• Moderatore

    Lato SEO

    Giorgio spero perdonerà un'intrusione "multimediale".
    Che è un intenditore.
    E mi chiedo e vi chiedo.

    Fabrizio De Andrè dove lo mettereste?

    Pensateci bene?

    Stasera è l' "amico fragile" dei poeti.

    Parole e note, tutto compreso.

    "*Evaporato in una nuvola rossa *
    *in una delle molte feritoie della notte *
    *con un bisogno d'attenzione e d'amore *
    *troppo, "Se mi vuoi bene piangi " *
    *per essere corrisposti, *
    *valeva la pena divertirvi le serate estive *
    *con un semplicissimo "Mi ricordo": *
    *per osservarvi affittare un chilo d'era *
    *ai contadini in pensione e alle loro donne *
    *e regalare a piene mani oceani *
    *ed altre ed altre onde ai marinai in servizio, *
    *fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli *
    *senza rimpiangere la mia credulità: *
    *perché già dalla prima trincea *
    *ero più curioso di voi, *
    *ero molto più curioso di voi. *

    *E poi sorpreso dai vostri "Come sta" *
    *meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci, *
    *tipo "Come ti senti amico, amico fragile, *
    *se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te" *
    *"Lo sa che io ho perduto due figli" *
    *"Signora lei è una donna piuttosto distratta." *
    *E ancora ucciso dalla vostra cortesia *
    *nell'ora in cui un mio sogno *
    *ballerina di seconda fila, *
    *agitava per chissà quale avvenire *
    *il suo presente di seni enormi *
    *e il suo cesareo fresco, *
    *pensavo è bello che dove finiscono le mie dita *
    *debba in qualche modo incominciare una chitarra. *

    *E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci, *
    *mi sentivo meno stanco di voi *
    *ero molto meno stanco di voi. *

    *Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta *
    *fino a farle spalancarsi la bocca. *
    *Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli *
    *di parlare ancora male e ad alta voce di me. *
    *Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo *
    *con una scatola di legno che dicesse perderemo. *
    *Potevo chiedere come si chiama il vostro cane *
    *Il mio è un po' di tempo che si chiama Libero. *
    *Potevo assumere un cannibale al giorno *
    *per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle. *
    *Potevo attraversare litri e litri di corallo *
    *per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci. *

    *E mai che mi sia venuto in mente, *
    *di essere più ubriaco di voi *
    di essere molto più ubriaco di voi."


  • Moderatore

    Dolce. Dolcissima.

    "*Amìala ch'â l'arìa amìa cum'â l'é
    amiala cum'â l'aria ch'â l'è lê ch'â l'è lê
    amiala cum'â l'aria amìa amia cum'â l'è
    amiala ch'â l'arìa amia ch'â l'è lê ch'â l'è lê

    nera che porta via che porta via la via
    nera che non si vedeva da una vita intera così dolcenera nera
    nera che picchia forte che butta giù le porte

    nu l'è l'aegua ch'à fá baggiá
    imbaggiâ imbaggiâ

    nera di malasorte che ammazza e passa oltre
    nera come la sfortuna che si fa la tana dove non c'è luna luna
    nera di falde amare che passano le bare

    âtru da stramûâ
    â nu n'á â nu n'á

    ma la moglie di Anselmo non lo deve sapere
    ché è venuta per me
    è arrivata da un'ora
    e l'amore ha l'amore come solo argomento

    e il tumulto del cielo ha sbagliato momento
    acqua che non si aspetta altro che benedetta
    acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale sale
    acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte

    nu l'è l'aaegua de 'na rammâ
    'n calabà 'n calabà

    ma la moglie di Anselmo sta sognando del mare
    quando ingorga gli anfratti si ritira e risale
    e il lenzuolo si gonfia sul cavo dell'onda
    e la lotta si fa scivolosa e profonda

    amiala cum'â l'aria amìa cum'â l'è cum'â l'è
    amiala cum'â l'aria amia ch'â l'è lê ch'â l'è lê

    acqua di spilli fitti dal cielo e dai soffitti
    acqua per fotografie per cercare i complici da maledire
    acqua che stringe i fianchi tonnara di passanti

