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YouTube Television: come si presenta oggi YouTube
I diversi restyling della piattaforma, la sempre maggiore focalizzazione sulle iscrizioni e sul contenuto di qualità dei video nonché su una pianificazione temporale costante dei canali: queste e molte altre delle direzioni prese da YouTube negli ultimi anni ci portano a rivederne completamente il ruolo, la funzione, l'organizzazione e a considerare la piattaforma sempre più simile ad una televisione online piuttosto che ad un semplice sito di video-sharing.
Nella presentazione seguente si parte da una piccola storia delle tappe più importanti nella crescita di YouTube per arrivare a mostrarne la situazione attuale di media multiscreen. Contiene molti dati e riferimenti a studi interessanti.
YouTube Television - Il futuro del piccolo schermo dall'altra parte del Tubo
Cosa ne pensate?
Ciao,
Anna
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Ciao Anna!
Ti rispondo cercando di spiegare più brevemente e chiaramente possibile l’idea che mi sono fatto a riguardo
Credo che i numerosi e continui mutamenti della piattaforma, ai quali assistiamo da un biennio a questa parte, siano dovuti principalmente alla decisione di YouTube di “evolvere” la sua natura da semplice distributore ad autentico produttore di contenuti audiovisivi per il Web.
Gli Original Channels presentati agli Upfronts del maggio 2012 sono il risultato di questo cambio radicale di prospettiva da parte del gruppo di Mountain View di realizzare canali tematici dai contenuti professionali pensati per la esclusiva fruizione sul Web. YouTube (e Google) porta avanti questo progetto stringendo partnership con i più grandi brand dell'industria cinematografica, discografica, dello sport e dell'intrattenimento nonché con decine di celebrità dello star system americano.
E' un progetto su cui Google e YouTube hanno investito finora qualcosa come 300 milioni di dollari in tutto: non parliamo dei miliardi dei grandi broadcaster mainstream, ma non sono nemmeno "quattro spicci" se pensiamo al fatto che da sempre la Rete (e il Tubo in testa) è il regno dei contenuti amatoriali e delle produzioni low cost.
La vera rivoluzione sta quindi in questo a mio avviso:
1 - Creare programmi per la fruizione sul Web, organizzarli in canali e realizzarli con i modi e i tempi della Rete (non più contenuti televisivi trasferiti su Internet);
2 - Pianificare la programmazione con cadenza regolare e frequenza settimanale, giornaliera e, in qualche caso, persino in diretta: un vero e proprio palinsesto digitale.
..e come tutte le rivoluzioni, anche questa ha delle cause e delle conseguenze da tenere decisamente in considerazione per poter comprendere efficacemente la portata di questo cambio di paradigma.
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LE CAUSE**:- Sappiamo tutti che la prima vera fonte di guadagno di YouTube è la pubblicità e gli spot che vengono affiancati ai video. Tuttavia fino al 2011 gli inserzionisti manifestavano una certa diffidenza a investire in campagne pubblicitarie da affiancare ai contenuti amatoriali (notoriamente improvvisati e dal seguito imprevedibile, oltre ai contenuti spesso inadeguati ad essere affiancati agli annunci). Il contenuto monetizzabile in mezzo alla sconfinata mole di materiale audiovisivo sul Tubo era poco più del 10% (e già solo questo si traduce in un fatturato di 5 miliardi di dollari nel 2011, il doppio del 2010).
Ma se la piattaforma gestita da Google inizia a realizzare serie, fiction, reality, talk show e decine di altri programmi di intrattenimento e li organizza in canali e con programmazione regolare, allora parliamo di contenuti su cui l’industria pubblicitaria è in grado di pianificare campagne pubblicitarie a lungo termine e ben mirate, proprio come in televisione, anzi meglio: gli Original Channels incontrano le nicchie di pubblico mal servito o insoddisfatto dalla programmazione mainstream. In altre parole: avremo magari poche migliaia di spettatori per ogni canale, ma saranno spettatori coinvolti e disponibili a investire tempo, energie e denaro e – perché no? – a “sorbirsi” qualche spot inerente i loro contenuti preferiti.
