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Grazie mille per la risposta, gesfis! Mi sono dimenticata di dirti che l'asilo nido è a pagamento. quindi penso, che si tratta di un'associazione riconosciuta, diventa un ente commerciale e necessita di apertura di partita iva.Penso io!!!!!Ciao e grazie ancora.
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Il riconoscimento di un'associazione non dipende dal "pagamento".
Se poi per pagamento si intende corrispettivo allora c'è bisogno di partita iva, ma se per pagamento si intende quota associativa allora potrebbe non essere obbligatoria la partita iva.
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Scusa, forse non mi sono spiegata. Per pagamento intendo che: gli associanti fanno pagare ai genitori la retta.Ciao e grazie ancora.:bho:
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Appunto..........., qualora tale "retta" fosse configurata come quota associativa versata da parte degli associati, potrebbe non essere necessario aprire la partita iva.
Buon lavoro
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La partita iva, ribadisco non serve, poichè in questo caso l'Ente non commerciale non produce beni e/o servizi destinati al mercato, ma rivolti a soddisfare le esigenze degli associati o comunque della colletività.
Quindi, tali finalità diverse, consentono allo stesso di essere svincolato dagli impegni previsti per l'imprenditore commerciale.In merito alla "vendita" della "prestazione di asilo nido" a terzi (i genitori dei bambini) che non sono soci preciso che:
- non vi è nessuna vendita e tantomento di una prestazione di servizi.
- i genitori non sono terzi, poichè esercenti la potestà parentale ed in quanto tali agiscono come rappresentanti.
- alternativamente i genitori possono essere loro associati e provvedere all'educazione, istruzione e protezione dei figli agendo direttamente per la cura della persona del minore e pertanto essere loro titolari del rapporto associativo nell'interesse del figlio.
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La definizione di quota associativa è che si tratti di elargizioni annuali (o mensili poco importa) volte a finanziare l'attività dell'associazione stessa senza specifica prestazione verso corrispettivo.
Il discorso che fa "gesfis" potrebbe anche essere corretto ma a mio parere i rischi di andare verso comportamenti elusivi del sistema fiscale sono molto alti. E' un pò lo stesso discorso affrontato altre volte sulle palestre (attività commerciale) travestite da associazioni sportive.
L'attività di asilo nido in se non è certo un attività di promozione sociale o svolta per beneficenza quindi io la inquadrerei come attività necessitante di P.IVA.
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Per elusione fiscale si intende il comportamento, privo di valide ragioni economiche, diretto ad aggirare obblighi o divieti previsti dall'ordinamento tributario e a ottenere riduzioni di imposta, altrimenti non dovute.
La fattispecie esaminata se posta in essere da un soggetto imprenditore è palese che abbisogni di partita iva.
Ma se è un associazione culturale che intende promuovere una tale cooperazione tra gli associati, mediante un contratto associativo rispettoso sia del precetto fiscale sia dei vincoli e limitazioni imposti dal legislatore a titolo di garanzia contro facili manovre più o meno ispirate da finalità elusive, sinceramente non vedo nessun problema.
Anzi, non permettere ciò o tacciarlo di operazione elusiva, sarebbe una forte limitazione per chi intende raggiungere uno scopo comune che porti alla realizzazione di necessità di natura non economica, qualunque esse siano.
Ricordo che il legislatore ha tassativamente elencato nel TUIR quelle prestazioni che sono considerate in ogni caso commerciali......e non mi sembra che ci sia la gestione di asili nido nè tantomeno le palestre.
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Io non ho mai detto che sono attività prettamente commerciali, ma in questo caso si parlava di corrispettivi specifici verso prestazione specifica (asilo nido) per cui a me sembra proprio attività commerciale, come peraltro risultano essere commerciali le attività di palestra nelle quali vengono pagate quote specifiche verso prestazioni specifiche.
Ad ogni modo il mondo del non profit che cela attività commerciali vere e proprie negli ultimi anni sta diventando terreno fertile per attività di accertamento che spesso vanno a buon fine (per l'ade).
Poi secondo me ci sono casi e casi che qui è molto difficile dibattere, io mi occupo di settore non profit è la normativa è ben più complicata di quella che sembra, e a volte la miglior strada può essere dettata solo dall'esperienza.
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In aggiunta sul caso della nostra amica:
io non credo che qui si tratti di un "raggiungimento di uno scopo comune" quanto di una fonte di guadagno per lei che probabilmente di ciò vorra vivere.
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Dal tenore del primo messaggio ho ritenuto di consigliare un contratto associativo di tipo non societario; se fosse come dici te, invece, e il soggetto volesse trasformare un qualunque avanzo di gestione in utili da assegnare, allora è chiaro che la partita iva è un passo obbligato.