    âtru da camallâ
    â nu n'à â nu n'à

    oltre il muro dei vetri si risveglia la vita
    che si prende per mano
    a battaglia finita
    come fa questo amore che dall'ansia di perdersi

    ha avuto in un giorno la certezza di aversi
    acqua che ha fatto sera che adesso si ritira
    bassa sfila tra la gente come un innocente che non c'entra niente
    fredda come un dolore Dolcenera senza cuore

    atru de rebellâ
    â nu n'à â nu n'à

    e la moglie di Anselmo sente l'acqua che scende
    dai vestiti incollati da ogni gelo di pelle
    nel suo tram scollegato da ogni distanza
    nel bel mezzo del tempo che adesso le avanza

    così fu quell'amore dal mancato finale
    così splendido e vero da potervi ingannare

    Amìala ch'â l'arìa amìa cum'â l'é
    amiala cum'â l'aria ch'â l'è lê ch'â l'è lê
    amiala cum'â l'aria amìa amia cum'â l'è
    amiala ch'â l'arìa amia ch'â l'è lê ch'â l'è lê
    *

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>


  • Moderatore

    🙂

    "*Mastica e sputa *
    *da una parte il miele *
    *mastica e sputa *
    *dall'altra la cera *

    *mastica e sputa *
    *prima che venga neve *
    *luce luce lontana *
    *più bassa delle stelle *

    *quale sarà la mano *
    *che ti accende e ti spegne *
    *ho visto Nina volare *
    *tra le corde dell'altalena *

    *un giorno la prenderò *
    *come fa il vento alla schiena *
    *e se lo sa mio padre *
    *dovrò cambiar paese *
    *se mio padre lo sa *
    *mi imbarcherò sul mare *

    *Mastica e sputa *
    *da una parte il miele *
    *mastica e sputa *
    *dall'altra la cera *

    *mastica e sputa *
    *prima che faccia neve *
    *stanotte è venuta l'ombra *
    *l'ombra che mi fa il verso *

    *le ho mostrato il coltello *
    *e la mia maschera di gelso *
    *e se lo sa mio padre *
    *mi metterò in cammino *
    *se mio padre lo sa *
    *mi imbarcherò lontano *

    *Mastica e sputa *
    *da una parte il miele *
    *mastica e sputa *
    *dall'altra la cera *

    *mastica e sputa *
    *prima che metta neve *
    *ho visto Nina volare *
    *tra le corde dell'altalena *

    *un giorno la prenderò *
    *come fa il vento alla schiena *
    *luce luce lontana *
    *che si accende e si spegne *

    *quale sarà la mano *
    *che illumina le stelle *
    *mastica e sputa *
    prima che venga neve"

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>


  • Moderatore

    Questa canzone è un riadattamento di De Andrè di una canzone di Georges Brassens, "Dans l'eau de la claire fontaine".

    Perdonerete se aggiungo in coda il testo francese.

    "Nell'acqua della chiara fontana
    [LEFT]lei tutta nuda si bagnava
    quando un soffio di tramontana
    le sue vesti in cielo portava
    dal folto dei capelli mi chiese
    per rivestirla di cercare
    i rami di cento mimose
    e ramo con ramo intrecciare
    volli coprire le sue spalle
    tutte di petali di rosa
    ma il suo seno era così minuto
    che fu sufficiente una rosa
    cercai ancora nella vigna
    perché a metà non fosse spoglia
    ma i suoi fianchi eran così minuti
    che fu sufficiente una foglia
    le braccia lei mi tese allora
    per ringraziarmi un po' stupita
    io la presi con tanto ardore
    che lei fu di nuovo svestita
    il gioco divertì la graziosa
    che molto spesso alla fontana
    tornò a bagnarsi pregando Dio
    per un soffio di tramontana"
    [/LEFT]

    Dans l'eau de la claire fontaine
    Elle se baignait toute nue
    Une saute de vent soudaine
    Jeta ses habits dans les nues

