• User Attivo

    Su consiglio di qualcuno...TRIDIMENSIONE

    TANTO PER COMINCIARE A DISCUTERE SULLA TRIDIMENSIONE?

    La mia coscienza ha una misura fondamentale: il tempo. Le altre possibili ? spessore, resistenza, vividezza? ? sono succedanee. Il mio tempo, lo suddivido in passato, **presente **e futuro, trovando il primo enorme, il secondo istantaneo e il terzo indecifrabile. (?Allora??)
    Concentrando ragionevolmente attenzione e interesse sul presente, constato con immediatezza la sua materialità. Che chiamo realtà: realtà mia/di altri, interna a me/esterna a me, la realtà del mio vivere, la realtà dell?universo in cui sono immerso insieme a? Il passato non mi sembra reale, ma reali semmai i pochi ricordi (pochezza rispetto alla mole) che ne ho di volta in volta; allo stesso modo il futuro non mi sembra reale, ma reali (e sbagliate il più delle volte) soltanto previsioni, presentimenti, predizioni? (?Ho capito/dacci un taglio!?)
    Io ? materiale minimo in questa moltitudine gigantesca di materialità ? non avendo voluto/scelto, causato/costruito, applaudito/ringraziato nessuno di cui avessi evidente certezza di responsabilità di tale mio stato condiviso, stabilisco un criterio di misurazione. (?Che vuoi dire??)
    Essendo zeppo/stracolmo il tavolo degli strumenti che la mia ?cultura di appartenenza? mi ha apparecchiato (anzi imposto, coartato, a volte minacciandomi di morte, anche torturandomi) perché sapessi o conoscessi il senso vero di questo ?me? e di questo mio ?universo? ? strumenti i più vari, contorti, variopinti, demenziali, illuminanti, curiosi, contraddittori, crudeli? (?La finisci eh??)
    Beh ho fatto tabula rasa/piazza putita: ho sparecchiato il tavolo con un gesto screanzato, da Funakoshi? (?Ricominci??)
    Il mio criterio di spiegazione/comprensione, di ricerca e di studio, di appagamento temporaneo di quesiti, curiosità e arrovellamenti di sorta sul significato di me e del mondo è il seguente? (?Alla buonora!?)
    Traccio mentalmente tre assi ortogonali, collocandomi nel loro punto d?intersezione. Ne delimito l?altezza ? il primo asse ? con due punti/zone liminari: alto e basso; la lunghezza ? il secondo asse ? con avanti e dietro, e la larghezza ? il terzo ? con destra e sinistra. Ora, disegnando su carta tre linee intersecantesi e unendo con altrettanti segmenti i loro sei punti terminali, otterrei un esagono disposto in verticale, ma? Il discorso sul SEI ? piatto e pragmatico, deambulante ed esplorativo, vitale e valoriale come è ogni percorso iniziatico ? è altro dal TRE che resta il mio criterio fisso/fondante: qui tralascio il SEI. (?Penso che fai bene: vieni al 3!?)
    Nella precedente edizione del mio ?Teorema? (ne pubblicherò fra non molto la quarta edizione ? ancora riveduta e corretta come le altre ? che mi premurerò di spedire a Giorgio Tave e al suo staf) dico testualmente: ?Quale atto potrei compiere ? primo ed ultimo ? se non fissare in questi tre assi corpo, mente e spirito che mi appartengono? ce n?è un altro migliore? || Li traccio e mi pongo nel punto in cui si intersecano. Lucido. Percependo la mia altezza, la mia lunghezza e la mia larghezza. || Resto immobile un tempo lungo in questo spazio sgombro che mi assegno.?
    (?Senti, sia chiara una cosa: o ti fai capire o volto pagina e me ne vado:?)
    Voglio dire semplicemente questo: ponendo al centro dei miei assi qualsiasi entità che voglia misurare, ne ho i dati essenziali che mi servono in altezza, in lunghezza e in larghezza: come un falegname li ha di una credenza intorno a cui è indaffarato, o un muratore della casa che sta costruendo, ecc. Ma per compiere questa operazione, devo almeno averne fatte prima due altre? (?Quali?... e cerca di essere convincente!?)
    La mia coltura d?appartenenza, anzi tutte le mie culture d?appartenenza (in realtà, avendole rigettate, ora dico di appartenere soltanto a me stesso) mi parlano di logica, ad esempio? Come un pilastro/come una fortezza, come la cittadella fortificata del Machu Picchu: peso, onere, tributo? ? in una parola regalità. Mi dicono: piega la testa/inchinati; non vedi l?evidenza, non vedi il rapporto tra causa ed effetto? Io non lo vedo: vedo un?altra centralità, metto a faro un?altra luce? (?Sentiamo la bella magia!...?)
    L?analogia, non la logica! ? questo il punto. In un passo del mio ?Nume? (altro testo che riavrò in edizione rinnovata molto presto) ho scritto: ?**Se avessi capito dai primi anni (ma non potevo) che il fondamento di ogni cosa che andavo conoscendo/interiorizzando ? oggetto, persona, evento... ? fosse analogico/non logico, sarei riuscito con ogni probabilità ad essere felice.? (?Non ti capisco??)
    Intendo questo come prima operazione preliminare delle due accennate: per via analogica passo dal piano strettamente fisico (altezza|lunghezza|larghezza) a quello illuminatamene poetico (verticalità|orizzontalità|profondità), da questo secondo all?altro interrogativamente comportamentale (pensiero|azione|senso), da questo terzo all?ultimo/quarto spiritualmente simbolico (logos|ethos|pathos). (?E che cosa otterresti eh?!!?)
    Ho tutti gli strumenti per misurare, selezionare e avvalorare ogni entità ? me compreso fino al mio dio ? che ho voglia di misurare, selezionare e avvalorare. (?Seguito a non capirti... Ma dì pure le seconda operazione preliminare.?)
    La seconda è più difficile: si tratta per ogni entità, intorno a cui voglia sapere e decidere, le misure tre|necessarie|sufficienti che la descrivono organicamente. (?Qui sei ermatico!?)
    Ad esempio, mettendo una certa verità/conoscenza al centro dei miei assi denomino il ternario affermazione|dubbio|negazione; oppure, per un certo sentimento, odio|indifferenza|amore; oppure per un certo comportamento guerra|tregua|pace, ecc. D?altra parte anche di TRE è cosparsa la mia cultura o culture dominanti ? le chiamo così adesso. (?Bene, ho voglia per il momento di andarmene; ma ti lascio finire la bella ?presentazione di criterio?!)
    Ho bisogno di misurare tridimensionalmente ogni cosa che mi riguardi per difendermi ed evitare... per affermarmi e crescere... per essere lieto e di diritto... di fronte alle dualità! Che significano opposti, significano contrari; che dividono/lacerano creando antagonismi, conflittualità, cozzi? (?Basta!)
    Con il binario (non con il ternario), con la logica degli opposti su cui si regge l'intero nostro Sistema filosofico|politico|culturale, hai la scelta obbligata, l?aut/aut, la partigianeria imposta; hai la divisione del mondo in verità/errore, male/bene, premio/castigo? (?Basta/me ne vado!?)
    E se non scegli (io non scelgo mai, non mi specializzo; ma assumo di volta in volta tutti tre gli elementi di ogni ternario) vivi lo stallo, il fuoco incrociato, sei un vile? Come quell?idiotone di Dante mette il mite Pier da Morrone ? autentico sant?uomo ? nel Vestibolo tra gli ignavi (neppure degno dell?Inferno) Ma vai a fare in c. Dante!... (?Io invece manderei te a fare? Ciao!?)

