verbi, o di tradurlo da un'altra lingua.
    Ma l'originalità è altro.
    Mi hai fatto ricordare quando, bambino e poi ragazzino, mettevo da parte i risparmi, il resto della spesa e ogni soldino che i nonni mi regalavano per potermi permettere a fine mese di andare in edicola ad acquistare la mia rivista (non avevo la paghetta), unica fonte di informazione e FORMAzione nel vero senso della parola.

    Sottoscrivo in pieno. C'è però da dire che, forse, questo sistema "commercialmente vincente" prefigura un nuovo modello di conoscenza, del tutto inedito: magari è il primo tassello di un mondo in cui, vista la disponibilità di reti e di punti di accesso, non sarà più importante conoscere le informazioni (nel senso di sapere qualcosa a memoria e portarla con noi nel nostro hard disk cerebrale), ma diverrà fondamentale essere in grado di trovare le informazioni utili nel mare del rumore di fondo.

    Non è detto che la seconda attività sia tanto più semplice della prima, soprattutto visto l'enorme flusso di dati, quasi sempre superflui, che ormai ci scorrono davanti ogni giorno.

    Le argomentazioni che questo genere di approccio sostiene a proprio vantaggio sono anche interessanti: in fondo, si domandano gli estimatori della nuova era, conta davvero sapere il peso specifico dell'oro o la data della prima edizione a stampa della Divina Commedia? La risposta è sì se non si ha modo di reperire tali informazioni rapidamente, ma se abbiamo a portata di mano Encarta sul browser, meglio sgombrare la mente e lasciare la memoria libera per altre occupazioni.

    @vnotarfrancesco said:

    Tuttavia mi manca qualcosa, e non è colpa della rete ?

    Manca anche a me: nel mio caso il fatto è che, banalmente e brutalmente, appartengo a un altro secolo, a un altro millennio e a un'altra generazione; non riesco a cogliere fino in fondo la profondità del cambiamento, buono o cattivo che sia.

    Uso la Rete e godo dei suoi vantaggi, ma per me tutto questo è ancora solo uno strumento (come i libri cartacei, che restano cose "altre" da me e che devo introiettare con fatica e soddisfazione), non uno stato mentale o un modo di essere come per quelli che fanno copia-e-incolla dal Web e rimaneggiano qua e là.

    @marlomb said:

    Il primo punto io lo chiamerei Qualità.:quote:

    Il secondo punto lo chiamerei Affidabilità.:?

    Il terzo punto lo chiamerei Originalità.:figo2:

    Sono secondo me facce della stessa medaglia, alla base delle quali c'è ancora una volta l'uomo e la sua formazione a monte.

    Una persona che ha sviluppato capacità critiche, cui è stata impartita una seria lezione di etica intellettuale e che ha ben compreso il valore dell'atto di produrre cultura e informazione/formazione indipendentemente dal canale di trasmissione cercherà di essere, innanzitutto nei riguardi di sé stesso, valido, affidabile e originale (non nel senso di "eccentrico", o almeno non principalmente).

    Ciò accadrà sia che lavori una redazione giornalistica, sia che contribuisca a Wikipedia, sia che provi a fare un passo avanti - piccolo o grande poco importa - nella conoscenza dell'Uomo in qualche campo.

    Il problema si sposta ora su un'altra domanda: quali strumenti usiamo per coltivare persone del genere e come incorporiamo, in questo processo, le nuove tecnologie (che, lo ribadisco, per me restano solo strumenti e non caratteri salienti dell'essere umano)?

    @marlomb said:

    O l'originalità è oggi più legata al contesto e quindi ad esprimere vecchi concetti in maniera moderna ed a concatenare/elaborare collegamenti arditi tra vecchio e nuovo e soprattutto tra mondi ieri distanti come l'Uomo fisico e l'Uomo spirituale?

    La questione è delicata e forse merita un dibattito a parte: in ogni epoca si è detto "Ecco, ora abbiamo scoperto e compreso tutto"; poi sono arrivati nuovi pensatori e hanno cambiato le cose.

