@giorgiotave ottima iniziativa. Ne servono a palate.
Per quanto se ne parli il fenomeno del furto è una costante, a tutti i livelli.
Aggiungo volentieri a questa lista qualche spunto che sono solito sottolineare, ahinoi, con una certa frequenza.
Il mio raggio d'azione verte più sul segmento della comunicazione visiva, sarà subito chiaro
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Il "copia-incolla" è di per sé vietato a prescindere, è cosa nota.
Anche e soprattutto in assenza di specifiche nella pagina in merito alla distribuzione dei contenuti ospitati.
La citazione di un passaggio può essere accettabile purché la citazione sia tale. Ovvero: limitata ad un passaggio (ad esempio una frase, con link di approfondimento alla pubblicazione originale), incapsulata negli indicatori del caso (le "virgolette") e affiancata dalla menzione dell'autore.
Nota bene: alla luce della volontaria ignoranza delle masse, degli addetti di settore e degli editori in generale che sono soliti violare il diritto d'autore, è buona norma, in ogni caso, descrivere, in evidenza (nel footer oppure altrove) il principio sulla proprietà intellettuale e il divieto del caso. Sarebbe superfluo ma tra distillato d'ignoranza e analfabetismo funzionale è necessario "proteggersi" in tutti i modi possibili. -
Necessario sottolineare quanto la citazione delle fonti NON è un alibi e non basta.
La cattiva prassi del caso non coinvolge solo articoli, frasi e aforismi ma si estende notevolmente anche a: creatività, meme e persino risorse free in distribuzione gratuita online. Il tema riguarda anche la piaga del freebooting ed è di gran lunga più estesa di quanto non si creda.
Cito un esempio assai comune: pagina facebook, account twitter o profilo LinkedIn che scarica sul proprio device soggetti creativi (immagini, gif o microvideo) e li ripubblica all'interno del proprio canale demandando la segnalazione dell'autore originale ad una stringa di testo con o senza menzione.
Tale pratica è totalmente disonesta e priva l'autore originale di visibilità, assorbita totalmente dal canale di turno che, senza realizzare nulla, applica questo pessimo "modello" editoriale accumulando visibilità su ogni autore che subisce il furto e, l'amaro in fondo, arriva poi a monetizzare l'accumulo del seguito di quel canale.
Altro esempio troppo diffuso: le gallery/showreel, in formato foto o video, con estratti di realizzazioni altrui e la scusante del classico "i migliori 10 artisti..." -
Il Manifesto dovrebbe specificare (insegnare) a tutti gli utenti un principio fondamentale: ogni social, ormai, possiede strumenti dedicati alla condivisione dei contenuti che non privano gli autori della proprietà intellettuale e non violano le regole di quella piattaforma. Dalle funzioni "embed" ai widget di piattaforma, dall'aggregazione dei feed ai social wall, fino alla menzione di passaggi di testo specifici (vedi Medium).
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I doveri degli utenti. Specificherei tali doveri. Ciascun utente deve educare sé stesso a segnalare le violazioni del caso con gli strumenti a disposizione. Le piattaforme che ospitano contenuti pirata e abusi hanno colpa a metà: non possono intercettare o comprende ogni violazione. Dunque, ove termina il "presupposto etico" del singolo (per ignoranza o malafede) inizia il dovere degli utenti. Ciascun utente deve evitare ogni piattaforma che offre contenuti senza licenze specifiche per ciascuna risorsa, sottolineando adeguatamente la differenza (ed i limiti) tra i tipi di licenza: uso personale, standard, estesa, commerciale, eccetera.
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Freebooting, significa anche interpretare arbitrariamente le licenze d'uso sui contenuti creativi, appropriarsi indebitamente di permessi arbitrari spacciandoli per "fair use" e monetizzare i canali che ospitano tali contenuti. Una sezione utile nel Manifesto sarebbe quella che descrive i "modelli economici" dietro tutte le violazioni (sia quelle "dirette", come la monetizzazione di un contenuto che ne ospita altri senza licenza, sia quella "indirette" che non monetizzano il contenuto in sé ma il canale che li ospita).
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Altra sezione opportuna del Manifesto, infine, è quella che riguarda gli strumenti di protezione. Nel video di Giorgio è menzionato Product Hunt, per esempio, ma gli strumenti di verifica e controllo sono davvero tanti, tutti a disposizione degli autori e vanno elencati in modo che sia i creators sia gli utenti che notino "stranezze" durante la navigazione, possano sfruttarli a dovere, educando sé stessi e gli altri sul tema. Dalla ricerca per campione immagine di Google all'equivalente su Pinterest, fino ai protocolli più recenti che hanno già iniziato a muoversi in questo sensi (vedi Adobe CAI, Crypto Arts e Blockchain eccetera).
Son stato prolisso, chiedo scusa. Ma l'argomento è tosto, variegato e complesso.
Spero che le mie suggestioni possano servire allo sviluppo degli argomenti