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    I dati di YouTube a Viacom per verificare il traffico dei loro video

    Da Repubblica.

    																			*L'azione legale di Viacom*](http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/scienza_e_tecnologia/you-tube-video/causa-viacom/causa-viacom.html?ref=search) contro YouTube è stata avviata nel marzo del 2007. Alla base del contenzioso c'è la maxi richiesta di risarcimento da un miliardo di dollari per aver sfruttato i contenuti coperti da copyright allo scopo di accrescere il traffico sul proprio sito. 
    

    Viacom aveva chiesto al giudice la possibilità di conoscere il numero, l'indirizzo IP, il tempo di connessione e i video visti e "caricati" da tutti gli utenti di YouTube. E questo per evidenziare come fossero in realtà i contenuti protetti da copyright a fare la fortuna del sito, e non quelli "user generated".

    Il giudice alla fine ha ritenuto legittima questa richiesta, dando torto a Google che aveva subito avanzato dubbi sulla violazione della privacy dei propri utenti. I dati richiesti da Viacom riguardano anche tutti gli internauti italiani che hanno navigato su YouTube.

    Che ne dite?


  • User

    Secondo me questa scelta è un pochino discutibile :?, chi si registra in un determinato servizio e fornisce specifici dati personali alla fine lo fa credendo che quei dati verranno "gestiti" soltanto da quel servizio. Non credo sia molto piacevole venire a sapere che quei dati possono anche passare in mano ad altri.


  • Super User

    Precisiamo, per quanto riguarda il passaggio dei dati personali, questo può avvenire solo se c'è richiesta di un giudice. Questo è quanto è stato ampiamente stabilito in Italia e anche in Europa (caso Peppermint).
    Cioè, l'azienda X non può passare i dati personali all'azienda Y, se ciò non è previsto dalla sua informativa privacy. E l'azienda Y, che teme violazioni del suo diritto d'autore, non può andare a cercarsi gli IP o i nomi dei presunti violatori del diritto d'autore, da sola, facendo indagini che spettano in esclusiva alla magistratura e alla polizia.
    La normativa USA non la conosco, ma basandomi sulla normativa italiana direi che ha fatto bene Google a non dare quelle informazioni. La procedura corretta è formata da una denuncia di Viacom a carico dei singoli utenti (non di Google) e poi la richiesta (polizia o magistratura) dei dati a Google per perseguire i singoli utenti.

    Per la questione della condanna di Google, è un problema che ormai si pone fin troppo spesso, cioè dare la colpa al provider dei contenuti immessi dagli utenti. La normativa italiana non prevede un controllo del fornitore di spazio web, ma solo l'obbligo di rimozione al momento in cui viene informato (oppure se ne avvede da solo) della presenza di contenuti illeciti o in alternativa l'obbligo di avvertire la magistratura. Ma la responsabilità rimane del singolo utente.