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@...Lord Zarcon said:
SEDO è una società estera (tedesca) che paga senza tener conto delle norme fiscali vigenti nei diversi paesi. Quindi dalla cifra X dovrei detrarre una cifra Y in % (di quanto?) da pagare in tasse...
Non è SEDO, che deve conoscere le leggi del tuo paese, ma sei tu a doverti informare...Ho spulciato nelle "AGB" (condizioni contrattuali) di SEDO (Punto 7.6.):
"Hat der Kunde seinen Sitz in der Europäischen Union und muss der Kunde bei Rechnungstellung an die Sedo GmbH Umsatzsteuer in Rechnung stellen, so versteht sich das Sedo-Klickguthaben als Guthaben ohne Umsatzsteuer und ausgezahlt wird ein Betrag inklusive Umsatzsteuer"traduco:
Se il cliente ha sede nella UE e deve emettere fattura a Sedo srl incluso di iva, il credito è da intendersi senza iva e verrà pagato un importo inclusivo di iva.
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Ho letto anch'io con grande interesse tutta la discussione. Secondo la mia opinione, ha pienamente ragione kruk. E' assurdo paragonare la situazione di un webmaster che inserisce qualche riga di codice scritto da google nelle sue pagina a quella di chi veramente svolge l'attività di vendita di pubblicità, come ad esempio fanno Comprabanner, Juiceadv o molte altre concessionarie online. L'attività di un webmaster è completamente diversa da quella dei soggetti che vendono pubblicità. Un webmaster che usa adsense, dedicherà, esagerando, l'1% del suo tempo a questioni legate agli annunci pubblicitari (ovvero scegliere dove e come inserire il codice fornito da google), mentre per il 99% si occupa di attività quali la creazione di contenuti, la gestione tecnica del sito etc etc. Una consessionaria pubblicitaria dedica il 100%, e non l'1%, a ciò che invece riguarda la pubblicità. Come si può fiscalmente considerare nello stesso modo due attività tanto differenti??? A me sembra assurdo. In ogni caso riporterò sul forum nei prossimi giorni anche il parere del mio commercialista, cui mi rivolgerò presto.
Un saluto a tutti.
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@i2m4y said:
Non importa il quando avviene ed il come avviene la trasmissione degli spot adsense, ciò che importa sono due fattori fondamentali:
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il risultato finale visualizzato nel browser dal navigatore (cioè la sostanziale immagine dei vostri siti con pubblicità);
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Tale "effetto finale pubblicitario" nel browser del navigatore finale può essere stoppato dal webmaster, che può eliminare la sua iscrizione adsense e dunque quel codice rimosso dal sito. Senza l'azione fondamentale del webmaster non si produrrebbe alcun effetto pubblicitario nel browser del navigatore.
Ciò è davvero sufficiente a dire che si tratta dell'ultimo anello di una campagna pubblicitaria, quindi servizi pubblicitari e quindi il webmaster che permette la visualizzazione finale di quell'effetto pubblicitario nel browser dell'utente è anche impreditore di servizi pubblicitari.
Tecnicamente poi non mi interessa se "il messaggio finale pubblicitario nel video del navigatore" è fatto con trasmigrazione molecolare di Google o con un omino che disegna con l'Uniposca.
"Non avrò ancora capito come funziona il web", ma penso che saper applicare le norme mi veda con qualche esperienza.
Paolo
Non ho mai letto da nessuna parte che il risultato finale implica l'attività imprenditoriale svolta. Ho sempre letto invece che quello che svolgo continuativamente e con professionalità implica una qualche attività.
Dunque non può esssere il risultato finale (apparizione di un messaggio pubblicitario nel mio sito) a determinare l'attività economica da me svolta. Ma devo essere il mio lavoro quotidiano con la mia organizzazione e con le mie capacità a determinarla.
Quello che fa un webmaster inserendo un codice non può implicare l'attività svolta.
Volendolo paragonare ad un'agenzia di pubblicità o ad un editore è fuori da ogni logica razionale, per il semplice fatto che un tale webmaster non svolge nessuna delle azioni tipiche di questa attività.
Inoltre, gli editori e le agenzie in genere hanno un guadagno certo dalla loro attività di pubblicazione, mentre con Adsense non esiste questa certezza. Un mio amico ha un sito con Adsense ha molte impression, moltissime, ma stranamente nemmeno un clic. Dunque non guadagna nemmeno un euro al mese.
Osservo infine:- se consideriamo la cosa dal punto di vista dei guadagni, le due attività non sono paragonabili. Con adsense il guadagno è incerto, un editore se pubblica ha un guadagno certo.
- se le consideriamo dal punto di vista del lavoro svolto in modo continuativo e professionale non sono paragonabili: io webmaster non faccio neinte di quello che fa un editore o un'agenzia di pubblicità. Impegno dieci minuti.