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L’idea di un palinsesto regolare e delle personalità coinvolte nei vari progetti (ne nomino solo alcuni: Madonna, Ashton Kutcher, Shaquille o'Neal, Julia Stiles, Ray William Johnson) dovrebbe invogliare gli spettatori a tornare più volte su YouTube e a restare collegati più tempo possibile (in tv si sceglie indicativamente ogni 15’-30’, su YouTube siamo si e no sui 3’-5’). Gli Original Channels dovrebbero servire anche a questo: allargare il bacino di utenza di YouTube e fidelizzare il pubblico abituandolo a spettacoli regolari e appuntamenti prefissati.
LE CONSEGUENZE:
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Gli effetti di tale cambiamento sembrano quasi scontate: le numerose trasformazioni dell’interfaccia di YouTube servono a mettere maggiormente in mostra l’offerta dei canali di YouTube e a facilitarne le modalità di iscrizione ai contenuti preferiti, mettendo al centro non più (o non solo) i contenuti ma anche gli utenti e le possibilità che il Tubo offre loro.
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La diversa organizzazione dei contenuti e delle playlist richiamano nemmeno troppo vagamente l’organizzazione grafica per la fruizione televisiva digitale, ed ecco spuntare sul mercato la Google TV. L’apparecchio realizzato insieme alla Sony per proporre i contenuti di YouTube con modalità grafiche e interattive simili a quelle che propongono alcuni servizi di IPTV, le TV satellitari o il VOD.
Non voglio dilungarmi più di quanto non abbia già fatto ma ho ritenuto opportuno dedicare qualche riga (giusto qualche riga ) alle diverse prospettive da cui si possono osservare i mutamenti della piattaforma di questo biennio.
Chiaramente gran parte di quanto scritto sopra resta circoscritto al contesto statunitense dal momento che i contenuti originali per il Web sono partiti da lì e, solo da 2-3 mesi, sono arrivati in Europa (Inghilterra, Germania, Francia, Spagna).
Questa “apertura” ai professionisti e agli inserzionisti rischia di far allontanare dalla piattaforma gli utenti amatoriali che fin dai primi anni di attività avevano reso il Tubo quello che è oggi.
Il progetto NextUp, alla sua seconda edizione, risponde proprio all’esigenza di continuare a coinvolgere in qualche modo gli utenti amatoriali e i dilettanti attraverso un contest che premia il più creativo o il più originale tra i progetti proposti.
Insomma, per chiudere, se si vuole analizzare con un raggio interpretativo più ampio le evoluzioni del Tubo e dell’online video in generale (di certo YouTube non è né il primo né tantomeno l’unico a percorrere questa strada ) bisogna calarsi secondo me in tutti questi contesti, considerare le trasformazioni da più punti di vista e riflettere su come gli attori in campo si influenzano reciprocamente: YouTube, Google, gli utenti, i broadcaster, i produttori di hardware, le compagnie telefoniche, gli inserzionisti, i Service Provider analizzati singolarmente non danno l’idea della portata del cambiamento in atto, così come gettare singolarmente in un tegame uova, latte, zucchero e farina non fanno una torta
Un saluto a te e tutto il Forum e ringrazio chi ha avuto la pazienza di arrivare alla fine di questo post
P.S. - essendo un "novello" non ho potuto inserire la decina di link che avrei voluto proporvi per cui mi sono limitato a questo solo post, sebbene possa apparire piuttosto incompleto. Al vostro interesse e alla vostra curiosità lascio il seguito
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Ciao Auro,
quanti stimoli in questo tuo post!
Mi sono venute un pò di domande da farti per approfondire questo tema che si prospetta sarà uno dei più caldi del web in questo 2013 e negli anni a venire.