    En détresse, elle me fit signe
    Pour la vêtir, d'aller chercher
    Des monceaux de feuilles de vigne
    Fleurs de lis ou fleurs d'oranger

    Avec des pétales de roses
    Un bout de corsage lui fis
    La belle n'était pas bien grosse
    Une seule rose a suffi

    Avec le pampre de la vigne
    Un bout de cotillon lui fis
    Mais la belle était si petite
    Qu'une seule feuille a suffi

    Elle me tendit ses bras, ses lèvres
    Comme pour me remercier
    Je les pris avec tant de fièvre
    Qu'ell' fut toute déshabillée

    Le jeu dut plaire à l'ingénue
    Car, à la fontaine souvent
    Ell' s'alla baigner toute nue
    En priant Dieu qu'il fit du vent
    Qu'il fit du vent...


  • Moderatore

    Tutte le storie d'amore del mondo.
    E una chitarra.

    Ciao Faber, grazie anche per questa.

    Titti

    "Come due canne sul calcio del fucile
    come due promesse nello stesso aprile
    come due serenate alla stessa finestra
    come due cappelli sulla stessa testa
    come due soldini sul palmo della mano
    come due usignoli pioggia e piume sullo stesso ramo.

    Titti aveva due amori uno di cielo uno di terra
    di segno contrario uno in pace uno in guerra
    Titti aveva due amori uno in terra uno in cielo
    insomma di segno contrario uno buono uno vero.

    Come le lancette dello stesso orologio
    come due cavalieri dentro il sortilegio
    e furono i due legni che fecero la croce
    e intorno due banditi con la stessa voce
    come due risposte con una parola
    come due desideri per una stella sola.

    Titti aveva due amori uno di cielo uno di terra
    di segno contrario uno in pace uno in guerra
    Titti aveva due amori uno in terra uno in cielo
    insomma di segno contrario uno buono uno vero."

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>


  • Moderatore

    Coda di lupo

    "Quando ero piccolo m'innamoravo di tutto correvo dietro ai cani
    e da marzo a febbraio mio nonno vegliava
    sulla corrente di cavalli e di buoi
    sui fatti miei sui fatti tuoi

    e al dio degli inglesi non credere mai.

    E quando avevo duecento lune e forse qualcuna è di troppo
    rubai il primo cavallo e mi fecero uomo
    cambiai il mio nome in "Coda di lupo"
    cambiai il mio pony con un cavallo muto

    e al loro dio perdente non credere mai

    E fu nella notte della lunga stella con la coda
    che trovammo mio nonno crocifisso sulla chiesa
    crocifisso con forchette che si usano a cena
    era sporco e pulito di sangue e di crema

    e al loro dio goloso non credere mai.

    E forse avevo diciott'anni e non puzzavo più di serpente
    possedevo una spranga un cappello e una fionda
    e una notte di gala con un sasso a punta
    uccisi uno smoking e glielo rubai

    e al dio della scala non credere mai.

    Poi tornammo in Brianza per l'apertura della caccia al bisonte
    ci fecero l'esame dell'alito e delle urine
    ci spiegò il meccanismo un poeta andaluso

    • Per la caccia al bisonte - disse - Il numero è chiuso.

    E a un Dio a lieto fine non credere mai.

    Ed ero già vecchio quando vicino a Roma a Little Big Horn
    capelli corti generale ci parlò all'università
    dei fratelli tutte blu che seppellirono le asce
    ma non fumammo con lui non era venuto in pace

    e a un dio fatti il culo non credere mai.

    E adesso che ho bruciato venti figli sul mio letto di sposo
    che ho scaricato la mia rabbia in un teatro di posa
    che ho imparato a pescare con le bombe a mano
    che mi hanno scolpito in lacrime sull'arco di Traiano
    con un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia
    ma colpisco un po' a casaccio perché non ho più memoria

    e a un dio senza fiato non credere mai. "

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>


  • Moderatore

    Quando un cavaliere incontra una fanciulla che piange per il suo amore, non importa se questo è un ladro.
    La aiuta comunque, anche se la legge [del re, dei potenti, degli uomini] "non può cambiare".