Inoltre, non ricerco pubblicità, non faccio contratti, non vendo niente di mio, non ho un guadagno certo. La mia è un'attività a perdere, ma paradossalmente può far guadagnare in modo totalmente a me imprevisto: un utente clicca e mille non cliccano; io guadagno o perdo (tempo) indipendentemente dal mio volere, nonostante abbia pubblicato dei messaggi pubblicitari. - se paragoniamo le attività per il controllo su quanto pubblicato non sono sono paragonabili: io webmaster non posso decidere un bel niente, solo decido se mettere un codice. Il controllo non è inteso nel senso di mettere o non mettere il codice. Controllo significa: decidere il prezzo, il tempo del messaggio, il contratto, le pubblicità da inserire e tutto il resto.
- L'unica cosa che è in comune è l'effetto finale. Ma veramente è la prima volta che sento dire che l'effetto finale determina un'attività economica.
Se dobbiamo valutare solo l'effetto finale allora dobbiamo fare diventare impresa tutti quelli che mettono le maglie Lacoste, oppure tutti quello che espongono in casa il calendario della ditta Edile di turno.
Insomma è il lavoro svolto quotidianamente che implica l'attività imprenditoriale e non la semplice osservazione finale.
Non so se le agenzie di pubblicità sono soggette agli studi di settore, ma mi viene da ridere se penso che dovrei assoggettare un webmaster con Adsense ad uno studio di settore.
Il mio amico, di cui sopra, non guadagna nemmeno un euro al mese e dovrebbe pagare le tasse su un tot predefinito? E poi come si fa a dire che non può usare Adsense? Può farlo per il semplice fatto che non commette alcun reato o contravviene a qualche regola, resta poi da dimostrare che è una vera impresa editoriale o di chissà che tipo.
Dimostrazione non significa imposizione da parte dell'Agenzia delle Entrate, dimostrazione significa che deve far vedere chiaramente che si tratta di un'attività simile, con le stesse caratteristiche di un'imprea editoriale o di chissà quale impresa. Tutto il resto è solo un soppruso.
N.B. Non penso minimante che in caso di guadagni non si debbano pagare le tasse. Le tasse, se ci sono i guadagni, si devono pagare. La questione è che non si è impresa di un bel niente. Io scrittore di testi (in un blog) guadagno con adsense e pago le tasse per quel che guadagno; io webmaster di un sito pubblico foto e guadagno con adsense qualche dollaro e pago le tasse (eventualmente) ... ecc.
A proposito faccio osservare che vi sono blog in cui non si deve nemmeno inserire il codice, ma solo accettare o non accettare adsense (il codice è già bello e pronto). Si scelgono solo il formato e i colori. Questi blog si attivano gratuitamente e quindi non si hanno spese di nessuno tipo.
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Pur condividendo da un punto di vista morale ciò che dici, e cioè che un webmaster non possa essere paragonato, nella maggior parte dei casi, ad un imprenditore, ciò non trova riscontro nell'applicazione delle norme.
A fronte di un semplice "inserimento di codici html nel proprio blog o sito" si può guadagnare da zero a centinaia di migliaia di dollari l'anno, tutto dipende dalla bravura del webmaster, come del resto in ogni attività imprenditoriale (leggasi rischio di impresa).
Il Fisco attualmente non prevede la fattispecie giuridico/fiscale di *ricavi minimi da attività di gestione di sito web *perchè per la legge semplicemente non esistono attività lucrative amatoriali.
Che ci piaccia o no, l'Agenzia delle Entrate assimila ogni guadagno di tipo continuativo attaverso la gestione di propri beni e mezzi come attività imprenditoriale, a prescindere dall'entità dei ricavi o dal tempo dedicato per ottenerli.
Il fatto poi che non sei tu a determinare i prezzi ed il contenuto della pubblicità non preclude minimamente il fatto che stai comunque facendo impresa. Stai semplicemente attenendoti ad un preciso accordo commerciale stipulato con Google spa che prevede questo, a fronte del quale ottieni dei guadagni.
Guadagni che per inciso sono:
- Continuativi nel tempo e quindi non occasionali,
- Non derivanti da lavoro dipendente.
- Non derivante da lavoro autonomo in quanto l'attività non è quella del programmatore per conto Google ma nell'esposizione, in un proprio prodotto editoriale (leggasi sito/blog), di messaggi pubblicitari per conto terzi.
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@france974 said:
... l'attività non è quella del programmatore per conto Google ma nell'esposizione, in un proprio prodotto editoriale (leggasi sito/blog), di messaggi pubblicitari per conto terzi.
Ci risiamo: **NON **ESPONGO PUBBLICITÀ NEL MIO "PRODOTTO EDITORIALE".
La pagina web da me creata contiene solo un codice Javascript.È il browser di chi visita la mia pagina, che intepreta/esegue questo codice, dopodiché si collega col sito di Google e quindi Google gli invia un messaggio pubblicitario. Il browser del visitatore solo allora visualizza questo banner sovrapponendolo alla mia pagina (quindi al 100% fuori dal mio controllo).