Sono d'accordo con tutto quello che dici e mi hai messo davanti a cose alle quali non avevo mai pensato nel modo in cui hai pensato tu. Per esempio: Next UP? Mi sembra ottima l'analisi che ne hai dato
@Auro said:
Il progetto NextUp, alla sua seconda edizione, risponde proprio all’esigenza di continuare a coinvolgere in qualche modo gli utenti amatoriali e i dilettanti attraverso un contest che premia il più creativo o il più originale tra i progetti proposti
Infatti questa "evoluzione" di YouTube sembra avere la maggiore opposizione proprio dagli YouTuber che temono si arrivi alla fine dello user-generated content, o che comunque quest'ultimo faticherà sempre di più ad avere visibilità nei risultati di ricerca all'interno di YouTube. Una delle lamentele che leggo/sento più spesso ultimamente è proprio la difficoltà per un nuovo YouTuber oppure uno YouTuber non partner, di farsi largo rispetto alla tendenza di YouTube a favorire i partner nei risultati di ricerca ed in generale, a livello di visibilità sulla piattaforma con video e canali consigliati.
Però dall'altra parte YouTube stesso offre dei programmi didattici gratuiti (Playbook e canali specifici) che offrono una formazione che permetta ad uno YouTuber (e con YouTuber intendo sempre un generico utilizzatore di YouTube che carica anche video, e non esclusivamente un privato: può essere anche un'azienda) di realizzare video che abbiano successo sulla piattaforma. Della serie: vogliamo che tutti abbiano successo sulla piattaforma ma no qualità, no party ;).
Quello che sembra a me è che come al solito si crei dell'allarmismo, quella paura che i media sia tradizionali che i "nuovi" digitali(!) son così abili ad infondere grazie a titoli del tipo *"YouTube uccide il contenuto generato dagli utenti".
*
Io spero non sarà così anche perché mi auguro che ci sia la consapevolezza, da parte di Google, del fatto che il contenuto degli utenti è un (se non l') ingrediente fondamentale del successo del sito e la sua mancanza ne decreterebbe il declino in maniera immediata.Mi piacerebbe che in un futuro, una strada che YouTube potrebbe prendere per tentare di ridimensionare questi timori, fosse la creazione di più classifiche e quindi più modi di ricercare i contenuti sulla piattaforma, garantendo un luogo per la visibilità dei contenuti dei canali non partner. Intendo dire che attualmente i filtri e le classifiche esistenti sono assolutamente carenti in questo senso. Basta guardare questa vecchia configurazione del sito e confrontarla con la nuova:
Sembra che adesso abbiano deciso di limitare le possibilità di navigazione quasi a dire: *la direzione te la diamo noi...
*Ed ovviamente gli interessi pubblicitari hanno sicuramente una parte in questo processo.
D'altra parte c'è da dire che invece sempre più persone si avvicinano a YouTube proprio per la possibilità di monetizzare i propri video, quindi: boh . Son curiosa di conoscere il tuo pensiero in merito. Questa "apertura ai professionisti e agli inserzionisti" secondo te allontanerà gli utenti amatoriali?@Auro said:
Gli attori in campo si influenzano reciprocamente: YouTube, Google, gli utenti, i broadcaster
Questo mi fa pensare molto. Credi che gli utenti su YouTube avranno più influenza rispetto a quanta ne avessero sulla TV tradizionale?
Fino ad ora ciò che la televisione "doveva" trasmettere era deciso da studi di mercato, analisi dell'audience e strumenti non raffinati come quelli che il web ci mette a disposizione. Inoltre erano preponderanti le interferenze politiche e ideologiche varie, per non parlare degli interessi commerciali...
Adesso YouTube vede come si comporta l'utente, quali sono i suoi gusti e produce contenuti in base a questo (Original Channels).
