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- La litote è SEO friendly? Aiuta esprimere un concetto negando il suo contrario?
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Il precedente messaggio di WWW è, al solito, estremamente chiaro e ricco di spunti e lumeggia aspetti piuttosto profondi - dunque necessariamente "oscuri" - dei motori di ricerca, tanto della loro "natura" quanto della loro "filosofia".
Alcune nozioni mi appaiono particolarmente interessanti (magari sono quelle sbagliate, dal momento che non sono un esperto e gli occhi cadono su dettagli che forse un iniziato lascerebbe correre) e mi inducono ad una riflessione.
I nodi semantici citati sopra mi hanno fatto pensare quasi subito alla Teoria dei Grafi, una branca della Matematica nata in ambito geometrico-topologico che però oggi riscuote successo nel settore applicativo delle Reti informatiche. Appena mi sarà più chiaro un quadro anche generico di tale struttura formale - assai lontana da quelle che tratto abitualmente - conto di dedicarvi un po' di spazio.
Da bravo Top-SEO, WWW ha sfruttato l'artificio retorico per insinuarsi nelle maglie del sistema e piegarne la logica a due valori "bianco/nero" verso un più variegato panorama di grigi, così da farsi trovare anche da chi cercava altro.
È scaltro, il ragazzo, e ci sa fare.
Se ho ben capito, riassumendo quanto emerso finora a proposito del rapporto tra litote e motori di ricerca, si può dire questo:
- Sul piano dei contenuti, la figura retorica qui discussa migliora la prosa e la qualità letteraria del brano. Un vantaggio non immediatamente "tecnico", ma di certo con impatto positivo sul lettore che trova una prosa più movimentata ed è indotto a tornare sul sito-portale-forum.
- Il motore di ricerca non percepisce la litote in quanto tale e non interpreta le negazioni in un quadro di operatori booleani semplici (and or, not, if...then, for), dal momento che per così dire "ignora" la presenza del "non".
- Ciò non di meno, le parole inserite negando il contrario del concetto finale ricadono senza dubbio in un più generico "nodo semantico" previsto dal motore relativamente all'idea che il creatore del contenuto sta cercando di spingere.
- Diretta conseguenza di ciò è l'infittirsi "intelligente" della keyword density che, se gestito con cautela, è un artificio efficace e utile.
- Più genericamente, la litote aggiunge parole abbastanza strettamente legate a quelle da cui si parte, fatto tradizionalmente apprezzato dai bot e dai crawler.
Due conclusioni (parziali) a questo punto:
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Si potrebbe da un lato continuare a cercare esempi di litote ad uso del SEO, magari separando casi più felici da casi meno apprezzati (una negazione totale come "bianco vs. non-nero" vale di più di una più sfumata come "tracagnotto vs. non-longilineo" o avviene il contrario?) e cercando di testare il livello di "sottigliezza" e di "gusto" del motore.
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Si potrebbero aprire nuovi thread in sezione sulle restanti figure retoriche di orientamento semantico (la metafora, per intenderci, non l'allitterazione che invece ha a che fare solo con il suono), così da scoprire altri rapporti costruttivi tra stile letterario e ottimizzazione.
A breve ulteriori sviluppi.
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Si Leonov. Tenendo conto che tendenzialmente sei tu lo scienziato tra i due.
Quindi i 'nodi semantici' di cui ti parlavo sono effettivamente legati all'applicazione di un algoritmo... matematicamente complesso, su cui uno come me potrebbe dire pochissimo - anche se fosse pubblicamente noto (le poche cose che si sanno sono aggiornate a molto tempo fa, trattandosi di brevetti privati. Ma c'è gente sul forum - nella parte alta - che sicuramente saprebbe indirizzarti verso i modelli matematici applicati nel caso dell'Information Retrival di Google. Non io, purtoppo.).
In ogni caso mi hai capito al 100 per 100, e hai centrato e riformulato molti dei punti salienti della tua interessante intuizione iniziale.
Tenendo conto che in realtà Google legge anche la negazione, ovviamente.
Diciamo che non sa interpretarne il senso, non immediatamente e non del tutto.
Ad esempio: per molte settimane avevo accessi per la perifrasi "segnlare siti porno" o "senalare siti illegali".