Il mio lavoro consiste quindi nel mero "inserimento di codice" (persino Google lo chiama cosi!). Chiamatelo pure "lavoro di programmazione", ma mai e poi mai lo chiamerò "pubblicazione di pubblicità" - non è quello che faccio.
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@france974 said:
Pur condividendo da un punto di vista morale ciò che dici, e cioè che un webmaster non possa essere paragonato, nella maggior parte dei casi, ad un imprenditore, ciò non trova riscontro nell'applicazione delle norme.
A fronte di un semplice "inserimento di codici html nel proprio blog o sito" si può guadagnare da zero a centinaia di migliaia di dollari l'anno, tutto dipende dalla bravura del webmaster, come del resto in ogni attività imprenditoriale (leggasi rischio di impresa).
Il Fisco attualmente non prevede la fattispecie giuridico/fiscale di *ricavi minimi da attività di gestione di sito web *perchè per la legge semplicemente non esistono attività lucrative amatoriali.
Che ci piaccia o no, l'Agenzia delle Entrate assimila ogni guadagno di tipo continuativo attaverso la gestione di propri beni e mezzi come attività imprenditoriale, a prescindere dall'entità dei ricavi o dal tempo dedicato per ottenerli.
Il fatto poi che non sei tu a determinare i prezzi ed il contenuto della pubblicità non preclude minimamente il fatto che stai comunque facendo impresa. Stai semplicemente attenendoti ad un preciso accordo commerciale stipulato con Google spa che prevede questo, a fronte del quale ottieni dei guadagni.
Guadagni che per inciso sono:
- Continuativi nel tempo e quindi non occasionali,
- Non derivanti da lavoro dipendente.
- Non derivante da lavoro autonomo in quanto l'attività non è quella del programmatore per conto Google ma nell'esposizione, in un proprio prodotto editoriale (leggasi sito/blog), di messaggi pubblicitari per conto terzi.
Effettivamente mi rendo conto che la confusione e la mal interpretazione nasce da chi non conosce Adsense e il funzionamento.
Si pensa che tutto dipende dalla bravura del webmaster. Questo è completamente errato, anzie non dipende per niente da questo elemento. Un webmaster non ha nulla in comune con Adsense, se no per il fatto di saper inserire il codice.
Il solito esempio: il mio amico webmaster, esperto informatico, lavora anche per varie ditte di informatica nonchè daà consulenze per la Wind, non riesce a guadagnare nemmeno un euro al mese nonostante il suo sito abbia anche dei contenuti.
Quindi il guadagno con Adsense è in qualche modo correlato con il sito, ma ha una sua indipendenza. IL mio sito, e non sono un esperto come il mio amico, invece guadagna gualcosa che ne giustifica la sopravvivenza ma non la trasformazione ad impresa.
Dunque le competenze che ha un webmaster non hanno nulla a che vedere con Adsense. In genere Google dà dei consigli e in genere si pensa che più persone vedano il sito più si dovrebbe guadagnare. Ma sono variabili aleatorie e non certe. Le variabili aleatorie sui guadagni per servizi effettivamente resi è un concetto lontano milla miglia da qualsiasi azienda ed in particolare da qualsiasi editore.
Riflettendo sulle cose, poi, vengono in mente altri particolari. Alcune aziende, come Zanox, ti danno la possibilità di inserire un codice che visualizza un vero e proprio centro commerciale. Mi sembra che dovremmo dedurre, secondo il tuo ragionamento (si visualizza dunque sono), che il proprietario del sito possiede un Centro Commerciale e che deve essere un'impresa del tipo Standa, Upim o di chissà quale tipo.
Insomma, io penso che ci vuole un consiglio di Saggi (1 commercialista, un esperto d'informatico, 1 editore, 1 esperto di Adsense) e forse si riesce a dare un'interpretazione saggia alla nuova economia.Per i guadagni:
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sono occasinali nel 85% dei casi (guadagnano 100 euro l'anno o ogni sei mesi), diventano continuativi, forse, nella restante parte. Inoltre, il guadagno con Google non è determinato, anzi, se leggi il Regolamento, non vi è scritto nemmeno quello che ti danno. Ti dicono più o meno così: potrai guadagnare ma non ti diciamo quanto...il miglior modo per vedere è provare. Tutto qua. E tu parli di guadagno? Di guadagno continuativo.
Fammi un esempio d'impresa che si regge su questo concetto di guadagno aleatorio? -
Uno scrittore è una impresa? Non rientra in nessuna delle tipologie di lavoro che hai detto. E però uno scrittore può vendere da sé i suoi libri, essendone anche l'editore, e se guadagna meno di 5000 euro (o quasi) non è impresa (Avvocato sul forum di Lulu, fatte salve mie erronee interpretazioni).