    🙂

    Vi propongo prima la versione d'epoca, quella cantata con Joan Baez (serve dire altro?).

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>

    Poi qui lascio anche la versione riarrangiata e cantata con Luvi De Andrè.
    Non male anche questa versione... anzi... (e non sapendo decidermi... le ho messe entrambe :)).

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>

    Ah. 😉

    "Mentre attraversavo London Bridge
    un giorno senza sole
    vidi una donna pianger d'amore,
    piangeva per il suo Geordie.

    Impiccheranno Geordie con una corda d'oro,
    è un privilegio raro.
    Rubò sei cervi nel parco del re
    vendendoli per denaro.

    Sellate il suo cavallo dalla bianca criniera
    sellatele il suo pony
    cavalcherà fino a Londra stasera
    ad implorare per Geordie

    Geordie non rubò mai neppure per me
    un frutto o un fiore raro.
    Rubò sei cervi nel parco del re
    vendendoli per denaro.

    Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso,
    non ha vent'anni ancora
    cadrà l'inverno anche sopra il suo viso,
    potrete impiccarlo allora

    Né il cuore degli inglesi né lo scettro del re
    Geordie potran salvare,
    anche se piangeran con te
    la legge non può cambiare.

    Così lo impiccheranno con una corda d'oro,
    è un privilegio raro.
    Rubò sei cervi nel parco del re
    vendendoli per denaro."


  • User Attivo

    Ciao WWW,
    il mitico De Andrè ha sempre un posto in prima fila.
    Quanti di noi hanno pianto con le sue canzoni in sottofondo, molti hanno compreso come l'amore possa esser dolce seppur condannato ( bocca di rosa) altri come il paradiso possa essere al primo piano e che dai diamanti non nasce niente ma dal letame nascono i fior o ancora nella ballata dell'amor cieco e delle vanità come l'amore possa esser crudele.
    Insomma Fabrizio è maestro di vita, più che mai attuale ad anni dalla sua scomparsa.


  • Moderatore

    L'amore crudele.

    Come ignorarlo?

    Si Dafne, l'amore cieco è [per molti versi] un divertentissimo balletto della vanità.

    Fabrizio c'è l'ha cantato così bene che fa quasi sorridere, ma non è affatto morbido.

    E' proprio un Amore crudele...

    😉

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>

    "Un uomo onesto, un uomo probo,
    tralalalalla tralallaleru
    s'innamorò perdutamente
    d'una che non lo amava niente.

    Gli disse portami domani,
    tralalalalla tralallaleru
    gli disse portami domani
    il cuore di tua madre per i miei cani.

    Lui dalla madre andò e l'uccise,
    tralalalalla tralallaleru
    dal petto il cuore le strappò
    e dal suo amore ritornò.

    Non era il cuore, non era il cuore,
    tralalalalla tralallaleru
    non le bastava quell'orrore,
    voleva un'altra prova del suo cieco amore.

    Gli disse amor se mi vuoi bene,
    tralalalalla tralallaleru
    gli disse amor se mi vuoi bene,
    tagliati dei polsi le quattro vene.

    Le vene ai polsi lui si tagliò,
    tralalalalla tralallaleru
    e come il sangue ne sgorgò,
    correndo come un pazzo da lei tornò.

    Gli disse lei ridendo forte,
    tralalalalla tralallaleru
    gli disse lei ridendo forte,
    l'ultima tua prova sarà la morte.

    E mentre il sangue lento usciva,
    e ormai cambiava il suo colore,
    la vanità fredda gioiva,
    un uomo s'era ucciso per il suo amore.