    eu.ro

    ⭕x:eheh:


  • Consiglio Direttivo

    Per cominciare a rispondere sulla tridimensione...

    Innanzitutto grazie per aver accettato l'invito a parlare con maggiore dettaglio della tua filosofia e del suo assetto: ho esaminato con estrema cura il prologo e ne ho tratto moltissimi spunti - la densità di idee era ovviamente altissima, essendo una presentazione - producendo dei commenti mentali piuttosto diversi, più articolati se vuoi, di quelli con cui tu stesso, frettolosamente, ti auto-censuravi.

    C'è molto da dire: qui mi limito a qualche riflessione "a caldo", disordinata e ancora informe; con il tempo potremo focalizzare meglio i punti salienti.

    Parli di assi, di intersezioni e di misura: per me non è una lingua straniera, anzi, tutto l'opposto; stai descrivendo le operazioni attraverso le quali un fisico classico costruisce il *riferimento *per un arbitrario *osservatore *(un teorico contemporaneo avrebbe da obiettare, ma non è questa la sede per tale diatriba).

    L'*osservatore *è un uomo qualsivoglia che guarda il mondo e ritrova nel proprio corpo e nella propria mente gli strumenti "naturali" per descrivere quantitativamente ciò che vede: tre direzioni ortogonali che si raccordano in lui (nei corridoi dei nostri dipartimenti le chiamiamo ascissa|ordinata|quota, ma il lessico non cambia la sostanza); è il suo riferimento.

    A latere di ciò sta il tempo, pure suddiviso come tu scrivi in passato|presente|futuro, con una natura intrinsecamente diversa dallo spazio: cinematico o dinamico il primo, statico il secondo - e qui "statico" non ha alcuna connotazione negativa di tipo etico, solo un'accezione meccanica di immobilità.

    Per quel che concerne dunque il mondo reale, la tua filosofia e la mia fisica (una parte, almeno) sono sulla stessa lunghezza d'onda.

    Andiamo avanti: il successivo passaggio eleva questa struttura euclidea/cartesiana dello spazio fisico a paradigma generalizzato sia per i fenomeni che per i noumeni.

    Mi interessa il processo con cui ciò avviene: dalla Logica - quel poco che ne conosco, almeno - eredito tre metodi di sviluppo di un concetto; c'è l'induzione (particolare -> universale), la deduzione (universale -> particolare) e l'inferenza (particolare -> particolare). Non so se ci sia un criterio di passaggio universale -> universale, ma non è molto importante.

    La mia domanda è invece: su quale di questi metodi si basa il passaggio analogico dallo spazio fisico tridimensionale a quello formato da pathos|ethos|logos? Sembrerebbe un'induzione, ma secondo me c'è di mezzo l'inferenza.

    I ternari o triadi che presenti mi convincono quasi tutti: concordo su logos|ethos|pathos, su affermazione|dubbio|negazione (l'aver tralasciato il secondo ha dato seri problemi alla Logica formale classica, di stampo aristotelico, fin dai tempi degli stessi Greci) e su guerra|tregua|pace (la differenza tra gli ultimi due non è compensabile ed esige una netta separazione tra i due concetti).

    Più delicata la questione su odio|indifferenza|amore: non che vi legga qualcosa di errato, ma la varietà delle sfumature intermedie è così ampia che una sintesi tanto draconiana un po' mi intimidisce. Ne riparleremo.

    A proposito di sintesi... Una filosofia ternaria non poteva che richiamare alla mia mente la tripartizione hegeliana tesi-antitesi-sintesi: se però in questo ultimo caso è evidente il carattere dinamico del processo, nel tuo sistema vedo invece una simultaneità di aspetti inconciliabile con una loro successiva riduzione ad un unico stadio finale.

    Ho allora due domande: la prima, ovvia, è come il tuo sistema classifica il modello dialettico "in evoluzione" di scuola Romantica.

    La seconda, meno appariscente ma non meno essenziale: come interagiscono il tempo e lo spazio nel tuo modello?

    Mi permetto di domandare questo in ragione del fatto seguente: in ambito puramente fisco, suppongo che tu immagini di tracciare il tuo riferimento di assi istante per istante nel fluire del tempo; sarebbero allora le minuscole, impercettibili discrepanze tra la posizione della terna all'istante A e quella all'istante successivo B che dovrebbero determinare, su scale di intervalli piuttosto lunghi, il movimento.

    Passiamo adesso al livello simbolico ethos|pathos|logos: qui il tempo è formato dai ricordi del passato, le sensazioni del presente e le aspettative/previsioni sul futuro, però - almeno secondo me - questi aspetti interagiscono in modo molto profondo e non sono suscettibili di una segregazione in camere stagne come accade ai punti di uno spazio geometrico.

