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- Ulteriori considerazioni per Adsense e impresa
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@lodiablo said:
Una volta per tutte ti dico che ogni reddito va dichiarato e siamo d'accordo.
Il problema è capire se mettendo Adsense in un sito amatoriale si rimane, pur producendo un reddito piccolo, nell'ambito di un guadagno occasionale (per me di tipo affitto, poichè ne vedo tutte le caratteristiche), o si diventa impresa.E' un problema solo per chi non vuole accettare il fatto che i redditi derivanti da servizi pubblicitari continuativi sono redditi di impresa. Un sito amatoriale cessa di essere tale dal momento in cui produce il primo euro.
Quello che tu chami "reddito da affitto" non è previsto in alcun punto dell'accordo che sottoscrive il "publisher" (e non l'affittuario) con Google.
Tanto è vero che i contratti di affitto hanno l'obbligo di essere registrati e tale accordo non viene regitrato in alcun ufficio del registro. Quindi NO REDDITO D'AFFITTO.Precisamente la produzione di reddito con il passaggio di un messaggio pubblicitario più o meno costante in un supporto di tua proprietà, ma di cui non ne sai nè la provenienza, non lo organizzi, non lo produci...ecc., è condizione necessaria e sufficiente per essere impresa ai fini del fisco?
Questa definizione non sta scritta da nessuna parte, credo.Il messaggio pubblicitario non è più o meno costante, ma è DECISAMENTE COSTANTE e comunque più di 30 gg l'anno. Quindi NO REDDITO DA PRESTAZIONE OCCASIONALE
E' impresa per semplice esclusione in quanto non esiste nessuna tipologia di dichiarazione dei redditi che possa giustificare un guadagno da servizi pubblicitari continuativi, effettuati attraverso un proprio bene, se non quella di reddito da impresa.La questione poi che un webmaster operi con costanza è solo una tua supposizione. Un webmaster che aggiorna un sito una volta al mese, secondo te opera con costanza? Magari inserisce un banner per coprire le spese e basta. Dunque non fa niente in termini di posizionamento, ma inserisci solo dei suoi contenuti per diletto.
Non importa che operi con costanza. Il fatto che abbia realizzato un bel sito che non necessita di essere aggiornato frequentemente (esempio un forum che vive di interventi terzi) non cambia i termini della questione. E' stato solo molto bravo a crearsi una fonte di reddito continuativa col minimo sforzo.
Come sono stati bravi quelli che hanno inventato YouTube (che vive di video caricati da terzi) che ora è stato aquistato da Google in quanto bene moooolto produttivo in termini pubblicitari.Ma ammesso anche che lo facesse, potrebbe sempre sostenere che il miglioramento del sito e il posizionamento è voluto per promuovere i propri contenuti e non in relazione ad Adsense, mentre i benefici Adsense sono una ricaduta indiretta.
Ciò che dice è indifferente rispetto al Fisco, se produci reddito da servizi pubblicitari continuativi sei impresa e basta. Un panettiere potrebbe sostenere che produce il pane solo perchè gli piace impastare la farina e che i soldi che percepisce sono solo una ricaduta indiretta del suo hobby. Non per questo non sarebbe impresa.
Infatti, prima di Adsense tantissimi webmaster avevano siti amatoriali e ben posizionati (PR 4 o 5): Ora hanno messo Adsense e il loro status quo è cambiato, per il solo motivo di aver messo in due minuti un codice nelle pagine.
Considerazioni irrilevanti rispetto al Fisco che deve solo accertare la provenienza del reddito e verificarne la regolarità rispetto alla normative.
La discriminante è dunque aver messo il codice. E quindi abbiamo l'impresa. Esiste al mondo un'impresa che si crea, si gestisce, e ci fa guadagnare in due minuti? Esiste qualche altra impresa simile? Dove sono gli aspetti tipici dell'impresa? Organizzazionie, sede sociale, investimenti di vario genere, clienti dell'impresa, professionalità...ecc. Un'impresa è tutto questo e non solo mandare un messaggio pubblicitario continuativo.
DITTA INDIVIDUALE:
- Attività: Servizi pubblicitari, Sfruttamento economico di prodotti editoriali
- Sede sociale: Casa propria
- Organizzazione: Personal Computer, modem, connessione a internet, telefono e scrivana.
- Investimenti: hardware e software per scrivere un sito
- Clienti: Cliente unico: Google, concessionario di pubblicità
- Professionalità: Propria capacità personale, o titolo equipollente.
- Guadagni: potenzialmente illimitati.
Al Fisco basta questo.
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Ti contraddici. Quando hai fatto, non tu ovviamente, diventare cliente Google. Con quale contratto?
Quali sono le condizioni che noi, proprietari di siti, abbiamo posto nel contratto poi accettato da Google.
