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    Post creati da darida

    • RE: Versione inglese di un sito ben indicizzato

      Grazie Valerio per la risposta.

      Ciao darida, che tipo di attività seo hai fatto sulle pagine in inglese?
      Cioè, hai selezionato la nazione di destinazione di questo terzo livello?

      No, perchp in realtà la nazione di destinazione è tutto il mondo, non ce ne è una specifica. Dici che dovrei selezionarne una ad esempio USA ?

      Come hai fatto link building?

      Ho inserito e fatto inserire alcuni link in forum, wikipedia,blog, non molti a dir la verità

      Stai costruendo dei segnali sociali?

      Non so cosa siano...:? ho creato il profilo FB e spammato in vari gruppi un commento di presentazione al sito ... mi potresti chiarire?
      Grazie!

      Valerio Notarfrancesco

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      darida
    • Versione inglese di un sito ben indicizzato

      Salve, il problema è questo: da un paio d'anni esiste il sito in italiano diciamo ww.miosito.org
      Il sito è ben indicizzato, nel senso che compare sempre ai primi posti per le keyword scelte.
      Ora da un paio di mesi ho messo online la versione inglese, e ho scelto di metterla in un terzo livello: en.miosito.org : mi sembrava la scelta migliore viste le varie discussioni anche su questo forum.
      Mi chiedo se ho fatto bene, il fatto è che il pubblico inglese ora ci interessa di più di quello italiano e se cerco una delle mie keywords (che non sono parole della lingua corrente, ma codici tipo AL7 KU21 uguali sia in italiano che inglese ecc) ottengo al primo o secondo posto la versione italiana, mentre quella inglese è relegata in seconda o terza pagina.
      Secondo voi col tempo le cose miglioreranno ? C'è un modo per passare il ranking dalle pagine in italiano a quelle in inglese ? Grazie!

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      darida
    • "Il melone non è un'invenzione di Monsanto"

      **24 maggio 2011 ** - L?Ufficio europeo dei brevetti concede alla multinazionale il brevetto su una varietà di melone resistente ad un virus, ottenuta con la MAS.?Il melone non è un?invenzione di Monsanto?, commenta Fabrizio Fabbri, direttore scientifico della Fondazione Diritti Genetici.

      L?Ufficio europeo dei brevetti (EPO) ha concesso alla multinazionale Monsanto il brevetto per una varietà di melone ottenuto attraverso la selezione assistita da marcatori molecolari (MAS), una tecnica con cui si selezionano varietà vegetali con particolari caratteristiche senza ricorrere alla transgenesi. A denunciarlo è stata una coalizione che riunisce oltre 160 organizzazioni della società civile, ?No patents on seed?, contrarie alla brevettabilità della materia vivente.

      Il 4 maggio 2011 l?EPO ha infatti riconosciuto alla Monsanto il brevetto EP 1 962 578 riguardante i semi e i frutti di una varietà di melone resistente al virus CYSDV (Cucurbit yellow stunting disorder virus), ottenuto introducendo un gene per la resistenza all?agente patogeno derivato da una pianta della specie Cucumis melo varietà agrestis, che cresce spontanea in molte aree dell?Africa e dell?Asia.

      Lo scorso dicembre, però, l?Ufficio brevetti aveva stabilito che semi e piante prodotti con metodi di selezione convenzionale, quale il melone in questione, non possono essere brevettati.

      ?Il prodotto della Monsanto non è brevettabile perché non è una ?invenzione? ? commenta Fabrizio Fabbri, direttore scientifico della Fondazione Diritti Genetici - ma una pianta ottenuta attraverso la selezione assistita da marcatori molecolari (MAS), una tecnica che utilizza le conoscenze di biologia molecolare vegetale per selezionare varietà con particolari caratteristiche senza ricorrere alla tecnica del DNA ricombinante?.

