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ditta individuale orlo del fallimento
salve a tutti, spero di poter trovare consigli utili, vi prego di dare risposte solo se sicuri di ciò che si dice, vi racconto la mia storia: ho una piccola azienda individuale che opera dal 1975 senza alcun declino, anzi in costante crescita. Alla fine del 2003 causa perdita temporania "9 mesi" del maggior cliente l'azienda subisce un periodo di stallo, dove per principi affettivi ed umani non mi son sentito di licenziare i 15 padri di famiglia che hanno lavorato con me per quasi tutto questo tempo e quindi continuando a dar loro lo stipendio facendoli lavorare con turn-over massimo di 2 giorni mensili. Per farla breve negli anni 2004-2005-2006 l'azienda chiude in perdita, nei medesimi anni trascuro, con l'illusione che le cose si fossero riprese da un momento all'altro, tutta la parte fiscale dell'azienda; oggi devo dire che ho fatto del karakiri.L'azienda nel 2007 va in ripresa con i fatturati, chiudendo in attivo e con buone prospettive per il 2008; dall'altra parte mi ritrovo per quei 3 anni con un debito verso l'erario di circa ormai non riesco più a contarli ? 510.000,00.
Sono stato abbandonato in maniera molto diplomatica dal mio consulente, mi sono messo nelle mani di un commercialista che dopo 6 mesi di apparenti richieste di dilazioni sospensive e quant'altro ancora ad oggi non da risposte certe, adesso mi sono messo nelle mani di nuovi commercialisti, ma non riesco a fidarmi più di nessuno, vorrei pagare il mio debito ma l'esattoria di palermo vuole vedermi in croce chiedendomi ? 200.000 subito e il resto dilazionato con rate allucinanti, io vorrei pagare ma non mi resta scelta che chiudere l'attività che son riuscito a far rifunzionare alla grande, in tutto questo vorrei salvare il salvabile. Adesso non so se sarò troppo lungo in questo post ma se qualcuno sa darmi consigli utili. Nel 2002 divorzio con mia moglie, nel 2003 l'mologa del giudice per la mia separazione consenzuale dice che di comune accordo con la moglie mi impegno a cedere la casa a mio figlio, ma dal 2003 sono riuscito solo la settimana scorsa a fare l'atto di donazione che è già stato depositato e andato in porto. Dato la situazione debitoria e l'ipoteca non ancora iscritta, riuscirò a salvare la casa di mio figlio?nel senzo possono ugualmente impugnare l'atto? e poi in caso di messa in liquidazione dell'azienda o in caso di fallimento cosa rischio?
Chiedo scusa se il post è stato lungo ma i guai sono tanti.
Spero nella risposta di qualche esperto e dò un consiglio a tutti se il caso andate a casa digiuni non portatevi soldi dalla vs. azienda per qualche mese ma pagate le tasse. (daniele.pa)
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ciao daniele.pa e benvenuto nel forum Gt
in attesa che qualche esperto risponda al tuo quesito sposto il topic in consulenza legaleciao
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Per quanto riguarda il debito con l'erario, probabilmente un commercialista è più qualificato di me.
Però mi sembra assurdo che non si riesca ad ottenere una dilazione più favorevole (ma il fisco ragiona solo con personaggi famosi, non con persone normali).
In ogni caso, il problema grosso, quello della casa, è in questi termini: la donazione è un atto guardato con molto sospetto, perchè non prevede un corrispettivo e una persona con tanti debiti non dovrebbe andare in giro a regalare soldi o altri beni. Oltretutto, se fatta al figlio diventa ancora più sospetta perchè di solito la donazione fatta a parenti è considerata proprio allo scopo di sfuggire ai debitori (pazienza se in questo caso in realtà la situazione è completamente diversa).
Per cui l'atto può essere impugnato (con buone probabilità) dai creditori.
Sarebbe stato meglio riconoscere un assegno alimentare alla moglie e al figlio e poi non pagarlo e farsi pignorare la casa da loro. Essendo crediti alimentari prevalgono anche sul fisco e avrebbero convito tutti i creditori a venire a più miti consigli.
Si può andare a verificare se il consulente ha responsabilità per addossare a lui una parte di responsabilità e di debiti.
Bisognerebbe trovare qualcuno che abbia voglia di mettere la faccia in un'impresa che funziona e fare un'affitto d'azienda, per salvare il salvabile (magari convincendolo anche ad assumere tutti i dipendenti, compreso il precedente proprietario cui affidare incarichi di rilievo e garantirgli uno stipendio).
Poi, trovato l'affittuario, riprovare l'accordo con il fisco e con gli altri creditori, offrendo in pagamento dei debiti le rate di affitto (magari legando le rate di affitto anche ad una partecipazione sull'utile netto, se davvero in crescita).Al termine dell'affitto, se si è riusciti a rimettere tutto in sesto si può tentare di ripartire autonomamente, altrimenti trovare un accordo con l'affittuario e vendere tutto.
Spero di essere stato abbastanza chiaro.
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salve Giberavv, e quindi l'omologa della sentenza di separazione dove mi impegno a donare la casa a figlio e moglie non conta? cioè il fatto che ho adempito l'obligo datomi dal giudice di cedere la casa a mio figlio, non serve?
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l'omologa risale al 2003 quando ancora non c'erano debiti, ma l'atto è stato fatto a gennaio 2008
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In questo caso aiuta, perchè è possibile dimostrare che in realtà l'atto sia preordinato alla distrazione del patrimonio. Però gli atti a titolo gratuito sono guardati sempre con sfavore. Oltre a ciò, ci si chiederà, perchè l'atto dal 2003 è stato eseguito solo nel 2008.
Inoltre, in caso di fallimento, l'atto viene revocato ugualmente perchè a titolo gratuito, indipendentemente dalle motivazioni e dalla fonte dell'obbligazione.