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@hub said:
... stai pur tranquillo che la Polizia postale è in grado di ricostruire tutto e rintracciare l'utente...
Se non io come amministratore del blog riesco a rintracciare l'utente, perchè non possiedo più nessun dato su di lui (nome, e-mail o indirizzo IP) non lo potrá fare neanche la Polizia Postale, che non è root sul mio server.
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@Arbok said:
Se ho reso anonimo tutto, IP compreso, come fa la Polizia Postale a risalire?
@kruk said:
Se non io come amministratore del blog riesco a rintracciare l'utente, perchè non possiedo più nessun dato su di lui (nome, e-mail o indirizzo IP) non lo potrá fare neanche la Polizia Postale, che non è root sul mio server.
Ditemi che state scherzando
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Per i moduli di contatto e di commento, cosa mettete nel checkbox "Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web." oppure è valido sempre "Autorizzo al trattamento dei miei dati personali ai sensi della legge 196/2003."?
Poi la storia della richiesta dei dati da cancellare è per i Commenti, giusto? Obbligatorio un modulo di richiesta di rimozione automatica oppure non serve perchè possono contattarmi per richiedere senza sfruttare un vero e proprio automatismo?
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@hub. No, non sto scherzando. Sei tu che dovresti spiegarmi, come fa la Polizia Postale a rintracciare un'utente, se non ha accesso alle informazioni loggate sul mio server.
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@Harry84: preferisco scrivere "Autorizzo al trattamento dei miei dati personali ai sensi delle leggi vigenti", dato che le leggi continuano a cambiare ed essere aggiornate, ed io non ho voglia di continuare ad aggiornare la pagina sulla privacy di dozzine di clienti... e manco i clienti sono felici di sborsare soldi per aggiornamenti inutili ad ogni scoreggia di qualche legislatore.
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@kruk: senza mettere in dubbio le tue conoscenze, hai conferma che "Autorizzo al trattamento dei miei dati personali ai sensi delle leggi vigenti." sia una dicitura valida in questo caso a livello legale?
Sai se quindi "Autorizzo al trattamento dei miei dati personali ai sensi della legge 196/2003." è ormai comunque fuoriluogo, ovvero non basta?
Sulla stria dei Cookie, se non si accetta, si deve mandare il visitatore dal sito? Non va bene l'accettazione per scorriento?
Grazie. Vorrei avere chiara questa situazione nel giro di poco tempo, per muovermi di conseguenza ed evitare di fare doppio e triplo lavoro dovendo mettere o togliere una virgola per ogni sito più volte.
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Per la precisione, il mio avvocato mi ha riferito, che non c'è alcun bisogno di appore quella frase, basta rispettare le leggi: "le leggi vanno rispettate, non citate".
Per quanto riguarda i cookie, taglio la testa al toro: faccio a meno di inserire Analytics e widget vari. jQuery me lo copio sul mio sito (ove non vengono settati cookie). E di quel fastidioso popup che "informa" sull'uso dei cookie, ne faccio a meno. L'informativa sui cookie è una di quelle stupidaggini, che nel 99% viene implementata in modo errato: secondo la legge bisogna infatti ottenere il consenso per settare i cookie **prima **di settarli - cosa che ho visto su pochissimi siti.
Se un visitatore non accetta i cookie, non li puoi settare. Devi permettergli di visitare il tuo sito senza cookie. È sottinteso, che i cookie li setti solo dopo che il visitatore ha accettato. Quindi puoi fare l'include di Analytics, di Google-Maps, delle stelline di Trust-Pilot, del bottone facebook "I-like-it" e di vari altri widget solo in un secondo momento. Non devi mandar via nessuno. Ovviamente il visitatore che non accetta i cookie, non appare nelle statistische di Analytics...
Un'accettazione implicita per scrolling o simile non è valida nel nuovo GDPR.
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Ciao a tutti, ho un sito di assistenza informatica.non ha cookie, però ovviamente c'è pubblicata la mail e il cellulare. Allora ..io vorrei preparare una bella pagina privacy in modo che l'utente sappia tutto su come gestiamo queste informazioni, però il problema sorge se un cliente arriva non dal sito (biglietto da visita o passaparola).
