- Home
- Categorie
- Impresa, Fisco e Leggi
- Consulenza Fiscale
- adsense e partita IVA
-
Salve
Mi presento, sono Francesco Leone, direttore commerciale di Sicuro.net S.r.l.
Ho trovato questa discussione inerente il servizio da noi erogato ; sono disponibile a rispondere ad eventuali domande in proposito .
Con l'occasione, volevo precisare alcune cose :1)Il numero di telefono è attivo con Skype (servizio Skype In), siamo una società italiana e non inglese
2)La nostra società, Sicuro.net S.r.l. ha due sedi, una sita in Via Cicerone 28, l'altra in Via Ovidio 20.
3)Riguardo la presenza di un Hotel al nostro stesso civico... non c'è nulla di strano, probabilmente ci saranno altre centinaia di società che hanno la loro sede legale qui. Nel nostro stabile ci sono decine di studi professionali, nonchè almeno una sessantina di appartamenti.Ho fatto inserire ulteriori recapiti e contatti nel sito in cui eroghiamo il servizio Webmaster Easy ; per domande di carattere legale sulla nostra attività e sul servizio denominato Webmaster Easy, è possibile contattare direttamente lo studio che ci segue.
p.s. Spero di non aver violato alcuna regola del vostro forum con questo messaggio, se così fosse mi scuso, ma era mio interesse rispondere a quanti chiedevano maggiori informazioni su di noi e sulla trasparenza dei nostri servizi.
grazie,
Francesco Leone
www.yogunet.com
(Sicuro.net S.r.l.)
-
Grazie mille Sig. Leone delle informazioni e benvenuto sul Forum.
Paolo
-
@france974 said:
Recentemente mi sono imbattuto in questo sito: http://www.yogunet.com/
il quale offre la possibilità di guadagnare con ad-sense senza partita IVA.Da quello che sono a conoscenza io si può percepire del denaro senza possedere la P. I.V.A., vengono considerate prestazioni d'opera occasionali , bisogna però farsi emettere e pagare la Ritenuta d'Acconto [una percentuale sul guadagno].
-
Mi chiedo se quello che fa un webmaster di un piccolo sito con guadagni minimi non sia proprio quello che propone yogunet e quindi non ce ne bisogno.
Mi pare che noi affittiamo il nostro spazio a Google, dietro compenso incerto. Dico affittiamo perchè non abbiamo la possibilità di gestire lo spazio nè il prezzo. Non decidiamo quali aziende inserire, non contattiamo nessuna azienda, non assumiamo alcun rischio tipico di un'agenzia pubblicitaria.
Quindi il ruolo di questa società "intermediaria" è a mio parere alquanto relativa.
L'unica cosa che facciamo è inserire un codice nel nostro sito.
Ci vuole o non ci vuole la partita iva? Per affittare un terreno, una casa, uno spazio non ci vuole partita iva e quindi ritengo che non ci voglia partita iva.
Naturalmente se aumentano i guadagni il discorso cambia, ma allora conviene mettersi in proprio (forse).
Saluti
-
@lodiablo said:
Mi chiedo se quello che fa un webmaster di un piccolo sito con guadagni minimi non sia proprio quello che propone yogunet e quindi non ce ne bisogno.
Yogunet ti propone la cessione totale dei diritti pubblicitari del tuo sito. In pratica ottiene il diritto di servizi del tuo spazio web per inservi la sua pubblicità, non necessariamente annunci Google. E su questo ha l'esclusiva. Tu non puoi ospitare in proprio altra pubblicità se non quella che ti fornisce Yogunet. A seguito di questo accordo, stipulato con regolare contratto, nasce un obbligo di "fare non fare permettere" i cui ricavi sono inquadrabili come "Altri Redditi" e quindi esenti IVA.
Google invece non stipula, ne registra alcun contratto per il quale scaturiscano obblighi commerciali. Puoi decidere di ospitare gli annunci o interromperli quando vuoi, o ospitare contemporaneamente pubblicità di altri circuiti. Google ti tratta in pratica come in libero professionista e come tale ti invia i pagamenti direttamente a seguito del servizio prestatoe qui ci vuole decisamente l'IVA.
Anche nel primo caso (yogunet) però nasce il dubbio dell'applicabilità o meno dell'IVA.
Ci si chiede in sostanza se il webmaster, continando a lavorare al successo del proprio sito in sostanza non partecipi al progetto aziendale oggetto dell'accordo/contratto e quindi se la sua prestazione non sia inquadrabile come prestazione di servizio e non solo mera cessione di diritti.Mi pare che noi affittiamo il nostro spazio a Google, dietro compenso incerto. Dico affittiamo perchè non abbiamo la possibilità di gestire lo spazio nè il prezzo. Non decidiamo quali aziende inserire, non contattiamo nessuna azienda, non assumiamo alcun rischio tipico di un'agenzia pubblicitaria.
Quindi il ruolo di questa società "intermediaria" è a mio parere alquanto relativa.Finchè rimaniamo gestori del sito siamo responsabili in prima persona anche degli spazi pubblicitari. Poco importa se la gestione commerciale è affidata ad altri. I guadagni sono sempre nostri e nostre le relative incombenze fiscali.
Caso diverso sarebbe quello in cui il webmaster affittasse l'intero dominio, contenuti compresi ad una società. A quel punto lui perderebbe la gestione totale del sito e potrebbe cosi riscuotere un semplice canone d'affitto ( a prezzo fisso e non vincolato ad alcun parametro commerciale)
L'unica cosa che facciamo è inserire un codice nel nostro sito.
Ci vuole o non ci vuole la partita iva? Per affittare un terreno, una casa, uno spazio non ci vuole partita iva e quindi ritengo che non ci voglia partita iva.Affittare un terreno è cosa ben diversa che affittare una porzione di un bene produttivo.
Se io ho un terreno e lo affitto a qualcuno, lui ci fa cosa gli pare e io riscuoto un canone fisso.