Nella ditta individuale, per servizi pubblicitari, è da intendere in un senso un po' più preciso: cioè svolge servizi pubblicitari quella ditta individuale che cerca i clienti, fa contratti con regole e termini propri, decide il prezzo, assume degli obblighi proprio con i suoi clienti.
Se trovo dunque un ristorante e gli propongo di mettere la pubblicità nel mio sito dietro un compenso e per un dato periodo, allora, e secondo me, solo allora svolgo servizi pubblicitari d'impresa.Un webmaster amatoriale, per cosi dire, e che utilizza Adsense non fa niente di tutto quello che fa un'impresa. Il fatto poi che usa il pc, i programmi e da casa propria non ha rilevanza ai fini di capire se è o non è un'impresa di servizi pubblicitari.
La discriminante è comportarsi secondo l'uso e le regole di una vera impresa pubblicitaria per essere impresa in questo settore, altrimenti si sarà pure impresa ma in qualche altro settore, che onestamente non riesco a capire quale sia.
E' chiaro, secondo me, che la confusione nasce dal fatto che nella definizione di ditta individuale si dica anche "servizi pubblicitari" e poi si confonde tutto ciò che in realtà significa "servizi pubblicitari" con l'inserimento di un codice in un sito, per il semplice fatto che si mostra una pubblicità.
"Servizi pubblicitari" a mio avviso significa molto di più che "permettere di attaccare un manifesto". Magari si può con superficiaità sfruttare la dicitura "servizi pubblicitari" per inglobbare quello che fa chi usa adsense, ma bisogna riconoscere che è totalmente diverso da quello che svolge un'impresa pubblicitaria. In particolare non fa nessuna delle cose essenziali che compie un'impresa pubblicitaria.Ho detto, è vero, che secondo me rientra nella tipologia d'affitto di un bene mobile, ma è charo che ci sono obiezioni da sollevare. Per la verità anche alcuni commercialisti ritengono che sia quella la vera funzione di un webmaster amatoriale (e non), al pari di un proprietario di un terreno sul quale altri mettono un cartellone (il codice ad sense o una sua parte) sul quale incollano una pubblicità.
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Mi sembra interessente il parere dell'Agenzia delle Entrate, che pare interpreti il tutto come Procacciatore d'affari occasionale fino a 5000 euro.
http://www.fiscoitalia.com/news.asp?id=981
http://www.altalex.com/index.php?idstr=30&idnot=954
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In quei pareri si deduce che il committente dovrebbe pagare in ritenuta d'acconto, ma questo Google non lo fa. Non ci pensa nemmeno a versare l'IVA per condo del publisher!
Conseguentemente il publisher risulta totalmente evasore al fisco rispetto al compenso ricevuto, non avendo egli possibilità di dichiararlo altrimenti, per i motivi sopra citati e che qui brevemente riepilogo.
- Non trattasi di lavoro occasionale in quanto la prestazione supera i 30 gg l'anno
- Non trattasi di compensi percepiti a seguito di "obblighi a fare, non fare, permettere" in quanto non previsti dal contratto/accordo (non registrato) con Google.
- Non trattasi di redditi da affitto di bene mobile o immateriale in quanto anche qui non è previsto in alcun punto dell'accordo/contratto (non registrato)
E tengo a precisare che i contratti di affitto di beni e quelli derivanti da obblighi per i quali si percepisca un compenso hanno l'OBBLIGO di essere registrati
- Non trattasi di reddito da lavoro dipendente per ovvi motivi.
Altri tipi di dichiarazioni (lavoro autonomo, e redditi da impresa) prefigurano il possesso di partita IVA e altre incompense a seconda dell'inquadramento.
Allora tu se fossi un piccolo webmaster senza p.IVA come lo dichiareresti quel compenso al fisco? e come lo dichiari invece adesso che sei impresa?
C'è anche un altro punto: L’iscrizione a ruolo degli agenti d’affari in mediazione è obbligatoria anche per coloro che svolgono l’attività in modo occasionale;
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La figura del procacciatore d'affari occasionale è quella che a mio avviso si presta meglio, anche meglio del contratto di affitto. Ma ci sono obiezioni anche in questo caso.
La questione dei 30 giorni è poi assurda nel caso del procacciatore d'affari, e quindi si è occasionale P. A. se si guadagna meno di 5000 euro.
L'iscrizione non è obbligatoria e non è obbligatoria la partita Iva. Su internet ci sta un bel sito sul procacciotore d'affari e dove ti puoi leggere queste cose.
Peccato che ora non ricordo l'indirizzo, ma lo trovi.
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Non serve la partita IVA sotto una certa soglia di ricavi se si viene pagati in ritenuta d'acconto ma questo Google no lo fa.
Google non versa alcuna IVA per conto del publisher e quindi quest'ultimo la deve versare in proprio.