    Fuori soffiava dolce il vento
    tralalalalla tralallaleru
    ma lei fu presa da sgomento,
    quando lo vide morir contento.
    Morir contento e innamorato,
    quando a lei niente era restato,
    non il suo amore, non il suo bene,
    ma solo il sangue secco delle sue vene. "


  • User Attivo

    Ciao WWW,
    Amore crudele, noi che amiamo essere vittime e carnefici di noi stessi..
    Eppure esiste anche questo maleficio, ma se non amassimo allora perchè vivere?
    Ma fino a che punto può spingersi un amore? All'irrazioanlità, all'infermità d'amore?
    Esiste un limite, in cui il penetrare è solo infierire a se stessi?
    Naturalmente sì, accorgersene è il dilemma.
    Il buon De Andrè ingigantisce la follia umana, ma ciò che narra non è che la natura umana. Il dare sopra al ricevere e tutto per uno strano incantesimo dal nome di Amore.

    Dafne


  • Moderatore

    Siamo sulla stessa lunghezza d'onda.

    🙂

    Allora ti propongo una delle più struggenti canzoni del nostro poeta genovese, anche se sicuramente tra le meno note.

    Magari non l'hai mai sentita...

    [.. okkio che è proprio tra le più tetre... 😉 ]

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>

    "Caro amore
    nei tramonti d'aprile
    caro amore
    quando il sole si uccide
    oltre le onde
    puoi sentire piangere e gioire
    anche il vento ed il mare.

    Caro amore
    così un uomo piange
    caro amore
    al sole, al vento e ai verdi anni
    che cantando se ne vanno
    dopo il mattino di maggio
    quando sono venuti
    e quando scalzi
    e con gli occhi ridenti
    sulla sabbia scrivevamo contenti
    le più ingenue parole.

    Caro amore
    i fiori dell'altr'anno
    caro amore
    sono sfioriti e mai più
    rifioriranno
    e nei giardini ad ogni inverno
    ben più tristi sono le foglie.

    Caro amore
    così un uomo vive
    caro amore
    e il sole e il vento e i verdi anni
    si rincorrono cantando
    verso il novembre a cui
    ci vanno portando
    e dove un giorno con un triste sorriso
    ci diremo tra le labbra ormai stanche
    "eri il mio caro amore". "


  • User Attivo

    Ciao WWW,
    mi era totalmente sconosciuta..
    Struggente e bellissima...😢

    Mannaggia, ne ho in mente una ma non riesco a tirar fuori il titolo, magari puoi aiutarmi...

    " Sono tornati cento a mille i guerrieri di Falluois ( penso si scriva così), sono tornati alle famiglie ai palazzi, alle città. Ma la dama abbandonata non ritroverà il suo amore e di certo il gran ceppo non varrà a scaldarle il cuore..."

    Adoravo questa canzone di De Andrè ma ho dimenticato il titolo :mmm:


  • Moderatore

    Era la guerra di Valois.

    🙂

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>

    "Nella guerra di Valois
    il Signor di Vly è morto,
    se sia stato un prode eroe
    non si sa, non è ancor certo.

    Ma la dama abbandonata
    lamentando la sua morte
    per mill'anni e forse ancora
    piangerà la triste sorte.

    Fila la lana, fila i tuoi giorni
    illuditi ancora che lui ritorni,
    libro di dolci sogni d'amore
    apri le pagine al suo dolore.

    Son tornati a cento e a mille
    i guerrieri di Valois,
    son tornati alle famiglie,
    ai palazzi alle città.

    Ma la dama abbandonata
    non ritroverà il suo amore
    e il gran ceppo nel camino
    non varrà a scaldarle il cuore.

    Fila la lana, fila i tuoi giorni
    illuditi ancora che lui ritorni,
    libro di dolci sogni d'amore
    apri le pagine al suo dolore.

    Cavalieri che in battaglia
    ignorate la paura
    stretta sia la vostra maglia,
    ben temprata l'armatura.

    Al nemico che vi assalta
    siate presti a dar risposta
    perché dietro a quelle mura
    vi s'attende senza sosta.

    Fila la lana, fila i tuoi giorni
    illuditi ancora che lui ritorni,
    libro di dolci sogni d'amore
    chiudi le pagine sul suo dolore. "

    Che è la traduzione di una ballata francese di Robert Marcy, File la laine.