    Per far sì che tu possa, ad esempio, cambiare opinione circa un evento o una persona, è necessario che la tua terna di giudizio si "muova" e faccia variare i rapporti tra le tre componenti (se ciò non avvenisse, tu non cambieresti mai idea, cosa che ritengo difficile). Come accade tutto ciò?

    Un altro aspetto; anche qui a parlare è l'anima "scientifica" di chi scrive, non quella letteraria: ti chiedo di verificare una mia intuizione legata a degli esempi pratici (gli scienziati migliori, diceva un autore di aforismi, non si accontentano di teorie: inseguono esempi).

    Il tuo metro di giudizio assegna ad ogni cosa una terna di valori - dei "voti numerici" - sulla triplice scala logos|ethos|pathos: credo che, in massima parte, ci sia un pizzico di ciascun aspetto in qualsiasi elemento della vita.

    Tuttavia ho provato ad estremizzare le cose, cercando casi (patologici, si potrebbe pensare) in cui gli enti fossero schiacciati su uno solo degli assi, senza sfumature o contributi da parte degli altri.

    Il linguaggio-macchina dei computer è per me puro logos (non la matematica, che ha il suo bel pathos), automatismo perfetto e assoluto; la legge del dio del Vecchio Testamento è per me puro ethos (praticamente nessuna deroga, nessuna eccezione: premi e punizioni assegnati impietosamente); infine, il lamento di una madre sul corpo del figlio morto è per me puro pathos, inarticolato e privo di risvolti etici o logici.

    Mi sono sbagliato o sto andando nella giusta direzione?

    Ultima osservazione, mossa dalla fascinazione per questa via "geometrica" alla Filosofia: i tuoi tre assi logos|ethos|pathos, considerati a coppie, intercettano altrettanti piani nello spazio astratto, come tramezzi e solai di una casa che si sviluppano da un pilastro: il piano "logos-ethos", quello "ethos-pathos" e quello "logos-pathos".

    Ciò che mi chiedo è se queste regioni speciali (in cui è necessariamente assente un elemento della terna, per loro stessa costruzione) abbiano un qualche ruolo particolare o rappresentino - anche solo in media - aspetti salienti della vita. Se sì, quali? Se no, perché no?

    Grazie ancora per aver condiviso le tue idee e le tue conoscenze.


  • User Attivo

    RIPRENDENDO IL DISCORSO...

    Per l?intanto tre punti?

    Un mio ternario importante è sostanza|contenuto|forma. Rapporto analogicamente la sostanza alla altezza/verticalità, al pensiero progettuale e/o creativo, al logos che mi proietta ? se lo avverto ? verso spazi liminari, inesperiti (invento una parola). Il contenuto è variabile e quantitativo: l?allungo verso orizzonti lontani ma raggiungibili, mi diventa distanza, l?assimilo al numero che si snocciola progressivo e monotono sulla linea tesa. La forma è la mia idea di qualità? E compiutezza e amenità (?Chiare, fresche et dolci acque ove le belle membra??) ? in una parola ?bellezza?! La forma ? ogni forma ? è bellezza sì, incondivisibile: profonda come l?anima, stretta a passaggio di roccia se si vuole ma anche slargata a deserto dove spande ancora se più piace. E cosa ci metto al centro, nel punto d?intersezione?... La realtà/qualsiasi cosa reale!

    Linguaggio pseudo/poetico il mio?... così insopportabilmente lesivo del gusto/rigore scientifico da far rabbrividire?... Certamente! Poiché devo fare una precisazione d?obbligo che ho trascurato prima, Leonov: la tridimensione che ho partorito ? in cui mi ritrovo corporalmente, esistenzialmemte, trascendentalmente ? in ternario di sostanza|contenuto|forma ha valore soltanto per me: il concetto di condivisione ? qui ? mi rimane estraneo. Ad esempio: segmenti di dipartimento che obiettano/obietterebbero/potrebbero obiettare mi suscitano fantasie quanto meno pirotecniche? Ad esempio: la parola tarata/testata dai tuoi tecnici, che indichi, di ?riferimento?, è talmente inadeguata a rappresentare le mie perplessità e inquietudini davanti a quel tavolo di lavoro cui t?ho accennato che i miei travi, il mio centro e il mio silenzio lì/carico impallidiscono? Quale riferimento? Io non lo cerco, non voglio nessun genere di riferimento; quelli che c?erano anzi, a mucchi innominabili sopra/prima, li ho tutti spazzati via d?un colpo. Ad esempio? (No, basta!)

    È vero ? il tempo è diverso dallo spazio: diversissimo? Ma lo spazio ? come lunghezza ? ha valore ontologico ed è il secondo dei tre elementi della mia genesi. Così che rimanendo su questo piano (che vuol dire ternario) agli altri due elementi do il nome di energia come altezza (questa sì, propriamente, è dinamica, non lo spazio/vuoto che la contiene) e di coscienza come larghezza. Il tempo è semplicemente una misura (neppure la misura) della coscienza: ha valore gnoseologico ? altro piano/altro ternario. E non potrei mai ? ternariamente ? associarlo allo spazio! In conclusione, caro Leonov: vuoi da questo intrigo cespuglioso di parole/testé un altro ternario da aggiungere (questa volta sicuramente non alla tua convinzione)? Eccolo!... GENESI = energia|spazio|coscienza: la prima smisuratamente alta e imprevidente, il secondo lungo ed obbediente, la terza larga e gaudente. (Non dirmi mai che ti è piaciuto!)

