• User Attivo

    per chi ci crede e chi no

    «Il riconoscersi quando abbiamo perso il corpo fisico, emozionale, mentale, è un riconoscersi che avviene a livello di sentire, a livello di "corpo" spirituale o della coscienza.
    Il significato del "sentire" di cui parlano i maestri, non c'è vita che non esprima qualche cosa e che non riceva delle sensazioni, se domandate ai biologi cosa sia alla radice della vita, il "quid" che la qualifica per esempio ad un meccanismo creato dall'uomo, a un robot, vi diranno che è la sensazione e l'espressione.
    Non c'è forma di vita che non abbia delle sensazioni, se non vi fosse stata la sensazione non sarebbe stata possibile l'evoluzione biologica. Questa è la vita che caratterizza l'evoluzione dei regni naturali, poi c'è la vita umana caratterizzata da quella che è la sfera psicologica che comprende ragionamenti propri dell'uomo, che in forma così complessa, così sottile non si ritrova nella vita degli animali, pur esistendo nel regno animale il raziocinio in forma elementare, la vita dell'essere che precede dai minerali, dai vegetali agli animali, la vita dell'uomo, è con l'uomo che finisce? L'uomo esprime veramente il massimo col suo ragionare e pensare? Oppure c'è qualcosa che vinca, che va ancora più in là, che è ancora più rarefatto, più sublime?
    Dicevano gli esoteristi che vince la forza nell'uomo ma l'intelligenza vince la forza, ma c'è ancora qualcosa che vince l'intelligenza, ed è il "sentire" che è più del sentimento.
    Per quanto rarefatto possa essere, per quanto complesso possa manifestarsi, il pensiero è ancora qualcosa che non esprime la grandezza dell'essere, che lo esprime tutto, il "sentire" invece è ciò che esprime l'essere più evoluto.
    Cos'è questo sentire è difficile a dirsi, a definirsi, come potreste spiegare ad un animale il pensiero di un matematico? Allora si possono dare indicazioni confidando che voi abbiate esperienze tali da permettervi, ricordandole, di agganciarvi a quanto vi dico.
    Avete mai provato un senso di trasporto, voi lo chiamate amore, non solo verso il vostro compagno ma anche verso amici, un senso di trasporto tale che avete dimenticato voi stessi, in cui pur soffrendo nel concedere qualcosa c?era in voi piacere perché facevate la felicità della persona amata?
    Avete mai provato ad essere in mezzo alla natura e sentirvi come espandere, come se quel mondo circostante facesse parte di voi stessi?
    Avete mai provato, guardando un cielo stellato, un senso di elevazione, un desiderio di raggiungere spazi infiniti e non sentirsi perduti nel lasciare la terra, qualcosa che è tutto dentro e non può essere comunicato, che è così intimo e nel contempo così dirompente nei confronti di tutto quanto ci circonda da non poter essere contenuto?
    Se avete provato qualcosa di questo genere, ebbene, voi avete trovato qualcosa di quel ?sentire? del quale parlano i nostri maestri, diciamo la presentazione, la configurazione del ?sentire di coscienza? che rappresenta rispetto al pensiero una ulteriore e più elevata espressione dell?essere.
    Questo sentire di coscienza è ciò che raggiungerà ogni essere ? e che lo condurrà veramente ad amare i suoi simili, e non solo i suoi simili ma tutti gli esseri, tutte le forme di vita.»

    Dal libro Maestro perché
    (Cerchio Firenze 77)


  • User Attivo

    Ciao,
    i quesiti che si ponevano i grandi del passato avevano un mastodontico spessore...
    La parola "sentire" come molte parole ha diversi piani...
    alla base si trova l'ascolto come noi tutti crediamo, ed è quello basato sull'uso dell'orecchio fino poi a giungere a quello più profondo in cui si include la conoscenza interiore di noi stessi...
    Noi, oggi indaffarati e incantati dalla nostra routine abbiamo smesso di " sentire", forse abbiamo abbandonato tutti i "sensi" in favore ad una bella ma inutile maschera di ceramica...
    Nulla sento e di nulla mi pongo il problema...
    Stefano sensibilizzaci...forse non tutto è perduto.