Ma se invece rimango in possesso del terreno e mi limito a mettere a dispozione solo una bacheca pubblicitaria collocata sulla mia proprietà e ci guadagno in base a quanti sponsor sono pubblicati in bacheca allora sto facendo impresa con tutte le conseguenze fiscali del caso.Naturalmente se aumentano i guadagni il discorso cambia, ma allora conviene mettersi in proprio (forse).
SalutiAl Fisco non importa quanto guadagni, per il semplice fatto che giuridicamente per il fisco non esistono i "guadagni amatoriali".
Sia che tu ricavi di che pagarti l'Hosting o che tu riesca a farti uno stipendio mensile per loro sei comunque impresa.Del resto il panettiere che vende anche solo una pagnotta l'anno non è esentato dal pagare INPS, IRAP commercialista IVA etc etc.
-
Il mio commercialista dice che se affitto una parte del mio terreno a qualcuno e se questo qualcuno decide di metterci un cartellone pubblicitario io non divento, come è ovvio, un'agenzia pubblicitaria per il semplice fatto che io non svolgo un'attività che riguarda la pubblicità.
Analogamente, e mi sembra il che discorso regga, se una parte del mio sito la do a google per farci passare le loro pubblicità non posso diventare un'agenzia pubblicitaria. Infatti, come avviene, Google decide quale pubblicità passare, e addirittura decide di non passare alcuna pubblicità. Decide i compensi e sceglie le società da pubblicizzare nello spazio che noi abbiamo messo a disposizione.
Noi non svolgiamo nessuna delle tipiche funzioni di un'agenzia pubblicitaria: non abbiamo capacità contrattuale e decisionale, non possiamo scaricare costi....
Il fatto poi che mettiamo il codice, ed è questo il lavoro che facciamo una sola volta non implica alcun lavoro da agenzia.
E' come se chi si fitta una parte del nostro terreno e mette il cartellone pubblicitario ci dicesse:<<quanto vuoi per attaccare questo manifesto?>>.
Io credo che prima di dichiarare di essere o non essere qualcosa (un'attività imprenditoriale) bisogna accertare se effettivamente si svolge una tale attività costantemente nel tempo. Noi non svogliamo mai nemmeno per un minuto la funzione di agenzia pubblicitaria. Noi svolgiamo per un minuto o poco più la funzione di attacchino pubblicitario con l'unica possibilità di scelta: metto il manifesto grande o quello piccolo, quello rosso o quello verde?Se vendo una casa una volta all'anno non sono per questo un'agenzia immobiliare, se pubblico un mio libro non sono un Editore, nel senso che non sono tenute ad iscrivermi alla Camera del Commercio...ecc. Se metto la maglietta regalatami dal mio amico panettiere con la scritta " Forno di Antonio", non divento un'agenzia pubblicitaria.
Dunque la prima cosa da fare a mio avviso, e lo deve fare anche il Fisco è capire cosa fa un webmaster che usa Adsense nel proprio sito.
Fatto questo, se ci sono le condizioni per dire che sta svolgendo un'attività professionale continuativa e abituale allora è soggetto ad iva.
Se ho un sito amatoriale e metto Adsense non posso in alcun modo essere assimilato ad una azienda, perchè non svolgiamo, ripeto, alcuna delle tipiche azioni di un'azienda.
Ma se non siamo un'azienda non possiamo versare l'iva.L'altra possibilità è essere un libero professionista. Cioè devo essere professionista in qualcosa ed esercitare questo qualcosa abitualmente. Ma quale sarebbe la mia professione? Mettere il codice Adsense? Valutare dove mettere il codice?
Inoltre, se ho un sito amatoriale non sono un professionsta per questo fatto (dal punto di vista del fisco) e come faccio a diventare un professionista solo per la parte di Adsense e del suo codice? Insomma sono o non sono un professionista? Se si sono soggetto ad Iva per quel che faccio, altrimenti no.
Inoltre, un avvocato, amante della matematica che dà una lezione privata a qualcuno non è un professionista, nel senso del fisco, in matematica (sebbene possa essere più bravo di un professore di matematica). Sta svolgendo un'attività che produce un reddito ( e ci deve pagare le tasse) ma non è tenuto a partita Iva.Naturalmente non sto sostenendo che non debba pagare le tasse su quanto guadagnato. Qui è chiaro che si deve pagare.
Le tasse si, ma iva e inquadramento alla camera di commercio, contributi previdenziali No.
Quanto pagare? Credo che fino a 3000 euro non si debba pagare un bel niente, al massimo pare si debba fare la dichiarazione (dal 2008).
Oltre i 3000 euro e fino a 5000 pare che si rientra comunque nel lavoro occasionale.
Poi il discorso cambia.
-
Il webmaster non si limita solo a permettere "l'inserimento di un codicino google nelle proprie pagine" ma impiega il proprio tempo e le proprie conoscenze ad aggiornare il sito e renderlo popolare tra gli utenti del web al fine di avere sempre più accessi e quindi maggiori ricavi pubblicitari.
La sua attività è quindi intrinsicamente legata e finalizzata al progetto commerciale di adsense, e questa è impresa!I limiti di guadagno riguardano le attività non professionali, occasionali e NON CONTINUATIVE NEL TEMPO (meno di 30 giorni l'anno). In un sito invece la pubblicità google è esposta 24 ore su 24 per 365 giorni l'anno, e quindi fuori da questa fattispecie.
Caso diverso sarebbe quello nel quale si ospitasse un banner l'anno per 29 giorni e si ricevesse un pagamento in ritenuta d'acconto, ma non è questo il nostro caso.leggiti questo parere legale.
-
Allora ogni webmaster che gestisce un sito deve creare un'impresa, e questo sappiamo bene, perchè ci sono dichiarazioni a tal proposito Legali, che non è vero.
Un webmaster bravo, anzi bravissimo, migliora il proprio sito fino ad avere un milione di accessi. Poi inserisce Adsense in due minuti.