    La logica era ferma ad Aristotele prima che arrivasse Gödel; la Fisica rimasticava Newton prima che arrivasse Einstein; la pittura ripeteva Raffaello quando arrivò Picasso; la musica si era cristallizzata in Bach, senza aspettarsi i dodecafonici.

    Non sono così pessimista per la nostra era. 🙂

    Spero che avremo modo di parlare ancora e molto dell'argomento, che - concordo con Marlomb - è di estremo interesse.

    :ciauz:


  • User Attivo

    @Leonov said:

    Altre riflessioni sparse.

    1)Mi trovo solo parzialmente d'accordo con la teoria di Volpi, anche per questioni "geometriche".

    Temo purtroppo che il modello in via di affermazione non sia così "focalizzato", ma presenti al contrario una struttura più simile a quella di una ragnatela o di un labirinto, organizzata ma anche molto più aperta alle variazioni, ai cambi di percorso, agli scarti laterali improvvisi.

    La collezione delle informazioni diventa pertanto, con il modello dei link cliccabili e delle pagine navigabili, molto più frammentata, parcellizzata, atomizzata - e, spesso, inevitabilmente superficiale - di quanto non fosse prima dell'era digitale.

    2)Le argomentazioni che questo genere di approccio sostiene a proprio vantaggio sono anche interessanti: in fondo, si domandano gli estimatori della nuova era, conta davvero sapere il peso specifico dell'oro o la data della prima edizione a stampa della Divina Commedia? La risposta è sì se non si ha modo di reperire tali informazioni rapidamente, ma se abbiamo a portata di mano Encarta sul browser, meglio sgombrare la mente e lasciare la memoria libera per altre occupazioni.

    Manca anche a me: nel mio caso il fatto è che, banalmente e brutalmente, appartengo a un altro secolo, a un altro millennio e a un'altra generazione; non riesco a cogliere fino in fondo la profondità del cambiamento, buono o cattivo che sia.

    Uso la Rete e godo dei suoi vantaggi, ma per me tutto questo è ancora solo uno strumento (come i libri cartacei, che restano cose "altre" da me e che devo introiettare con fatica e soddisfazione), non uno stato mentale o un modo di essere come per quelli che fanno copia-e-incolla dal Web e rimaneggiano qua e là.

    3)La questione è delicata e forse merita un dibattito a parte: in ogni epoca si è detto "Ecco, ora abbiamo scoperto e compreso tutto"; poi sono arrivati nuovi pensatori e hanno cambiato le cose.

    Non sono così pessimista per la nostra era. 🙂

    Spero che avremo modo di parlare ancora e molto dell'argomento, che - concordo con Marlomb - è di estremo interesse.

    :ciauz:

    Rispondo o meglio mi e vi chiarifico alcuni punti:

    • sul punto 1) proviamo a pensare ad un database (una banca dati informatica):

    • inizialmente si seguiva un modello gerarchico ossia dato un nome (la radice) si collegavano a quel nome tutte le informazioni inerenti è un po' una monografia su un autore/argomento se completa chiarisce a fondo il tema

    • in seguito è arrivato il modello reticolare ad un nome vengono associate tutte le informazioni di stretta pertinenza, mentre quelle che sono condivise con altri occupano un altro nodo della rete, così possiamo avere una rassegna su un movimento sul nodo principale immettiamo lo statuto e sui nodi collegati gli autori, questi a loro volta possono avere altri nodi figli con tutte le loro opere

    • oggi il modello è il relazionale ossia rispetto al reticolare io posso passare dal nodo movimento direttamente al nodo opera del mio autore preferito senza passare per il nodo autore

    [INDENT]esempio di spirale: la rivoluzione industriale => invenzioni => fabbriche=> emissione C02 => inquinamento => cambiamento climatico => periodo dalla rivoluzione industriale ad oggi

    nell'esempio chiudo la spirale, ma naturalmente potevo fermarmi ad ogni freccia o prendere altre strade, quindi come dice Leonov è l'uomo il protagonista che con il suo metodo può navigare chiudendo o meno l'argomento.:sun:
    [/INDENT]