    ?Processo? ? o percorso ? è parola interessante per me, quasi categoriale: la contemplo soltanto in un ternario ad integrare un maledetto binomio della mia cultura dominante. E te lo cito dal mio libro: ??Il binomio causa/effetto ha inquinato il pensiero dell?uomo ficcandogli in testa il senso della contemporaneità, simultaneità, automaticità; gli ha iniettato il germe della sveltezza, della immediatezza, della repentinità; lo ha agito in frenesie fino al limite della creazione isterica, della visione miracolistica, convincendolo della esistenza di lampade magiche, di bacchette magiche, di filtri portentosi. L?uomo di oggi ? mi sembra ? ha cancellato dalla vita, dai suoi atteggiamenti, dalla quotidianità che gli appartiene (per altro fatta quasi esclusivamente di lungaggini insopportabili) quanto dovrebbe significargli di corso, procedimento, processo, lavoro, svolgimento, sviluppo, gradualità, collegamento, intrapresa, strada, ponte, legame, passaggio?? Il ternario di cui ti parlo è insomma causa|processo|effetto. E mi misura ancora la realtà come possibile metodo che ho di agirla. Il processo induttivo, con cui il matematico ti tambureggia il cervello schiccherando i numeri in sfilza dal loro campo naturale, e il processo deduttivo che t?insegna/vorrebbe il religioso tradizionale pretendendo di spiegarti come sei nato e da chi, non hanno niente a che vedere ? alleluia! ? con le mie tre chiavi che separo (solo virtualmente) dal postulato altezza|lunghezza|larghezza. Perché sia chiaro, Leonov: questo è il postulato che ho scelto per partire, ricominciare e rifondarmi; e che mi tengo geloso/superstizioso in tasca quando passo a mio piacimento e chiribizzo dal poetico allo spirituale, dallo spirituale al politico, dal politico al poetico? Chè questi tre ternari ? verticalità|orizzontalità|profondità, pensiero|azione|senso, logos|etho|pathos ? sono semplicemente i suoi corollari, le sue tre maschere, i tre volti dell?unica dea? (Hai un?idea ? certamente che sì ? del numero ? tu che tratti il numero ? delle unità trine che dispiega la nostra mitologia ad esempio?... Autentici dèi ?giani? perfezionati e splendidi; non come quello scempio amputato e reso mostro che ci racconta la nostra antica zotica Roma.) Ma se ti piacciono le tue parole/chiavi, diciamo poco/poco insieme ?inferenza? ? oh che brutta parola! ? ma dall?universale all?universale. E tu che bazzichi i dipartimenti colti mentre io il mio campo d?olivi ? vedi il nostro gap ? me lo escludi addirittura come ?non molto importante? quando invece forse/forse ha la minore improbabilità d?essere appena/appena ammissibile!

    Qui mi fermo, ché mi sembra che sia un po? tardi. Ad maiora! eu.ro

    :ciauz::ciauz::ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    Continuando il discorso...

    Allora, lo scambio di idee procede e la cosa mi riempie di piacere: cerco qui di aggiungere qualche altro interrogativo e riflessione.

    Cominciamo da una precisazione lessicale: il "riferimento".

    Nel definirlo ho forse lasciato trapelare un "trionfalismo scientifico" che non era nelle intenzioni, ma magari ha finito per permeare le parole; d'altro canto, sto cercando di capire un intero nuovo mondo ed è possibile, se non certo, che qualche dettaglio mi sfugga e qualche frammento scappi via.

    Allora: uno studente di Meccanica Classica che fissa il proprio riferimento non ha certo così sfoderato il passepartout che gli svelerà automaticamente tutto il mondo, né si sognerebbe di dichiarare vittoria.

    Un riferimento è solo il primo passo, è fare una scelta tra le tante possibili per dare un'interpretazione del mondo: il fisico, pur dotato del miglior rifermento nell'Universo, è sempre timoroso, tremante e incerto al cospetto della realtà medesima, perplesso ed inquieto non meno del filosofo.

    Ho usato in modo un po' sfacciato un termine senza precisare accuratamente il suo ambito - e ancor più i suoi limiti - e me ne scuso; d'altra parte, tu mi proponi un nuovo punto di vista ed io, che pure lo sto esplorando con la massima apertura, non riesco a spogliarmi del mio bagaglio di nozioni, parole ed abiti formali: non subito e non del tutto, almeno.

    Un altro ternario che mi piace: causa|processo|effetto; lascia finalmente il giusto peso a tutta la matassa intermedia che sta tra la scintilla e la fiamma.

    Piccolo dubbio: scrivi "il concetto di condivisione ? qui ? mi rimane estraneo" (perdona la brutalità dell'estrapolazione); cosa intendi esattamente? Non penso che tu volessi riferirti ad una impossibilità di diffondere la tua teoria - stiamo qui a parlarne proprio adesso - ed io l'ho interpretato come il fatto che ciascuno, pur adottando il tuo criterio ternario, dà ad ogni evento, concetto o ente fisico un proprio giudizio non sindacabile.

    Correggimi se sbaglio.

    Sempre questioni di lingua ed errori miei di spiegazione: non volevo dire che il passaggio "dall'universale all'universale" è poco importante, solo che sarebbe stato un caso ulteriore - anche se magari non superfluo - di inferenza, cioè quando si passa tra piani paritetici e non subordinati. Che poi per te sia il miglior candidato per rappresentare quel processo di analogia fra triadi è un'altra questione, che accetto di discutere più che volentieri.

    Arriviamo alla Genesi, alla terna energia|spazio|coscienza: del secondo e della sua tripartizione hai già parlato (magari ci torneremo più in là); mi soffermo un momento sul terzo, il tempo.

    Scrivi che il tempo è una misura - approssimativa - della coscienza. Di mio tenderei ad associare la coscienza all'io o all'Io (il primo a carattere personale/relativo, il secondo a carattere universale/assoluto; fammi sapere, eventualmente, se per te c'è differenza e quale vada preferito); se allora la tripartizione e l'analogia sono perfette, potrei stabilire le seguenti associazioni: al passato è legato un "io rimembrante", al presente un "io percepente", al futuro un "io previdente" o un "io sperante".

    C'è qualcosa del genere o le cose vanno in modo diverso?

    Poi c'è l'energia, un elemento nuovo al quale hai dedicato alcune parole, ma che ancora non riesco bene a collocare per caratterizzazioni e similitudini/opposizioni rispetto a spazio e coscienza.

    L'energia per te ha una sua tripartizione interna come spazio e tempo? Se sì, quale? Se no, da dove deriva la sua unicità?

    Affrontiamo infine almeno l'esordio di un discorso complesso che probabilmente accompagnerà a lungo il dibattito: hai fatto nel tuo intervento un fugace accenno agli dei ed alle loro ripartizioni triadiche.