Peccato che il mio testo indicasse esplicitamente in neretto che era ovviamente "vietato segnalare siti porno o illegali".
Quindi il divieto non viene compreso 'col cervello' dalla macchina.
Non di meno se la query comprendesse la parola "vietato" o la particella "non" ecco che la sua presenza nella frase verrebbe invece valorizzata.
E quindi dire che "non ho la pelle scura" non è 'effettivamente' la stessa cosa che dire "ho la pelle scura".
Perchè c'è il 'non' in più.
Allora il seo, e il poeta, direbbe:
"Ho la pelle chiara, non scura, ne sono certo:
che io abbia la carnagione pallida e diafana è un dato sicuro.Affidabile e chiaro, com'è vero che la luce del giorno è
trasparente e calda:
è lapalissiano che la mia epidermide non sia affatto bruna,
o abbronzata, o nerastra.Ecco, sono quasi cianotico. Ecco che sbianco,
tramortito e translucido, terribilmente opaco.Quasi del tutto privo di colore, bianco caucasico
che altro non sono, non ho dei negri la voce e le spalle.
Mi manca dei neri la dignità, che la mia bianchissima pelle
è macchiata solo dai miei misfatti, tanto è candida e bianco-latte."Obama rulez...
.. e aggiungerei anche un grosso OT (ma visto che siamo attigui)...
Nino Ferrer - Vorrei la pelle nera
"Hey hey hey
dimmi wilson pickett
hey hey hey
dimmi tu james brown
questa voce dove la trovate
signor king
signor charles
signor brown
io faccio tutto
per poter cantar come voi
ma non c'e' niente da fare
non ci riusciro' mai
e penso che sia soltanto
per il mio color
che non va
ecco perche' io vorrei
vorrei la pelle nera
vorrei la pelle nera
hey hey hey
dimmi tu signor faubus
hey hey hey
dimmi come si puo'
arrostire un negretto
ogni tanto
con la massima serenita'
io dico nino
tu non ci dovresti pensar
ma non c'e' niente da fare
per dimenticar
sto maledetto colore di pelle
che mi brucia un po'
ecco perche' io vorrei
vorrei la pelle nera
vorrei la pelle nera
hey hey hey
voi carissimi estinti
hey hey hey
voi che sapete gia'
voi che cantate gloriosamente
per i pascoli
dell'al di la'
ditemi se per entrare
nel regno con voi
basta che ognuno
si occupi dei fatti suoi
o se e' tutto un affare
di razza e color
come qui
ad ogni modo vorrei
vorrei la pelle nera
vorrei la pelle nera
vorrei la pelle nera
vorrei la pelle nera
nera nera nera
e poi vorrei stare laggiu'
abitare a new orleans
ascoltare il mississippi
fare a pugni con gli amici
tutti neri musicisti
saper suonare la tromba
poter parlare l' inglese
l'italiano non funziona
per questa musica qui
poi vorrei poter gridare
yeah yeah yeah yeah yeah!
oh right"
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Un esempio pratico di litote usata a fini seo (e non solo) è visibile nel title del dominio di Luca Catania, BioRanking.it.
"Naturalmente primi (e non solo nei motori di ricerca)"
Pur usando una negazione ha inserito la keyword di interesse al'interno del titolo di quella pagina, ben sapendo che quella presenza avrebbe favorito una determinata indicizzazione da parte degli algoritmi.
Ma costruendo - nello stesso tempo - un pay off efficace per i visitatori in carne ed ossa.
Un esempio di quello che si diceva qui, e non è un caso che sia proprio il sito di Catania ad utilizzare di queste tecniche. I suoi corsi si focalizzano sul posizionamento 'naturale', cioè prevalentemente orientato ai contenuti.
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Vorrei far notare anche il fatto che utilizzando parole ricercate aumentano le possibilità di essere trovati, specie quando la concorrenza ha delle posizioni consolidate con alcune specifiche parole e si punta più sull'indicizzazione generale della pagina (o articolo).
Certo è che userei la liote (non conoscevo questo termine lo ammetto) solo dopo aver precedentemente usato la parola principale:
"Un uomo nero ha la particolarità di essere scuro di pelle"... esempio un po' così ma credo che renda l'idea.