Può piazzare tutta la pubblicità che vuole e targetizzarla con precisione, quindi non gli interessa (o non dovrebbe ritenerlo necessario) pilotare anche il "palinsesto" in questo modo.Mi chiedo allora: c'è speranza, secondo te, che questa svolta porti all'investimento su canali sempre più di qualità (premiati dal gusto del pubblico) e quindi riporti in voga quello che ormai manca alla TV "spazzatura" nostrana: l'inchiesta, l'approfondimento scientifico, l'autorevolezza e tanto altro. Ovvio, reality e show di bassa qualità avranno sempre un loro pubblico ma, supponendo che nella televisione tradizionale questi contenuti fossero eccessivamente "spinti" a discapito dei contenuti di maggiore spessore intellettuale, c'è una possibilità di vedere le cose cambiare (anche solo leggermente) o la mia è utopia?
Lo chiedo a te, io non ho un'idea chiara in merito. Mi viene in mente ora e sono proprio curiosa di sapere, anche in base a quello che sono già oggi gli Original Channels in America, cosa si sta facendo e quindi se intravedi questa possibilità :).
Preciso che sono gravemente affetta da esasperato ottimismo quindi, se lo ritieni opportuno, sentiti pur libero di smontarmi :).@Auro said:
Un saluto a te e tutto il Forum e ringrazio chi ha avuto la pazienza di arrivare alla fine di questo post. Quoto in pieno e lo applico anche al mio post!
Arrivare alla fine del tuo intervento è stato un viaggio per nulla spiacevole, non vedo l'ora di leggere il prossimo .Ciao,
A.
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Ti rispondo partendo dalla fine e dicendoti che non ho intenzione di smontare il tuo entusiasmo! Anzi in questi casi è proprio dall’ottimismo che si parte per trovare nuove soluzioni
In realtà YouTube ha fatto la fortuna di molti utenti amatoriali e vlogger improvvisati che dalla loro cameretta, con la loro webcam, sono arrivati a totalizzare views da record, impensabili persino per certi programmi tv (ricordiamo le prime esperienze di Lonelygirl15 e Paperlilies o i più recenti casi di Clio, Willwoosh e il celebre Ray William Johnson: oltre 6 milioni di iscritti al suo canale e un numero totale di views che supera i 2 miliardi..!)
Anche tra i protagonisti degli Original ci sono alcuni YouTuber che hanno raggiunto un livello di abilità e professionalità tali da metterli in competizione con i grossi broadcaster di Hollywood (o in collaborazione, come nel caso dei **Maker Studios, **che hanno ottenuto un finanziamento di 40 milioni di dollari dalla Time Warner siglato una partnership con la Tribeca Enterprises, la casa di produzione cinematografica di Robert de Niro).
Tuttavia ci sono utenti che non hanno nessuna intenzione di diventare famosi o di guadagnare con YouTube, e che vogliono semplicemente continuare a caricare i propri video sgangherati, sgranati o sfocati, giusto per condividere un pezzo della propria vita con il resto del mondo. Il paradosso (se così lo vogliamo chiamare) che a mio avviso si crea in questo senso è costituito dal fatto che la direzione di YouTube di affiancarsi sempre più ad un medium come la televisione – per attirare quanti più utenti possibili – rischia di inimicarsi quella grossa fetta di persone che proprio dalla televisione erano fuggite trovando nel Tubo una valida alternativa e contribuendo progressivamente a conferire alla piattaforma un potere ed un ruolo tale da permetterle di potersi re-invetare televisione: mi sembra un controsenso
Il fatto che da più parti si alimenti un allarmismo fine a se stesso è vero (la prima volta che ho letto del nuovo progetto YouTube Television è stato sul numero di maggio di Wired che titolava: Sarà YouTube a dare il colpo di grazia alla televisione? Piccolo schermo addio? ) ma è anche vero che l’umore della community non è da prendere sotto gamba, soprattutto in un periodo come questo, caratterizzato da una repentina evoluzione di mezzi e strumenti, di usi, di abitudini e di “mode”: abbiamo visto MySpace crollare dopo nemmeno nemmeno un biennio dalla nascita di Facebook, allo stesso modo non ci vorrebbe molto perché gli utenti insoddisfatti dalla “nuova piega del Tubo” scegliessero opzioni alternative che peraltro esistono già (ne cito giusto tre a caso: Vimeo, Blip e Dailymotion).
