Buonasera,
se l'oggetto è la cessione del diritto d'autore siamo di fronte a due casi:
non apertura della partita iva (in quanto non vi è l'obbligo): in questo caso si dichiara quanto si percepisce nell'anno ai fini IRPEF. Non c'è alcun obbligo di iscrizione alla gestione INPS, né il pagamento di contributi previdenziali di alcun tipo;
apertura della partita Iva (facoltà): in questo caso si dichiara sempre quanto si percepisce nell'anno ai fini delle imposte (tralasciando apposite deduzioni forfettarie under o over 35) per i primi 5 anni al 5%, (ma nel Suo caso lo escluderei, in quanto l'agevolazione non spetta nell'ipotesi di "mera prosecuzione dell'attività lavorativa" - in altre parole prima faceva cessione di diritto d'autore, ora fa la stessa cosa, solo che con Partita Iva) per poi assestarsi al 15% annuo. Inoltre vi sarà l'obbligo di iscrizione alla gestione separata INPS, con il pagamento dei contributi pari al 25,72% (salvo aumenti previsti dalla normativa).
Il Commercialista è la spesa minore rispetto alle imposte, perché il carico fiscale e previdenziale è quello molto più alto. Soprattutto perché la spesa per noi è dipesa anche dalla Consulenza che svolgiamo, soprattutto con una normativa che è sempre in continua evoluzione.
Sinceramente, dato che la cessione del diritto d'autore non obbliga l'apertura della partita Iva, la mia opinione è di continuare così, soprattutto perché i contributi che andrebbe a pagare non le garantirebbero una pensione così elevata. Insomma, recupererebbe in parte le imposte pagate (applicando il 15%) per poi però pagare molto di più per i contributi versati.
Cordiali saluti,
Mattia Giannini
Dottore Commercialista e Revisore Legale dei Conti