Non può diventare improvvisamente un libero professionista o un'impresa se prima non lo era.
Insomma l'uso di Adsense non è legato alla figura del Webmaster e alla sua attività che può essere amatoriale o di libero professionista (o impresa).
Sono cose indipendenti.
Inoltre, noi non esponiamo alcuna pubblicità. Noi esponiamo uno spazio vuoto riservato al codice di Google, poi Google decide cosa mandare in quello spazio. Affittiamo lo spazio a Google e per di più lo facciamo con compenso incerto. Può fruttare migliaia di euro o pochi centesimi.
Immagina che domani per incanto Google non ci sia più, il nostro spazio è vuoto e però l'potetico webmaster ha fatto tutto per migliorare il proprio sito ma la pubblicità è scomparsa. Proprio perchè non siamo noi a gestirla nè a mandarla.
Lo Stato se vuole recupare l'Iva deve fare un accordo con gli Stati Uniti.
Può darsi, visto la situazione italiana, che qualche capoccione decida che un webmaster debba essere un'impresa o un libero professionista nel momento in cui mette Adsense, ma starà fuori di testa completamente.
Farà un danno enorme anche all'economia italiana e alla libera crescita degli individui. Se con Adsense guadagno poco ma copro le spese il mio sito rimane attivo, e metto soldi in circolazione, faccio girare anche se di poco l'economia connessa. Mi lascio, inoltre, una possibilità di lavoro per il futuro che può diventare un lavoro h 24 e dunque professionale.
Ma per come stanno le cose oggi, nonostante pareri di commercialisti e avvocati, l'uso di Adsense in un sito a carattere amatoriale e quindi con aggiornamenti occasionali non può intendersi nè come attività d'impresa nè come attività di libero professionista. Non è nè l'una nè l'altra.
Insomma non è l'uso di Adsense che rende un webmaster un libero professionista o un'azienda. Un webmaster di un sito amatoriale svolge, se percepisce redditi, un lavoro occasionale.
-
@lodiablo said:
Allora ogni webmaster che gestisce un sito deve creare un'impresa, e questo sappiamo bene, perchè ci sono dichiarazioni a tal proposito Legali, che non è vero.
Secondo me ti sbagli,
I guadagni ricavati dall'esposizione non occasionale (più di 30gg l'anno) di annunci pubblicitari, sotto qualsiasi forma, sono considerati per il Fisco redditi di impresa. Si può discutere all'infinito sulla giustezza morale di questo concetto, ma alla Guardia di Finanza sono riflessioni che non interessano.
A tal proposito mi sono rivolto per ben due volte all'Agenzia delle Entrate e per ben due volte mi hanno confermato quanto ti stò dicendo.Che poi la Guardia di Finanza abbia ben altro da fare che controllare il tuo sito è tutto un altro discorso ma io ti sto dicendo come stanno le cose.
Un webmaster bravo, anzi bravissimo, migliora il proprio sito fino ad avere un milione di accessi. Poi inserisce Adsense in due minuti.
Non può diventare improvvisamente un libero professionista o un'impresa se prima non lo era.Invece si,
Appena cambia la finalità dal tuo sito cambia anche il suo status giuridico. Ogni organizzazione di uomini e mezzi che perseguono un fine di lucro è impresa. Se non dichiari al fisco nella forma corretta il tuo reddito (e nel caso di adsense si tratta di reddito di impresa) sei un evasore, a meno che tu non possa dimostrare che la pubblicità di google la esponi gratuitamente.Insomma l'uso di Adsense non è legato alla figura del Webmaster e alla sua attività che può essere amatoriale o di libero professionista (o impresa).
Sono cose indipendenti.Non esistono redditi amatoriali. Ogni reddito per quanto piccolo che sia deve essere dichiarato al Fisco nella dovuta forma.
Inoltre, noi non esponiamo alcuna pubblicità. Noi esponiamo uno spazio vuoto riservato al codice di Google, poi Google decide cosa mandare in quello spazio. Affittiamo lo spazio a Google e per di più lo facciamo con compenso incerto. Può fruttare migliaia di euro o pochi centesimi.
La pubblicità viene esposta eccome! proprio in base all'oggetto dell'accordo con Google e non puoi dire che sia un fatto indipendente dalla tua volontà. Infatti nell'accordo non si specifica alcun contratto di affitto di spazio web ma si parla specificatamente di esposizione di annunci pubblicitari. Infatti siete chiamati publisher e non affittuari.
Immagina che domani per incanto Google non ci sia più, il nostro spazio è vuoto e però l'potetico webmaster ha fatto tutto per migliorare il proprio sito ma la pubblicità è scomparsa. Proprio perchè non siamo noi a gestirla nè a mandarla.
Se sparisce la pubblicità a pagamento allora non c'e' nessun problema. Ma allora di che staremmo parlando!?
Lo Stato se vuole recupare l'Iva deve fare un accordo con gli Stati Uniti.
Può darsi, visto la situazione italiana, che qualche capoccione decida che un webmaster debba essere un'impresa o un libero professionista nel momento in cui mette Adsense, ma starà fuori di testa completamente.Non l'ha deciso nessun capoccione, è già previsto dal codice civile:
"è imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi"
E un sito web che esponga pubblicità a pagamento in modo continuativo rientra in questa tipologia.
Ma per come stanno le cose oggi, nonostante pareri di commercialisti e avvocati, l'uso di Adsense in un sito a carattere amatoriale e quindi con aggiornamenti occasionali non può intendersi nè come attività d'impresa nè come attività di libero professionista. Non è nè l'una nè l'altra.
Non è la frequenza di aggiornamento a caratterizzare l'impresa ma la continuità del servizio offerto. Esposizione di pubblicità in modo continuativo.
Insomma non è l'uso di Adsense che rende un webmaster un libero professionista o un'azienda. Un webmaster di un sito amatoriale svolge, se percepisce redditi, un lavoro occasionale.