    "Dans la chanson de nos pères
    Monsieur de Malbrough est mort
    Si c'était un pauvre hère
    On n'en dirait rien encore
    Mais la Dame à sa fenêtre
    Pleurant sur son triste sort,
    Dans mille ans, deux mille peut-être
    Se désolera encore.

    File la laine, filent les jours,
    Garde ma peine et mon amour,
    Livre d'images des rêves lourds
    Tourne la page à l'éternel retour

    Hennins au ruban de soie,
    Chanson bleue des troubadours,
    Regret des festins de joie
    Ou fleur du joli tambour,
    Dans la grande cheminée
    S'éteint le feu du bonheur
    Car la dame, abandonnée,
    Ne retrouvera son coeur.

    File la laine, filent les jours,
    Garde ma peine et mon amour,
    Livre d'images des rêves lourds
    Tourne la page à l'éternel retour

    Croisés des grandes batailles,
    Sachez vos lances manier,
    Ajustez cottes de mailles,
    Armures et boucliers ;
    Si l'ennemi vous assaille,
    Gardez-vous de trépasser
    Car derrière vos murailles
    On attend sans se lasser.

    File la laine, filent les jours,
    Garde ma peine et mon amour,
    Livre d'images des rêves lourds
    Tourne la page à l'éternel retour."

    L'episodio storico da cui trae spunto è legato alla guerra dei Cent'anni, e in particolar modo alla guerra di successione bretone (1361-1364).

    La battaglia di Valois è un episodio storico vero. Il "Signore di Vly" invece è un personaggio di fantasia, la traduzione fatta da Faber del "Monsieur de Malbrough" dell'originale francese.

    La canzone di Fabrizio è datata 1965.

    🙂


  • Moderatore

    ....;)..... non andate mai sulla cattiva strada....
    ... oppure si? :?....

    "Alla parata militare
    sputò negli occhi a un innocente
    e quando lui chiese "Perché "
    lui gli rispose "Questo è niente
    e adesso è ora che io vada"
    e l'innocente lo seguì,
    senza le armi lo seguì
    sulla sua cattiva strada.

    Sui viali dietro la stazione
    rubò l'incasso a una regina
    e quando lei gli disse "Come "
    lui le risposte "Forse è meglio è come prima
    forse è ora che io vada "
    e la regina lo seguì
    col suo dolore lo seguì
    sulla sua cattiva strada.

    E in una notte senza luna
    truccò le stelle ad un pilota
    quando l'aeroplano cadde
    lui disse "È colpa di chi muore
    comunque è meglio che io vada "
    ed il pilota lo seguì
    senza le stelle lo seguì
    sulla sua cattiva strada.

    A un diciottenne alcolizzato
    versò da bere ancora un poco
    e mentre quello lo guardava
    lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi
    adesso è ora che io vada"
    l'alcolizzato lo capì
    non disse niente e lo seguì
    sulla sua cattiva strada.

    Ad un processo per amore
    baciò le bocche dei giurati
    e ai loro sguardi imbarazzati
    rispose "Adesso è più normale
    adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto
    che io vada "
    ed i giurati lo seguirono
    a bocca aperta lo seguirono
    sulla sua cattiva strada,
    sulla sua cattiva strada.

    E quando poi sparì del tutto
    a chi diceva "È stato un male"
    a chi diceva "È stato un bene "
    raccomandò "Non vi conviene
    venir con me dovunque vada,
    ma c'è amore un po' per tutti
    e tutti quanti hanno un amore
    sulla cattiva strada
    sulla cattiva strada.
    "


  • Moderatore

    🙂

    Questa è un inedito.

    Un pezzo registrato dal vivo, insomma, in cui Fabrizio "storpiava" il testo di un brano musicale che faceva parte della colonna sonora del bel film di Luigi Magni "Nell'anno del Signore" (1969).

    Il testo originale era questo:

    "La bella che guarda il mare
    lalalà, lalalà, lalalà
    aspetta il suo cavaliere
    lalalà, lalalà, lalalà

    La bella che è prigioniera
    lalalà, lalalà, lalalà
    ha un nome che fa paura
    libertà libertà libertà."

