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    Surfare con le news su Google Discover: genesi di una notizia e il fattore culover

    Era da tanto che non scrivevo nulla sul forum di Giorgio, in verità l’ultima volta si chiamava ancora Forum GT 🙂
    Ho deciso di scrivere un articolo, che poi non è un vero e proprio articolo ma sono solo delle considerazioni ed opinioni personali, sul funzionamento di Google Discover, dopo che una news è stata pubblicata ed inizia a fare le prime visite con questo incredibile “strumento” di diffusione di notizie personalizzate.

    Di cosa non parlerò?
    Non parlerò di come entrare in Discover, delle caratteristiche di un sito vincente, del perché il mio sito non è più presente, delle penalizzazioni, delle tecniche efficaci per fare millemila visite, dei titoli clickbait o non clickbait, etc.... Lo scopo di questo post è riportare la mia esperienza quotidiana con questo strumento che utilizzo, anzi con cui lotto, quotidianamente per portare a casa visite su vari siti che sono già presenti su Discover. Vorrei instaurare una discussione, che credo possa accrescere la conoscenza di tutti, relativamente a questo fantastico veicolo di traffico.
    Non prendete per oro colato quello che scrivo. Sono solo ipotesi e analisi empiriche, frutto del mio lavoro quotidiano di reverse engineering della black box denominata Google Discover.
    Si tratta di uno degli algoritmi più affascinanti e complessi messi in piedi da Google che combinano fattori classici di indicizzazione, con aspetti social e presumibilmente di machine learning.

    Cosa succede quando pubblico una nuova news?
    Entriamo nel vivo del discorso.
    Finalmente ho redatto la mia news e la mando in pubblicazione.
    Qui parte il countdown, in attesa della prima visita da Discover.

    Tips: ci sono degli strumenti di analytics real time molto più precisi di GA4 per verificare se un sito è su Discover o meno. Ne cito un paio che utilizzo quotidianamente. Premetto che nessuno mi ha pagato per citarli 🙂
    Parlo di Chartbeat e Publytics. Chartbeat etichetta già il traffico Discover (o almeno quello che riesce ad intercettare) mentre Publytics no. Su Publytics però, se iniziamo a notare del traffico diretto su una nuova news insieme a del traffico Google, è probabile che siamo entrati su Discover (ma non è scientifico: ci vuole un po’ di occhio ed esperienza per verificare al volo la presenza su Discover).
    Perché parlo sia di traffico diretto, sia di organico?
    Perché le visite Discover provengono sia direttamente dai click sul feed di notizie, sia dalle notifiche che Google stesso invia ai telefonini. Queste ultime rimandano ad una SERP di Google con una ricerca specifica (presumibilmente l’entità estrapolata dall’articolo e selezionata come attinente per il profilo Discover dell’utente) con il nostro articolo in prima posizione, evidenziato. I click provenienti da lì, generalmente, sono identificati come Google Organic, ma dipende molto dalla capacità dello strumento di analytics utilizzato di intercettare queste visite e di classificarle.

    Le prime visite da Discover iniziano ad arrivare a distanza di pochi minuti o qualche ora o addirittura il giorno dopo. La velocità con cui Discover inizia a portare traffico ad una nuova news, per uno specifico sito, varia in base a molti fattori: la velocità di indicizzazione del sito, il numero di news pubblicate giornalmente, il trust del sito, etc… Non c’è un fattore certo. A volte, per il medesimo sito, questa velocità varia anche leggermente per ogni singola news (5 minuti / 1 ora o più; oppure 3 ore / 8 ore).
    Quello che è certo è che siti come Repubblica o Corriere appena pubblicano una news hanno MOLTE più possibilità di entrare immediatamente su Discover, mentre le news del blog della casalinga di Voghera (ammesso che ci vadano) impiegheranno più tempo. Ma anche questo non è sempre vero. Ho lavorato su siti di news con un trust medio-basso che indicizzavano le news in maniera incredibilmente veloce ed entravano su Discover dopo pochi minuti. Qui poi dipende molto dai vari tecnicismi che ognuno implementa e dai propri segreti o trucchetti scoperti lavorandoci quotidianamente. Senza dimenticare il fattore culover 🙂

    Iniziamo quindi a ricevere le prime visite da Discover.
    Che succede ora?
    Le visite iniziali sono poche. Google ci ha inserito in una specie di Sandbox: un limbo in cui testa il nostro articolo su un sottoinsieme di utenti i cui interessi sono presumibilmente attinenti agli argomenti della nostra news.
    Qui ci giochiamo tutto!
    Se l’articolo funziona, ha un buon clickrate, viene letto fino alla fine, non viene segnalato come poco attinente, ha un bounce rate basso, è una novità ed un argomento in trend in questo momento, etc… allora abbiamo fatto un bel terno!
    Google inizierà a estendere il pubblico e inizieremo ad avere molta più visibilità su Discover con il nostro articolo e a ricevere molto più visite: verrà mostrato man mano a molti più utenti nel feed e Google invierà molte più notifiche nei telefonini.
    Perché ho scritto che abbiamo fatto un bel terno e non bingo o tombola?
    Poiché la strada è ancora in salita su Discover, non abbiamo ancora vinto la nostra lotteria.