E' assolutamente vero il contrario,
E' proprio l'utilizzo di Adsense che rende un sito amatoriale senza fini di lucro un impresa.
La definizione di lavoro occasionale è la seguente:Il lavoro occasionale è un rapporto di lavoro che non può avere una durata complessiva superiore a 30 giorni nel corso dell’anno solare con lo stesso committente e non deve comportare un compenso superiore a cinquemila euro nello stesso anno solare e con lo stesso committente. Il lavoro occasionale ha, dunque, due vincoli, uno di natura temporale, l’altro di natura economico.
L'esposizione di annungi google per più di 30gg l'anno viola il primo vincolo (temporale) facendo uscire da quella fattispecie i redditi di Adsense, che ripeto, sono REDDITI DI IMPRESA e come tali devono essere dichiarati, a prescindere dal loro ammontare.
Comunque se hai qualche dubbio in proposito ti invito a chiamare il numero:
848.800.444
Ti risponderà un operatore dell'Agenzia delle Entrare al quale potrai descrivere la tua posizione rispetto ad adsense e magari potrai pubblicare qui la risposta che ti daranno.Attento però che prima di poter parlare devi fornirgli il tuo codice fiscale!
-
Ti stai sbagliando alla grande su molti punti.
Ma come prima cosa voglio dire che non è per me questa una discussione d'affermazione della tua posizione o della mia.
Quindi di sicuro la intendo come una discussione di chiarimento su un problema reale.
Ma dicevo che ti sbagli in molti punti e che da determinate premesse concludi in modo errato, così come lo fanno in tanti.
Prima cosa non parlo per il mio sito o meglio per i miei siti, che non sono più a carattere amatoriale ma vengono gestiti dalla mia impresa.
Dalle mie premesse avevi derivato conclusione errate. Ma va bene lo stesso.
Ora affermi che si tratta di reddito d'impresa, ma qualche messaggio precedente parlavi di reddito come autonomo (libero professionista).
Quindi un po' di confusione...
Qualche anno fa è successo che tutti i webmaster dilettanti, che non significa incompetenti, ma che fanno le cose per diletto e pertanto possono esere più capaci e bravi di uno che si definisce professionista dal punto di vista legale, hanno avuto un bel grattacapo. Si diceva infatti che ogni sito era assimilato ad una testata giornalistica e pertanto a tutte le incombenze del caso. Poi è stato chiarito che basta non aggiornare regolarmente.
Ancora prima si poneva la questione se avere un sito internet fosse una condizione sufficiente per essere un'impresa. Anche questo fatto è stato smentito come è ovvio.
Ora si parla di Adsense. Se tu veramente ritieni, e se lo ritiene l'agenzia delle entrate, la finanza, e chi vuoi tu, che mostrare un messaggio continuativo ( una pubblicità) sia di per sè indice di un'attività imprenditoriale del proprietario del supporto su cui passa la pubblicità, allora che facciano la multa a tutti quelli che ogni giorno cambiano maglietta con una pubblicità diversa. Io metto due magliette al giorno, tutte con pubblicità diverse, ...devono concludere che sto facendo un'attività d'impresa.
La prima cosa da chiarire quando si fa un'attività è capire se professionale e continuativa. Tu quindi concludi: visto che la pubblicità passa tutti i giorni sul mio supporto (è continuativa) dunque io proprietario del supporto sono un'impresa..
Questo passaggio è arbitrario perchè tu non svolgi alcuna tipica attività di una impresa, non cerchi le aziende, non gli fai il contratto, non decidi niente, cioè tu non organizzi, non hai un'attività imprenditorialeù. Tu permetti di mostrare sul tuo supporto cose fatte da altri, con attività imprenditoriali, tu esponi qualcosa sul tuo sito, così come esponi l'immagine di una casa o l'immagine di una strada di un paese in cui magari ci sta un ristorante. Tu accetti di esporre qualcosa e questo ti dà un reddito e sul quale devi pagare le tasse. Pagare le tasse è ovvio.
Non è tanto ovvio che la semplice esposizione continuativa induca un tuo lavoro e reddito d'impresa, in qualità di organizzatore del sito. Non lavori infatti sul codice(che non puoi nemmeno modificare e di cui non sei proprietario) che genera la pubblicità, non lavori per generare il codice, non lavori e organizzi l'acquisizione e la gestione delle aziende che poi saranno pubblicizzate. Non fai niente di tutto quello che dovresti fare per essere un'impresa.
Se l'agenzia delle entrate ti ha detto che devi essere impresa perchè non emettono un comunicato ufficiale sul loro sito o sulla gazzetta? La persona che ti risponde al call center è più o meno un addetto che sa alcune cose standard ma per il resto non ci capisce niente o quasi niente. Non è una sua colpa perchè Adsense è da poco che si conoscce (due o tre anni, credo).
Ma perchè non è ovvio che sia lavoro d'impresa? Ripeto, perchè per impresa si deve intendere un lavoro organizzato, una sede, relazioni, contratti, rischio d'impresa, e tante altre cose che un webmaster per diletto non compie.Ti dico che non svolgiamo le funzioni tipiche di una impresa. Nessuna funzione, tranne quella di mandare un messaggio con costanza (o quasi), un messaggio su di un supporto (che può essere la mia maglietta, il mio sito, il mio terreno, la mia auto, la mia faccia, il mio braccio). Questo non basta per essere impresa, così come non basta avere un sito per essere impresa.
Siamo proprietari del supporto e non del messaggio e dell'organizzazione necessaria a generare quel messaggio, il supporto è vuoto se Google non manda niente, il supporto è pieno se loro mandano la pubblicità.
Un altro esempio: in un cinema viene mandata la pubblicità durante la proiezione dei film: dunque il proprietario del cinema e del telo deve essere un'agenzia pubblicitaria? Non credo. Svolge un'attività d'impresa ma di tutt'altro oggetto.