    Vorrei conoscere la tua opinione sulla terna "per eccellenza" del Cristianesimo: quel Dio Padre|Figlio|Spirito di cui parla la Chiesa; esso si inserisce in qualche modo nel tuo sistema, è da esso considerato o le cose si svolgono su piani del tutto diversi e la tua filosofia non ha relazione con la religione? (qui "religione" è nel senso più puramente teologico, non rituale, socio-politico, superstizioso e via dicendo)

    Perdona il tono forse troppo frettoloso di queste stringate osservazioni, ma gli impegni sono tanti e non riesco a dedicare il tempo che vorrei all'esame del tuo lavoro; l'interesse è tanto, così come la voglia di capire, ma il rumore del mondo, qui, non esige meno attenzione.

    Leggo sempre tutto con estrema cura, però. Magari nel seguito mi prenderò più tempo per elaborare i miei pensieri: sappi che ciò non indicherà maggiore noncuranza, ma al contrario desiderio di miglior qualità.

    Felice serata e alla prossima.

    Leonov


  • User Attivo

    Caro Leonov!...

    precisazione lessicale: il "riferimento"
    Quando/se comunichiamo siamo le nostre parole; tanto che il vocabolario che usiamo, seppure restiamo silenziosi, finisce col dominarci. Dovremmo usarne di meno/molte di meno (amo le sintesi quanto detesto le analisi), selezionarne di categoriche come paradigmi santi e rimanerci fedeli per lunghi tratti! (È per questa ragione ? se ti va di saperlo ? che preferisco il linguaggio poetico a quello prosastico.) Nell?esempio di cui sopra, ci siamo fraintesi? Anch?io ho ovviamente riferimenti; anch?io considero il ternario di sicuro riferimento, e le stesse tre chiavi/maschere cui ho accennato ? che chiamo ?analogie fondamentali? ? sono il più importante/primo riferimento d?ogni mio percorso mentale. Ma non è riferimento a niente/a nessuno, neppure a me stesso, il mio postulato (chiamalo pure idea innata o forma iperurania?). Il tuo osservatore che guarda il mondo più che se stesso, il collega che rimastica ascissa/ordinata/quota da Cartesio/Euclide/chi altri, il tuo studente di meccanica classica che studia diligente sui testi canonici che gli proponi/imponi e coltiva idee grandi di disvelamento universale magari? ? tutti, non li trovo affatto congeniali a me che entro, mi vesto e respiro la mia altezza|la mia lunghezza|la mia larghezza: in quel momento preciso il vuoto sidereo coi suoi giri di coaguli di materia in smisurata danza magnificente, i miei vecchi libri impolverati e i miei preistorici percorsi di studente oppresso, queste ed altre ammucchiatelle di cultura di riferimento che pure ho, beh sono l?ultima cosa a cui penso/penserei, là, in quello spazio sgombro che ho detto in cui miracolosamente mi ergo e scopro il mio respiro. Penserei semmai in quel momento (ma neppure!) all?Uomo di Leonardo: sapendomi ? quella figura ? più di illuminazione che di ricerca, più di stupore che di studio, più di cominciamento che di continuazione. E tuttavia, io nel punto esatto in cui i miei tre assi s?intersecano, ?svelo? me stesso e l?universo, esclamo la mia ?vittoria? e ?trionfo? in nuce (per usare le tue parole che usi ironicamente). Nel film di Kubrick lo scimmione scopre che l?osso che ha in mano è un?arma sbattendolo? ? ti ricordi?)

    ciascuno, pur adottando il tuo criterio ternario
    Mi chiedi qualche cosa che tra il tuo capire/il tuo temere, impossibilità oggettive varie ed interpretazione soggettive varie, e la supposizione dell?adozione e l?insindacabilità del giudizio (di chi?) non mi è chiara; tuttavia? Una teoria qualsiasi, seppure si tenga gelosamente nella propria testa/nei propri cassetti, può essere sempre/comunque diffusa, particolarmente oggi (pensa a internet) e nessuna precauzione od ostacolo vale/varrebbe ad impedirlo: io stesso in questo istante, se pensassi lontanamente di negarmi a diffondermi, sarei quanto meno in flagrante contraddizione. Un altro conto è invece condividere ciò che è stato/può essere diffuso; né a questo riguardo contano per me uditori applaudenti, piazze acclamanti, le smisurate adesioni/partecipazioni di massa/di consenso che il Sistema (già su questa parola potremmo discutere una vita) ci passa quotidianamente sotto gli occhi. Penso al contrario che ogni uomo, esternando coralmente all?unisono i suoi sì/i suoi no, sia sempre ipocrita/più o meno ipocrita (abbiamo millenni di educazione all?ipocrisia dietro le spalle ? figurarsi! ? e io non mi tiro indietro). Inoltre? Si può condividere/adottare una determinata teoria, e non solo teoria, sul piano intellettuale (leggi capire) e/o sul piano comportamentale (leggi agire) e/o sul piano sentimentale (leggi amare con le infinite sfumature). Inoltre? Si ha da tener conto dei casi (un caso, puoi porlo astrattamente), delle situazioni (una situazione, puoi supporla oggettivamente), delle circostanze (una circostanza, puoi viverla personalmente). Inoltre? Ciò che io pongo in altezza/verticalità ? ad esempio ? tu o altri la possono porre in larghezza/profondità oppure in lunghezza/orizzontalità; per cui un eventuale discorso in atto si complicherebbe automaticamente e i suoi protagonisti finirebbero nella più completa incomprensione nel giro di poche battute. Insomma? ? per non tediarti, ti anticipo un ternario conclusivo: CONDIVISIONE = condizione|affinità|comunione. Nella condizione si sta per solito senza condividere, nell?affinità si sta un po? come il tuo studente che cerca, si sforza e fa del suo meglio; nella comunione non ci sta ancora (nessuno ? credo) perché è dell?altro mondo.

