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Strage di via d'Amelio: non dimenticare mai "il fresco profumo della libertà"
La coscienza umana tutta deve inchinarsi davanti alla straordinaria grandezza di Paolo Borsellino e della sua scorta Agostino Catalano, Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Emauele Loi, Claudio Traina.
57 giorni dopo la morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei suoi agenti di scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Cosa Nostra confermò tutta la sua ferocia colpendo, il 19 luglio 1992, in via D'amelio. Contrariamente, lo Stato italiano raggiunse il culmine del solipsismo autoreferenziale "mettendo in pratica" tutta la sua impotenza e tutto il suo immobilismo nei confronti della lotta alla mafia, della tutela della legalità e della giustizia.
La responsabilitò politica dello stato tuonò incontrastata sul cielo della primavera-estate del 1992 e continua a protarsi sul cielo dei nostri giorni.
A 16 anni dalla Strage di via d'Amelio ancora non si ha un quadro totalmente chiaro della vicenda. Chi ha premuto il pulsante che fece saltare la Fiat Panda celeste imbottita di tritolo e parcheggiata sotto casa della madre di Borsellino?
Rendiamo omaggio alla memoria di Paolo Borsellino e alla sua scorta pervasi da una "devozione al dovere e un incontrollabile fede nella giustizia".
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Mi assogio all'omaggio a Borsellino così come a Falcone e a tutte quelle persone che lottano contro le mafie a rischio della propria vita.
Ricordo quell'estate prima Falcone e poi Borsellino, fu tremendo.
Non lasciamo più soli coloro che lottano anche per noi.