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un sito con Adsense, se dà un guadagno, deve essere tassato, ma la forma è in generale quella di un procacciatore d'affari, o di un locatore di uno spazio pubblicitario, in rari casi forse potrebbe essere anche impresa. Quale sia la tipologia adatta non è definito, secondo me, perchè le leggi italiane, benchè siano il doppio o il triplo di quelle degli altri Stati Europei, non sono aggiornate alla nuova economia.
L'Agenzia delle Entrate ti potrà anche dare ragione per voce di un Direttore, ma se analizzano il problema con le giuste cautele dovranno giungere a conclusioni differenti, o dovranno creare un mostro della logica economica.
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Il problema non è avere torto o ragione. Moralmente ripeto, hai ragione da vendere ma tutto questo non centra nulla con l'eventuale accertamento fiscale della Guardia di Finanza che applica le normative vigenti.
Un sito web o un blog è senz'altro giuridicamente un prodotto editoriale
*(1. Per «prodotto editoriale», ai fini della presente legge, si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici. - **Legge 7 marzo 2001, n. 62 *Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416)Se su un tuo prodotto editoriale esponi pubblicità, direttamente scegliendoti il cliente, o indirettamente affidandoti ad una concessionaria (leggasi Google) tu stai facendo impresa come qualsiasi proprietario di giornale cartaceo.
Non importa se i tuoi guadagni sono minimi, ripeto dipende dalla tua capacità di attirare visite.
Se il tuo blog/sito conta 30 visite giornaliere probabilmente non arriverai al dollaro al giorno ma se ne conta 5 milioni allora statisticamente è probabile che ne guadagnerai molti di più. Ma in tutti e due i casi per il Fisco stai facendo comunque impresa, quello che cambia è la dimensione del giro di affari.
Per lavoro occasionale si intende non già l'occasionalità dei pagamenti ma la modalità di prestazione del servizio (pubblicitario) che è continuativa nel tempo e quindi al di fuori di regime fiscale della ritenuta d'acconto.
La tassazione dei guadagni da adsense quindi, fino a quando non verranno cambiate le norme è da considerarsi reddito di impresa.
Che poi la G.d.F. abbia di meglio da fare che pizzicare piccoli webmaster da 30 dollari il mese è un altro discorso.
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@france974 said:
Se su un tuo prodotto editoriale esponi pubblicità, direttamente scegliendoti il cliente, o indirettamente affidandoti ad una concessionaria (leggasi Google) tu stai facendo impresa come qualsiasi proprietario di giornale cartaceo.
Sei testardo (senza offesa): ho detto, che non espongo pubblicità! Quindi il tuo ragionamento (e di altri su questo forum) parte da una impressione errata di AdSense.
Inoltre osservo, che stiamo discutendo di diversi problemi:
- si tratta di **impresa **o meno? (questo non lo so, ma visto che svolgo comunque servizi telematici per professione, emetto regolare fattura senza problemi)
- si tratta di lavoro occasionale o continuativo? (per me il lavoro di inserimento codice è una tantum)
- il **pagamento **per un servizio può essere effettuato a rate (variabili sia nel tempo che nella somma)? (io dico di si - per servizi come licenze software questo è la norma)
- si tratta di **pubblicità **o meno? (io dico di no)
- si deve fatturare esente IVA? (il mio commercialista dice di sì, siccome il mio cliente è Google, che è una ditta extra-UE - non centra chi visita il mio sito, oppure chi sono i clienti inserzionisti di Google, siccome questi non sono "clienti miei")
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@france974 said:
Il problema non è avere torto o ragione. Moralmente ripeto, hai ragione da vendere ma tutto questo non centra nulla con l'eventuale accertamento fiscale della Guardia di Finanza che applica le normative vigenti.
Un sito web o un blog è senz'altro giuridicamente un prodotto editoriale
*(1. Per «prodotto editoriale», ai fini della presente legge, si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici. - **Legge 7 marzo 2001, n. 62 *Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416)Se su un tuo prodotto editoriale esponi pubblicità, direttamente scegliendoti il cliente, o indirettamente affidandoti ad una concessionaria (leggasi Google) tu stai facendo impresa come qualsiasi proprietario di giornale cartaceo.
Non importa se i tuoi guadagni sono minimi, ripeto dipende dalla tua capacità di attirare visite.
Se il tuo blog/sito conta 30 visite giornaliere probabilmente non arriverai al dollaro al giorno ma se ne conta 5 milioni allora statisticamente è probabile che ne guadagnerai molti di più. Ma in tutti e due i casi per il Fisco stai facendo comunque impresa, quello che cambia è la dimensione del giro di affari.
Per lavoro occasionale si intende non già l'occasionalità dei pagamenti ma la modalità di prestazione del servizio (pubblicitario) che è continuativa nel tempo e quindi al di fuori di regime fiscale della ritenuta d'acconto.
