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    La vita è una questione economica?

    In questi giorni di crisi economica ci sentiamo dire che con alcuni sacrifici il nostro debito si risanerà e poi lo sviluppo riprenderà.

    Intanto la popolazione in povertà (= sopravvivere piuttosto che vivere) è aumentata in Italia al 30% e sicuramente a Giugno tra tasse dei redditi e IMU aumenterà ancora.

    Mi chiedo quindi la vita è una questione economica?

    Basta pagare il debito, (poi conteremo i morti), ma certamente i vivi saranno felici?:?

    Una volta esistevano le Società che votavano un Governo il quale definiva una politica fascista o comunista, liberale o socialista, ma che comunque prevedeva il rispetto della dignità dei suoi cittadini, non dei loro soldi o proprietà economiche!:quote:

    Adesso sembra che il potere economico, (banchieri/potenti/ricchi/mafiosi/...) comandi i Governi e quindi le Società, senza alcun rispetto per la vita umana.:x

    Mentre leggo dell'ennesimo suicidio per motivi economici, vi chiedo di parlarne e tentare di ristabilire la dignità della vita umana.

    Di seguito una soluzione di alcuni economisti da:

    http://www.economiaepolitica.it/index.php/europa-e-mondo/chi-salvera-leuropa-dalleuro/

    pareggio di bilancio
    Chi salverà l?Europa dall?euro?

    Andrea Terzi* - 30 Marzo 2012
    [LEFT]imageDopo gli articoli apparsi sull?Economist e sul Washington Post e il reportage di Repubblica, è cresciuto l?interesse per l?economia ?neo-cartalista?, nota anche con l?acronimo MMT (Modern Monetary Theory). Qui vorrei proporre ai lettori di Economia e Politica una sintesi dei concetti principali di questo approccio ?eterodosso? per ricavarne alcune ricette per l?Europa, in alternativa alla visione che domina il dibattito in corso, e che si può riassumere più o meno così:
    La crisi dell?euro non è un problema della moneta unica europea, che invece ha dimostrato di mantenere stabile il proprio potere d?acquisto interno ed estero, grazie alla BCE. È piuttosto un problema di alcuni stati che hanno fallito su due fronti: la competitività e l?equilibrio dei conti pubblici. In altre parole, se fossimo tutti come la Germania l?area dell?euro godrebbe di ottima salute. Per quei paesi che hanno fallito, e che possono ancora rimboccarsi le maniche per evitare di uscire dall?euro, la ricetta è una sola: austerità e riforme strutturali, e quindi sacrifici fino a quando le riforme non daranno i loro frutti. È un cammino non breve, né facile, ma è l?unico percorribile: solo riducendo sprechi e costi di produzione (anche attraverso una minor tutela del lavoro dipendente) si riacquisterà la competitività che consentirà di creare nuovi posti di lavoro.
    Secondo la MMT, le ragioni della crisi non sono affatto queste, né le ricette sul tavolo dell?Europa (e dell?Italia) hanno una qualche possibilità di successo.
    1. La moneta è un istituzione politica, non una manifestazione delle leggi del mercato
    La moneta, come gli scienziati sociali non economisti ben sanno, è un fenomeno politico-istituzionale, sia dal punto di vista storico che logico. È documento (?carta?) emessa dallo stato. [/LEFT]
    2. Ogni taglio della spesa e ogni aumento delle tasse riduce la ricchezza finanziaria di famiglie e imprese
    [LEFT]Ciò significa che lo sforzo coordinato dell?Europa nel ridurre i disavanzi pubblici comporta una pari riduzione delle attività finanziarie di famiglie e imprese, con effetti depressivi su consumi, investimenti e occupazione. [/LEFT]
    3. Solo uno stato che si lega le mani rinunciando alla propria sovranità monetaria può trovarsi nell?impossibilità di pagare il servizio del debito
    [LEFT]La politica fiscale di uno stato la cui moneta non sia vincolata da accordi di cambio è sempre libera di perseguire la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. Il rischio di default dei titoli pubblici entra in gioco solo quando un paese intende garantire un tasso di conversione fisso della propria moneta con una valuta estera, oppure quando un paese rinuncia alla propria moneta.
    La crisi europea è dunque una crisi, in primo luogo, di sovranità monetaria. Questa, invece che essere trasferita dalla periferia al centro dell?Unione, è finita nelle mani della BCE, che ha poteri di gestione delle riserve nel sistema dei pagamenti, ma non di politica fiscale. In queste condizioni, era solo una questione di tempo (e di avverse condizioni dell?economia mondiale) prima che i paesi con i disavanzi pubblici e commerciali maggiori si trovassero in condizioni di rischio di default e si manifestasse la ?crisi del debito sovrano?, che ?sovrano?, in realtà non è più.[/LEFT]
    4. L?inflazione non è generata da tassi d?interesse troppo bassi, ma si manifesta invece per cause esterne (il prezzo del petrolio) oppure, per cause interne, a causa di un disavanzo pubblico eccessivo rispetto alla capacità produttiva del paese
    Che fare?
    [LEFT]La crisi del debito ?NON-sovrano? è diventata rapidamente una profonda crisi dell?occupazione e del futuro stesso dell?Europa e delle sue più giovani generazioni. La ricetta che più spesso viene ripetuta da politici, media e istituzioni è quella che conosciamo. L?alternativa offerta dall?approccio qui descritto si può invece riassumere in due pilastri fondamentali, cha partono dalla premessa che la crisi dell?euro è duplice: A) di finanziamento degli stati e B) di insufficiente domanda aggregata. E occorre una duplice risposta.[/LEFT]
    A. La crisi finanziaria si risolve unicamente con il coinvolgimento della BCE
    B. L?occupazione (e, di conseguenza, anche il credito bancario) cresce al crescere della domanda aggregata, e non per effetto delle liberalizzazioni, del pareggio di bilancio, o del ?quantitative easing? della BCE

    [LEFT]Una strada meno soggetta a veti politici potrebbe essere questa. L?Europa dovrebbe tenere un summit nel corso del quale i 17 paesi dell?euro concordano un considerevole taglio fiscale nell?intera area dell?euro. Può trattarsi di una riduzione di un imposta regressiva come l?Iva, oppure delle imposte che gravano sui redditi medi e bassi. Contestualmente, i governi europei dovrebbero annunciare che il calo di introiti corrisponderà a una raccolta attraverso titoli europei emessi dall?European Financial Stability Facility (EFSF) con la garanzia della BCE. Nello stesso summit i paesi dell?euro dovrebbero anche preannunciare che nel corso del summit successivo daranno il via ad una seconda emissione di Eurobonds diretta a sostenere un programma ambizioso di infrastrutture nel campo della comunicazione digitale, dei trasporti e dell?ambiente.[/LEFT]
    È chiedere troppo a questa Europa?
    **Andrea Terzi scrive su questi temi su *www.mecpoc.org.