    Il ciclo di vita di una news su Discover
    Inizia la seconda fase di valutazione. Non è più una valutazione preliminare, ma una valutazione effettiva dei risultati della news che sta girando su Discover.
    I fattori che analizza Google per il mantenimento della news nel feed sono sempre gli stessi (ha un buon click rate, viene letto fino alla fine, non viene segnalato come poco attinente, etc…) ma questa volta su un pubblico molto più vasto.
    Sapete qual è la cosa bella? E’ che questo pubblico crescerà esponenzialmente se le premesse delle valutazioni fatte da Google in precedenza verranno mantenute: se riusciremo quindi a mantenere il più possibile alti questi fattori nel tempo.
    Se Google vede che allargando il pubblico continuiamo ad ottenere sempre dei buoni risultati, allora continuerà a mostrare la news a sempre più persone.
    E’ chiaro che si arriverà ad un certo punto ad un limite massimo. Nel senso che la news che avete scritto è impossibile che interessi a tutti ed è difficile che rimanga sempre in trend. Man mano che il pubblico diventerà sempre più vasto e meno di nicchia, diminuirà l’interesse specifico nella news e quindi diminuirà anche il click rate e tutti i vari parametri citati sopra, quindi la news inizierà ad avere i primi segni di cedimento.
    La cosa bella è che questi segni di cedimento potrebbero verificarsi a distanza di molte ore o addirittura dopo due o tre giorni. Dipenderà molto dalla news stessa e sempre dall’importantissimo fattore culover (tra poco vi spiegherò perché).
    Possiamo dire quindi che una lunga permanenza su Discover dipenderà unicamente da quanto è mainstream la news (maggior numero di utenti interessati ad essa), da quanto rimarrà in trend come argomenti e dal click rate (insieme agli altri fattori suddetti).

    Il fattore culover
    Arriviamo finalmente alla spiegazione del perché il fattore, che io ho denominato culover, è molto importante.
    Ho scritto precedentemente:
    Google ci ha inserito in una specie di Sandbox: un limbo in cui testa il nostro articolo su un sottoinsieme di utenti i cui interessi sono presumibilmente attinenti agli argomenti della nostra news.
    Qui ci giochiamo tutto!
    E allora cosa succede se Google sbaglia nel mostrare la nostra news al sottoinsieme di utenti iniziali, ipoteticamente attinenti ai nostri argomenti?
    E se mostrasse inizialmente la nostra news a degli utenti poco interessati? E’ possibile? E’ probabile?
    E’ assolutamente possibile e anche discretamente probabile.
    A me succede, non dico spesso, ma varie volte.
    Una news che pensavo dovesse funzionare alla grande, dopo 2 ore, dopo le prime timide visite da Discover, piano piano si spegne. Discover inizia ad ignorarla.
    Ed ecco che arriva lo sconforto e le mille ipotesi sui possibili problemi: titolo poco efficace, immagine non abbastanza coinvolgente, poche o nessuna entità/argomenti rilevanti, problema di indicizzazione, problema di Google, etc…
    Le soluzioni sono due:

    1. ci arrendiamo e alziamo bandiera bianca;
    2. prendiamo in mano la situazione e proviamo a cambiare le sorti della news su Discover.

    Io propendo spesso per la seconda soluzione 🙂
    Almeno quando sono “certo” che la news sia ben fatta, su argomenti in trend e attinenti a quelli del mio sito.