La tassazione dei guadagni da adsense quindi, fino a quando non verranno cambiate le norme è da considerarsi reddito di impresa.
Che poi la G.d.F. abbia di meglio da fare che pizzicare piccoli webmaster da 30 dollari il mese è un altro discorso.
30 giornalieri? Ma lo sai che con 1000 giornalieri riesci a non guadagnare nemmeno 10 dollari al mese? Ma hai effettivamente provato Adsense?
Ma la capacità di attirare visite non implica il click e il guadagno. Questo deve essere ben chiaro. Inoltre, non è definito nemmeno quello che ti danno e spesso le pubblicità non ci sono e quindi Google manda messaggi del tipo: Oggi in California il tempo è bell. Quindi siamo fuori tema.
Inoltre, è stato più volte ribadito anche dall'ufficio entrata che avere un sito non è una condizone sufficiente per essere impresa (questo è garantito al 2000%).
Quindi un sito, che non impresa, + piccoli guadagni...è tutto da dimostrare che si tratta di impresa.
Come già ho detto altre volte, non tutti i commercialisti la pensano allo stesso modo. E contro la tua interpretazione, se è anche quella dell'Agenzia Entrata, ci sta il buon senso. Per te sono imprese attività economiche che non hanno nemmeno un minimo di impresa.
Non ci sono redditi certi, non ci sono contratti stipulati con clienti, non c'è gestione, non c'è responsabilità per gli impegni presi...
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@france974 said:
Il problema non è avere torto o ragione. Moralmente ripeto, hai ragione da vendere ma tutto questo non centra nulla con l'eventuale accertamento fiscale della Guardia di Finanza che applica le normative vigenti.
Un sito web o un blog è senz'altro giuridicamente un prodotto editoriale
*(1. Per «prodotto editoriale», ai fini della presente legge, si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici. - **Legge 7 marzo 2001, n. 62 *Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416)Se su un tuo prodotto editoriale esponi pubblicità, direttamente scegliendoti il cliente, o indirettamente affidandoti ad una concessionaria (leggasi Google) tu stai facendo impresa come qualsiasi proprietario di giornale cartaceo.
Non importa se i tuoi guadagni sono minimi, ripeto dipende dalla tua capacità di attirare visite.
Se il tuo blog/sito conta 30 visite giornaliere probabilmente non arriverai al dollaro al giorno ma se ne conta 5 milioni allora statisticamente è probabile che ne guadagnerai molti di più. Ma in tutti e due i casi per il Fisco stai facendo comunque impresa, quello che cambia è la dimensione del giro di affari.
Per lavoro occasionale si intende non già l'occasionalità dei pagamenti ma la modalità di prestazione del servizio (pubblicitario) che è continuativa nel tempo e quindi al di fuori di regime fiscale della ritenuta d'acconto.
La tassazione dei guadagni da adsense quindi, fino a quando non verranno cambiate le norme è da considerarsi reddito di impresa.
Che poi la G.d.F. abbia di meglio da fare che pizzicare piccoli webmaster da 30 dollari il mese è un altro discorso.
Ho rispolverato il manuale Frizzera (Codice Fiscale), e alla voce Esercizio d'impresa non riesco a vedere come rientra il lavoro di un possessore di un sito con Adsense in quello d'impresa. A me sembra che la definizione posta nel manuale già di per sè basta e avanza per eslcudere che quello che fa un webmaster con adsense sia un'impresa. Forse tu ritieni che si dà un servizio (cioè la pubblicità), ma il servizio non lo eroghiamo noi. Un servizio ha un inizio e una fine e un costo, nonchè un contratto e due titolari.
Noi non siamo titolari del contratto nè conosciamo la controparte.
Noi possiamo non mettere il codice, ma il servizio Google lo dà lo stesso, perchè è Google titolare del contratto.
Il lavoro che poi svolge il webmaster per posizionare il sito e arrivare a 5 miliori di utenti mensili non ha nulla a che fare con la questione. Altrimenti dovresti dire che un sito che ha 5 milioni di utenti, ma non mette pubblcità è ancora impresa (questo è escluso categoricamente).
Insomma, come la giri giri, ritengo che sia molto più difficile dimostrare che si è un'impresa che non. Anzi, fatto salvo il soppruso di chi ha la "forza", io dico che quasi in nessun modo si può dimostrare che un webmaster che inserisce Adsense è un'impresa.
Ripeto al massimo si è equiparati al signor che affitta un pezzo di terreno (10 metri quadri) sul quale poi un'agenzia di pubblicità mette un cartellone pubblicitario.Al solito dirai: esponi pubblicità (non me ne frega come) dunque sei impresa. Bene allora io ti dico togli le pubblicità da ogni tua maglia, giacca, pantalone, altrimeniti qualcuno ti potrebbe vedere come un'impresa di pubblicità. In fondo quando esci e giri per la città mostri pubblicità Vai, poi, a dimostrare che non percepisci soldi dalla Lacoste o da Armani... ed io, asinello in materia, ma tenuto al controllo, potrei addirittura sospettare che prendi soldi in nero e ti faccio mettere il telefono sotto controllo, faccio accertamenti e mobilito anche le Nazioni Unite.
