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Probabilmente sarebbe stato meglio sistemare il bilancio prima della trasformazione.
Dico che non serve un'altra perizia perchè suppongo che nella perizia di novembre le voci sopravvalutate siano state svalutate motivando la svalutazione.
A memoria ricordo in vari libri di aver letto che civilisticamente è possibile sia mantenere le rettifiche in stato patrimoniale, sia farle passare a conto economico (come sopravvenienze).
Io preferirei farle passare a conto economico ed avere finalmente un bilancio pulito su cui lavorare, ma è solo una mia opinione.
Poi eventualmente puoi motivare, se credi, in nota integrativa giustificando gli scostamenti contabili. Credo infatti che la natura non corretta dei crediti e debiti sia già evidenziata in perizia e quindi ufficiale.
La continuità dei valori contabili secondo me lascia spazio al codice civile per cui i dati di bilancio devono essere veritieri e corretti.Fabrizio
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La questione stà nel fatto che fare passare le rettifiche a conto economico provoca delle sopravvenienze attive e passive che algebricamente gererano una perdita d'esercizio altissima.
Non credo che le banche e i vari enti certificatori della qualità gradirebbero...Opterei quindi per le svalutazioni in stato patrimoniale. Ma come impostare il tutto? Creando un fondo svalutazione apposito?
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Reputo (ed ho già avuto modo di procedere in tal senso) che le rettifiche debbano trovare (nel bilancio iniziale della srl) contropartita nel patrimonio netto senza transitare nel conto economico.... patrimonio netto che in tal modo verrà ricondotto al valore di perizia (patrimonio netto di trasformazione) di cui parte o tutto assunto quale capitale sociale iniziale della srl.
Il principio di continuità dei valori trova logica deroga nel fatto che vengano assunti valori di perizia nell'ambito di una operazione straordinaria di modificazione soggettiva con addirittura rogito notarile.
Paolo
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@francescodls said:
La questione stà nel fatto che fare passare le rettifiche a conto economico provoca delle sopravvenienze attive e passive che algebricamente gererano una perdita d'esercizio altissima.
Non credo che le banche e i vari enti certificatori della qualità gradirebbero...Opterei quindi per le svalutazioni in stato patrimoniale. Ma come impostare il tutto? Creando un fondo svalutazione apposito?
Come dice Paolo puoi fare tutto a stato patrimoniale assumendo i valori di perizia, in tal caso non dovrebbe avanzarti nulla da mettere a fondo perchè ridurrai il patrimonio netto originario (riserve varie che potresti aver avuto)
Il patrimonio netto post-trasformazione dovrebbe aver recepito le variazioni in diminuzione della perizia.
Diverso è il caso se le svalutazioni che devi fare adesso superano il patrimonio netto allora c'è qualcosa che non va nella trasformazione.Fabrizio
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Ringraziando tutti per i preziosi contributi, vi aggiorno sulla situazione.
Abbiamo adottato a stato patrimoniale iniziale la perizia di stima giurata. Essendo questa "vecchia" di 2 mesi rispetto alla data di trasformazione, di fatto non computa alcuni valori in bilancio.
Le variazioni integrative/rettificative della perizia, le abbiamo fatte transitare tra le sopravvenienze attive e passive e quindi nel conto economico, rendendo i valori di stato patrimoniale reali al centesimo alla data di trasformazione e quindi al 31.12.2006.
Unico dubbio i cespiti. Nella perizia sono stati valutati al netto dei fondi per un valore di stima maggiore al valore contabile residuo. Nello bilancio iniziale della trasformata sono stati adottati questi maggiori valori....senza considerare piu' i valori contabili e i relativi fondi. Ma l'srl cosa fa, inizia un nuovo processo di ammortamento di questi nuovi valori iscritti in bilancio?
A parte questa questione, ci troviamo di fronte ad un bilancio che risponde ai criteri di chiarezza, veridicità e correttezza e reputo questa sia la cosa più importante e la maggiore garanzia per i terzi.
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Dal punto di vista civilistico mi senbra corretto il tuo modo di provedere.
Dovrai tenere però due binari adesso per i cespiti perché fiscalmente dovrai continuare con i vecchi valori.Fabrizio
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Fab ti chiedo, appena avrai un attimo di tempo , di farmi meglio comprendere questa questione, che nemmeno sui libri specializzati ho trovato in modo esaustivo in caso di trasformazione.
Esempio cespite dalle seguenti caratteristiche:
- costo storico di euro 1.000
- F.do amm.to 600
- valore contabile residuo 400
- % amm.to ord. annuo 20%
- periodo di amm.to 5 anni
Ipotizziamo che il perito lo valuti non 400 ma 600
Nel bilancio di trasformazione metto 600 come valore peritale e secondo il criterio civilistico metterei 120 come quota amm.to del primo anno.
A livello fiscale, però mi restano da dedurre 2 quote da 200 cadauna riferite al cespite valutato al costo storico.
Come collegare il tutto?
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Nel tuo esempio hai cambiato anche il periodo residuo di ammortamento e non solo il valore. Io manterrei lo stesso periodo di ammortamento quindi imputando 300 all'anno di quota civilistica. In dichiarazione dei redditi farei poi una ripresa fiscale di 100 euro.
Non sono da registrare neanche imposte anticipate e differite perchè la variazione è permanente.
Tieni conto che le mie non sono certezze ma ricordi di varie letture, ho sempre fatto trasformazioni a valori contabili.Fabrizio
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Sarebbe fattibile invece conservare i vecchi valori contabili e i relativi fondi, trattando la differenza di valore da perizia (in +) dei cespiti come una rivalutazione da tenere tra le attività e quindi applicare solo l'ammortamento fiscale, sui consueti valori, che non genera riprese fiscali?
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Secondo me se rivaluti un bene lo devi poi ammortizzare.
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L'eventuale rivalutazione, che comunque non dovrà eccedere il più ampio maggior valore dato all'intera azienda, potrà essere "cumulata" contabilmente sul vecchio costo storico come vera e propria rivalutazione economica straordinaria (giustificata eccezionalmente dalla particolare natura dell'operazione straordinaria di trasformazione progressiva).
Fiscalmente esso sarà privo di efficacia a qualsiasi fine (ammortamento, plusvalenze ecc.) e riconciliato in RV.A me, per esempio, è capitato il caso di far "apparire" in sede di trasformazione il plusvalore latente (ma assolutamente esistente e quantificabile) su di un immobile in leasing con contratto in essere e lontano 3 anni dal riscatto.
Logicamente tale valore non ha alcuna valenza fiscale.Paolo