Volevo abilitare qualche funzione dello smartphone che avvisi l'utente di leggere la privacy sul sito se lo desidera e che se continua la chiamata le accetta e se non le acceta di riagganciare.
Il problema è questo: se lui accetta, io come tengo traccia di questa sua accettazione? registrando le chiamate? Li poi si aprirebbe una voragine per la privacy:?
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Premetto: IANAL (i am not a lawyer)...
Nella pagina web, dove pubblichi il tuo indirizzo, basta avere un link (ben visibile) alla pagina sulla privacy, dove indichi in che modo tratti i dati dei clienti e che uso ne fai - nient'altro.
Non mettere stronzate tipo "non sono responsabile per i contenuti dei siti linkati" o simile. E visto che di cookie non ne hai, basta veramente poco. Importante, che specifichi chi è il responsabile del trattamento dei dati.Se sul tuo sito metti un form per contattarti, devi mettere la dicitura tipo "con l'invio di questo modulo acconsento al trattamento dei dati" (con link alla pagina sulla privacy PRIMA del bottone INVIA. Non serve mettere una checkbox.
Se il contatto poi avviene tramite telefono o e-mail, basta indicare nella risposta (se questa avviene tramite e-mail), che ti riferisci alla richiesta telefonica del tipo: "come da richiesta telefonica del giorno 21.5.2018, le consiglio bla bla bla". E con il riferimenrto alla telefonata iniziata dal cliente, sei a posto. È infatti il cliente ad aver iniziato il rapporto con te, e quindi implicitamente acconsente al trattamento dei dati per i scopi necessari. È importante in questo contesto, che utilizzi i suoi dati solo ai fini del lavoro richiesto. Se invece vuoi inserire il suo indirizzo in una mailing-list o darlo a terzi, hai bisogno di un'autorizzazione espliita.
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@kruk Grazie! Se volessi scrivere un avviso personalizzato a questo nuovo regolamento, e non una frase generica, cosa mi consiglieresti di scrivere?
Mi potresti linkare una Privacy Police base per un semplice sito con modulo contatti, commenti e qualche widgets?
Sono fortemente indeciso sul da farsi, per evitare di dover ritoccare tutto di nuovo.
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Non chiedetemi troppo, per favore. Ogni sito va analizzato con cura, per vedere, di quali informazioni ha bisogno.
Cercate di ridurre al minimo il testo nella pagina sulla privacy osservando quanto segue:- non includere widget non necessari
- includere analytics solo in modo anonimizzato
- non serve mettere istruzioni su come cancellare i cookies nei vari browser (ha poco senso, visto che i browser si aggiornano spesso)
- nei form non mettere campi per raccogliere dati non necessari (a.e. religione o hobbies). Io ho persino iniziato a togliere il campo per il fax - tanto serve poco.
- non mettere frasi che non vi assumete reponsabilità per siti terzi - è ovvio che non ne siete responsabili
- mettete ben in chiaro il vostro nome, indirizzo, partita iva e modi di contattarvi per qualsiasi richesta inerente il trattamento dei dati personali.
Il "nuovo" GDPR non è nient'altro che la vecchia legge sulla privacy, riformulata e uniformata a livello europeo per fare un po d'ordine nel chaos. Inoltre questa legge si applica anche a enti extra-CE dal momento che questi trattano dati di cittadini della CE. Sono quindi Google, facebook, Amazon e consorti, che devono adeguare il loro modo di raccimolare e trattare i dati su di noi - pena delle multe salatissime (il 4% del loro fatturato a livello mondiale!). Era questa l'intenzione primaria. Per noi piccole aziende, che non abbiamo mai fatto grandi raccolte di dati personali e mandato newsletter a vanvera, c'è poco da adeguarsi. Chi era in regola con la vecchia legge sulla privacy, al 99% lo è tuttora.
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@kruk said:
Per noi piccole aziende, che non abbiamo mai fatto grandi raccolte di dati personali e mandato newsletter a vanvera, c'è poco da adeguarsi. Chi era in regola con la vecchia legge sulla privacy, al 99% lo è tuttora.
Ciao,
premesso che di legalese capisco molto poco, cercando di comprendere quali azioni "concrete" dovesse fare un microscopico imprenditore che, come dici giustamente, non passa il suo tempo a collezionare e distribuire in giro i dati dei suoi clienti o dei visitatori del suo Sito Web, mi è sembrato di capire che il GDPR preveda tutta una serie di documenti procedurali da creare, custodire, aggiornare ed esibire in caso di controllo.Ho capito male?