    scrivi che il tempo è una misura - approssimativa - della coscienza
    Non ho parlato di nessuna ?approssimazione? a riguardo né avrei potuto ? scusami, ma non m?attribuire cose non dette o alterate (con ciò neppure voglio intendere che tutto quello che dico è oracolato: anch?io mi sbaglio/scivolo e do testate ? ci mancherebbe!...). Ho detto che il tempo non è la misura della coscienza, ma una misura sottintendendone ? è facile dedurlo ormai muovendoci in ternario ? le altre due (e quali siano per me queste ancora non me lo chiedi?). A parte, dài a tutto il periodo (?Di mio tenderei a? o un io sperante.?) una impostazione che non condivido o mal condivido o condivido nell?ovvietà. Ad esempio: distingui un ?io? da un ?IO? e sei nel binario! Io invece, muovendomi nel ternario, potrei distinguere (ma magari preferisco altre definizioni ternarie di me) un io/EGO, un io/HOMO, un io/DEUS. E se mi chiedessi quale preferirei delle tre, ti risponderei nessuna: hanno lo stesso valore e le esigo tutte tre (altrimenti mi sentirei incompiuto, amputato, mostruoso). Tu forse, Leonov, di un tuo mobile che hai in casa ?preferisci? la sua lunghezza o la sua larghezza o la sua altezza? No/certo: lo accetti intero, ti piace/non ti piace intero, lo sostituisci/non lo sostituisci intero, seppure puoi misurarlo (pulirlo, aggiustarlo e farci quello che vuoi) separatamente in altezza, lunghezza e larghezza. Così tutto/così il mondo ? capisci? E ancora: stai nel soggettivo/oggettivo, nel relativo/assoluto ? tutti vecchi discorsi distorti perché binari/odiosamente binari ? intrappolati/intrappolanti, che comunque posso riprendere se vi sono trascinato. Infine l?ovvietà/sbaglio insieme? Dici: TEMPO = passato|presente|futuro ? bene. Poi dici. IO = ricordante|percepente|previdente ? bene se vuoi, ma scontato. Comunque i due ternari non li puoi sovrapporre: compieresti una forzatura. Poiché quell? ?io/tu? che intendi, nelle sue prerogative di ricordare, percepire e prevedere vive soltanto il presente. Avresti potuto dire semmai con certo gusto sinonimico: TEMPO = memoriale|attuale|eventuale. Ma a questo punto ci si mette a giocare con le parole e le assonanze ? non credi?

    l'energia per te ha una sua tripartizione
    Tutto: si tratta di pensarlo (ognuno per sé), rifletterlo (ognuno per sé), interiorizzarlo (ognuno per sé)?

    la tua opinione sulla terna "per eccellenza" del Cristianesimo
    Qui parole interminabili si possono spendere!? Per il momento ti riporto un segmento del mio ?Teorema? a proposito di cristianesimo: *?*Il dio uno e trino dei cristiani compone un perfetto ternario nella sua scarna enunciazione. Rappresentato a triangolo (non a croce) poteva divenire il simbolo dell?Occidente e contrapporsi con certa credibilità all?Oriente ancorato al binomio dello yin e dello yang. || Non è stato così. || Il dio/padre ? logos, verbum, lex ? avrebbe seguitato a imprimere nel nostro immaginario la sua volontà con la brevità e l?efficacia di quando la scolpì sulla roccia per Mosè (altro che canoni, encicliche e catechismi). Il dio/figlio ? ossa, sangue e nervi di ?Domine/Iddio? ? si sarebbe moltiplicato in quelli che l?avessero coerentemente imitato (altro che prediche, citazioni e solo parole). E il dio/spirito ? compimento, organicità, compiutezza ? avrebbe germogliato dovunque serenità|equilibrio|bonomia, candore|pulizia|freschezza, bellezza|gioia|amabilità? (Altro che sofferenza, ricerca della sofferenza, godimento nella sofferenza et quae sunt generis eiusdem!)?

    Alla prossima!? Ma se ti riesce, con il tuo prestigio di esperto e la tua educazione dialettica, vedi un po? di coinvolgere altri (ad esempio qualche illustre collega) nella discussione ? non ti sembra?
    eu.ro

    :yuppi::yuppi::yuppi:

    P.S. Posso sembrarti ridicolo/paranoico, ma passaci sopra: le nostre sono parole, non è realtà esilarante!


  • Super User

    ...scusate l'intrusione in punta di piedi.

    il vuoto sidereo coi suoi giri di coaguli di materia in smisurata danza magnificente

    image

    C'è del sapere in questo Forum :vai:


  • User Attivo

    Andrez, sei fantastico! Hai in te due segni leader entrambi - ariete/bilancia - e diametralmente opposti: o sei Dio o sei Lucifero... Vedi un po' di sintetizzarti!
    eu.ro


  • Consiglio Direttivo

    @euroroscini said:

    ...o sei Dio o sei Lucifero... Vedi un po' di sintetizzarti!
    eu.ro

    Mi sa che anche lui è un angioletto con la coda....
    :eheh:


  • User Attivo

    Nimue!... A che pagina/edizione sei dei Racconti di Canterbury? Ma a parte le cose serie, per andare nel faceto, che ne pensi della mia 'tridimensione? eu.ro
    P.S. Se ti vengono in mente soltanto insulti, sei esentata.


  • Consiglio Direttivo

    Rieccomi per alcune osservazioni minime:

    • Lieto di aver chiarito l'equivoco da parte mia nell'uso di "riferimento"; da questa precisazione è derivata la tua descrizione, potente fin quasi a sfiorare l'iconico, dell'incontro/coniugio con la tridimensione.

    La mia anima più "letteraria"e "poetica" ha molto gradito, apprezzato e goduto.

    Ammiro e, forse, segretamente invidio la tua predilezione nei riguardi della sintesi rispetto all'analisi, che invece per me è strumento irrinunciabile per una interpretazione (meglio: un tentativo di interpretazione) del reale e soprattutto per una condivisione di idee - fondamentale in ambito scientifico.

    Non riesco tuttavia a scegliere una volta e per tutte la via della sintesi: forse per pigrizia, forse per lentezza, forse anche per un narcisistico amore verso il fluire placido di un oceano di parole, mi piace molto attardarmi sui concetti e lasciare che ogni loro sfumatura trovi almeno un rivolo di frasi per poter emergere.

    • "Vittoria" e "trionfo" non erano usati in senso ironico, ma quasi letterale. Enrico Fermi stappò una bottiglia di quello buono quando accese la sua pila atomica a Chicago; Archimede saltellò, nudo come un verme, gridando lieto il suo "Eureka!" al mondo.