Ovviamente il "tu" è retorico.
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@lodiablo said:
Non ho mai letto da nessuna parte che il risultato finale implica l'attività imprenditoriale svolta. Ho sempre letto invece che quello che svolgo continuativamente e con professionalità implica una qualche attività.Scusami tanto ma, per non saper né leggere né scrivere, secondo te un programmatore freelance offre l'attività di battere dei tasti su una tastiera, o un la realizzazione di un software che il cliente possa utilizzare per i suoi fini?
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@rigby76 said:
Scusami tanto ma, per non saper né leggere né scrivere, secondo te un programmatore freelance offre l'attività di battere dei tasti su una tastiera, o un la realizzazione di un software che il cliente possa utilizzare per i suoi fini?
Forse dovremmo definire cosa si intende per "risultato finale"?
Se battendo i tasti scrivo software, ebbene il mio lavoro consiste nel scrivere software - ma non vado oltre!Se quel software poi serve per calcolare traiettorie di missili e viene utilizzato dai militari USA per sparare missili contro iracheni, e muoiono 5000 iracheni.... io non sono responsabile per la loro morte, solo perché "conta il risultato finale"!!!
Come risultato finale può solo intendersi tutto ciò che avviene sotto il mio controllo.
La pubblicità gestita da Google non viene più controllata da me. Quindi frutto del mio lavoro è il codice Javascript nella pagina web - e basta.
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@kruk said:
Se battendo i tasti scrivo software, ebbene il mio lavoro consiste nel scrivere software - ma non vado oltre!Se inserendo il codice js io faccio apparire gli annunci sul mio sito...
@kruk said:
Se quel software poi serve per calcolare traiettorie di missili e viene utilizzato dai militari USA per sparare missili contro iracheni, e muoiono 5000 iracheni.... io non sono responsabile per la loro morte, solo perché "conta il risultato finale"!!!Se l'annuncio pubblicizza attività illegali, escort o quant'altro, il webmaster non può essere ritenuto responsabile, anche se suppongo abbia il dovere di controllare quello che appare ai visitatori, ed eventualmente rimuovere ciò che non sia di suo gusto (ha i mezzi per farlo).
@kruk said:
Come risultato finale può solo intendersi tutto ciò che avviene sotto il mio controllo.
La pubblicità gestita da Google non viene più controllata da me. Quindi frutto del mio lavoro è il codice Javascript nella pagina web - e basta.Non sei responsabile diretto del contenuto ma del fatto che venga pubblicato l'annuncio si, sennò secondo me stiamo a prenderci in giro...
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@rigby76 said:
Se inserendo il codice js io faccio apparire gli annunci sul mio sito...
Oltre 160 messaggi in questo thread, ed ancora non avete capito quello che ripeto e ripeto: NON sono io a far apparire gli annunci, ma Google.
Se l'annuncio pubblicizza attività illegali, escort o quant'altro, il webmaster non può essere ritenuto responsabile, anche se suppongo abbia il dovere di controllare quello che appare ai visitatori.
Ed anche qui: non ho modo di sapere quali annunci Google invia ai browser dei visitatori, siccome Google invia questi annunci direttamente ai browser, senza "passare" dal mio server. Non solo non ho modo di verificarlo, ma addirittura Google mi vieta di visitare le mie stesse pagine troppe volte per controllare quali annunci appaiono (siccome alzerei artificialmente il numero delle page-impression). E non basta: Google invia annunci diversi a visitatori diversi (a seconda del loro paese, lingua e storico) - quindi quello che vedo io non è necessariamente quello che vedono gli altri!...ed eventualmente rimuovere ciò che non sia di suo gusto (ha i mezzi per farlo)anche qui sbagli - l'abbiamo già discusso: posso rimuovere un bel niente. Posso solo indicare alcuni URL di concorrenti (e sperare che Google li rispetta non visualizzandoli).
...secondo me stiamo a prenderci in giro...Se continuate a ripetere le stesse cose senza leggere quello che ho scritto, mi sento davvero preso in giro. :bho:
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@rigby76 said:
Veramente Google propone come dicitura nelle fatture che gli si emettono la dicitura "fornitura a Google di spazio pubblicitario sul sito Web per la pubblicazione di annunci". Si può discutere su come inquadrare l'attività ma di attività nell'ambito pubblicitario si tratta.
Per il resto, il controllo lo **puoi **avere in quanto la possibilità esiste, e ritengo che chi avvia una collaborazione debba interessarsi di quello che succede, è nel suo interesse. Dal tuo punto di vista sembra che il fatto che sul tuo sito appaiano annunci pubblicitari sia una cosa che non ti riguarda, mentre è evidente che in questo consiste l'attività, anche se non svolta da te personalmente ma per la quale il tuo intervento è determinante, e per il quale che vieni retribuito in base oltretutto all'andamento dell'attività (il modo in cui poni gli annunci può variare il suo rendimento e quindi la tua retribuzione).