    La versione "anarchica" di De Andrè, invece:

    "La bella che è addormentata,
    lalalà, lalalà, lalalà
    ha un nome che fa paura
    libertà libertà libertà

    La bella che è addormentata,
    lalalà, lalalà, lalalà
    ha un nome che fa paura
    libertà libertà libertà."

    Mi fa venire i brividi ogni volta che la sento...


  • Moderatore

    Ieri ricorrevano 10 anni dalla dipartita di fabrizio De Andrè.

    Sinceramente avrei voluto postarvi qualcosa, ma alla fine non me la sono proprio sentita.

    Hanno dato su Raitre una trasmissione con Dori Ghezzi, la moglie.
    Commovente, forte, piena di ospiti bravissimi.
    O almeno, alcuni degli 'interpreti d'occasione' si sono dimostrati all'altezza.

    A distanza di 24 ore colgo l'occasione per postare qui alcune delle canzoni che ancora 'mancano' a questa piccola collezione GT.

    Per una volta - non credo ricapiterà - faremo cantare Fabrizio con la voce di altri.

    Intanto sentiamo Battiato che canta Inverno [da Tutti morimmo a stento].

    "**Sale la nebbia sui prati bianchi
    come un cipresso nei camposanti
    un campanile che non sembra vero
    segna il confine fra la terra e il cielo.

    Ma tu che vai, ma tu rimani
    vedrai la neve se ne andrà domani
    rifioriranno le gioie passate
    col vento caldo di un'altra estate.

    Anche la luce sembra morire
    nell'ombra incerta di un divenire
    dove anche l'alba diventa sera
    e i volti sembrano teschi di cera.

    Ma tu che vai, ma tu rimani
    anche la neve morirà domani
    l'amore ancora ci passerà vicino
    nella stagione del biancospino.

    La terra stanca sotto la neve
    dorme il silenzio di un sonno greve
    l'inverno raccoglie la sua fatica
    di mille secoli, da un'alba antica.

    Ma tu che stai, perché rimani?
    Un altro inverno tornerà domani
    cadrà altra neve a consolare i campi
    cadrà altra neve sui camposanti.** "


  • Moderatore

    Interpretazione soave, veramente da apprezzare.

    L'Ave Maria di De Andrè è potente davvero.

    Perchè scrivere un Ave Maria per un musicista è ... una sfida di grande portata, un 'classico dei classici'.

    E la Maria di Fabrizio è la madonna più umana e più sensuale, più erotica e più vera tra tutte le ave Marie che potrete mai ascoltare.

    🙂

    "**E te ne vai, Maria, fra l'altra gente
    che si raccoglie intorno al tuo passare,
    siepe di sguardi che non fanno male
    nella stagione di essere madre.

    Sai che fra un'ora forse piangerai
    poi la tua mano nasconderà un sorriso:
    gioia e dolore hanno il confine incerto
    nella stagione che illumina il viso.

    Ave Maria, adesso che sei donna,
    ave alle donne come te, Maria,
    femmine un giorno per un nuovo amore
    povero o ricco, umile o Messia.

    Femmine un giorno e poi madri per sempre
    nella stagione che stagioni non sente.** "


  • Moderatore

    Per quanto bravi ... l'originale ha qualcosa di irraggiungibile.

    :gtsad:

    Questa è stata trasmessa contemporaneamente da moltissime radio italiane, ieri sera, oltre che da RaiTre.

    Celebra quell' "amore per l'amore" che è la vera Musa di qualsiasi poeta sotto qualsiasi cielo, da sempre.

    Non l'amore per una donna in particolare, ma il fascino e la potenza dell'innamoramento, l'irresistibile contagio dell'attrazione per l'altro.

    Per gli altri.

    Per l'amore che ora ci occupa il cuore e per quello che lo farà domani, come sotto altre sembianze lo faceva già ieri.