    Gli scienziati, a volte, si esaltano per i risultati raggiunti. Non tutti, non sempre, ma capita.

    Il loro operato, le loro scoperte (per quanto grandi e generali), restano un evento risibile nell'economia del Cosmo, ma la loro vanità li porta a far festa. Attestavo un fatto storico, senza necessariamente censurarlo, deriderlo o condividerlo - men che mai mi permettevo di usare sarcasmo nei confronti tuoi o della presente discussione, per la quale nutro un rispetto profondo.

    • La postilla sulla condivisione mi ha molto illuminato: ero fermo in una concezione troppo letterale e formale delle tue idee, che interpretavo come uno schema prescrittivo e non suscettibile di personalizzazione.

    Ora invece so che il tuo spazio tripartito, pur nel suo rigore, ha un carattere fluido che si rivela nella libertà che ha ciascuno di cambiare assi, ruotare i piani e, fermo restando il ternario, vivere singolarmente la verità che dalla sua perfezione discende.

    Mi preoccupa solo un po' quello che chiamerei "effetto Babele", la generale confusione tra due interlocutori che parlano della medesima cosa, ma che la vedono attraverso prospettive così opposte da non riuscire proprio a trovare un punto di incontro.

    Temo però che tale eventualità sia molto più comune di quanto io possa temere; allo stesso tempo, noi due qui, pur così diversi e provenienti da mondi e punti di vista che difficilmente potrebbero accordarsi, stiamo conversando e riusciamo quantomeno ad intenderci (siamo forse passati dalla "condizione" alla "affinità" del tuo ternario, pur se in fase pupale?).

    Dobbiamo procedere navigando al piccolo cabotaggio, è vero, ma meglio questo di niente, almeno secondo me.

    • Mi hai fatto notare una cosa che, effettivamente, avevo largamente sottostimato, dunque ti chiedo ciò che tu ti domandavi per quale motivo non mi incuriosisse: quali sono le altre due misure della coscienza, oltre al tempo?

    • Forse è vero, a volte può sembrarti che io "giochi" con le assonanze; però il sistema che tu ormai da tempo vedi intero, onnicomprensivo e totalizzante, io qui lo vedo a sprazzi, a tranci, a macchie; più il quadro si completa, più le analogie prenderanno il posto delle assonanze. Nell'attesa che il processo si compia - spero che la cosa non ti dispiaccia troppo - le assonanze saranno tra i pochi strumenti di cui disporrò per orientarmi.

    Esse mi aiuteranno, non solo sul piano intellettuale ma anche su quello sentimentale, ad avvicinarmi alla tua visione.

    • Energia: ne vedo una potenziale (l'altezza), una cinetica (la larghezza) ed una di interazione (la profondità), ma forse è solo l'ennesimo tentativo di combinare il tuo sistema con le mie nozioni scientifiche. Perdona questa goffaggine e lasciala cadere pietosamente nell'abisso; io non me la prenderò.

    • Sospettavo che il discorso su Dio ci avrebbe portato lontano... La mia personale esperienza, la mia formazione e le mie riflessioni mi hanno condotto negli anni ad alcuni atteggiamenti distinti nei confronti dell'ambito religioso, fermo restando l'assoluto rispetto verso le scelte personali di chicchessia.

    Penso che avremo modo, con il tempo, di tornare sulla questione: per il momento lascio l'analisi e tento la via della sintesi qusi brutale.

    Per quel che concerne gli aspetti pubblici, politici ed economici delle religioni, vedo in essi solo una variazione sul tema - nemmeno troppo originale - del controllo sociale. Il che è quasi assurdo, se si pensa che, ameno per la fede cristiana, l'assioma di base è la libertà assoluta dell'uomo, anche quella di ripudiare Dio. La struttura castale indiana sarà più impietosa, ma almeno è onesta.

    Per quel che concerne la Teologia razionale, vedo in essa una contraddizione essenziale: in Dio - quale che sia - si crede e basta; ogni presunta dimostrazione razionale di tale assunto è piuttosto audace, per non dire superflua o, peggio ancora, tracotante (l'uomo che "dimostra" Dio gli è in qualche misura superiore).

    Per quel che concerne il problema "Si deus est, unde malum?" credo che le risposte offerte dal modello occidentale siano molto insoddisfacenti: o si ammette che Bene e Male pari sono - principio binario di equilibrio - o si presuppone un Dio amorale (non immorale) che contempla in sé positivo e negativo.

    Forse però c'è una terza via: credo che tu abbia indagato la questione e, forse, c'è un ternario che può risolvere lo stallo. Se ti va, possiamo parlarne.

    Sulla questione "Dio c'è?", in conclusione, mi trovo ormai da tempo in uno stato di sereno, pacato ma fermo agnosticismo: il problema non me lo pongo - non potrei risolverlo in nessun modo - e mi affido ad altri sistemi di valori, umani, umanissimi, per provare a sopravvivere decentemente nel tempo che mi è concesso.

    Ciò non mi ha impedito di concepire e sviluppare pensieri su Dio, sulla sua caratterizzazione, sul problema del Male e su altre questioni, ma è stato solo un piacevole, interessantissimo esercizio accademico. Se vorrai, avremo modo di discutere di questi miei "divertimenti teologici", un po' alla volta, in futuro.

    • Proverò a parlare ad altri del nostro dialogo: sono qui da poco tempo e non conosco molte persone, ma non mancherò di dare conto del dibattito in corso.

    Mi preme però sottolineare che la targhetta di "esperto" non mi rende più interessante o appetibile, né mi dà in questo luogo alcun tipo di autorità: su ogni aspetto della vita ci sono figure ben più titolate del sottoscritto, veri periti.

    Se però potrò usare il titoletto come esca per attirare qualche vero sapiente qui, sappi che la sfrutterò fino all'ultima goccia di credibilità.

    Poscritto: Insisti nel sottostimarti, ma te lo ripeto: io non trovo niente di ridicolo o strano qui. È una squisita conversazione tra persone che hanno qualcosa da dirsi.

    Poscritto 2: Non credo nell'astrologia (da anni dà per certi amori e successi mai arrivati) ma, se ti interessa, il mio quadro astrale dice "Cancro ascendente Vergine"; secondo alcuni, pessima combinazione.