Comunque il settore no-profit è ben più semplice di quello che sembra ed in molti casi è proprio da iniziative spontanee e promosse dalla volontà di cooperare di pochi, dalla quale sono nati grandi progetti imprenditoriali, con la conseguente perdita dello status di ente non commerciale.
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@criceto said:
Ci sarebbe poi da ridire anche nel caso le prestazioni siano rivolte ai soci e siano commisurate alla prestazione stessa e non ad una ben definita quota da versare A PRESCINDERE dalla somministrazione della prestazione.
Quoto in pieno quanto scritto da criceto.
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Salve a tutti, il mio primo Post su questo Forum.
Ho una domanda per quello che riguarda la costituzione di associazioni culturali con Partita Iva.
Mi interessa capire se la definizione di associazione come non "perseguente fini di lucrò" sia di per se compatibile con l'apertura della partita IVA, o se è necessario denominare l'associazione in maniera diversa.
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@GiacomoB said:
Salve a tutti, il mio primo Post su questo Forum.
Ho una domanda per quello che riguarda la costituzione di associazioni culturali con Partita Iva.
Mi interessa capire se la definizione di associazione come non "perseguente fini di lucrò" sia di per se compatibile con l'apertura della partita IVA, o se è necessario denominare l'associazione in maniera diversa.Ciao e benvenuto,
Il fatto che sia senza scopo di lucro riguarda le finalità del sodalizio che, se riterrà opportuno, potrà avvalersi anche di attività di tipo commerciale per raggiungere i propri scopi previa apertura di P.iva.
A seconda poi del tipo di atto costitutivo e statuto, laddove essi rispettino determinati requisiti, sarà poi possibile aderire a diversi regimi contabili e fiscali che in taluni casi prevedono importanti sgravi dal punto di vista fiscale. Ma qui il discorso diventa più tecnico.Non faccio riferimento alle Onlus delle quali non mi sono mai occupato e delle quali non conosco bene la normativa.
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Grazie della veloce risposta DeF.
Il mio scopo sarebbe quello di aprire un'associazione culturale teatrale, praticamente una compagnia, e attraverso questa associazione eventualmente mettere in scena rappresentazioni teatrali facenti pagare biglietto.
Mi potresti suggerire dove trovare informazioni sui requisiti che Atto Costitutivo e Statuto dovrebbero avere per beneficiare di sgravi fiscali?
Grazie della disponibilità.
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Certo,
L. 398/1991
art. 148 T.u.i.r.
ti consiglio di comprarti un bel libro che potrebbe essere:
Enti non profit e fisco oppure associazioni sportive (tutti e due di Sistemi frizzera).
Un buon commercialista farà il resto
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Cmq per vendere tickets per una rappresentazione teatrale non è indispensabile possedere P.IVA. Ciao
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Buondì a tutti.
Dico la mia
Un'associazione ha bisogno di partita iva quando clienti o fornitori la richiedono e non per altri motivi.
L'associazione è per sua natura non profit, quindi sia che i servizi vengano offerte a terzi o a soci, tutto il ricavato deve entrare in cassa e non può mai configurarsi come utile. Se si ipotizzasse che i soci diventassero i maestri e per tale funzione venissero pagati, verrebbe automaticamente a decadere il non profit e tutta l'associazione e si entrerebbe in una società di fatto. Anche ipotizzando che le maestre fossero non socie, secondo me sarebbe uguale.
Tra l'altro trattandosi di asilo c'è pure un problema di responsabilità civile da tenere presente e ho idea che sia una cosa abbastanza complessa e problematica da legare a un'associazione e al patrimonio dei soci.
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@Studio/DeF said:
Cmq per vendere tickets per una rappresentazione teatrale non è indispensabile possedere P.IVA. Ciao
@GiacomoB said:
Grazie della veloce risposta DeF.
Il mio scopo sarebbe quello di aprire un'associazione culturale teatrale, praticamente una compagnia, e attraverso questa associazione eventualmente mettere in scena rappresentazioni teatrali facenti pagare biglietto.
Mi potresti suggerire dove trovare informazioni sui requisiti che Atto Costitutivo e Statuto dovrebbero avere per beneficiare di sgravi fiscali?
Grazie della disponibilità.I biglietti sono una faccenda SIAE.
La siae consente ad ogni persona fisica (codice fiscale) di organizzare UNA TANTUM uno spettacolo con vendita di biblietti occupandosi lui della situazione IVA. Per cui non è indispensabile avere una p.i.
Se googli con "atto costitutivo associazione" ne trovi a tonnellate.
Ciao!