    Surfare con le news
    Mi piace questa frase perché descrive esattamente cosa si può fare su Google Discover con le news (cavalcare letteralmente le onde dei trend, attraversando un mare in tempesta pieno di insidie), analizzando il comportamento della news stessa con un buon strumento di analytics real time e cercando di “mettere una pezza” alle varie possibili situazioni che si verificano.
    Analizziamo quindi il caso della news che dopo le prime timide visite da Discover si spegne miseramente.
    Cosa faccio io?
    Provo a modificare il titolo, migliorandolo dal punto di vista del coinvolgimento (no, non sto parlando di click baiting ma di utilizzare la giusta terminologia per il pubblico di riferimento), aggiungendo più entità o altre entità a tema, cercando di evidenziare i lati della news che possono essere più importanti ed interessanti per i miei utenti (a volte modifico anche il sottotitolo o le prime righe della news).
    Provo a modificare l’immagine, se penso di aver inserito una poco coinvolgente.
    A questo punto cambio l’url dell’articolo (effettuando ovviamente un redirect 301 dal vecchio al nuovo url), aggiorno la cache e pingo nuovamente Google (Wordpress lo fa automaticamente).
    Questo passaggio spesso è fondamentale. Nuovo url equivale spesso a nuova news per Google Discover, almeno inizialmente, poi capisce che è sempre la stessa, ma oramai la macchina della verifica è già avviata.
    Così facendo, Google Discover offre spesso una seconda chance alla news.
    Fatto questo, ritornano le visite Discover a distanza di qualche minuto/ora e ricomincia la fase di valutazione preliminare delle performance della news su Discover.
    Magari questa volta la news verrà mostrata al giusto sottoinsieme di utenti, realmente attinenti agli argomenti della news (il fattore culover ha funzionato!). E magari ho migliorato anche l’engagement della notizia, con un titolo migliore e un’immagine più pertinente, quindi click rate maggiore.
    Ecco, in un buon 30% dei casi sono riuscito a riprendere la news: finalmente arrivano le visite vere da Discover e iniziano a crescere con il passare dei minuti/ore.
    Qualche volta questa operazione per la medesima news l’ho fatta 3 volte, finchè non ha funzionato. Sì è vero, sono testardo 🙂
    Il rimanente 70% delle volte non ha portato grandi risultati. Magari era l’argomento che era poco in trend oppure poco interessante per il “mio pubblico su Discover”.
    Cosa intendo per il “mio pubblico su Discover”? A meno che tu non abbia un sito generalista, solo determinate news, su determinati argomenti, funzionano bene su Discover per il tuo sito. Le altre no.

    Altri casi in cui puoi riprendere per le orecchie una news?
    Se si verifica un problema di indicizzazione. Per problema di indicizzazione intendo sia quelli onsite, sia quelli offsite (di Google). Non sono così improbabili.
    Per funzionare una news su Discover deve essere indicizzata su Google. Devi verificare con il comando “site:” che lo sia dopo la pubblicazione. Finché non viene indicizzata non hai nessuna chance di andare su Discover. Se Google non ti indicizza la news hai un problema: tuo o di Google stesso. Nel primo caso puoi provare a fare la modifica detta sopra (cambio url e redirect) e tentare di nuovo la sorte. Nel secondo caso è decisamente un problema più importante, perché non dipende da te. Io di solito provo lo stesso ad effettuare la modifica detta sopra (cambio url e redirect). A volte funziona. A volte no, finché Google non risolve.
    E’ importante verificare anche che la news sia presente nel tab “Notizie” su Google, e verificare che sia presente una thumbnail dell’immagine della news.
    A volte manca nel tab notizie. C’è solo il titolo senza l’immagine. Ecco. Hai avuto un problema di indicizzazione dell’immagine.
    Da cosa può essere dipeso?

    1. problema nel tuo sito nel momento in cui è passato il bot (cdn non perfettamente funzionante, sito sovraccarico, etc…);
    2. problema di lettura dell’immagine da parte del bot di Google (non è così improbabile che Google sbagli con tutti i miliardi e miliardi di dati che deve processare quotidianamente);
    3. immagine in una risoluzione troppo piccola o di scarsissima qualità.
      In tutti e tre i casi il consiglio è quello di caricare una nuova immagine, a volte basta la stessa identica con un nome diverso, aggiornare di nuovo la cache e pingare nuovamente Google.
      Nel 90% dei casi funziona.

    Conclusioni
    Siamo arrivati alla fine di questa disamina personale sulle lotte che faccio quotidianamente con Google Discover e sui centinaia di test che porto avanti per aggiungere sempre nuovi tasselli.
    Magari qualcuno di voi leggerà questo articolo e si sentirà in dovere di smentire le mie supposizioni/analisi, aggiungendo quindi nuove e utili informazioni atte alla comprensione di questo assurdo algoritmo di Google Discover. Ve ne sarei ugualmente grato. Siamo qui un po’ tutti per imparare qualcosa di nuovo ogni giorno.
    Ringrazio tutti per aver utilizzato parte del proprio tempo per leggere il mio prolisso “racconto” 🙂


    mari.no 1 Risposta
  • User

    @emizz caso davvero interessante. Ho scoperto un paio di trick che non conoscevo. Grazie per la condivisione.
    Usi spingere la news dopo la pubblicazione? Se sì, come? Nella mia esperienza avere un DB mktg diretto o social da sfruttare aumenta le possibilità di entrata in discover.
    Il fattore secondo me più importante è conoscere l'onda, intendo il trend. Ancora meglio anticiparla. Per farlo devi avere una conoscenza molto profonda del mercato o dati di prima mano (chat, call, ricerche interne al sito, feedback dagli store). Se ribatti una news metterci dati o analisi/punti di vista propri.
    Chiaramente parto dal presupposto che il progetto sia autorevole nell'argomento/topic