• Super User

    Storytelling poetico

    L'ispirazione per questa discussione è gentilmente offerta da BeaNicia che, oltre ad avermi risolto un serio problema sul prossimo libro, mi ha fatto capire quanta poesia possa esserci nel raccontare... Si aprano le danze :ciauz:.


  • Consiglio Direttivo

    Ciao Cantodinverno.

    Cosa intendi esattamente con la locuzione 'Storytelling poetico'? Poesie che raccontano (magistralmente) storie, come la grande epica omerica o gli assai più minuti sonetti di Shelley? Oppure storie in prosa, segnatamente racconti, che però trovano nell'equilibrio retorico o nella gestione della trama una virtù più poetica del solito, come accade in certe fulminanti divagazioni borgesiane?

    Gli esempi non mancano, ma qui serve una guida e un filtro selettore per capire come costruire il nostro catalogo personale... 😉

    :ciauz:


  • User Attivo

    Io sono più modesto: non ti chiedo di spiegarmi "esattamente" che vuol dire 'storytelling', ma d'usare, se ci riesci, un'equivalente parola italiana (sempre che tu sia italiana). D'altra parte, per essere la moderatrice di questa Sezione/di questo Forum, dovrai pur fartene una ragione che vi compaiano/appaiano, qui, più poesie/poeti italiani che stranieri specificamente inglesi - ti pare?


  • ModSenior

    Ora sono curioso pure io!!! 😄


  • Super User

    Per Leonov: la seconda, ovvero come un racconto possa essere espressivo utilizzando figure che sono proprie della poesia. Per euroroscini, anzitutto benvenuto in questa sezione del Forum :). Ho ideato l'e-book in italiano per un concorso, figuriamoci per lo storytelling... Anche se come termine esiste già, punterei a "Narrazioni", con accezione di narrare emozioni/azioni, la vita insomma, cosa che fa lo storytelling per pubblicizzare un'azienda.


  • User Attivo

    Non so... - potrei aggiungere cose svariate al significato rapido/spicciolo che dài al tuo significante - storytelling - che comunque non condivido essendo refrattario all'inglese e alla violenza linguistica che ha esercitato/sta esercitando nel mondo. Mi limito ad annotare che in ogni narrazione che si voci e/o si scriva ci sono implicite - **devono per forza esserci implicite **- azioni ed emozioni: altrimenti che narrazione è? D'altra parte l'esperienza m'insegna che il significato d'un significante è mezzo fasullo se tende alla tautologia e quasi (mi sembra il tuo caso) la centra. Piuttosto sviluppa il concetto di 'narrazione poetica' - è giusto: fai però esempi e ricamali, dicci in versi una tua narrazione poetica affinché susciti curiosità/aspettativa/seduzione come una "pubblicità". eu.ro


  • Consiglio Direttivo

    I dubbi dell'Esperto non mi sembrano infondati, e condivido la sua avversione per gli anglicismi non necessari. L'avanzare dell'ignoranza del nostro stesso idioma ci sta conducendo continuamente a 'reinventare la ruota', cercando nell'esotismo delle voci straniere ciò che probabilmente abbiamo già in pancia da tempi remotissimi.

    Nell'attesa però che dalla Crusca arrivi il traducente ufficiale italiano, nelle pagine cui vi rimando qui sotto si possono trovare informazioni più dettagliate con cosa si intenda per 'storytelling', sia in ambito letterario (= arte del narrare, legata alla narratologia), sia in ambito aziendal-promozionale (dove alle istanze logiche e retoriche si annodano istanze patetiche volte alla persuasione).

    http://it.wikipedia.org/wiki/Storytelling_(narrativa)

    http://it.wikipedia.org/wiki/Storytelling_management

    È insomma una roba molto americana, secondo la quale la pubblicità di un prodotto (qualsiasi cosa si intenda per prodotto, dal detergente per pavimenti a un Presidente americano) deve necessariamente legarsi alla costruzione di un mondo, e di una storia, con cui dare senso al prodotto medesimo e far nascere/crescere nel pubblico il bisogno di scegliere quel prodotto.

    Per nostra fortuna, le parole possono elevarsi molto al di sopra della mera funzione marchettara cui sono costrette da certe necessità economiche un po' miopi e sordide, generando storie che sopravvivono ai prodotti di cui nascono come accessori – e meno male, direi – per restare nella memoria collettiva e ricavarsi una nicchia propria.

    Per contribuire al catalogo di Cantodinverno comincio col lasciare qui i due classici esempi di Calimero dei Pagot e della Linea di Osvaldo Cavandoli: entrambi nati come semplici vettori di messaggi pubblicitari, si sono liberati del bagaglio non necessario di un prodotto per vivere la loro esistenza.

    Erano semplicemente 'troppo superiori' ai detersivi e alle lavatrici di cui avrebbero dovuto essere semplici serventi.

    Erano 'larger than life', come direbbero i detestati americani.

    Tornerò volentieri da queste parti se mi viene in mente qualcosa di più circostanziato, per esempio in ambito di singoli testi. 🙂

    :ciauz: