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Poesia di classe :)
Vi ricordate i "bei" tempi della scuola, dove si imparavano le poesie a memoria? :o. Bene, oggi vi propongo di segnalare qualche poesia che vi è rimasta nel cuore in quell'epoca o che vi ispira qualcosa. Come al solito, chiuderò io con Zio Leo (quindi chi tocca Leopardi è morto ). Buona poesia a tutti!!!
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La mia preferita è Pianto Antico di Carducci :)! La conoscevo benissimo a memoria, adesso fatico un pò...
Comunque meno male che c'è internet e posso fare una query su Google ed eccola qui nella sua piena bellezza:
[INDENT]L'albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
Dà bei vermigli fiori
Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora,
E giugno lo ristora
Di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l'inutil vita
Estremo unico fior,
Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol piú ti rallegra
Né ti risveglia amor.[/INDENT]
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Ottima scelta anzi...Aulica :).
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Hihihi
Ora son curiosa di sentire i ricordi degli altri!!
La poesia recitata a tavola in piedi sulla sedia...
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Incredibile... stamattina mi sono svegliata con questa poesia nella testa, sarà il cattivo tempo che non vuole andarsene... sarà la Pasqua che si confonde con il natale... quello che è sicuro è che si tratta di una di quelle poesie che si annidano nel cuore in tenera età, appunto ai tempi di scuola, e non ti abbandonano più....
[INDENT]Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di stradeHo tanta
stanchezza
sulle spalleLasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.[/INDENT]Natale - G. Ungaretti
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Ungaretti è molto gettonato: non si scappa :).
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Ma tu pensa che strano che mi son svegliata proprio con quei versi, come se il caro Ungaretti mi fosse venuto in sogno
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Che bello :).
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Una poesia che forse non si studia più in tempo di relativa pace, ma bellissima, è "Uomo del mio tempo" di Quasimodo.
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,- t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello: - Andiamo ai campi. – E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
- t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,