Detto questo, penso che potremmo continuare all'infinito. La mia impressione è che stai difendendo delle tesi in maniera preconcetta ma posso sbagliarmi. L'unico augurio che ti faccio è di poter sostenere queste tesi di fronte a un revisore dell'agenzia delle entrate quando gli dirai che sei un'insertore di codici Javascritpt.
Allora, quando le persone fittano il terreno su cui viene messo un cartellone pubblicitario si devono preoccupare della pubblicità che viene inserita?
Oppure quando la Rai manda un messaggio pubblicitario di qualche azienda deve in qualche modo intervenire sul messaggio o adoperarsi perchè qualcuno compri poi il prodotto che hanno mostrato?
Naturalmente la Rai è anche un'azienda di pubblicità, perchè fa i contratti ai propri clienti; cosa che noi non facciamo. Questo è l'elemento determinante che ci distingue da tutto.
Per restare al webmaster che adopera Adsense, gli attribuite una serie di cose che sta solo nella vostra mente e che lui non si sogna nemmeno: 1) non si sogna di fare azienda, perchè vuole solo coprire le spese; 2) magari avesse modo di guadagnare di più e tanto, farebbe subito impresa per ovvi motivi; 3) non gliene ne frega un tubo di quello che fanno i propri utenti, se cliccano bene, se non cliccano va bene lo stesso; ... ecc.
Non eslcudo che ci siano poi dei webmaster che si adoperano per aumentare le entrate, ma questo è da dimostrare e non da attribuire per partito preso.L'Agenzia delle Entrate dovrebbe fare uno studio ad hoc su questo fenomeno e poi di conseguenza agire, e non prendere decisione in forza del suo potere.
Mi sembra molto più logico.
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@rigby76 said:
Scusami tanto ma, per non saper né leggere né scrivere, secondo te un programmatore freelance offre l'attività di battere dei tasti su una tastiera, o un la realizzazione di un software che il cliente possa utilizzare per i suoi fini?
Dipende, se agisce da dattilografo o da creatore. Vorresti forse dire che il dattilografo che mi ha battuto la tesi è uno scrittore? E che forse io, e tanti altri, che ci hanno sudato ne hanno perso il diritto perchè un dattilografo ha toccato una tastiera?
Io vedo come fondamentale il fatto che noi diamo a Google uno spazio. Gli do questo spazio e mi restituisce una guadagno incerto.
In alcuni casi il guadagno si materializza, quasi mai consistente, in altri è un ottimo guadagno. Su questo guadagno, e per la messa a disposizione di questo spazio ("terreno"), io non assumo responsabilità e non ne posso assumere. Infatti, non posso escludere un bel niente, se non url, che ovviamente non sono aziende. Inoltre, potrei avere delle difficoltà se volessi applicare sul mio sito il principio: non voglio nel mio sito tutte le pubblicità che si occupano di abbigliamento, pantaloni esclusi.
Mi basta escludere un url per fare questo? Un editore vero lo può applicare con facilità, noi, con Adsense, no. Questo è solo un esempio per far vedere che non abbiamo il controllo, ma subiamo. Se ne possono fare di migliori.
Insomma, io posso inserire o non inserire il codice, così come posso attaccare il manifesto che mi fornisce l'agenzia pubblicitaria sul cartellone costruito sul mio terreno, ma non assumo responsabilità per quello che poi appare sul manifesto, nè riscuoto.
Nè per questo sono io il titolare del contratto, stabilito, come è ridicolarmente ovvio, dall'agenzia pubblicitaria (con il SUO cliente, e non mio).
Google con la scritta "Ads by Google" (e per i siti italiani sta quasi sempre scritto "Annunci Google") dichiara chiaramente che sono annunci suoi, sul mio "terreno", così come l'agenzia XY mette il manifesto pubblicitario sulla mia casa (o sul cartellone).
Per stare poi alle parole del commercialista, quando Tom Cruise va in televisione e mette la maglia Armani, in quel preciso momento è diventato un Editore, perchè non è escluso che Armani lo paghi proprio per mettere quella maglia.
Ma questo fatto a me sembra assurdo. Se a voi sembra normale... non so proprio cosa dire.
Insomma, se facciamo passare che Adsense implica necessariamente l'essere Impresa (in alcuni casi si è impresa, se vi sono altre condizioni al contorno) allora dobbiamo far diventare impresa tutte le persone (vip e non) che per passione comprano e giocano sempre con la stessa racchetta da tennis, o mettono sempre la stessa maglia (marca), o sciano sempre con gli stessi sci,...ecc. Inoltre, devono diventare imprese di pubblicità tutti gli attacchini, cioè tutti coloro che attaccano manifesti per conto terzi; e ne devono assumre anche la responsabilità.