  • Super User

    buongiorno Dafne e Stefano,

    condividendo e rallegrandomi della presenza di questa discussione...
    vorrei essere leggermente provocatoria agganciandomi all'ultima frase di Dafne.
    In questo mondo di ceramica forse che la Vita si ferma?

    La Vita continua a celebrare il movimento d'Amore per cui esiste ed il chiudere le orecchie ed il cuore ad un sentire che ci è stato dato, porta al risultato unico di subire passivamente e inconsapevolemente ciò che accade (inevitabilmente) invece di partecipare con tutto il resto della natura al movimento stesso.

    come può la gente credere di poter essere più potente della Vita e di piegare al proprio personale piccolo comodo Leggi quali Equilibrio e Armonia? e soprattutto Amore?
    :ciauz:


  • User Attivo

    Ciao Cherryblossom,
    esiste un compromesso con la vita:
    vita semplice
    vita complessa
    detto questo si fanno scelte, poichè la vita è questo...strade a bivio a cui vanno aggiunte cause e conseguenze.
    Viviamo in tempi in cui le scelte vanno seguendo l'ottica della semplificazione e le maschere sono sempre più volentieri accettate.
    Non conosciamo la vita, se non per il battito che ci pulsa in petto, l'amore molto spesso diventa un sentimento momentaneo che serve a congiungerci in una società di valori che fungono da copertura.
    L'uomo, come dici giustamente tu, piega e modella valori e concetti a proprio piacimento. Continuerà nel suo atto distruttivo fin quando ci sarà un altro uomo ad accettare le regole del gioco..
    E il mondo che si spiega dinnanzi ai nostri occhi non fa che dimostrarci come questa teoria( purtroppo) sia fondata.


  • Super User

    @dafne84 said:

    Ciao Cherryblossom,
    esiste un compromesso con la vita:
    vita semplice
    vita complessa
    detto questo si fanno scelte, poichè la vita è questo...strade a bivio a cui vanno aggiunte cause e conseguenze.

    ciao di nuovo Dafne,
    leggo e rileggo questa tua frase, in cui esprimi perfettamente il punto in cui mi blocco.
    é un punto complesso, in cui si sfiorano i contorni di quello che è chiamato "libero aribitrio", che personalmente sono maggiormente portata a collocare nell'illusione del tempo e dello spazio. Devo meditarci ancora e ancora ... 🙂

    Ma giustamente parlavate di "sentire",
    oltre il pensiero, oltre le brutture quotidiane (anche quelle personali), abbiamo sempre questa possibilità di trovarci, di riconoscerci, di sentirci e sentirsi parte di qualcosa di immensamente grande. E' davvero un grande Dono!
    buona serata :gthi:


  • User Attivo

    In effetti il discorso si pone su due livelli (anche se poi la questione è la stessa): noi e il sistema.
    Noi nel contatto di noi stessi, nel guardarci distaccati con oggettività - come se si trattasse di un altro (sembra una contraddizione, vero?) e Dio.
    Oppure noi e il mondo, la società, l'ambiente, la nostra cultura, civiltà - cioè ciò che è "fuori" di noi.
    un prete mi disse che ho il cuore "diviso" (in due) perché intratengo una relazione (pur se non volevo) ed essendo sposato.
    La mia psicologa a cui ho raccontato di un mio sogno dell'altro ieri mi ha detto che è molto forte in me lo scontro tra il male e il bene.
    Io scrivo e riguardo a un mio racconto (Scuola di umanità) lei ha detto che io sono contemporaneamente la vittima, lo stupratore e l'istruttore che insegna alle donne a diffendersi.
    Allora, il problema di essere in contatto con Dio o con se stessi, o tutti e due (o in contatto con il proprio livello di spiritualità - qualsiasi accezione vogliamo dare al termine anche per chi non crede), è un problema che Dafne ha molto bene descritto.
    Purtuttavia l'amica cherryblossom ha "esposto" lei stessa, la sua sensibilità e la sua "apertura" di cuore.
    E' davvero un bel problema dover stabilire se dobbiamo dar ragione alla parte razionale e realistica e concreta e intelligente o ascoltare il nostro cuore.
    Non è che Dafe parteggi per la realtà misera della nostra società: lei dice obbiettivamete che bisogna accettare un compromesso per vivere.
    Ma siamo noi liberi di scegliere?
    Mi viene da citare Marcuse. Egli dice che "... tra stato liberale e stato autoritario non si è creata una grande differenza".
    Poi afferma:
    "... la necessità di non accettare acriticamente i "fatti" che una società ci mostra".
    E ancora:
    "... gli individui sono dominati da criteri a loro esterni e perciò sono "eterodiretti" dal nuovo ordine sociale imposto dal meccanismo politico-economico, che richiede che tutto sia standardizzato: ci impone cosa comprare, quale film vedere, come divertirci, cosa pensare. Tutto sembra così normale, ragionevole, logico e perfetto che ribellarsi è assurdo e fuori luogo".
    Infine:
    "La prepotenza della produttività del lavoro ci ha introdotti nell' "era dell'angoscia", dove tutti vivono "in uno stato di anestesia generale che rende l'individuo felice".
    e anche
    "Altro che felicita' creativa e giocosa sull'onda di una libido in festa!
    Tutti sotto il giogo di una condizione repressa e costretti dall'organizzazione sociale e dalla tecnica a piegare i desideri alle necessita' di un lavoro alienato".
    "Non è l'ambito delle scelte aperte all'individuo il fattore decisivo nel determinare il grado delle libertà umane, ma che cosa può essere scelto e che cosa è scelto dall'individuo".


