• User Newbie

    E-commerce e attività commerciale non continuativa: quali requisiti?

    Buongiorno,
    sono un nuovo utente che, imbattutosi in questo sito, ha trovato l'acqua nel deserto: di questo vi ringrazio anticipatamente.
    Il quesito che vorrei porvi è il seguente.
    Con un amico sarei intenzionato ad aprire un negozio online per la vendita di vini in Italia e all'interno della CE, su una nota piattaforma.
    Premetto che siamo entrambi studenti quasi 25enni, che l'università è la nostra attività principale e tale resterebbe, visto che quello del negozio si tratterebbe di un tentativo per verificare se da qualcosa del genere sia effettivamente possibile trarre un reddito, e di che tipo: resteremmo quindi essenzialmente studenti anche dopo l'apertura di questa attività, dedicandoci a quest'ultima solo nel tempo libero.
    In pratica, pensavamo di acquistare del vino presso alcune cantine e di rivenderlo poi online.
    Mi sono informato in vario modo circa i relativi oneri fiscali e burocratici in questo senso (telefonando anche all'Agenzia delle Entrate), e ho scoperto che pur rientrando nei parametri del cosiddetto "principio dei minimi", che dà luogo a una serie di semplificazioni e sgravi, dovrei comunque:

    1. aprire una p.i.
    2. registrarmi presso la camera di commercio (come ditta individuale, anche se siamo in due, si risparmia rispetto a una s.n.c.? Quale è migliore?)
    3. pagare dei contributi all'INPS, quantificabili in circa 2000? l'anno per i primi tre anni, e che raddoppierebbero a partire dal quarto
    4. emettere e conservare fatture delle vendite, da conservare per dieci anni
      Ora, il problema per chi cerca di portare avanti questo tipo di inziative immagino sia sempre lo stesso, e cioè: riuscirò con la mia attività, visto che si tratta di qualcosa di ex novo e a cui comunque mi dedicherò in modo saltuario o comunque non a tempo pieno, a coprire tutti i costi necessari e a ricavarne anche un profitto che per quanto basso sia ragionevole in reazione al tempo e alle energie, nonché ai danari, investiti?
      Nel nostro caso, per quanto detto sopra, prevediamo di avere dei volumi di vendita abbastanza contenuti, specie inizialmente, e in futuro chissà...
      Premesso che vorremmo essere in regola, è possibile per quanto detto far figurare un'attività analoga come attività commerciale non continuativa? Questo ci permetterebbe di capire se il gioco valga la candela e di evitare di sostenere inizialmente costi che potrebbero rivelarsi insostenibili e burocratia forse inutile, nel nostro caso. In seguito, se la cosa prendesse il piede giusto, potremmo effettivamente adempire a tutti gli oneri detti sopra e ai relativi costi, ma con la ragionevole certezza di poterli coprire in quanto già "avviati".
      Quali sono, quindi, i vantaggi che un'attività commerciale non continuativa comporterebbe da un punto di vista fiscale e burocratico, e soprattutto quali sono i parametri (di fatturato, di reddito e anche di altra natura) nei quali si dovrebbe rientrare per poter essere classificati a quel modo?
      Vi ringrazio fin d'ora per la vostra disponibilità e cortesia: scusate se mi sono dilungato, ma era solo per chiarezza.

    Piero


  • Super User

    Ciao e benvenuto.

    Mi sembra che tu abbia finemente compreso quale potrebbe essere una delle possibili strade.
    Fungo allora da avvocato del diavolo per porre all'attenzione alcuni punti critici:

    • una organizzazione seppur minima (come dice appunto quello che hai chiamato "principio dei minimi") per svolgere una attività di compracendita configura una impresa commerciale quando l'attività svolta è anche continuativa.
      Purtroppo non esistono parametri massimi di occasionalità e/o minimi di minimalità fissati per legge.
      Un computer, contratti di fornitura di e-commerce, contratti telefonici, adsl, domini web, contratti di compravendita, fornitura di luce elettrica, cancelleria, qualche arredo, denaro investito in prodotti da vendere.... sono già evidenza di qualcosa di organizzato. Organizzazione di mezzi e capitali..... dunque impresa, seppiur micro, e non attività commerciale occasionale.