E se ci mettiamo a pensare, chissà quanti altre posizioni troviamo: che diciamo degli propietari di case che lasciano mettere la targa del dentista o dell'avvocato di turno?
E' tutta gente che espone sul proprio "suolo" una messaggio pubblicitario. Tutte imprese? Tutti editori?
E gli stampatori di giornali? Non gli editori, ma quelli che stampano il giornale su commissione, o le piccole tipografie che stampano manifesti su commissione. Sono tutti editori?
Prestano un servizio, ottengono un guadagno ed è giusto che paghino le tasse, non sono però agenzie pubblicitarie o editori.Poi dobbiamo tener conto della storia del continuativo e con professionalità. Mi spiego se devi essere un'impresa o un libero professionista non basta che fai un'azione una volta l'anno, o magari al mese, per diventarlo in un dato settore. Ma devi farlo con professionalità e continuità e avere una stabile organizzazione.
Premetto che è stato sancito che avere un sito web non basta per ottenere lo status di stabile organizzazione.
Allora una persona che per una volta l'anno decide di indossare una maglietta dell'azienda XY e di girare per le strade di Roma a mo' di cartellone pubblicitario, facendosi pagare dallo sponsor, è già un'impresa? E' già un editore?
Non lo è. Perchè lo fa una volta e basta, o occasionalmente.
Ma la questione non è che mostra la pubblicità occasionalmente, questo è un riflesso insignificante; mostrare il messaggio non è il fatto essenziale per assegnare la qualifica di editore. Quello che fa in modo non continuativo è il contratto di pubblicità. Cioè fa una volta tanto quello che fa un editore, che però lo fa quotidianamente con una stabile organizzazione.
Per essere un editore deve fare con costanza contratti, anzi deve cercare di fare, perchè resta tale anche se non li fa, fino a quando non dichiara fallimento.
Un webmaster con adsense, cede con costanza uno spazio, e attacca il "manifesto". Questo è il nostro lavoro nell'ambito Adsense, per questo lavoro dobbiamo pagare in caso di guadagni.
Non possiamo invece pagare, essere responsabili, assumere impegni, essere inquadrati, per cose che non facciamo e che non abbiamo in gestione, ma che superficialmente, a mio avviso, chi preposto possa ritenere rientranti nella fattispecie di aziende di pubblicità.
L'azienda sta nella sua mente, non nella realtà. Ci attribuisce una realtà aziendale che non abbiamo.
Insomma, ci volete far diventare editori senza esserlo e senza fare nemmeno un'azione, con costanza professionalità e stabile organizzazione, tipica dell'Editore.
A me sembra che basta e avanza, anche dal punto di vista fiscale, la figura del locatore di un bene mobile, con un guadagno incerto, quindi occasionale, o, quando avviene, con un guadagno certo.
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Mi viene in mente un altro paradosso dalle vostre errate interpretazioni.
Se un giorno Google prende il malloppo e scappa, forse io piccolo webmaster mi devo aspettare una denuncia da parte di qualche pubblicista perchè non gli ho dato il servizio.
Questa è bella! Un imprenditore ha questa responsabilità, ma contemporaneamente io non ho questa responsabilità non avendo alcun contratto con il pubblicista. Insomma per certi versi, secondo voi, sono imprenditore e secondo altri non lo sono.
E' bello essere impresa senza correre alcun rischio. Il primo esempio di imprenditore non "responsabile". Un editore vero se scappa con il malloppo è responsabile, io no. Allora non sono un editore, ma cosa sono?
Sono un'impresa di non si sa bene che tipo, in cui non si sa bene con quale contratto, in cui non si sa bene quanto guadagno e se si guadagna, in cui non si sa bene quale siano le responsabilità, in cui non si sa bene quali siano i miei diritti (visto che si può essere bannati senza appartente motivo)... Mai vista un'impresa del tipo, e soprattutto farla rientrare nella definizione d'impresa mi riesce veramente difficile.Che dire poi del far parte di una catena imprenditoriale che trasmette il messaggio pubblicitario?
L'agenzia XY affitta lungo la strada statale Z una serie di pezzi di terreno per impiantare cartelloni pubblicitari. Contratta con tanti piccoli proprietari terrieri e si fitta un po' di terreno. Bene, immediatamente (dopo aver messo i manifesti pubblicitari), questi proprietari terrieri diventano imprenditori perchè fanno parte di un meccanismo di trasmissione di pubblicità e in qualità di imprenditori assumono responsabilità verso aziende di cui non conoscono nemmeno l'esistenza.
Assurdo!
Se poi questa XY non mantiene quanto promette i pubblicisti hanno anche diritto di rivalsa verso i piccoli proprietari terrieri?
Per me è evidente l'errore, ma a voi forse no, stando a quando affermate rispetto ad Adsense.