      ?L?Ufficio europeo dei brevetti dovrebbe attenersi alla Direttiva europea 98/44, la quale esclude dalla brevettabilità piante e animali riprodotti con ?procedimenti essenzialmente biologici? ? continua Fabbri ? e invece continua ad ignorarla?.

      ?Lo scorso anno, ad esempio ? spiega il direttore scientifico della Fondazione - l?Epo ha confermato il brevetto già concesso nel 2002 all?azienda britannica Plant Bioscience sul metodo di selezione e produzione di semi ibridi di broccoli ad alto contenuto di glucosinolati, sostanze fitochimiche presenti soprattutto nelle Brassicacee e ritenute attive nella lotta contro il cancro. Anche in quel caso, poiché non si trattava di modifica del patrimonio genetico della pianta ma di un metodo di selezione assistita da marcatori, visto che l?elemento anticanceroso è già presente naturalmente nei broccoli, secondo la Direttiva 98/44/EC e l'articolo 53(b) EPC (European Patent Convention), il brevetto non doveva essere concesso?.

      ?La Fondazione Diritti Genetici sostiene il ricorso alla MAS ed altre tecnologie alternative alla tecnica del DNA ricombinante per la selezione varietale - prosegue Fabbri - ma ritiene che le forzature interpretative del concetto di invenzione, che giustificano la brevettabilità degli organismi viventi, rischiano di creare attorno a questa tecnologia un clima di sfiducia e diffidenza al pari di quanto accaduto per gli OGM?.

      ?Per questo ? conclude il direttore scientifico della Fondazione ? lanciamo un appello al mondo della ricerca affinché prenda una posizione netta contro la concessione del brevetto industriale a varietà ottenute con la MAS per rimarcare la differenza tra chi persegue genuini scopi di ricerca finalizzati al benessere generale e chi invece cerca solo nuove opportunità di speculazione?.

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      darida
    • OGM, flop del cotone indiano

      In India, il cotone transgenico reso esistente agli insetti si è rivelato un fallimento: le sementi non hanno dato i benefici economici promessi, il terreno si è impoverito ed è risultato più tossico, mentre gli animali che hanno pascolato nei campi dove è stato coltivato si sono ammalati o sono morti. Sono queste le osservazioni conclusive dei giudici dell?Alta Corte di Orissa, nell?India orientale, a chiusura di una tavola rotonda su ingegneria genetica e biosicurezza.
      Nel corso della due giorni organizzata dalla National Law School University of India (NLSUI) di Bangalore, da Southern Action of Genetic Engineering (SAGE) e dall?Institute for Cultural Action (ICRA), il panel di esperti ha intervistato ricercatori e agricoltori provenienti da varie regioni del Paese, che hanno testimoniato come gli investimenti sul cotone transgenico li abbiano resi in realtà più poveri. I semi del cotone Bt avrebbero infatti prodotto di più solo per i primi due anni, con un costante fallimento negli anni successivi e un incremento nell?uso degli insetticidi; nei campi di cotone OGM gli attacchi degli insetti predatori sarebbero aumentati, invadendo anche quelli confinanti; inoltre molti contadini avrebbero manifestato problemi di salute, con forti irritazioni alla pelle e alle vie respiratorie, mentre tra gli animali si sarebbe verificato un aumento della mortalità e dei casi di infertilità.
      Nel deliberare, i giudici hanno quindi auspicato che nell?elaborazione della normativa sull?ingegneria genetica da parte degli enti di regolamentazione, il fattore predominante sia l?interesse dei consumatori e dei contadini indiani, nonché dell?ambiente, e che la procedura sia indipendente e non basata sui dati forniti dalle stesse aziende. In merito alla discussa disposizione del BRAI, l?ente governativo che regola le biotecnologie, che prevede il pagamento di una multa e persino il carcere per chi mette in dubbio la sicurezza degli OGM senza prove scientifiche, i giudici hanno affermato che ?qualsiasi disposizione finalizzata a zittire la voce pubblica va necessariamente esclusa da tale statuto?.

      Per approfondire: OGM, flop del cotone indiano

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      darida