In un bar si vedono le partite di calcio, ma durante l'intervallo viene mandata la pubblicità della Rai nel supporto televisore di proprietà del barista. Dunque il barista è un'agenzia pubblicitaria? Non credo e non mi risulta. Un barista dovrebbe allora citare la Rai farsi pagare per la pubblicità che manda nel suo bar e quindi l'agenzia delle entrate gli dovrebbe chiedere l'Iva, le tasse e tutto il resto.
Si possono fare migliaia di esempi di questo genere e tutti calzanti.
Siamo degli affittuari, questo è per me il termine giusto e la posizione giusta. Come tali dobbiamo pagare le tasse sul nostro guadagno. Ma non siamo un'impresa nè un'agenzia di pubblicità perchè non ne svolgiamo le azioni tipiche.
Le tasse si devono pagare e quindi lo Stato non perde su questo. Rimane il problema dell'Iva, se la fanno pagare a Google come è giusto, facendo un accordo Internazionale, il problema è risolto. Forse è già risolto dagli accordi Internazionali esistenti, o forse vanno modificati in relazioni alle nuove tecnologie. Rimangono i soldi che tutte le ipotetiche imprese devono dare ai commercialisti per mettere in regole tutte queste presunte imprese. Non è forse quest'ultimo il motivo che fa pendere la bilancia verso ... l'uguaglianza Adsense = Impresa?
Anni fa volevo pubblicare un libro, non sapendo bene cosa fare, mi rivolsi ad un commercialista e mi disse devi diventare Editore, intendendo con ciò che avrei dovuto aprire un'impresa.
Oggi è chiaro che non è vero, se pubblico un libro e ne vendo poche copie, anche se sono io l'Editore in quanto pago la stampa, ma non devo essere impresa. Andai a parlare, con questo commercialista, con il direttore dell'Agenzia delle Entrate della mia provincia e mi disse: "Sei matto, devi diventare Editore, iscriverti alla Camera di Commercio, ecc." Non feci niente di tutto questo. Avevano torto marcio tutti e due.
Basta leggere il libro "Come si fa l'Editore". di Cavali e Fioretti.
-
@lodiablo said:
Se tu veramente ritieni, e se lo ritiene l'agenzia delle entrate, la finanza, e chi vuoi tu, che mostrare un messaggio continuativo ( una pubblicità) sia di per sè indice di un'attività imprenditoriale del proprietario del supporto su cui passa la pubblicità, allora che facciano la multa a tutti quelli che ogni giorno cambiano maglietta con una pubblicità diversa. Io metto due magliette al giorno, tutte con pubblicità diverse, ...devono concludere che sto facendo un'attività d'impresa.
Se lo fai gratis non ci sono problemi, in caso contrario sei come minimo un libero professionista che sfrutta la propria immagine per pubblicizzare dei brand.
La prima cosa da chiarire quando si fa un'attività è capire se professionale e continuativa. Tu quindi concludi: visto che la pubblicità passa tutti i giorni sul mio supporto (è continuativa) dunque io proprietario del supporto sono un'impresa..
Questo passaggio è arbitrario perchè tu non svolgi alcuna tipica attività di una impresa, non cerchi le aziende, non gli fai il contratto, non decidi niente, cioè tu non organizzi, non hai un'attività imprenditorialeù. Tu permetti di mostrare sul tuo supporto cose fatte da altri, con attività imprenditoriali, tu esponi qualcosa sul tuo sito, così come esponi l'immagine di una casa o l'immagine di una strada di un paese in cui magari ci sta un ristorante. Tu accetti di esporre qualcosa e questo ti dà un reddito e sul quale devi pagare le tasse. Pagare le tasse è ovvio.
Non è tanto ovvio che la semplice esposizione continuativa induca un tuo lavoro e reddito d'impresa, in qualità di organizzatore del sito. Non lavori infatti sul codice(che non puoi nemmeno modificare e di cui non sei proprietario) che genera la pubblicità, non lavori per generare il codice, non lavori e organizzi l'acquisizione e la gestione delle aziende che poi saranno pubblicizzate. Non fai niente di tutto quello che dovresti fare per essere un'impresa.Nella fattispecie di adsense andando per esclusione:
- Non possono essere redditi da prestazione occasionale in quanto come si è già detto l'esposizione della pubblcità (che è poi il reale servizio prestato) è continuativa per più di 30gg l'anno
- Non è reddito di lavoro dipendente in quanto non si è assunti da nessuno
- Non è reddito da lavoro professionista in quanto non si effettua una prestazione professionale ma si mette a disposizione una organizzazione di beni ed eventualmente di persone che è il sito stesso. (è tutto il sito che opera al servizio della pubblicità, non solo il mero spazio)
- Non è reddito da affitto di bene mobile o immateriale in quanto con google non viene stipulato ne registrato alcun contratto di affitto.
- Non è neanche reddito derivante da da obbligo di "fare, non fare, permettere" in quanto non viene stipulato ne registrato alcun contratto del genere.
A questo punto un webmaster che percepisce un reddito da adsense come lo dichiara?
Torno a ripetermi, e poi la chiudo qui perchè poi ognuno ha il suo parere, un sito web quando produce reddito è considerato per il Fisco impresa in quanto organizzazione di persone e mezzi al fine di lucro, piccolo o grande che sia, amatoriale o professionale.Se l'agenzia delle entrate ti ha detto che devi essere impresa perchè non emettono un comunicato ufficiale sul loro sito o sulla gazzetta? La persona che ti risponde al call center è più o meno un addetto che sa alcune cose standard ma per il resto non ci capisce niente o quasi niente. Non è una sua colpa perchè Adsense è da poco che si conoscce (due o tre anni, credo).
L'agenzia delle entrate non è tenuta ad effettuare comunicati stampa.