    "**Quei giorni perduti a rincorrere il vento
    a chiederci un bacio e volerne altri cento
    un giorno qualunque li ricorderai
    amore che fuggi da me tornerai
    un giorno qualunque ti ricorderai
    amore che fuggi da me tornerai

    e tu che con gli occhi di un altro colore
    mi dici le stesse parole d'amore
    fra un mese fra un anno scordate le avrai
    amore che vieni da me fuggirai
    fra un mese fra un anno scordate le avrai
    amore che vieni da me fuggirai

    venuto dal sole o da spiagge gelate
    venuto in novembre o col vento d'estate
    io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
    amore che vieni, amore che vai
    io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
    amore che vieni, amore che vai.**"


  • Moderatore

    Non pensavo avesse così tanti fan! uno dei miei preferiti assieme a branduardi che anche se poeta (come de andrè) fa canzoni diverse.


    Una canzone interessante.

    "**Venuto da molto lontano
    a convertire bestie e gente
    non si può dire non sia servito a niente
    perché prese la terra per mano
    vestito di sabbia e di bianco
    alcuni lo dissero santo
    per altri ebbe meno virtù
    si faceva chiamare Gesù.

    Non intendo cantare la gloria
    né invocare la grazia e il perdono
    di chi penso non fu altri che un uomo
    come Dio passato alla storia
    ma inumano è pur sempre l'amore
    di chi rantola senza rancore
    perdonando con l'ultima voce
    chi lo uccide fra le braccia di una croce.

    E per quelli che l'ebbero odiato
    nel getzemani pianse l'addio
    come per chi l'adorò come Dio
    che gli disse sia sempre lodato,
    per chi gli portò in dono alla fine
    una lacrima o una treccia di spine,
    accettando ad estremo saluto
    la preghiera l'insulto e lo sputo.

    E morì come tutti si muore
    come tutti cambiando colore
    non si può dire non sia servito a molto
    perché il male dalla terra non fu tolto

    Ebbe forse un pò troppe virtù,
    ebbe un nome ed un volto: Gesù.
    Di Maria dicono fosse il figlio
    sulla croce sbiancò come un giglio. **"


  • Consiglio Direttivo

    Confesso di conoscere relativamente poco l'artista che qui celebrate: alcuni pezzi li sto scoprendo proprio qui ed ora, grazie a voi.

    Pure, De André ha cantato una delle canzoni che più efficacemente tratteggiano la complessità dell'animo umano e il delicato rapporto tra il singolo, l'ambiente e i volubili ghirigori del Destino.

    Alla fine di questo brano ci si chiede inevitabilmente: chi è il cattivo? Chi è davvero il cattivo della storia? Tutti, nessuno, solo qualcuno e solo a volte; chissà. Spesso soltanto un'inquietante indeterminatezza sta alla radice del Male.

    Lascio qui il mio contributo: Un giudice, nell'ottimo arrangiamento della PFM.

    Cosa vuol dire avere
    un metro e mezzo di statura,
    ve lo rivelan gli occhi
    e le battute della gente,
    o la curiosità
    d'una ragazza irriverente,
    che vi avvicina solo
    per un suo dubbio impertinente:

    vuole scoprir se è vero
    quanto si dice intorno ai nani,
    che siano i più forniti
    della virtù meno apparente,
    fra tutte le virtù
    la più indecente.

    Passano gli anni, i mesi,
    e se li conti anche i minuti,
    è triste trovarsi adulti
    senza essere cresciuti;
    la maldicenza insiste,
    batte la lingua sul tamburo
    fino a dire che un nano
    è una carogna di sicuro
    perché ha il cuore troppo
    troppo vicino al buco del culo.

    Fu nelle notti insonni
    vegliate al lume del rancore
    che preparai gli esami
    diventai procuratore
    per imboccar la strada
    che dalle panche d'una cattedrale
    porta alla sacrestia
    quindi alla cattedra d'un tribunale
    giudice finalmente,
    arbitro in terra del bene e del male.

    E allora la mia statura
    non dispensò più buonumore
    a chi alla sbarra in piedi
    mi diceva "Vostro Onore",
    e di affidarli al boia
    fu un piacere del tutto mio,
    prima di genuflettermi
    nell'ora dell'addio
    non conoscendo affatto
    la statura di Dio.