La questione non è per niente facile da comprendere (figuriamoci da spiegare!! eheheh questo lo dico giusto per mettere le mani avanti nel caso non fossi stato chiaro o utile fino a qui )
Gli utenti in Rete hanno il potere di eleggere o condannare le proposte offerte loro attraverso la condivisione delle opinioni, la partecipazione attiva e la collaborazione e sensibilizzazione sui social network e i new media, e qui c’è secondo me un altro nodo su cui sarebbe bene soffermarsi: con gli Original Channels (e con l’Internet TV in generale) abbiamo la possibilità di personalizzare al massimo il nostro palinsesto definendo in maniera totalmente autonoma e individuale i tempi, i modi e i luoghi di fruizione dei contenuti che ci più ci attraggono; tuttavia la nostra esperienza giornaliera sui SNS ci fa comprendere quanto sia grande il bisogno di condividere e di interagire in tempo reale con la nostra rete di contatti su programmi ed eventi particolarmente significativi e/o attesi, e questo comporta però che tutti guardino lo stesso programma nello stesso momento, per potere partecipare alla discussione (gli esempi più recenti che mi vengono in mente sono Il Più Grande Spettacolo Dopo Il Big Bang, Vieni Via Con Me, Ballarò, Annozero e Servizio Pubblico; ma anche il Festival di Sanremo o le Coppe e il campionato per intenderci). Come conciliare la possibilità di personalizzare il proprio palinsesto seguendo propri interessi e preferenze individuali con la frequente esigenza/desiderio di partecipare simultaneamente ad una discussione riguardo un dato contenuto? Personalizzazione o condivisione?
La riflessione su questo aspetto potrebbe portare ad una risposta alle domande che poni nel tuo post:
Mi chiedo allora: c'è speranza, secondo te, che questa svolta porti all'investimento su canali sempre più di qualità (premiati dal gusto del pubblico) e quindi riporti in voga quello che ormai manca alla TV "spazzatura" nostrana: l'inchiesta, l'approfondimento scientifico, l'autorevolezza e tanto altro. Ovvio, reality e show di bassa qualità avranno sempre un loro pubblico ma, supponendo che nella televisione tradizionale questi contenuti fossero eccessivamente "spinti" a discapito dei contenuti di maggiore spessore intellettuale, c'è una possibilità di vedere le cose cambiare (anche solo leggermente) o la mia è utopia?
Alle quali onestamente non mi sento in grado di risponderti se non con una provocazione verso il nostro sistema radiotelevisivo (mi rivolgo al nostro servizio pubblico non come critica ma come un umile incentivo all’innovazione, dal momento che proprio RAI è riuscita nell'arco 2006-2011 a porsi in primo piano nell’offerta multichannel di contenuti audiovisivi e nelle sperimentazioni di Social TV):
Attualmente nel nostro Paese è previsto il pagamento obbligatorio del canone televisivo, ovvero l’imposta sulla detenzione di apparecchi per la ricezione radiotelevisiva. Mi chiedo come potrebbe mai essere giustificato il pagamento di questa tassa sul possesso della TV tra cinque o dieci anni, quando il consumo di contenuti audiovisivi potrebbe potenzialmente avvenire su tablet, laptop, smartphone o chissà cos’altro? :bho:
E se usassimo le nostre smart tv per guardare esclusivamente per il VOD, lo streaming e i contenuti audiovisivi su internet, avrebbe ancora senso parlare di una tassa per garantire l’offerta di un servizio pubblico radiotelevisivo che non si è saputo rinnovare negli anni?