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@Pukins said:
Certo è che userei la liote (non conoscevo questo termine lo ammetto) solo dopo aver precedentemente usato la parola principale
Concordo: meglio assegnare subito il massimo risalto alla parola chiave principale e poi "decorare" con intelligenza sfruttando litote o altre figure retoriche assortite.
Una sola precisazione, però, di carattere tecnico, sul meccanismo della litote stessa: essa viene creata, come detto, negando il contrario del concetto espresso.
Pertanto non scriveremo:
@Pukins said:
"Un uomo nero ha la particolarità di essere scuro di pelle"...
perché in tal modo riaffermiamo il concetto di "nero"; useremo invece:
"Un uomo nero ha la particolarità di non essere chiaro di pelle"...
in quanto una persone "non chiara di pelle" è necessariamente, in una logica a due valori vero/falso, "scura di pelle".
Spero di aver chiarito il concetto.
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Grazie per la precisazione www, però a questo punto affinerei la frase e direi...
"Un uomo nero ha la particolarità di non essere chiaro di pelle ma bensì appare più scuro di carnagione"In questo modo si nega e si rinforza la liote.
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Quest'ultima è decisamente un'ottima soluzione, Pukins.
Arricchisce il concetto, dà movimento al discorso, presenta variazioni nel medesimo ventaglio semantico e strizza l'occhio ai motori di ricerca su più fronti.
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Vi leggo con piacere, per l'impegno che mettete in questa sezione. E la competenza. Fa sentire ignoranti, dopo anni di scrittura automatica, ritrovarsi con deliziosi dubbi da studente attento e appassionato. E scoprire con quanta competenza li sviscerate fino... all'ultima virgola.
Per Leonov poi, devo dire ho avuto un vero colpo di fulmine; galeotto fu un gelato: nel sondaggio al fetisch cafè. Tanto che ho votato coppetta anche se lo mangio sempre in cono! Detto questo, vergo le due stringate righe che volevo addolcirvi con i miei salamelecchi:però... che triste piegare la nostra espressività alle esigenze di un ragno.
Ma anche: la scrittura web non dovrebbe consentire una lettura veloce, frasi semplici e dirette? Parlo per gli umani, eh, non per i ragni. La litote, in questo senso e a parte quanto sopra ben spiegato, chiede utenti pazienti con molto tempo a disposizione. Non c'è il rischio che davanti ad un testo troppo articolato, più che l'amor per la prosa, li colga la fretta di scappare altrove a recuperare al volo le informazioni che cercavano?
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Davvero onorato delle tue lusinghiere recensioni, Greenbaby.
Veniamo però subito al nocciolo della questione: fai delle osservazioni molto pertinenti e appropriate, che meritano di certo maggiore approfondimento - magari anche una discussione apposita, di carattere più generale.
Hai osservato:
@greenbaby said:
La scrittura web non dovrebbe consentire una lettura veloce, frasi semplici e dirette? Parlo per gli umani, eh, non per i ragni. La litote, in questo senso e a parte quanto sopra ben spiegato, chiede utenti pazienti con molto tempo a disposizione. Non c'è il rischio che davanti ad un testo troppo articolato, più che l'amor per la prosa, li colga la fretta di scappare altrove a recuperare al volo le informazioni che cercavano?
Il problema esiste, inutile negarlo: soprattutto in tempi come questi, terreno di conquista dei sistemi di micro-blogging e dei forum e social network a tutto svantaggio dei classici blog, la capacità di sintetizzare sta diventando un'esigenza primaria, vitale.
In ragione del fatto che hai citato i fruitori dei contenuti della Rete, mi permetto di separare la questione in due livelli distinti; ritengo infatti esistano almeno due tipologie di frequentatori di un sito:
- Utenti che cercano informazioni veloci (li potremmo chiamare utenti "mordi e fuggi").
- Utenti interessati all'approfondimento (veri e propri lettori, non consumatori).
I primi di certo non hanno bisogno di interminabili sproloqui - anche se molto ben costruiti e formattati - ma solo di pochi dati salienti e strettamente necessari alle loro esigenze: vogliono conoscere, per esempio, il numero di abitanti dell'Italia, non tutte le statistiche di demografia commentate.
