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Architettura; ma esiste ancora?
So che diversi Architetti (con la A maiuscola ) bazzicano da queste parti, ed a loro rivolgo i miei dubbi; - ma che è successo all'architettura?
Ho recentemente assistito, con sgomento, alla formazione di nuovi quartieri residenziali di villette per benestanti, composti da costruzioni ricche di falsi archi e false colonne, improbabili timpani spezzati con falsa pietra a vista e falsi capitelli, in un tripudio di kitsch quasi voluto di finte imitazioni, teatrali quanto superficiali, prive di originalità e creatività.
E allora mi son sentito improvvisamente vecchio e stupido, gretto ed insensibile a quella che invece dev'essere per forza una nuova forma d'arte moderna ed innovativa, la quale evidentemente nella mia grezza pochezza non riesco a recepire.
"I 3 fattori dell'architettura", una delle definizioni più complete, chiare e più antiche risale a Vitruvio:
- firmitas (stabilità)
2. utilitas (utilità)
3. venustas (bellezza o piacere)
Nell'architettura si fondono assieme le importanti qualità strutturali, funzionali ed estetiche, difatti senza la stabilità, l'architettura sarebbe pericolosa; senza l'utilità l'architettura sarebbe semplicemente una scultura e senza la bellezza si parlerebbe soltanto di edilizia.
L**'architettura**, in quanto disciplina artistica finalizzata alla progettazione dello spazio in cui vive l'essere umano, mi sembra sia sempre stata parte integrante ed espressione dei vari stili succeduti nel tempo; essi esprimevano ciò che in quel determinato periodo storico diveniva un obiettivo ed un riferimento come conseguenza del precedente da cui ci si allontanava.
E' abbastanza facile ad esempio vedere le forti differenze tra la severa ed ostentata sontuosità del barocco dell'inizio del '700 e la vezzosa sinuosità quasi femminile del conseguente barocchetto, o Luigi XV della metà del '700.
Immaginiamo ora di essere un benestante signore della fine dell'800, che ha visto crescere attorno a sè eclettici palazzi e residenze riproponenti le severe forme degli stili precedenti (secondo impero e neoclassico) più o meno rimescolate.
Immaginiamo che questo signore decida di costruirsi una casetta decorosa e che chiamato un Architetto gli dia l'incarico di presentargli alcuni progetti.
E che gli venga mostrato questo:
Il signore potrà insorgere di fronte alla proposta ritenendola un affronto e pretendere qualcosa di tradizionale.
Oppure comprendere l'immanenza del nuovo stile architettonico e di vita (non più antiche severità riproposte-rimescolate ma il colpo di frusta nelle linee, il movimento dei volumi ed i fiori del liberty) ed accettare la proposta commissionando il lavoro.Nel secondo caso quel signore avrebbe compreso l'evolversi dei tempi, dei costumi e dell'arte e ad essi dato spazio.
Immaginiamo ora che ci accorgiamo di aver vinto una grassa lotteria, e dopo un adeguato periodo di festeggiamenti, tornati lucidi, contattiamo alcuni architetti ed a loro chiediamo di proporci progetti per la costruzione di una casetta decorosa.
Che mai potranno proporci oggi?
E la loro proposta sarà relativa agli ultimi colpi di coda di uno stile in via di superazione o innovativa di un nuovo stile oramai prossimo e alle porte?
E soprattutto, sarà bella?
Vediamo assieme che passerebbe oggi il convento:
Qualcuno può aiutarmi a comprendere questo nuovo stile artistico e le connessioni che esso ha con i costumi e le abitudini di vita attuali?
- firmitas (stabilità)
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Ciao Andrez
Di Architettura purtroppo, almeno in Italia, se ne fa veramente poca; sono ormai cinquant'anni che la logica del profitto impone la realizzazione di una edilizia standardizzata, legata alla rendita e allo sfruttamento della massima cubatura possibile. Nel 99% dei casi quindi si può parlare di edilizia, buona o cattiva che sia.
Riporto una celebre frase di Le Corbusier sul tema:L'architettura è un fatto d'arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. La Costruzione è per tener su: l'Architettura è per commuovere.Rimanendo in tema, paragonerei l'Architettura alla Poesia e l'Edilizia al Giornalismo; premessa l'importanza di essere correntemente informati da un buon giornalismo, e la capacità umana di distinguere tra un buon giornalismo ed un cattivo giornalismo, mi chiedo: è possibile alla stessa maniera distinguere una buona poesia da una cattiva poesia? E quindi una buona Architettura da una cattiva Architettura?
Personalmente ritengo di no.Questa è senz'altro Architettura (Zaha Hadid, Frank Gehry, Herzog & de Meuron)
Questa è Edilizia
Detto questo, e visti i tempi, come Architetto non posso che augurarmi che si arrivi in Italia per lo meno a realizzare un'edilizia decente, legata ad una buona pianificazione territoriale, considerato anche il recente Codice degli Appalti, che predilige lo sconto sulle opere e sulle prestazioni intellettuali, anzichè agevolare il dialogo architettonico attraverso l'istituto del Concorso di Architettura. E visto l'uso strumentale della poca Architettura contemporanea esistente per beceri fini politici.
Grazie Andrez per aver aperto questo dibattito!
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A me vengono in mente le case cubiche di Rotterdam
...un po' scomode mi sa...
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Ciao Pretty
come giustamente ricordato da Andrez, Utilitas, Firmitas e Venustas sono i tre pilastri su cui si fonda il concetto di Architettura.
Tradotto con terminologie più moderne, l'Architettura è l'arte di plasmare lo spazio (pieno e vuoto) ad uso e consumo delle persone; e non dell'Architetto o Urbanista pazzoide che crea mostri solo per soddisfare il proprio filosofare dell'architettura, incurante del fatto che ciò che crea dovrà essere vissuto per anni ed anni da una moltitudine di persone.Sinceramente non conosco le case cubiche di Rotterdam e chi l'abbia progettate; è certamente impossibile, osservando soltanto una foto, capire come sono stati organizzati gli spazi interni e le carattersitiche della zona dove è stato inserito questo complesso. In realtà potrebbero anche "funzionare"
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L'idea è senz'altro suggestiva ed originale, ma come dice giustamente Lorenzo, - "l'Architettura è l'arte di plasmare lo spazio (pieno e vuoto) ad uso e consumo delle persone; e non dell'Architetto (vedi Piet Blomo) Urbanista pazzoide che crea mostri solo per soddisfare il proprio filosofare dell'architettura, incurante del fatto che ciò che crea dovrà essere vissuto per anni ed anni da una moltitudine di persone... " -
Mi senbra piuttosto complicato viverci.