• Community Manager

    Ebay multato di 40 milioni di euro per falsi di Louis Vuitton e Dior

    Da Repubblica.

    Ebay è stata condannata da un tribunale di Parigi a pagare un risarcimento di 40 milioni di euro per il suo scarso impegno nel contrastare la vendita online di prodotti falsificati. A citare in giudizio il sito di aste sul web è stata la Louis Vuitton, sostenendo che nel 2006 ben il 90 per cento della merce venduta da eBay con il marchio LV o con quello di Dior (in particolare borse, profumi e orologi) erano in realtà dei falsi.

    Possiamo notare alcune caratteristiche di questa vicenda:

    • la causa è stata svolta non Italia, ma in Francia.
    • la multa è relativa al suo scarso impegno nel contrastare la vendita online di prodotti falsificati

    :ciauz:


  • Super User

    Non conosco molto bene EBay, e neppure la legislazione francese, per cui potrei sbagliarmi su alcuni punti.

    Premesso ciò, ritengo un errore tale condanna, anche se si inserisce nella linea adottata di recente (e ancora in via di definizione) che in Francia vede i provider e i fornitori come responsabili di ciò che passa sui loro siti. In Francia le modifiche volute dal premier vanno nella direzione di imporre ai provider il controllo dei contenuti immessi dagli utenti, una sorta di censura insomma. Evidentemente tale atteggiamento si sta allargando.

    Mi spiego.
    Il Decreto Legislativo del 9 aprile 2003, n. 70, attraverso il quale è stata recepita in Italia la direttiva Europea 31/2000/CE sul commercio elettronico disciplina la materia delle responsabilità degli intermediari della comunicazione, sancendo l'assenza di responsabilità dell'intermediario.
    In particolare prevede, all'art. 17, che nella prestazione di servizi di hosting e caching o mere conduit, il prestatore non è assoggettato ad un obbligo generale di sorveglianza sulle informazioni che trasmette o memorizza, né ad un obbligo di verificare la presenza di attività illecite. L'unica ipotesi di responsabilità dell'intermediario si ha nel caso in cui, a seguito di richiesta di intervento proveniente dall'autorità giudiziaria o amministrativa avente funzioni di vigilanza, il prestatore non agisce prontamente per impedire l'accesso al contenuto incriminato, ovvero se, avendo avuto conoscenza del carattere illecito o pregiudizievole per un terzo del contenuto di un servizio, non ha provveduto ad informarne l'autorità giudiziaria.

    Il problema semmai è quello di identificare correttamente l?autore del reato. Non è accettabile che si voglia scaricare colpe altrui sul prestatore di servizi, ultimo anello conoscibile della catena. Gli ordinamenti giuridici di tutto il mondo si basano sul principio dell?imputabilità delle condotte, lecite o illecite.

    L'errore sta nel fatto che EBay non vende proprio nulla (come ampiamente chiarito anche nelle condizioni d'uso), si limita a mettere a disposizione lo spazio web per i venditori, come Google fa per YouTube.
    Sarebbe, quindi, come ritenere responsabile il proprietario di un locale affittato ad una ditta che vende merce contraffatta, per la vendita della merce contraffatta.


  • Community Manager

    Questo argomento sarà uno dei più dibattuti dei prossimi mesi/anni.

    Le community crescono sempre più e, per quanto i gestori possano fare controlli-regolamenti-prevenzioni-indicazioni, questo non sarà mai sufficiente.

    Mi piace l'esempio che hai postato:

    Sarebbe, quindi, come ritenere responsabile il proprietario di un locale affittato ad una ditta che vende merce contraffatta, per la vendita della merce contraffatta.

    In una discussione notturna dell'anno scorso, non sul web, ma a Monasterace con i miei amici, cercai di spiegare come alcune volte è impossibile effettivamente controllare i contenuti.

    Era in corso una discussione sui contenuti di Youtube. Si sosteneva il fatto di dover punire YouTube per qualunque contenuto illegale pubblicato in quanto doveva esserci un controllo.

    Il mio esempio è stato: bisogna punire le autostrade per tutti i criminali che ci passano e portano armi-sostanze stupefacenti in giro, in quanto al casello potrebbero fare dei controlli approfonditi di ogni veicolo.

    Secondo me si devono ancora fare due passi importanti prima di arrivare ad avere delle regole precise:

    • si deve creare un Vade-mecum Universale per i gestori dei portali che li porti ad effettuare tutto quanto è nei loro mezzi per controllare e diffondere una cultura corretta.

    • si deve procedere contro gli utenti che appositamente postano i contenuti illegali ed i gestori devono poter chiedere i danni.

    Questo ovviamente per quanto riguarda i contenuti.

    Myspace infatti sta vincendo cause su cause per quanto riguarda lo spam.


  • Super User

    E' ovvio che se un provider dovesse decidere di combattere le illegalità che si realizzano sui suoi server, sarebbe una buona cosa. Il problema è che una cosa è combattere le illegalità palesi, altro è dare la possibilità (o l'obbligo) di combattere le illegalità. In fondo sono aziende private, finirebbero per combattere le cose che danno fastidio loro o qualche amico (politico, imprenditore, ecc....).

    Quando si parla di censura (che poi è questo l'oggetto), si deve sempre andare con i piedi di piombo. Chi deve stabilire il discrimine tra una illegalità e una censura ? L'azienda ?
    Secondo me no. Dovrebbe stabilirlo lo Stato, sempre, quindi direi polizia e giudici.
    Se si punisce una azienda perchè non ha impedito che sul suo sito si commettano illegalità, la prossima volta l'azienda farà in modo che si postino anche contenuti ai limiti dell'illecito, semplicemente per paura di subire nuove condanne.

    Inoltre, una cosa è il piccolo forum/sito dove è possibile un controllo. Altro è controllare YouTube. Come fanno gli eventuali moderatori di YouTube, semmai ci fossero,a controllare tutti i contenuti ? Dovrebbero conoscere le legislazioni di tutti i paesi del mondo ! Sarebbe costosissimo una gestione del genere, e un costo di questo tipo sarebbe scaricato sugli utenti, quindi finirebbero i portali gratuiti o semi gratuiti.
    L'impressione è che si tenda a limitare il principio della non responsabilità dei provider inserendo il principio della responsabilità oggettiva (cioè io sono responsabile per i contenuti immessi anche se non ho avuto la possibilità di verificarli).

    Il risultato sarebbe una rete con servizi a pagamento, e quindi con pochi utenti (solo quelli danarosi), e i soliti noti avrebbero il controllo totale della rete. E, in cascata, delle informazioni che passano sulla rete.
    Diciamo più o meno quello che accade nella realtà con le TV.

    La possibilità che io vedo è quella di eliminare "l'uomo senza volto" dalla rete, nel senso che chi accede alla rete deve essere sempre identificabile.
    Nella realtà chi commette un reato è generalmente identificabile, lo stesso deve accadere in rete. Si dovrebbero studiare soluzione tecniche per fare in modo che chi accede alla rete lasci all'ingresso nome e cognome, in modo che sia rintracciabile sempre. Questo non vuol dire che il suo nome deve essere alla portata di tutti, ma solo che chi deve rintracciarlo (polizia, magistratura) possa farlo senza problemi.
    Non so se è fattibile, ma il punto è che deve essere punito chi posta il contenuto illecito, perchè è lui che commette il reato. Il provider può essere punito solo se si dimostra un suo concorso nel reato (ad esempio, conosceva il contenuto e l'illecità del medesimo e non lo ha rimosso).