I secondi, invece, prediligono l'approccio analitico a quello sintetico e, limitando il numero delle fonti, possono dedicare maggiore tempo ad un singolo articolo, di cui studieranno con più cura i dettagli. Se hanno cercato la fonte autorevole, il ragionamento condotto passo-passo, la spiegazione completa, saranno anche disposti a faticare di più prima di arrivare in fondo.
Attenzione, però! Conoscere i "trucchi" dello scrivere premia molto più nel primo caso: per quanto possa sembrare paradossale, le figure retoriche risultano sommamente efficaci più nei testi brevi / brevissimi che in quelli lunghi.
Gli artifici della lingua servono appunto a riassumere, condensare, attirare l'attenzione su certi aspetti (un po' come accade nelle battute dei comici), dunque è proprio nelle frasi brevi che bisogna saperli dosare a puntino.
In un testo di diecimila battute, una litote o una sineddoche "affogano" dentro il gorgo di scrittura altrimenti piana e scientifica (non sto pensando a un blog letterario o poetico, ovviamente: quelli si leggono per altri motivi e con tutt'altro ritmo), mentre in una singola frase spesso fanno la differenza.
Il dilemma sembra insolubile, ma in realtà il rimedio è semplicissimo e lo conoscono da una vita i giornalisti: basta suddividere il testo in due parti.
Nella prima, iniziale e molto breve - massimo dieci righe, anche meno - si danno tutte le informazioni salienti di base, che possono interessare l'utente distratto e "mordi e fuggi". Lì la retorica "d'assalto" premia moltissimo e attrae gli utenti.
Poi, magari reindirizzando con un link del tipo "continua a leggere" o "leggi tutto", si apre una seconda parte più analitica e meno sintetica, dove esaminare ogni questione in maggiore dettaglio e "prendersela comoda" a beneficio di lettori interessati a contenuti più ampi. Entrano in gioco altre figure retoriche, estese a tutto il lavoro, progettate per avere effetti "a lungo termine".
Di passaggio: l'efficacia delle figure retoriche è stata provata qui proprio da te, forse inconsapevolmente, attraverso questa deliziosa frase:
@greenbaby said:
Però... che triste piegare la nostra espressività alle esigenze di un ragno.
Come vedi, essa è breve, concisa, ben costruita e contiene anche varie figure retoriche:
- Una perifrasi ("ragno" usato per denotare gli spider dei motori di ricerca).
- Una prosopopea (sempre "ragno" usato come personificazione di Google, Yahoo e compagni).
- Un'ellisse ("che triste" in luogo di "che cosa triste è...")
- Una sineddoche ("ragno" riferito, più genericamente, a tutto il complesso dei motori di ricerca e non solo agli spider o crawler)
Se la medesima frase fosse comparsa in un testo molto più lungo, l'enfasi su di essa sarebbe crollata, facendole perdere tutto il suo valore.
Presto in questa sezione una discussione dedicata al problema: merita davvero più spazio.
Grazie del contributo.
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Leonov, decisamente tu sei un umanista rubato alle lettere, non riesco proprio ad immaginarti come 'fisico'.
Leggerti mi fa sentire sempre parzialmente ignorante, a dispetto delle mie lauree in lettere.
E non solo! Se il 10 per cento dei 'seo' avessero chiare - come lo sono per te - le complessità semantiche e le infinite risorse della nostra lingua italiana... semplicemente gli smanettoni come me avrebbero perso le proprie 'armi in più' di fronte ad ingegneri e programmatori rifiniti.
Fortunatamente tu sei uno scienziato moooolto atipico.
"Immerso nell'Arno e nutrito a Crusca", direi. Nel senso dell'Accademia, of course.
Hai veramente tutta intera la mia stima e la mia -plebea- ammirazione.
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Ssshhh! Non diciamo cose del genere a voce troppo alta, altrimenti i miei superiori e professori, piccati da riflessioni del genere, finiranno per non darmi più la certificazione (leggi: diploma di laurea) come loro collega... []
La speranza, remota e sognata, resta sempre quella di combinare nozioni scientifiche ed inclinazioni letterarie, ma nell'attesa cerco di porre le basi per un futuro in ambito fisico. Per i carmi ci sarà sempre tempo, in futuro.
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