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- E tu come previeni (o gestisci) il "blocco dello scrittore"?
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Ciao partidibambola,
io personalmente leggo altri blog, magazine, giornali etc... per trovare lo spunto.Spesso abbiamo la risposta ai nostri problemi sotto gli occhi
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Ciao Partidibambola,
Hai toccato uno degli argomenti più difficili
Io cerco di risolvere il problema evitando gli schemi: con Pomodoro Technique gestisco la massa, il lavoro duro, ma quando le idee mancano devo lasciare libera la mente.
Come dice Michele, il blocco si può superare cambiando prospettiva: sfogliando una rivista, leggendo un libro, guardando un film o una trasmissione che ti piace. Anche io uso questi trucchi (personalmente amo le riviste di architettura), ma trovo grandi vantaggi nel fare una passeggiata.
Quando la situazione diventa difficile devo mollare tutto e andare via. Da solo. Ma tu non puoi farlo, giusto? Allora concediti delle pause. Un caffè, una sigaretta, una passeggiata intorno all'ufficio...
Ancora un consiglio: le mappe concettuali. Dividere un argomento in tanti nodi aiuta!
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Dunque, io ho sempre avuto la malsana abitudine di tenere accesa la TV mentre lavoro, ma dopo un po' ho notato che più che ispirarmi, mi deprimeva. Non nego che la tengo ancora accesa a volte, ma spesso cerco di rilassarmi ascoltando musica mentre lavoro su stereomood.com. Evito canzoni con le parole perché tendo a cantarle e l'effetto rilassante svanirebbe.
Nei momenti critici, tento anche di leggere o qualche blog, come dice Michele, ma mi fa fumare il cervello. Quando sono in crisi nel cervello mi si accavallano parole e pensieri e aggiungerne altre mi fa solo peggio... quindi il più delle volte... inizio a disegnare e a colorare.Ebbene sì, mi sono comprato un album da colorare (quello per bambini! :)), matite e pennarelli compresi. Mi rilassa tantissimo. Altrimenti... passeggiate e yoga. Però mi sto attrezzando per fare dell'aerobica in quei momenti di pausa... la mia paura è che questo lavoro da freelance mi faccia diventare più sedentario di quello che sono sempre stato!
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Grazie a tutti
devo dire che per il caso specifico la cosa che mi ha aiutato di più è stata la mappa concettuale. E poi.. la musica: proprio nei giorni di "blocco" ho scoperto un nuovo artista e ho iniziato ad ascoltarlo incessantemente, leggere testi di canzoni etc.. che mi hanno ispirata parecchio.
Anche io apprezzo molto stereomood soprattutto per le instrumental, non mi annoia mai ed è davvero fatto ottimamente; per quanto riguarda il disegno, sono decisamente una megaimpedita però ho rimediato con un sacco di scarabocchi nel taccuino..
In ogni caso sono d'accordo, in tutti i casi è il cambio di prospettiva la cosa fondamentale. Che sia attraverso la lettura del parere di un altro, oppure una passeggiata o una semplice pausa sigaretta in balcone, o una musica nuova... bisogna trovare il modo di prendere il tutto da un altro punto di vista.buona giornata!
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Solo qualche spiccolo, dal momento che mi sembra i suggerimenti validi non manchino.
Per i lavori molto ampi, personalmente suggerisco la classica 'mossa del cavallo': si iniziano a scrivere le parti per le quali le linee di sviluppo sono già ben definite, o semplicemente ci sono più idee e ispirazione; poi si passa gradualmente alle altre caselle da riempire.
Forse non è il modo migliore per superare il blocco sul punto specifico (una singola frase può tenere inchiodati per ore, o giorni), ma di certo aiuta a ottimizzare i tempi e a non perdere ispirazioni preziose che nel frattempo potrebbero scappar via.
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Io uso questa tecnica anche per gli articoli. Mantenere il ritmo della scrittura ed evitare le aree vuote è fondamentale: questo trucco ti permette di concludere il lavoro e di tornare sulle (come dici tu) caselle da riempire senza fretta.
A me capita soprattutto con il titolo: mi concentro, non trovo una soluzione, inizio a scrivere l'articolo. Poi alla fine torno sul titolo.
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Concordo, Riccardo.
