Mio padre è affetto da demenza, sofferenza cerebrovascolare, è anosognosico , ed è stato vittima di ictus (ed altre patologie), che lo porta ad alternare momenti di lucidità e serenità ad episodi di profonda confusione ed aggressività, che rappresentano un rischio sia per lui che per altri. Attualmente è ricoverato in una struttura con regime di retta agevolata, dove si sono verificati episodi incresciosi (su tutte colluttazioni con fratture, allontanamenti e la presunta estorsione di un testamento da parte di un membro dello staff della quale mio padre si è infatuato) e dove il personale responsabile ha tentato più volte di nascondere, minimizzare e negare l’accaduto.
In qualità di figlio ed amministratore di sostegno con delega sulla salute, ho concordato un trasferimento presso un’altra struttura, ma mio padre (in virtù del malsano rapporto di cui sopra, ed inconsapevole dalla gravità della situazione), rifiuta di acconsentire. In presenza di un simile conflitto (mi è stato spiegato), è necessario presentare una istanza presso il giudice tutelare che valuterà il da farsi – ma le tempistiche sono indicativamente di sei mesi o oltre.
Quando a mio padre è stata diagnosticata la malattia, è stato lui stesso a chiedere che divenissi suo amministratore di sostegno (soluzione che ci fu suggerita come la giusta soluzione), così che potessi seguirlo ed aiutarlo nel corso della malattia. Ora tuttavia non posso intervenire se non seguendo l’iter dell’istanza ed attendendo i tempi della burocrazia.
La domanda che mi pongo ora è: se l’amministrazione di sostegno con delega sulla salute, non mi autorizza ad agire nel suo interesse (senza attendere tempi biblici in presenza di un conflitto con l’interessato), cosa può farlo? L’interdizione? Se sì, quali sono i suoi presupposti? È applicabile ad una persona che è in grado di esprimere una propria volontà (per quanto condizionata da eventi e terzi)?
Grazie