Grazie mille!
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Ciao** altraSoluzione!**
No, non mi risulta che bisogna produrre alcun documento.
Quel che devi fare, é di trattare con cura i dati che ottieni dai tuoi clienti. Non collezionarne oltre a quello che serve per il rapporto d'affari che hai con i tuoi clienti (ovviamente devi conservare indirizzo, p.iva ecc. dei tuoi clienti per 10 anni, se non sbaglio). Se tratti solo dati necessari per il rapporto d'affari, non c'è bisogno di alcuna autorizzazione - infatti devi trattare sti dati per legge.
Devi salvare i dati su un qualche supporto non accessibile a terzi (non necessariamente crittografato) ed avere cura che il pc con il quale tratti i dati abbia almeno un antivirus aggiornato... le cose minime insomma per non metterti nei guai.Cercate di evitare di mettere i dati su una cloud. È comunque vietato metterli su una cloud extra-CE. Microsoft Cloud Service, Azure Core Services e Office 365 a detta di Microsoft sono safe-harbour, ma non mi risulta del tutto vero, non ne starei tranquillo.
Per gli ospedali e uffici pubblici, che trattano dati sensibili invece, la cura dei dati dev'essere molto più approfondita, con firewall, crittografia, gerarchia di permessi, log degli accessi eccetera.
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In questo periodo di confusione ogni consiglio è assolutamente benvenuto!
Negli ultimi anni ho dovuto perdere più tempo a cercare di capire le leggi e tradurle in soluzioni tecniche che a fare il mio vero mestiere.
Grazie!
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@kruk said:
Premetto: IANAL (i am not a lawyer)...
Nella pagina web, dove pubblichi il tuo indirizzo, basta avere un link (ben visibile) alla pagina sulla privacy, dove indichi in che modo tratti i dati dei clienti e che uso ne fai - nient'altro.
Non mettere stronzate tipo "non sono responsabile per i contenuti dei siti linkati" o simile. E visto che di cookie non ne hai, basta veramente poco. Importante, che specifichi chi è il responsabile del trattamento dei dati.Se sul tuo sito metti un form per contattarti, devi mettere la dicitura tipo "con l'invio di questo modulo acconsento al trattamento dei dati" (con link alla pagina sulla privacy PRIMA del bottone INVIA. Non serve mettere una checkbox.
Se il contatto poi avviene tramite telefono o e-mail, basta indicare nella risposta (se questa avviene tramite e-mail), che ti riferisci alla richiesta telefonica del tipo: "come da richiesta telefonica del giorno 21.5.2018, le consiglio bla bla bla". E con il riferimenrto alla telefonata iniziata dal cliente, sei a posto. È infatti il cliente ad aver iniziato il rapporto con te, e quindi implicitamente acconsente al trattamento dei dati per i scopi necessari. È importante in questo contesto, che utilizzi i suoi dati solo ai fini del lavoro richiesto. Se invece vuoi inserire il suo indirizzo in una mailing-list o darlo a terzi, hai bisogno di un'autorizzazione espliita.
Grazie
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@altraSoluzione: mi sono documentato meglio:
- per imprese con meno di 10 addetti, la nuova legge sulla privacy non chiede l'indicazione di un responsabile per il trattamento dei dati (visto, che questo coincide di solito con il titolare dell'azienda)
- per imprese con più di 250 dipendenti serve redarre un documento che stabilisce e regola il trattamento interno dei dati
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@kruk said:
@altraSoluzione: mi sono documentato meglio:
- per imprese con meno di 10 addetti, la nuova legge sulla privacy non chiede l'indicazione di un responsabile per il trattamento dei dati (visto, che questo coincide di solito con il titolare dell'azienda)
- per imprese con più di 250 dipendenti serve redarre un documento che stabilisce e regola il trattamento interno dei dati
Anzitutto ti ringrazio per l'interessamento.
Si, ho letto anche io che le piccole imprese hanno qualche obbligo di meno ma temo che ne rimangano tanti altri che ancora non ho compreso a fondo.Inoltre, tanto per "giocare", mi viene in mente un dubbio molto "pratico":
- un utente s'iscrive a una newsletter, comunicando il proprio indirizzo email e acconsentendo al trattamento del dato
- il titolare del trattamento conserva l'indirizzo email e la prova del consenso a esso legata
- dopo qualche tempo l'utente decide di non ricevere più la newsletter e si cancella tramite l'apposito mezzo tecnico messo a disposizione
- a questo punto il titolare, per legge, oltre a non inviare più le newsletter (ovviamente), deve cancellare tutti i dati personali dell'utente, cioè l'email
Ma... se un domani quell'utente cita in giudizio il titolare dicendo che in passato, prima della cancellazione, gli ha inviato le newsletter senza consenso, come fa il titolare a dimostrare che aveva il consenso se ha dovuto cancellare i dati dell'utente, cioè l'email, unico dato comunicato e unica "chiave" di associazione col consenso?
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Ciao e grazie per la tua risposta.
@criceto said:
sarebbe opportuno rivolgere istanza al Garante per avere lumi in merito
Giusto. Ma a me, da profano, sembra ridicolo che si sia costretti a chiedere "lumi" sull'interpretazione di una legge quando sarebbe stato sufficiente scrivere una legge non soggetta a interpretazioni.
@criceto said:
Il "consenso" non é da considerare "dato" soggetto alla norma e secondo me va conservato insieme alla revoca per dare data certa appunto al consenso e alla revoca.
Opinione personale si intende ... anche se frutto di una noiosissima lettura di tutta la norma ...Motivazione dell'opinione: dato che consenso e revoca sono scartoffie da rendere a norma di legge su di esse chi le ha prodotte perde i diritti.
Solo per amore di conversazione (perché sono del tutto ignorante in materia legale e tale rimarrò :)), nel caso da me ipotizzato la richiesta di cancellazione, ovviamente, non riguarderebbe il consenso ma il "dato", cioè l'indirizzo email che, però, è l'unica chiave univoca per il collegamento con il consenso.
Cioè, io ho un indirizzo email collegato univocamente alla "prova" del consenso, qualsiasi essa sia:
email <-> consensoSe mi viene imposto di cancellare l'email avrò un consenso senza corrispondenza:
??? <-> consenso
A meno che, in questo caso, non valga il principio che vale per gli altri dati per i quali il consenso non può essere revocato come, per esempio, quelli per la fatturazione.
Mi sbaglio?
Grazie!
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Ottima domanda. cerchiamo di risolvere il nodo:
Io memorizzo un una tabella del database i vari dati del cliente, tra cui nome, indirizzo e-mail, data della registrazione e indirizzo ip dal quale si è registrato. Nel campo dell'indirizzo ip metto la parola "manuale" nel caso il cliente ha richiesto l'iscrizione tramite e-mail o telefono... Così posso in qualsiasi momento risalire a quando è stata data l'autorizzazione per l'invio della newsletter.
Se il cliente chiede di essere rimosso dalla mailinglist, setto un flag nel database, ma non cancello i suoi dati. Potrei aggiungere anche ip e data della disiscrizione. Da quel momento semplicemente non gli invio pù e-mail (la richiesta era solo di disdetta newsletter non di cancellazione dati). Questi dati li mantengo per 10 anni...
Se il cliente invece mi chiede di cancellare i suoi dati, li cancello e basta. A meno che non abbia altri rapporti di lavoro con lui, per i quali sono obbligato a conservare i dati per 10 anni... Non penso che il titolare dei dati possa farti causa oltre un tempo ragionevole (un anno?) dal ricevimento dell'ultima newsletter (per i tempi di prescrizione dovresti chiedere un'avvocato).
Se tengo un backup dei dati (uno giornaliero, settimanale, mensile ed uno annuo), sarei obbligato a cancellare i dati anche dal backup. Ma siccome i backup vengono sovrascritti dopo al massimo un anno, questi dati andranno automaticamente persi. Dai backup sarà possibile risalire al momento di iscrizione/disiscrizione del cliente fino a un anno dopo la cancellazione. Se il cliente quindi fa causa entro un'anno, posso recuperare le prove della (dis)iscrizione.
In caso di controlli devi far vedere come funziona il tuo software, e come i dati vengono cancellati.