Nessuno se la prenda e, anzi, spero di essere contraddetto!
Io però proprio ieri ho tolto la tv dalla scrivania: creava solo polvere e ingombro!
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Wow! Sai che non conoscevo Paperlilies! Cercando notizie su di lei mi sono imbattuta in questa pagina eccezionale! C'è anche la storia di Lonelygirl15 ed immagino anche quella di altri celebri e storici youtuber! Fortissima questa enciclopedia che raccoglie gli "youtube drama"!!
Ok, dopo questa parentesi, riprendiamo l'affiatato discorso. Ecco come avrei iniziato se non mi fossi fatta prendere dall'entusiasmo da scoperta appena fatta:Ciao Auro,
la mia TV è ancora lì ma ha la spina perennemente staccata. Sogno di avere un proiettore in camera, collegato ad internet: è troppo?Ti ringrazio per avermi indicato l'articolo di Wired: veramente prezioso, ho trovato tantissime notizie sulla storia di YouTube che mi erano sconosciute.
E poi mi piace la distinzione tra "canali larghi" e "canali stretti", penso mi servirà ;).
Hihihi, addirittura qui ritrovo qualcosa di simile a quello che ho scritto anche io:Nel corso degli ultimi sessant?anni sono stati i dirigenti televisivi a decidere che cosa avremmo visto nel salotto di casa. A Kyncl piacerebbe riuscire a modificare questo andazzo. E per questo YouTube, la patria dei video sgranati girati con il cellulare e dei cani che vanno in skateboard, sta prendendo una piega professionale.
Interessante anche il confronto che viene fatto tra YouTube e la TV:
In televisione, il tempo di messa in onda è una risorsa limitata, la programmazione di qualità lo è ancora di più, ed è anche costosa. Gli sceneggiatori impiegano mesi o anni a sviluppare un?idea che poi cercano di piazzare ai dirigenti dei network o delle televisioni via cavo, e questi prendono decisioni almeno in parte ?di pancia?. La stragrande maggioranza delle idee nuove non viene realizzata. Su YouTube il tempo dell?andata in onda è infinito, i contenuti non costano praticamente nulla in termini di produzione e quel che conta è la quantità, non la qualità.
Infine riprendo il discorso "YouTube si trasforma in una TV" con questa frase, trovata sempre nell'articolo di Wired:
È possibile che YouTube stia commettendo lo stesso errore, e che stia offrendo al suo pubblico, amante dei contenuti dilettanteschi, delle nicchie più grandi e più professionali. E non desiderate, in questo momento.
Che va a braccetto con la tua considerazione:
@Auro said:
la direzione di YouTube di affiancarsi sempre più ad un medium come la televisione ? per attirare quanti più utenti possibili ? rischia di inimicarsi quella grossa fetta di persone che proprio dalla televisione erano fuggite trovando nel Tubo una valida alternativa e contribuendo progressivamente a conferire alla piattaforma un potere ed un ruolo tale da permetterle di potersi re-invetare televisione: mi sembra un controsensoAllora, dal mio punto di vista (sempre troppo ottimistico):
- YouTube non può diventare semplicemente "la nuova TV" perché è strutturalmente diverso (vedi, ad esempio, confronto TV e YouTube di Wired): quindi il mio augurio è che, in questa trasformazione, riesca ad integrare in maniera armonica - come la TV non ha possibilità di fare - sia contenuti professionali che amatoriali.
- Se molto spesso parliamo di YouTube come una nuova TV (anch'io l'ho fatto) è perché facciamo una comoda semplificazione: in realtà stiamo dicendo che YouTube potrà sostituire la TV. Da solo? No, credo anche che ci saranno altre realtà che vorranno entrare nel business YouTube, come avviene in America con Hulu e simili.