Se il titolo non è ciò che ispira o motiva l'intero testo (può capitare, ma in base alla mia esperienza è un'eventualità davvero marginale), allora cercare con forza di produrne uno 'perfetto' fin dall'inizio rischia solo di drenare risorse preziose in momenti inopportuni. Meglio ritornarvi in un secondo momento.
Stesso discorso per il sommario (si usa spesso il traducente inglese 'abstract': nel mio campo, quello scientifico, è obbligatorio; non so in altri settori); è la tipica cosa che i neofiti cercano di costruire all'inizio, mentre viene naturale farlo alla fine, quando il lavoro è concluso e il testo di cui occorre fare il sommario ha una forma ormai compiuta. Ogni variazione è potenzialmente pericolosa.
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Devo dire che per quanto mi riguarda dipende molto anche dal tipo di lavoro. Tuttavia, se analizzo bene il tutto, ho sempre trovato la soluzione nell'entusiasmo!
Trovo lo sblocco sempre quando riesco a trovare l'entusiasmo giusto, il punto di vista corretto, la chicca da comunicare e inizio a montare la struttura. Poi mi rendo conto che sto facendo qualcosa di veramente bello e lì non riesco a smettere fino a quando non è finito il lavoro
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Per quanto mi riguarda quando scrivo ho due prerogative, tutto il resto intorno a me non esiste, sono isolato in un mio mondo di parole, diverso da quello che vivo in modo quotidiano, ci sono moltissimi modi per isolarsi, a volte basta chiudere la porta oppure ascoltare musica di sottofondo, oppure altre volte trovarsi nel Kaos più totale ma l'importante è sentirsi conciliati con se stessi!
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Sono d'accordo Riccardo, e anzi a meno che il titolo io non l'abbia già deciso a priori (o mi sia stato dato dal cliente) di solito è proprio l'ultima cosa che faccio. Proprio perchè una volta che l'articolo è scritto è più facile fare mente locale su quanto si è detto e trovare la frase adatta. Personalmente poi sono un'amante delle frasi finali a effetto, e così mi capita che l'ultima frase la uso come titolo
Di abstract non ne ho scritti molti, ma in generale quando scrivo documenti ampi (dalle mie tesi di laurea ad analisi varie ed eventuali per lavoro) introduzione e abstract li faccio sempre alla fine, per essere sicura di non tralasciare nulla e soprattutto perché all'inizio a volte non è semplice!Per il resto, Giorgio, sono d'accordissimo sul fatto che quando c'è l'entusiasmo c'è anche tutta l'ispirazione necessaria (a volte ...quasi troppa!), il problema è che ci sono dei lavori che di entusiasmo ne suscitano proprio poco... Soprattutto, nel caso specifico che mi ha fatto aprire questo thread, quando si è appena tornati da tre settimane di mare siciliano
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Quando mi capita un blocco simile, procedo in due fasi:
1)Comincio a leggere libri o articoli in qualche modo attinenti all'argomento su cui devo lavorare (non per forza strettamente inerenti) e mi segno su un taccuino o su un editor come Google Keep tutte le parole/i concetti utili allo sviluppo del testo (che ancora non so che piega prenderà).
2)Faccio una bella passeggiata e non torno davanti al PC fino a quando non sono riuscito a comporre una rudimentale mappa mentale che contenga il fulcro della narrazione, il basico "dove si vuole andare a parare" e l'elemento o gli elementi più preziosi dell'articolo (un punto di vista originale, un'osservazione sagace ecc.)Con un po' di materiale su cui lavorare, torno al computer buttando in bella quanto ho ideato e approfondendo con le ricerche fatte in rete; infine rileggo il tutto dopo una bella pausa e in genere ne riscrivo/correggo un 10% rimuovendo imprecisioni e banalità.
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La musica aiuta, come ha notato già la nostra "parti di bambola".
Staccare aiuta, fare una passeggiata o comunque vivere la vita, si ok.
Leggere un libro o leggere altro aiuta pure... ma se manca la passione per ciò che s'iscrive e lo si fa solo per dovere la vedo molto dura. Forse l'unica cosa che può aiutare, sono buttare giù delle idee a caso e poi cercare di dare una continuità discorsiva.
Come diceva Giorgio ci vuole l'entusiasmo e la passione... e se si perde la passione e l'entusiasmo per quel tema?