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La brutta fama dei commercialisti
C'è un tema su cui mi capita di riflettere già da un po' di tempo... sembra quasi che quando mi presento a qualcuno come dottore commercialista, il mio interlocutore intenda "Sono un esperto in evasione fiscale, vuoi qualche suggerimento per imbrogliare il Fisco?", e non di rado quello inizia a vantarsi di quanto riesce a evadere impunemente, come se io che ascolto dovessi esplodere in applausi di congratulazione.
E infinite volte mi sento dire, anche scherzosamente (ma sono scherzi che mi divertono poco): "il tuo mestiere è aiutare la gente a evadere le tasse".
Eppure se io fossi, non so, un avvocato, non è che chi mi ascolta pensa "Allora posso fare un furto in una gioielleria e tu mi insegni i cavilli per non finire in galera". Ma la differenza non è molto marcata.
Non so voi, ma la cosa sta iniziando a darmi parecchio fastidio.
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Purtroppo il "problema" non riguarda solo voi commercialisti.
Anche a me capita spesso di dover combattere con clienti che pensano siano lecite le "furbate", visto che si rivolgono ad un professionista ("alzare il tetto, tanto nessuno se ne accorge", "allargarsi di un metro, tanto nessuno se ne accorge", dichiarare nelle pratiche edilizie tempi e modi differenti per l'esecuzione dei lavori, specialmente per evitare sanzioni e/o sanare facilmente abusi pregressi). E quando arriva da parte mia un rifiuto si arrabbiano pure!
E pure gli avvocati avranno il loro "pacchetto" di grane da gestire, sentendosi ad esempio chiedere come "interpretare" le leggi a favore del cliente.Purtroppo viviamo nel paese dei furbi, che ci vuoi fare!
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E' una cosa che dà molto fastidio anche a me.
Aggiungerei però l'immagine che molti hanno di noi dottori commercialisti. Se alcuni ci vedono come "partner dell'evasione" (il presidente del mio Ordine ha fatto una lettera specifica su questo tema nel mese di agosto), altri ci vedono come un onere e non come una risorsa, come un partner utile e necessario per svolgere al meglio la loro iniziativa economica.
L'altro giorno un potenziale cliente, cercando di abbattere quanto chiedevo come parcella, mi ha addirittura detto che cosa avrei dovuto fare io... Era lui che mi diceva che cosa dovevo fare per gestire la sua situazione e quindi su quella base pretendeva di quantificare correttamente il compenso.
Ecco, questo mi dà ancora più fastidio.E' da tempo che dico che a livello nazionale, il CNDCEC dovrebbe impegnarsi di più nel far capire ai cittadini italiani qual è il ruolo del commercialista, qual è il lavoro che svolge, cercando di rivalutare un'immagine che è del tutto distante dalla realtà.
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Non so' negli altri studi, ma in questo periodo, con la scusa della crisi, qui da noi riscuotere la parcella e' diventata un'impresa impossibile..... siamo sempre l'ultimo "fornitore" ad essere onorato, ci sono ditte che non pagano da mesi. Praticamente l'onorario del commercialista e' valutato alla stessa stregua di una tassa.
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Hai detto tutto tu, niente da aggiungere...
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@OEJ said:
Eppure se io fossi, non so, un avvocato, non è che chi mi ascolta pensa "Allora posso fare un furto in una gioielleria e tu mi insegni i cavilli per non finire in galera". Ma la differenza non è molto marcata.
L'erba del vicino è sempre più verde.
Ti assicuro che, nella percezione comune della gente:
- gli avvocati sono quelli che tengono i delinquenti fuori di galera
- i commercialisti sono quelli che fanno evadere le tasse
- i giornalisti sono quelli che raccontano palle
Ecc. ecc.
E poi, non esistono più le mezze stagioni, e si stava meglio quando si stava peggio...
Piove, governo ladro!
Dai, tranquillo, che tutto il mondo è paese.
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Mi hai fatto ridere!
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Credo che sia soltanto un problema di cultura della popolazione.
Questa cultura ci viene dal dopoguerra e non ha fatto passi in avanti.
Appena finita la guerra con l'instaurazione di un sistema repubblicano democratico di origine anglosassone, ma sopratutto di stampo americano, in Italia è stato introdotto un nuovo concetto di sviluppo sociale ed economico chiamato "american life" ovvero il famoso "self made man".
Il self made man è un concetto logico di sviluppo delle relazioni umane e spratutto economiche che significa: impegno costante per sollevarmi nello status sociele e nel ceto economico nel rispetto delle regole. In questo concetto è basilare la condivisione delle regole.
In Italia il self made man si è tradotto "nell'arte dell'arrangiarsi". L'arrangiarsi non presuppone la condivisione degli stessi valori e delle regole. Da ciò sono nati gli imprenditori che per guadagnare il più possibile hanno iniziato ad eludere tutte le regole condivise. Da questa esigenza di elusione, che ancora oggi esiste e persiste, è nata la categoria dei professionisti dell'elusione.
Io ritengo che finchè i cittadini non accettino di lavorere e guadagnare nella condivisione delle regole subiettive, essi vedano nei professionisti intellettuali il mezzo per realizzare tale elusione.
Io non sono avvocato, commercialista, ma sono un qualcosa di tutte e due al servizio delle banche.
Alla lista aggiungerei le banche come "ladri autorizzati".
E' forse vero e giusto tutto ciò.
Forse anche noi abbiamo delle responsabilità nel creare e diffondere questa cultura dell'arrangiarci.
Credo che tutte le categorie delle professioni intellettuali dovrebbero fare uno sforzo nel mostrarsi più etiche.
Domanda dl diavolo: ci convenierebbe?
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@OEJ said:
Eppure se io fossi, non so, un avvocato, non è che chi mi ascolta pensa "Allora posso fare un furto in una gioielleria e tu mi insegni i cavilli per non finire in galera". Ma la differenza non è molto marcata.
Beh, veramente sì.
Almeno tanto quanto lo si pensa del commercialista.
E io che faccio (anche) il web marketer cosa dovrei dire? apparentemente passo la vita ad "inculare" gente, mandargli spam e sono responsabile di tutta la pubblicità sul web.That's life