Per farmi un'idea più completa, mi piacerebbe leggere presto anche uno studio meno focalizzato su YouTube e più invece sul panorama generale delle online tv. Mi aiuterebbe a contestualizzare meglio il fenomeno YouTube. Hai mica qualche consiglio in proposito?
Perché la domanda su questo punto è: io, video amatore, sceglierò un'altra piattaforma perché ormai YouTube non ha più posto per me oppure continuerò a pubblicare i miei video su YouTube perché sono tentato dalla visibilità che può darmi? Ammesso che un video amatore possa sentirsi visibile su YouTube. La questione è molto molto spinosa. Mi piacerebbe studiare le "forme di resistenza" che sicuramente già esistono nei confronti di questo fenomeno.E adesso passiamo alle confessioni. Ammetto di essere influenzata (non poco) nelle mie considerazioni su YouTube, dalle teorie che ho trovato in due lavori: uno è il saggio "YouTube" di Burgess Jean e Green Joshua, l'altro è l'indagine antropologica condotta su YouTube da Michael Wesch.
Secondo i due sociologi:
YouTube rappresenta non tanto lo scontro, quanto la difficile evoluzione e convivenza di vecchie e nuove industrie dei media, di vecchi modelli e nuove pratiche (YouTube, Burgess Jean, Green Joshua, p.13).
Quindi i due sociologi vedono in YouTube la possibilità di costruire una cultura video in maniera partecipativa, in cui i consumatori dei contenuti possono anche esserne produttori, in cui l'audience ha il ruolo più "attivo" e "determinante" che si sia mai avuto nella storia dei media. Qualcosa di profondamente diverso dalla TV e che ne determinerà, più che la morte, il superamento. Ovviamente non si escludono dall'analisi anche gli effetti deterioranti o di controllo che tale media possono esercitare, ma quello che prevale è uno spirito positivo ed una fiducia nella produzione umana.
Insomma... mi piace vedere YouTube con gli occhi da bambina innamorata delle favole: ed oggi questa favola è la possibilità di "agire" all'interno del media YouTube attraverso la creazione, l'appropriazione, il remix, la condivisione e la discussione. Tutte cose che possiamo fare oggi, subito, che sono già realtà.
Michael Welsch invece è un vero e proprio visionario del videosharing: secondo lo studioso, la possibilità di diffondere i propri filmati attraverso questo nuovo media, genera un nuovo tipo di società e di consapevolezza. Qui ne avevo accennato, iniziando una discussione sul forum.
Tornando coi piedi per terra (lasciamo la testa permanere in aria e i pensieri volteggiare nell'utopia), ci sono alcune notizie recenti che aprono nuovi scenari sulla questione YouTube Television...
Scopro che:- YouTube ha accordi con Disney e Endemol NV (e chissà con quanta altra "gente"...). Fonte
- YouTube vuole avere delle azioni di VEVO? Fonte
- Nuove conquiste: YouTube su Freesat, TV Satellitare in UK. Fonte
Inoltre, riprendo questa tua domanda:
@Auro said:
Mi chiedo come potrebbe mai essere giustificato il pagamento di questa tassa sul possesso della TV tra cinque o dieci anni, quando il consumo di contenuti audiovisivi potrebbe potenzialmente avvenire su tablet, laptop, smartphone o chissà cos?altro?
Secondo me "cinque o dieci anni" sono anche troppi e sicuramente il sistema televisivo tradizionale vedrà dei radicali cambiamenti. Per il canone non so. Troveranno nuove forme anche se ingiustificate; è possibile?
In relazione proprio a questa tua domanda, cosa ne pensi del fatto che sia stata annunciata una nuova modalità di monetizzazione dei canali, non più basata esclusivamente sulla pubblicità ma che prevede anche il pagamento di un abbonamento da parte degli utenti?