Al massimo può rispondere ad un INTERPELLO che è un quesito scritto al quale segue un parere ufficiale e vincolante. Da sola non è tenuta a prendere iniziative.Ma perchè non è ovvio che sia lavoro d'impresa? Ripeto, perchè per impresa si deve intendere un lavoro organizzato, una sede, relazioni, contratti, rischio d'impresa, e tante altre cose che un webmaster per diletto non compie.
L'equivoco di fondo è pensare che esistano figure giuridiche chiamate "webmaster per diletto" che possano percepire redditi senza dichiararli al Fisco nella maniera opportuna.
Il concetto di impresa non è legato alla sede, ne alle relazioni o quant'altro.
Ci sono aziende di E-commerce che operano esclusivamente sul web come imprese individuali e non sono legate al concetto classico di impresa pur facendone parte.Ti dico che non svolgiamo le funzioni tipiche di una impresa. Nessuna funzione, tranne quella di mandare un messaggio con costanza (o quasi), un messaggio su di un supporto (che può essere la mia maglietta, il mio sito, il mio terreno, la mia auto, la mia faccia, il mio braccio). Questo non basta per essere impresa, così come non basta avere un sito per essere impresa.
Siamo proprietari del supporto e non del messaggio e dell'organizzazione necessaria a generare quel messaggio, il supporto è vuoto se Google non manda niente, il supporto è pieno se loro mandano la pubblicità.Un webmaster fa più che "mandare un messaggio con costanza".
Prima di tutto non è un messaggio ma è pubblicità e poi non fa solo quello ma opera affinchè quella pubblicità abbia il maggior risalto possibile. E in che modo lo fa? Impiegando il proprio tempo (prestazione), sfruttando le proprie capacità (ricerca e sviluppo) e organizzando il proprio bene (capacità logistica e di marketing) affinchè il suo sito abbia sempre più popolarità sul web.
E tutte queste attività, finalizzate all'aumento dei ricavi da adsense, cosa sono se non attività imprenditoriali?Il paragone quindi con la maglietta o l'automobile non regge. Un sito e il suo webmaster sono molto di più.
Un altro esempio: in un cinema viene mandata la pubblicità durante la proiezione dei film: dunque il proprietario del cinema e del telo deve essere un'agenzia pubblicitaria? Non credo. Svolge un'attività d'impresa ma di tutt'altro oggetto.
In un bar si vedono le partite di calcio, ma durante l'intervallo viene mandata la pubblicità della Rai nel supporto televisore di proprietà del barista. Dunque il barista è un'agenzia pubblicitaria? Non credo e non mi risulta. Un barista dovrebbe allora citare la Rai farsi pagare per la pubblicità che manda nel suo bar e quindi l'agenzia delle entrate gli dovrebbe chiedere l'Iva, le tasse e tutto il resto.Evidentemente il cinema avrà più codici attività registrati alla Camera di Commercio. L'attività primaria è la proiezione di pellicole, quella secondaria è la fornitura di spazi pubblicitari. Il tutto in modo perfettamente legale e previsto
In generale mi stai parlando di soggetti che già sono impresa ed effettuano attività secondarie alla principale. Non è il caso di un webmaster che fa solo quello e che non è iscritto alla Camera di Commercio sotto alcun codice attività.Resta inteso che se io vendo pane e voglio dare in gestione la vetrina del mio negozio per ospitare annunci immobiliari di un altro soggetto devo adeguare eccome la mia categoria commerciale inserendo un codice aggiuntivo per il quale fatturare questa prestazione.
L'unico modo per sfuggire alla categoria imprenditoriale secondo me è quello di dare in affitto TUTTO IL SITO estraniandosi completamente dalla gestione sia della pubblicità che dei contenuti.
-
Una volta per tutte ti dico che ogni reddito va dichiarato e siamo d'accordo.
Il problema è capire se mettendo Adsense in un sito amatoriale si rimane, pur producendo un reddito piccolo, nell'ambito di un guadagno occasionale (per me di tipo affitto, poichè ne vedo tutte le caratteristiche), o si diventa impresa.
Precisamente la produzione di reddito con il passaggio di un messaggio pubblicitario più o meno costante in un supporto di tua proprietà, ma di cui non ne sai nè la provenienza, non lo organizzi, non lo produci...ecc., è condizione necessaria e sufficiente per essere impresa ai fini del fisco?
Questa definizione non sta scritta da nessuna parte, credo.La questione poi che un webmaster operi con costanza è solo una tua supposizione. Un webmaster che aggiorna un sito una volta al mese, secondo te opera con costanza? Magari inserisce un banner per coprire le spese e basta. Dunque non fa niente in termini di posizionamento, ma inserisci solo dei suoi contenuti per diletto.
Ma ammesso anche che lo facesse, potrebbe sempre sostenere che il miglioramento del sito e il posizionamento è voluto per promuovere i propri contenuti e non in relazione ad Adsense, mentre i benefici Adsense sono una ricaduta indiretta.
Infatti, prima di Adsense tantissimi webmaster avevano siti amatoriali e ben posizionati (PR 4 o 5): Ora hanno messo Adsense e il loro status quo è cambiato, per il solo motivo di aver messo in due minuti un codice nelle pagine.
La discriminante è dunque aver messo il codice. E quindi abbiamo l'impresa. Esiste al mondo un'impresa che si crea, si gestisce, e ci fa guadagnare in due minuti? Esiste qualche altra impresa simile? Dove sono gli aspetti tipici dell'impresa? Organizzazionie, sede sociale, investimenti di vario genere, clienti dell'impresa, professionalità...ecc. Un'impresa è tutto questo e non solo mandare un messaggio pubblicitario continuativo.
-
@lodiablo said:
Una volta per tutte ti dico che ogni reddito va dichiarato e siamo d'accordo.