    • sul punto 2) questa citazione di Herbert Marshall McLuhan:
      La tedrade è una metafora quadripartita, chiasmo, che rivela a struttura della comunicazione e degli artefatti(=?estensione delle quattro capacità sensoriali?) spiegando le quattro conseguenze simultanee di:

    • intensificazione: intensificherà qualcosa in una cultura;

    • obsolescenza: farà diventare obsoleto qualcos?altro;

    • riscoperta: recupererà una fase o un fattore a lungo accantonato;

    • inversione: subirà una modificazione o capovolgimento se sarà spinto oltre i limiti (l?uso eccessivo produce esattamente il contrario dell?intenzione originaria).
      Questa struttura non descrive nei particolari il mutamento tecnologico, ma evidenzia i tratti salienti dell?innovazione. Per McLuhan rappresentare graficamente un artefatto potrebbe servire a prevedere il possibile uso e gli effetti futuri di una nuova invenzione. La tetrade infatti trasporta l?attenzione della nostra percezione dal passato al presente per prevedere il futuro. In essa è riscontrabile la consapevolezza integrale, cioè la capacità di capire simultaneamente, la figura e lo sfondo, lo spazio visivo e lo spazio acustico che stanno impattando alla velocità della luce.

    Come esempio di tetrade riportiamo l?analisi fatta da McLuhan dell?aeroplano

    • ?amplifica la locomozione verticale e orizzontale;
    • rende obsolete la ruota e la strada, la ferrovia e la nave;
    • ripristina la prospettiva aerea con l?aura di miniaturizzazione;
    • si tramuta in un proiettile guidato: trasforma il pianeta in città estesa; urbi et orbi.?

    [INDENT]quindi ogni tecnologia ha in se molti aspetti:
    dal rispondere ad un esigenza:quote: al rendere obsoleto un utilizzo:x,
    dal far riemergere fattori antichi:vai: all'essere condizionata dalla direzione che gli dà l'uomo:fumato:
    ed infine condizionare le potenzialità umane:o.
    [/INDENT]

    • sul punto 3) ritengo che non sia finito il mondo del conoscibile, ci sono grandi evidenze che nel micro e nel psico si stanno aprendo grosse prospettive, quello che cercavo di dire è che oggi la conoscenza fa passi avanti più in maniera collettiva, (anche attraverso un copia incolla ed elabora), che in manieria eremita del grande pensatore.
      ciao:ciauz:
      marlomb

  • ModSenior

    Ti ringrazio marlomb per le tue spiegazioni, difficilissime per me (infatti è una settimana che studio), ma che hanno contribuito a far evolvere la mia opinione su quale possa e debba essere il futuro dell'editoria.

    Infatti adesso penso in un modo diverso rispetto alla prima risposta che ho dato qui.

    Rilancio con la notizia che ha riportato Repubblica su quanto rilasciato da Giorgio Napolitano il 09/04:

    "Ai miei nipoti piace, ma io non riesco ad abituarmi. Non riesco a convincermi che tutto quello che accade nel mondo debba arrivarci passando attraverso il web, la carta stampata, il giornale, il libro sono qualcosa di insostituibile nel patrimonio culturale del nostro Paese e dell'umanità".

    Con tutto il rispetto per le opinione altrui, penso che il Presidente faccia confusione tra il patrimonio culturale che è qualcosa di intangibile e che é il vero valore e invece la carta stampata, il giornale, il libro, che invece non sono altro che un supporto, nemmeno tra i più recenti perché inventati solo nel '800 e che non si sono rivelati nemmeno i migliori tra quelli inventai dall'uomo.

    Ciò che davvero è insostituibile per l'umanità è la libertà di opinione e di espressione dell'opinione, la facilità e velocità di fruizione della cultura.

    Non si può che ringraziare la carta e il libro, hanno assolto il loro ruolo di supporto e veicolo per la cultura e le idee per tutto l'800 e '900, nonostante i loro limiti e la loro inferiorità tecnica rispetto agli strumenti del passato, adesso dobbiamo andare avanti, dimentichiamoli e diamo un benvenuto alla frizzante editoria del XXI secolo.

    Valerio Notarfrancesco