Quanto sopra premettendo che il procacciatore occasionale sia l'inquadramento giusto, ed io rimango convinto del contrario
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Chi ospita adsense consente la conclusione (al pubblico) di una più complessa campagna pubblicitaria (organizzata e gestita principalmente da adsense)....
... la sentenza della Corte di giustizia Ue che ho citato altrove definisce servizio pubblicitario qualsiasi parte di una campagna pubblicitaria....
... un servizio pubblicitario reso in maniera continuativa, con una innegabile organizzazione di mezzi (computer, software, spazio hosting), capitali (investimento per la creazione del sito e il suo mantenimento) e persone (lavoro di qualsiasi natura del proprietario attorno al proprio sito) rende tale attività pienamente rientrante tra quelle di cui all'art. 2195 del Codice Civile e dunque attività d'impresa....
... tale attività continuativa è per il fisco produttrice di reddito d'impresa....
... il reddito d'impresa è tale anche se di un solo euro.
E' totalmente da escludere il lavoro autonomo (professionisti).
Nuove impostazioni di commentatori sembrano escludere i servizi pubblicitari e far rientrare la figura nel procacciamento d'affari, ma certo ben difficilmente si potrebbe dire occasionale in quanto sicuramente continuativo. Il procacciamento d'affari continuativo è comunque produttivo di reddito d'impresa (si torna al medesimo punto).
Dopo di che si può tentare di escogitare stratagemmi per cercare di deviare verso altre categorie reddituali (es. redditi commerciali occasionali), ma ben difficilmente la vedo cosa possibile in quanto il DPR 917/86 è ben rigido nel definire le categorie esistenti.
Paolo
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Salve a tutti.
Il discorso, come sempre su questo forum, si è fatto interessante, tuttavia mi pare che ci siamo allontanati dal quesito di partenza: la soluzione proposta da Yogunet è fiscalmente valida o no?
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Sarebbe interessante saperlo...
Loro in effetti stanno esercitando quella attività e per ora non mi risulta che siano stati bloccati dalla Guardia di Finanza..Resta però da sapere se è lecito partecipare degli utili pubblicitari rimanendo gestori del proprio sito. Puzza di attività imprenditoriale.
Un po' come potrebbe fare un grande giornale online qualora affidasse la pubblicità sui propri spazi ad un società di pubblicità e marketing.
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Chi espone nel proprio sito web (ancor più se con molti accessi) delle pubblicità di qualsiasi natura e genere si pone quale ultimo tramite verso il pubblico finale di una più complessa campagna pubblicitaria e dunque offre "servizi pubblicitari" (principio da Corte di Giustizia UE immediatamente applicabile in Italia).
Se si offrono servizi pubblicitari con regolarità/continuità si diviene imprenditori .... e ciò con certezza senza alcuna validità di digressioni sul tempo impiegato a metter un codice su un sito web costruito negli anni.
L'attività diviene dunque d'impresa ed il reddito prodotto è d'impresa.... senza alcuno scampo tra professionisti, occasionali, redditi diversi ecc.
Da lì discendono i numerosi adempimenti amministrativi, fiscali e previdenziali di un inquadramento regolare.
Se poi si cercano scappatoie facili e veloci, si può discutere di tutto, ma tutto sarà contestabile con grosse probabilità di successo per i verificatori.
Paolo
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Pazzesco però che non sia possibile per un webmaster amatoriale cercare quanto meno di ricoprire qualche spesa (basterebbe quella di hosting). Tra l'altro la cosa assurda è che nel mio caso, come nel caso di molti altri, ci sarebbe tutta l'intenzione di regolarizzarsi di fronte al fisco e pagare tutte le tasse possibili e immaginabili. Ma aprire la partita IVA, IMPS, ecc. per 30-40 ?/anno che mi frutterebbe Adsense mi sembra assurdo.
La cosa però che mi chiedo è la seguente: allo Stato non converrebbe comunque incassare le tasse sui miei 40? e su quelli di migliaia di altri webmaster amatoriali? Inoltre, anche se in misura irrisoria, si tratterebbe di soldi provenienti da una socità estera e quindi di fatto un arricchimento del Paese (tanto più che Adsense invece i soldi li prende tranquillamente dalle società italiane -anche piccole e senza partita IVA come i B&B - che investono in pubblicità). Scusate per il mio linguaggio poco tecnico, ma nella vita mi occupo di tutt'altro (per fortuna aggiungo, vista la complessità della materia).
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Sono più che d'accordo con quanto da te espresso.
Purtroppo non esiste un regime per chi sta sotto diciamo i 1500 euro... se non l'applicazione sbagliata dei regimi occasionali (art. 67 lett. i DPR 917/86).
Dubito che se ne accorgeranno e dubito che siano realmente interessati a quelle che penso giudichino briciole.