Il problema è capire se mettendo Adsense in un sito amatoriale si rimane, pur producendo un reddito piccolo, nell'ambito di un guadagno occasionale (per me di tipo affitto, poichè ne vedo tutte le caratteristiche), o si diventa impresa.E' un problema solo per chi non vuole accettare il fatto che i redditi derivanti da servizi pubblicitari continuativi sono redditi di impresa. Un sito amatoriale cessa di essere tale dal momento in cui produce il primo euro.
Quello che tu chami "reddito da affitto" non è previsto in alcun punto dell'accordo che sottoscrive il "publisher" (e non l'affittuario) con Google.
Tanto è vero che i contratti di affitto hanno l'obbligo di essere registrati e tale accordo non viene regitrato in alcun ufficio del registro. Quindi NO REDDITO D'AFFITTO.Precisamente la produzione di reddito con il passaggio di un messaggio pubblicitario più o meno costante in un supporto di tua proprietà, ma di cui non ne sai nè la provenienza, non lo organizzi, non lo produci...ecc., è condizione necessaria e sufficiente per essere impresa ai fini del fisco?
Questa definizione non sta scritta da nessuna parte, credo.Il messaggio pubblicitario non è più o meno costante, ma è DECISAMENTE COSTANTE e comunque più di 30 gg l'anno. Quindi NO REDDITO DA PRESTAZIONE OCCASIONALE
E' impresa per semplice esclusione in quanto non esiste nessuna tipologia di dichiarazione dei redditi che possa giustificare un guadagno da servizi pubblicitari continuativi, effettuati attraverso un proprio bene, se non quella di reddito da impresa.La questione poi che un webmaster operi con costanza è solo una tua supposizione. Un webmaster che aggiorna un sito una volta al mese, secondo te opera con costanza? Magari inserisce un banner per coprire le spese e basta. Dunque non fa niente in termini di posizionamento, ma inserisci solo dei suoi contenuti per diletto.
Non importa che operi con costanza. Il fatto che abbia realizzato un bel sito che non necessita di essere aggiornato frequentemente (esempio un forum che vive di interventi terzi) non cambia i termini della questione. E' stato solo molto bravo a crearsi una fonte di reddito continuativa col minimo sforzo.
Come sono stati bravi quelli che hanno inventato YouTube (che vive di video caricati da terzi) che ora è stato aquistato da Google in quanto bene moooolto produttivo in termini pubblicitari.Ma ammesso anche che lo facesse, potrebbe sempre sostenere che il miglioramento del sito e il posizionamento è voluto per promuovere i propri contenuti e non in relazione ad Adsense, mentre i benefici Adsense sono una ricaduta indiretta.
Ciò che dice è indifferente rispetto al Fisco, se produci reddito da servizi pubblicitari continuativi sei impresa e basta. Un panettiere potrebbe sostenere che produce il pane solo perchè gli piace impastare la farina e che i soldi che percepisce sono solo una ricaduta indiretta del suo hobby. Non per questo non sarebbe impresa.
Infatti, prima di Adsense tantissimi webmaster avevano siti amatoriali e ben posizionati (PR 4 o 5): Ora hanno messo Adsense e il loro status quo è cambiato, per il solo motivo di aver messo in due minuti un codice nelle pagine.
Considerazioni irrilevanti rispetto al Fisco che deve solo accertare la provenienza del reddito e verificarne la regolarità rispetto alla normative.
La discriminante è dunque aver messo il codice. E quindi abbiamo l'impresa. Esiste al mondo un'impresa che si crea, si gestisce, e ci fa guadagnare in due minuti? Esiste qualche altra impresa simile? Dove sono gli aspetti tipici dell'impresa? Organizzazionie, sede sociale, investimenti di vario genere, clienti dell'impresa, professionalità...ecc. Un'impresa è tutto questo e non solo mandare un messaggio pubblicitario continuativo.
DITTA INDIVIDUALE:
- Attività: Servizi pubblicitari, Sfruttamento economico di prodotti editoriali
- Sede sociale: Casa propria
- Organizzazione: Personal Computer, modem, connessione a internet, telefono e scrivana.
- Investimenti: hardware e software per scrivere un sito
- Clienti: Cliente unico: Google, concessionario di pubblicità
- Professionalità: Propria capacità personale, o titolo equipollente.
- Guadagni: potenzialmente illimitati.
Al Fisco basta questo.
-
Ti contraddici. Quando hai fatto, non tu ovviamente, diventare cliente Google. Con quale contratto?
Quali sono le condizioni che noi, proprietari di siti, abbiamo posto nel contratto poi accettato da Google.
Nella ditta individuale, per servizi pubblicitari, è da intendere in un senso un po' più preciso: cioè svolge servizi pubblicitari quella ditta individuale che cerca i clienti, fa contratti con regole e termini propri, decide il prezzo, assume degli obblighi proprio con i suoi clienti.
Se trovo dunque un ristorante e gli propongo di mettere la pubblicità nel mio sito dietro un compenso e per un dato periodo, allora, e secondo me, solo allora svolgo servizi pubblicitari d'impresa.Un webmaster amatoriale, per cosi dire, e che utilizza Adsense non fa niente di tutto quello che fa un'impresa. Il fatto poi che usa il pc, i programmi e da casa propria non ha rilevanza ai fini di capire se è o non è un'impresa di servizi pubblicitari.
La discriminante è comportarsi secondo l'uso e le regole di una vera impresa pubblicitaria per essere impresa in questo settore, altrimenti si sarà pure impresa ma in qualche altro settore, che onestamente non riesco a capire quale sia.
E' chiaro, secondo me, che la confusione nasce dal fatto che nella definizione di ditta individuale si dica anche "servizi pubblicitari" e poi si confonde tutto ciò che in realtà significa "servizi pubblicitari" con l'inserimento di un codice in un sito, per il semplice fatto che si mostra una pubblicità.
