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AutoControllo
Voi come vivete il vostro auto-controllo?
Ovvero quando succede qualcosa di "intenso" e non previsto come reagite? Manifestando emozioni intense e incontrollate (rabbia o gioia estrema), chiudendovi in voi stessi, "congelandovi" in attesa di potervi sfogare......
Personalmente sul momento stesso e finchè non ho tempo di fermarmi un'attimo a riflettere entro in una specie di "blocco di sicurezza", ovvero (credo inconsciamente) blocco ogni possibile reazione che dia riscontri visivi proseguendo come se niente fosse accaduto... o al limite minimizzando, in seguito appena ho un'attimo di tempo per riflettere le mie reazioni riprendono esattamente dove le avevo congelate con la differenza che dopo qualche minuto in cui mi impongo la calma riesco a vedere il problema nelle sue reali dimensioni, e quindi per intero, analizzarlo per vedere quando è in effetti "problematico" e (nella maggiorparte dei casi) superarlo quel tanto che basta per dare tempo al tempo e aspettare che si "curi" da solo.
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Ciao max0005,
il mio approccio credo sia abbastanza simile al tuo, forse leggermente più o meglio diversamente emotivo, nel senso che non riesco ma nemmeno voglio posticipare o reprimere sul nascere le emozioni instintive che provo.Spesso trovo cioè il modo di concedermi serenamente un piccolo (o lungo a seconda dei casi e del da fare) lasso di tempo di apertura, di sfogo; è una prima fase di ascolto, spesso confusa ma estremamente significativa.
Se ho di fronte una giornata impegnata, sicuramente la vivo ma con una certa sorta di distacco; continuando, appena posso, a far parlare in me il problema.
Sicuramente e fin da subito cerco l'astensione dal giudizio, cerco di ascoltare me e i fatti con la maggiore calma ed obiettività possibile.
La sera o la mattina presto sono poi abituata a prendermi un tempo per me, per un po' di silenzio ... e li -di solito- la matassa disordinata si ricompone.
I fatti li lascio poi maturare e le emozioni provate le leggo come riflessioni sul percorso.
Sono convinta che ogni cosa che accade possa dirci tanto su noi stessi prima di tutto...
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Ti capisco.
Io a volte mi trovo in una "guerra civile" fra quello che vogliono i miei istinti e ciò che vuole la mia mente... chissà perchè vince la mente e non agisco... o agisco in modo che in genere non si aspetterebbe
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Mi sembra molto interessante questo argomento; spero perdonerete se lo sposto dal Fetish a Società e impegno civile.
La società di oggi non consente una libera manifestazoine di forme ostili o aggressive; la persona è costantemente contrariata dai fattori circostanti ma non ha le condizioni per risolvere liberamente i propri impulsi aggressivi in una lotta fisica in quanto questa società pretende che l’individuo abbia un pieno controllo sui propri impulsi ostili ed aggressivi.
La paura e la collera indotte da situazioni critiche producono modificazioni fisiologiche temporanee che preparano il nostro corpo allo sforzo necessario alla lotta, o alla fuga; non farlo ed inibire tali stimoli provoca uno stato di ostilità repressa e tensione emotiva, e nel tempo frustrazione.
Ma la tendenza è quella di non esprimere liberamente i nostri impulsi aggressivi e pur consentendoci occasionali esplosioni di collera, di solito siamo portati a mantenere (o mostrare) un alto grado di autocontrollo, così da offrire l’impressione (superficiale) di individui maturi e con personalità equilibrata, simpatici ed accondiscendenti e tendenti a piacere agli altri.
Tutti subiamo queste restrizioni, alcuni riescono a sfogare l'aggressività latente nelle competizioni sportive o nella pratica di particolari discipline (come il judo ) ma la maggior parte di tali pulsioni restano soffocate in quanto ci è impedito il manifestare tendenze aggressive o di autoaffermazione, e quindi di liberarci in modo naturale degli impulsi aggressivi.
Questo a volte ci porta a non farlo nemmeno dove questo sarebbe consentito e di conseguenza veniamo indotti a vivere in uno stato cronico di ostilità repressa.Quanto smussare i nostri spigoli sporgenti affinchè si possa essere incastrati nella società che ci circonda?
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@Andrez said:
Quanto smussare i nostri spigoli sporgenti affinchè si possa essere incastrati nella società che ci circonda?
Ciao Andrez,
mi piacerebbe -per la stima e più che altro- saperlo da te :).Io sono contro la repressione, in generale non la concepisco come mezzo di evoluzione.
Però studiando la violenza e i suoi mille risvolti, mi sono accorta come i confini con la libertà personale siano molto labili.
Ogni scelta, ogni stimolo è in fondo una violenza a qualcosa che vorrebbe rimanere tale ... ma ognuno di noi è in grado di capire (tranne le eccezioni) la differenza fra i gradi leciti e illeciti di violenza che si possono esprimere.Credo sia importantissimo, soprattutto in una fase di crescita, imparare a veicolare le proprie espressioni emotive; crearsi ambiti di sfogo possibili; approfondire con se stessi un sano discorso di accettazione; quindi non reprimere (anche) la violenza ma saperla trasformare in qualcosa di costruttivo (tra questi rientra anche un discorso liberatorio) e non -per forza e appunto- solo distruttivo o dannoso.
Non faccio una gran differenza tra me e gli altri. Nel senso che non penso -nemmeno in questo caso- esista qualcosa di dannoso per gli altri che non lo sia anche per me.
Faccio, forse, un discorso un po' troppo utopistico ma imparando a volersi bene viene quasi naturale imboccare la strada meno violenta per tutti, più diretta, meno attaccata alle sfumature, più efficace ...So di dire parole gia sentite, banalissime, perdonatemi ma le ritengo comunque essenziali ... dietro qualsiasi espressione di violenza c'è qualcuno, qualche malessere, qualcosa che vuol essere ascoltato, che è stato maltrattato o dimenticato ... ascoltandolo, seguendolo, dandogli fiducia al posto di giudicarlo ... smette (spesso, il più delle volte) di urlare ;).
Ho divagato troppo, specie per la sezione in cui siamo ma nella mia visione -probabilmente un po' monotona- della vita, riporto tutto al personale e penso che ogni cambiamento debba partire e svilupparsi nella sfera privata, la manifestazione all'esterno avviene poi da sola ...