Paolo
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ciao
volevo rimandare i lettori di questa discussione al mio post precedente e strettamente legato in cui proponevo di sollevare il problema delle piccole attivita' su web e magari anche di raccogliere firme su questo:
http://www.giorgiotave.it/forum/fisco-sul-web/46233-aprire-partita-iva-per-adsense-quando-conviene-3.html#post379169Tra l'altro, ho ricevuto un parere dall'Agenzia delle Entrate he, purtroppo, conferma in pieno quello che si sostiene su questo sito:
Gentile contribuente,
l'art. 4 dpr 633/72, stabilisce che l'esercizio di un' attività rientra nel campo di applicazione dell'Iva solo se viene esercitata per professione abituale. L'occasionalità, con la conseguente esclusione dall'Iva, si ha quando l'attività è posta in essere in modo accidentale o sporadico e senza che il soggetto abbia predisposto nulla per effettuarla.
Proprio in riferimento a tale ultima precisazione, pare di poter affermare che l'apertura di un sito web, con inserimento di banner pubblicitari a pagamento, possa configurarsi come attività di prestazione di servizi non occasionali anche in presenza di accessi saltuari.
Di conseguenza per lo svolgimento di tale attività si renderà necessaria l'apertura della partita Iva con la conseguente costituzione di impresa individuale.
Rivolgendosi all'Ufficio dell'Agenzia delle Entrate competente potrà valutare il regime fiscale, anche agevolato, più adatto alla sua situazione.
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Finalmente, mi sembra una ottima risposta dell'agenzia entrate.
Paolo
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In effetti è un ottima risposta nel senso che è chiara. Peccato non vada nella direzione in cui noi tutti avremmo sperato.
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Ma è logica ed in linea con il nostro attuale ordinamento giuridico. In effetti noi del settore avevamo qui sempre propugnato quella strada.
Paolo
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Che sia in linea con l'attuale ordinamento giuridico non v'è dubbio,
ritengo tuttavia che sia ben lungi dall'essere sostanzialmente equo e giusto.Equiparare ad attività imprenditoriale quella poca manciata di euro che riesce a guadagnare un piccolo webmaster dal suo sito amatoriale è concettualmente e moralmente sbagliato e credo che ciò sia pensiero comune al di la di cosa dice la legge.
A sostegno di questo "comune pensiero" vi è il fatto che non mi risultano attualmente attività ispettive o sanzionatorie da parte della Guardia di Finanza rispetto a siti amatoriali di privati che espongano annunci ad-sense.
E credo che sia sotto gli occhi di tutti che più della metà degli annunci ad-sense sia asposta su Blog o siti amatoriali privi di partita Iva.Ad-sense è uno strumento pubblicitario che la multinazionale Google S.p.a. propone sostanzialmente in tutti i paesi in cui sia vigente il libero mercato e tali impedimenti giuridici e fiscali sono tipici italiani.
A mio parere il Legislatore dovrebbe prevedere per micro-attività imprenditoriali al di sotto di una certa soglia (babysitting, dogsitting, ripetizioni private, aiuto domestico etc etc) una tassa forfettaria e l'esenzione INPS.
In finanziaria si parlava di qualcosa del genere o sbaglio?
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Umm...Discussione super interessante. Però quanti ma...Insomma c'è molta confusione. Almeno per uno come me che di fisco e leggi ci mastica poco.
Vorrei quindi chiedervi una delucidazione.
Fra un mese dovrebbero arrivarmi i primi 100$ da google adsense, tirati su con fatica in circa dieci mesi, che mi ripagherebbero di qualche costo e fatica.
Io però non ho partita IVA. Cosa devo fare quindi? Bloccare i pagamenti? Oppure posso far finta di nulla. Tengo a precisare che il mio scopo non è fare il furbo, anche perchè con 100$ all'anno e con l'euro straforte i miei guadagni sarebbero proprio minimi...Non so sono confuso.
Spero in vostri chiarimenti. Saluti & Grazie
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Caro MMC12, leggendo e rileggendo varie discussioni al riguardo, io ho fatto proprio così, cioè ho rinunciato a guadagnare quella miseria che mi avrebbe permesso di coprire i costi di hosting e ho tolto tutta la pubblicità Adsense (per fortuna ero ancora lontano dai 100$). E' profondamente ingiusto, visto che questi spiccioli saremmo tutti disposti a dichiararli sul 730, ma di rischiare, per giunta per così poco, proprio non me la sono sentita. Che devo dire: se un giorno il mio sito (www.girofoto.it) raggiungerà i 5000 visitatori unici al giorno forse comincerò a pensare di aprire partita iva e tutto il resto, per il momento .... siamo in Italia.
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Esistono innumerevoli risposte al quesito in topic vecchi. Invito dunque alla preliminare ricerca prevista dal regolamento.
Poalo