"Servizi pubblicitari" a mio avviso significa molto di più che "permettere di attaccare un manifesto". Magari si può con superficiaità sfruttare la dicitura "servizi pubblicitari" per inglobbare quello che fa chi usa adsense, ma bisogna riconoscere che è totalmente diverso da quello che svolge un'impresa pubblicitaria. In particolare non fa nessuna delle cose essenziali che compie un'impresa pubblicitaria.Ho detto, è vero, che secondo me rientra nella tipologia d'affitto di un bene mobile, ma è charo che ci sono obiezioni da sollevare. Per la verità anche alcuni commercialisti ritengono che sia quella la vera funzione di un webmaster amatoriale (e non), al pari di un proprietario di un terreno sul quale altri mettono un cartellone (il codice ad sense o una sua parte) sul quale incollano una pubblicità.
-
Mi sembra interessente il parere dell'Agenzia delle Entrate, che pare interpreti il tutto come Procacciatore d'affari occasionale fino a 5000 euro.
http://www.fiscoitalia.com/news.asp?id=981
http://www.altalex.com/index.php?idstr=30&idnot=954
-
In quei pareri si deduce che il committente dovrebbe pagare in ritenuta d'acconto, ma questo Google non lo fa. Non ci pensa nemmeno a versare l'IVA per condo del publisher!
Conseguentemente il publisher risulta totalmente evasore al fisco rispetto al compenso ricevuto, non avendo egli possibilità di dichiararlo altrimenti, per i motivi sopra citati e che qui brevemente riepilogo.
- Non trattasi di lavoro occasionale in quanto la prestazione supera i 30 gg l'anno
- Non trattasi di compensi percepiti a seguito di "obblighi a fare, non fare, permettere" in quanto non previsti dal contratto/accordo (non registrato) con Google.
- Non trattasi di redditi da affitto di bene mobile o immateriale in quanto anche qui non è previsto in alcun punto dell'accordo/contratto (non registrato)
E tengo a precisare che i contratti di affitto di beni e quelli derivanti da obblighi per i quali si percepisca un compenso hanno l'OBBLIGO di essere registrati
- Non trattasi di reddito da lavoro dipendente per ovvi motivi.
Altri tipi di dichiarazioni (lavoro autonomo, e redditi da impresa) prefigurano il possesso di partita IVA e altre incompense a seconda dell'inquadramento.
Allora tu se fossi un piccolo webmaster senza p.IVA come lo dichiareresti quel compenso al fisco? e come lo dichiari invece adesso che sei impresa?
C'è anche un altro punto: L’iscrizione a ruolo degli agenti d’affari in mediazione è obbligatoria anche per coloro che svolgono l’attività in modo occasionale;
-
La figura del procacciatore d'affari occasionale è quella che a mio avviso si presta meglio, anche meglio del contratto di affitto. Ma ci sono obiezioni anche in questo caso.
La questione dei 30 giorni è poi assurda nel caso del procacciatore d'affari, e quindi si è occasionale P. A. se si guadagna meno di 5000 euro.
L'iscrizione non è obbligatoria e non è obbligatoria la partita Iva. Su internet ci sta un bel sito sul procacciotore d'affari e dove ti puoi leggere queste cose.
Peccato che ora non ricordo l'indirizzo, ma lo trovi.
-
Non serve la partita IVA sotto una certa soglia di ricavi se si viene pagati in ritenuta d'acconto ma questo Google no lo fa.
Google non versa alcuna IVA per conto del publisher e quindi quest'ultimo la deve versare in proprio.
Quanto sopra premettendo che il procacciatore occasionale sia l'inquadramento giusto, ed io rimango convinto del contrario
-
Chi ospita adsense consente la conclusione (al pubblico) di una più complessa campagna pubblicitaria (organizzata e gestita principalmente da adsense)....
... la sentenza della Corte di giustizia Ue che ho citato altrove definisce servizio pubblicitario qualsiasi parte di una campagna pubblicitaria....
... un servizio pubblicitario reso in maniera continuativa, con una innegabile organizzazione di mezzi (computer, software, spazio hosting), capitali (investimento per la creazione del sito e il suo mantenimento) e persone (lavoro di qualsiasi natura del proprietario attorno al proprio sito) rende tale attività pienamente rientrante tra quelle di cui all'art. 2195 del Codice Civile e dunque attività d'impresa....
... tale attività continuativa è per il fisco produttrice di reddito d'impresa....
... il reddito d'impresa è tale anche se di un solo euro.
E' totalmente da escludere il lavoro autonomo (professionisti).
Nuove impostazioni di commentatori sembrano escludere i servizi pubblicitari e far rientrare la figura nel procacciamento d'affari, ma certo ben difficilmente si potrebbe dire occasionale in quanto sicuramente continuativo. Il procacciamento d'affari continuativo è comunque produttivo di reddito d'impresa (si torna al medesimo punto).
Dopo di che si può tentare di escogitare stratagemmi per cercare di deviare verso altre categorie reddituali (es. redditi commerciali occasionali), ma ben difficilmente la vedo cosa possibile in quanto il DPR 917/86 è ben rigido nel definire le categorie esistenti.
Paolo
-
Chi espone nel proprio sito web (ancor più se con molti accessi) delle pubblicità di qualsiasi natura e genere si pone quale ultimo tramite verso il pubblico finale di una più complessa campagna pubblicitaria e dunque offre "servizi pubblicitari" (principio da Corte di Giustizia UE immediatamente applicabile in Italia).
Se si offrono servizi pubblicitari con regolarità/continuità si diviene imprenditori .... e ciò con certezza senza alcuna validità di digressioni sul tempo impiegato a metter un codice su un sito web costruito negli anni.
L'attività diviene dunque d'impresa ed il reddito prodotto è d'impresa.... senza alcuno scampo tra professionisti, occasionali, redditi diversi ecc.
Da lì discendono i numerosi adempimenti amministrativi, fiscali e previdenziali di un inquadramento regolare.
Se poi si cercano scappatoie facili e veloci, si può discutere di tutto, ma tutto sarà contestabile con grosse probabilità di successo per i verificatori.
Paolo