    • gli articoli alimentari possono essere venduti solo da iscritti nell'apposito ruolo presso la camera di commercio, con adempimenti sanitari ecc..... senza semplificazione se lo si fa 5 o 6 volte soltanto.

    • le vendite nella UE vogliono propri adempimenti particolari.

    Direi dunque complicatissssssssimo trovare una via non istituzionalizzata come quella che hai in primis descritto.

    Paolo


  • Super User

    Ciao,
    l'argomento è stato trattato spesso con riguardo altre attività ma la sostanza è la stessa.
    Non esiste un limite stabilito che definisce quando un'attività commerciale è esercitata abitualmente o occasionalmente.
    Come consiglio direi che dopo le 4 - 5 vendite l'anno indipendentemente dall'importo diventa opportuno aprire partita iva e procedere con gli adempimenti che già conoscete.

    La SNC va costituita con atto notarile e costa circa 2.000,00 euro, la ditta individuale non costa nulla ma sarà intestata solo ad uno di voi.

    Fabrizio


  • Super User

    ops mi sono sovrapposto a Paolo.


  • User Newbie

    Grazie mille per le risposte, sempre molto preziose.
    Quindi, se ho ben capito, non esistono criteri similari a quello del regime del principio dei minimi, è qualcosa di più "discrezionale"...Ma se io quello che andrei ad usare (computer, connessione, cancelleria, luce ecc) facesse parte della mia abitazione, non è più qualcosa che io vado a costituire specificamente e unicamente per un'attività, è qualcosa che io posseggo e utilizzo indipendentemente da ciò, quindi come si può dire che sia un'organizzazione esistente per quel motivo? In fondo, in base a questo ragionamento, se io faccio anche una sola vendita, ho comunque bisogno di una "organizzazione", stando alla definizione di cui sopra,per concluderla (mi servirà sempre un computer, un contratto con l'enel per la fornitura elettrica che manda avanti il computer, delle immobilizzazioni materiali quali una sedia e una scrivania per il computer, ecc),ma è qualcosa che io ho e uso indipendentemente dal fatto che in un caso particolare lo utilizzi per questa transazione...Non so se sono stato chiaro...Voglio dire, non essendoci criteri definiti, è forse difficile dimostrare di fare attività commerciale non continuativa, ma per la stessa ragione dovrebbe anche essere difficile dimostrare il contrario, specie nel momento in cui il volume di vendite è basso, no? Come si può dire in mancanza di criteri oggettivi, cosa sia una organizzazione, specie in casi simili dove tutto appare (almeno a me) sfumato?
    Cambiando argomento, quali sono gli adempimenti particolari dell'UE cui faceva riferimento? Dove potrei cercare informazioni al riguardo?
    Informandomi ho notato che in molti svolgono questo tipo di attività, probabilmente senza essere propriamente in regola: a quali sanzioni possono andare incontro? Dal momento che molti di loro avevano discreti volumi di vendita e esercitavano questa attività da alcuni anni, devo dedurne che controlli a questo tipo di attività, specie se di entità modesta, siano abbastanza limitati, statisticamente?
    Ricapitolando i costi per mettere tutto in regola qualcosa come sopra descritto, grossomodo, stiamo parlando di 2400€ l'anno per i contributi INPS e di circa 300€ una tantum per l'iscrizione alla camera di commercio, o mi sbaglio?
    Le fatture come dovrei rilasciarle? E dove prendere materialmente il materiale per compilarle? E infine, una volta nel regime fiscale "agevolato" derivante dal principio dei minimi, davvero dovrei soltanto conservare le fatture per eventuli controlli, o dovrei anche affidare un qualche tipo di contabilità ad un commercialista per fare una dichiarazione dei redditi?
    Grazie, e scusate alcune domande banali, ma le mie conoscenze in questo campo sono davvero prossime allo zero.