...in sintesi sarebbe: cosa ne pensi di YouTube a pagamento? Qui nel forum abbiamo aperto una discussione per parlarne ma credo sia qualcosa che interessi anche questa discussione in quanto questa decisione è un chiaro manifesto della volontà di YouTube di diventare un network con programmazioni regolari e di qualità.Un ulteriore passo verso la televisionizzazione!
Mentre mi segno in maniera indelebile quest'altra tua considerazione che è già, e sempre di più lo sarà, preziosissimo materiale su cui riflettere per i nuovi sociologi dei media:
@Auro said:
Come conciliare la possibilità di personalizzare il proprio palinsesto seguendo propri interessi e preferenze individuali con la frequente esigenza/desiderio di partecipare simultaneamente ad una discussione riguardo un dato contenuto? Personalizzazione o condivisione?
La riflessione su questo punto meriterebbe una discussione a parte... una lunga, lunghissima e prolifera discussione . Della serie: dopo il tentativo di ricostruire i legami sociali attraverso le community virtuali, ecco una nuova "alienazione da community": wow!
E con un wow avevo cominciato e con un wow finisco, un pò scontato ma un wow veramente sentito!!Ciao,
A.
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Ciao Auro,
visto che considero questa discussione un pò come una lavagna dove tracciare insieme un bello schema delle evoluzioni di YouTube che completano con news di attualità, la presentazione indicata nel primo post... aggiungo, stile post-it, questa considerazione di LaStampa di oggi che mi sembra attinente con l'argomento e può tornarci utile a fini "accademici":
La multinazionale coltiva insomma i suoi talenti, che possono anche rivelarsi appetitose galline dalle uova d’oro dal punto di vista commerciale e al contempo prosegue nell’opera di consolidamento di YouTube come piattaforma per la trasmissione di contenuti professionali, creati ad hoc da specialisti dell’intrattenimento. “Fino a qualche tempo fa – ha raccontato il direttore per le content partnership Patrick Walker nel corso del media day tenutosi un paio di giorni fa – nelle riunioni ci chiedevamo come convincere i broadcaster a lavorare con noi. Ma credo che ormai siamo al di là di quello stadio”.
Una delle collaborazioni più prestigiose è quella con Disney, ma sono moltissime ormai le emittenti, o gli studi di animazione che non vedono più il sito come un potenziale concorrente, ma come un’ulteriore possibilità per divulgare i propri contenuti. Qualcosa che, con il diffondersi capillare nei prossimi anni delle Smart Tv tenderà probabimente sempre più ad assomigliare a una necessità, più che a una scelta. [Fonte.](http://La multinazionale coltiva insomma i suoi talenti, che possono anche rivelarsi appetitose galline dalle uova d’oro dal punto di vista commerciale e al contempo prosegue nell’opera di consolidamento di YouTube come piattaforma per la trasmissione di contenuti professionali, creati ad hoc da specialisti dell’intrattenimento. “Fino a qualche tempo fa – ha raccontato il direttore per le content partnership Patrick Walker nel corso del media day tenutosi un paio di giorni fa – nelle riunioni ci chiedevamo come convincere i broadcaster a lavorare con noi. Ma credo che ormai siamo al di là di quello stadio”. Una delle collaborazioni più prestigiose è quella con Disney , ma sono moltissime ormai le emittenti, o gli studi di animazione che non vedono più il sito come un potenziale concorrente, ma come un’ulteriore possibilità per divulgare i propri contenuti. Qualcosa che, con il diffondersi capillare nei prossimi anni delle Smart Tv tenderà probabimente sempre più ad assomigliare a una necessità, più che a una scelta.)
Ciao,
Anna
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la lista dei canali originali di YouTube divisi per categoria.
Ciao,
A.
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Articolo su alcune tv locali che cercano partnership su YouTube: a riprova che non si tratta di una rottura ma di un'evoluzione che vede il superamento del classico modello televisivo a favore di un network ibrido dove convivono sia produzioni tradizionali dei media mainstreaming, sia produzioni esclusivamente digitali.
Ciao,
A.