  • Super User

    buongiorno intanto e prima di tutto.
    spesso il cuore mi si gonfia sentendosi in gabbia tra le due scelte che hai esposto Stefano.
    Sono nata con queste due spinte estreme che tirano ognuna dalla parte opposta e probabilmente nel segreto di quest'equilibrio c'è tutta la mia vita.
    Per anni mi sono vissuta come spezzata, dando la precedenza a seconda dei momenti al cielo o alla terra e sempre mettendo in questa scelta tutta me stessa.
    Ho sempre alternato chiusure di meditazione a bagni nella folla senza mai trovare una loro naturale integrazione e compenetrazione.
    Ma forse semplicemente non era il tempo in cui tutto ciò sarebbe dovuto avvenire.
    Non mi sentivo di scegliere, non ci riuscivo e infatti non capivo che non era quello che ero chiamata a fare.
    Entrambi gli opposti erano ugualmente amabili, sostenibili, vitali, per me fondamentali ... ho sofferto dilaniata in due fino a che ho compreso che queste due forze potevano convivere anzi solo nella convivenza entrambe uscivano dalla corrente degli eccessi per farsi respirare come uno e come un po' di pace.
    Gli opposti, il paradosso, il bianco e il nero, il bene e il male sono parti della materia. A seconda di dove guardiamo di dove ci mettiamo, la stessa cosa ci appare ora a destra ora a sinistra.
    Se invece cerchi altro, credo si possa trovare solo oltre queste coppie così umane, nella loro compenetrazione e nel loro superamento (miracolo)
    buon fine settimana :gthi:


  • User Attivo

    Ciao piccola, anzi, piccole.
    Sai cosa? Anche a me mi si gonfia il cuore o meglio, si lacera da quando avevo circa 14 anni.
    Non ho equilibrio ma comunque ho periodi o momenti belli (altri così così, altri decisamente negativi con morte spirituale come luglio e agosto 2007).
    Però posso riscontrarmi dove dici:

    "Per anni mi sono vissuta come spezzata, dando la precedenza a seconda dei momenti al cielo o alla terra e sempre mettendo in questa scelta tutta me stessa.
    Ho sempre alternato chiusure di meditazione a bagni nella folla senza mai trovare una loro naturale integrazione e compenetrazione."

    Anche in un altro punto "so che è vero" ciò che tu dici:

    "Gli opposti, il paradosso, il bianco e il nero, il bene e il male sono parti della materia. A seconda di dove guardiamo di dove ci mettiamo, la stessa cosa ci appare ora a destra ora a sinistra."

    Miracoli li ho avuti da momenti di insight dovuti oltre che a me stesso, anche da esperienze vissute con altri in diversi cammini. Ma la guarigione (almeno parziale) l'ho trovata il sette marzo del 2008 alle ore 8,10 del mattino per merito degli psicofarmaci (cinque o sei diversi al giorno dall'otto dicembre 2004 alle ore 9,00 del mattino circa), o forse non sono stati loro ma doveva avvenire comunque, chissà...
    Un bacio
    Stefano