    Alla prossima.

    Leonov


  • Super User

    Se vorrai, avremo modo di discutere di questi miei "divertimenti teologici", un po' alla volta, in futuro. Sarà molto interessante leggere le vostre disquisizioni teologiche nell'Area **La Fede e le Religioni.

    **


  • User Attivo

    E perché no?!!...

    Andrez, ciao!

    Eccoti una mia vecchia poesia che, nella smisuratezza della mia presunzione (testata anche in questo Forum da alcuni) è paragonabile, anzi complementare a una celeberrima poesia di Ungaretti del ‘17: “MATTINA – M’illumino | d’immenso” (titolo e due versi ternari senza punto, che io avrei riunito al suo posto in settenario mettendoci anche un esclamativo in fondo). La quale – mia – potrai a piacimento trasferirla dall’altra parte dove si parla e si dibatte su Dio, e dove non ti dispiacerebbe – ho capito male? – che ci capitassi con l’ormai amico Leonov a disquisire intorno a quell’idea ‘eccellente’.

    Questa la poesia: “OH SANTO! – Dimmi, Despota, qual è la Vicenda?”

    Se fai questo trasferimento, può bastare titolo e verso – ne converrai. D’altra parte ogni disquisizione nasce da una inquietudine; e qualsiasi inquietudine può essere, se si vuole, materializzata in una domanda precisa, prima ed ultima. Ovviamente il ‘Despota’ del mio sublime endecasillabo è Dio e la ‘Vicenda’ (attenzione! – la ‘vu’ è maiuscola come la ‘di’) è la mia unica/strettissima/non monetizzabile – neppure Lui potrà farlo – vita. Beh, non credi che potrebbe essere un incipit da altare o da poema (come sottofondo ci vedrei un pezzettino del Requiem di Mozart) o una entrée da Madame de Pompadour (qui magari un largo sensuale d’archi di Hendel) o andando nello stratosferico del sacrale un fiat lux! di memoria biblica/non solo (per questo basterebbe invece un segmento minimo – come un’esplosione – di mega/concerto dei Rolling Stone) – eh, non credi?

    eu.ro


  • Super User

    Fatto 🙂

    Puoi ovviamente editarlo se vuoi.

    Anche qui però, la più spietata delle tue note sarebbe benvenuta 😉


  • User Attivo

    A Leonov

    lieto di aver chiarito l'equivoco Bene!
    **
    **la mia anima ha molto gradito Grazie.

    forse invidio la tua predilezione della sintesi Non farlo: pensa piuttosto d?integrare in ternario il binario analisi/sintesi. Non dimenticare che i tre elementi sono compresenti, simultanei e interagenti. Ti cito dal mio libercolo: ?Analisi come separazione, smembramento, parcellizzazione?... Sintesi come riduzione, o somma, o condensazione? Le due operazioni ? di analisi e di sintesi ? impongono una terza che le fonda e giustifica: il significato. || Una determinata analisi ? o una determinata sintesi ? può non avere significato per le ragioni più diverse: mancanza di chiarezza, tempestività eccessiva, articolazione cervellotica... Dunque persone, oggetti, situazioni nel cui perimetro si sviluppa quella analisi ? o quella sintesi ? devono per forza avere significato, un significato preciso e motivante. || Perfino l'assurdo, l?inconsistente e il demenziale sono analizzabili/sintetizzabili se significano qualche cosa. Ma non sono analizzabili/sintetizzabili, senza attribuirgli significato, un gesto eclatante, un atto virtuoso, un comportamento impeccabile.?

    non riesco a scegliere una volta e per tutte la via della È un tuo problema: dicendo questo, ti muovi nella dualità confliggente di questa cultura che ci alimenta (te) e ci intossica (me): non devi scegliere ? capisci! Ogni uomo è significante; per ciò stesso analitico; per ciò stesso sintetico. Impara piuttosto a distribuirti equanimemente fra questi tre elementi. E se non ti piace il mio concetto di ?significato?, trovane un altro? Ma credici!

    "vittoria" e "trionfo" non erano usati in senso ironico Lo so? ? frequentandoti, imparo sul tuo conto! Hai una qualità del pensiero che attribuisce significati i più sfumati alle parole che usi, soprattutto discorsive.

    gli scienziati a volte si esaltano Lasciati anche esaltare, ma dillo in prima persona? (io/ego | io/homo | io/deus). Un uomo di scienza crea al suo esterno un diverso crepaccio dicendo ?gli scienziati si esaltano? oppure ?io mi esalto? ? non ti pare?

    le loro scoperte restano un evento risibile nell'economia del Non è vero per me? In ognuno la parte scientifica (di transito) analizza/razionalizza la parte sensoriale/sensibile (di partenza) per sintetizzarla/simbolizzarla successivamente in? (di arrivo). Io dico la poesia, ma tu pensa quello che vuoi. Una raccomandazione amica semmai: non specializzare l?umanità/ciascuno che siamo in classi quali la filosofia, la scienza, l?arte? Ogni forma di specializzazione coarta l?uomo: lo riduce, lo confligge, l?obbliga a stare al suo posto. Questo ? se ci pensi ? conviene soltanto a? Ti propongo al riguardo un ternario: SISTEMA|CULTURA|POTERE.

    la postilla sulla condivisione mi ha Anche tu mi stai aiutando? (Se non altro a spiegarmi, ché ne ho bisogno!)

    mi preoccupa l? "effetto Babele" Usi una parola della Bibbia!... Facci caso: ogni volta che descriviamo dolore/angoscia/rinuncia/disordine/crudeltà/uccisione/lotta/colpa/castigo? in un modo o nell?altro ricorriamo a libri sacri (comprendoci gli ideologi dalle età classiche ai nostri giorni). Invece della Torre summenzionata pensa al quadro variopinto|pulsante|magico d?una metropolitana di grande città in ora di punta d?un giorno festivo dell?anno (sempre che riuscissi, lì in mezzo, a rimanere fermo nella tua consapevolezza, a non frantumarti).

    allo stesso tempo noi due C?è sempre un che di ?salvabile? ? vedi ? che ?intrattiene? le nostre coscienze!

    quali sono le altre due misure della COSCIENZA = potenza|tempo|opera. Se fossi un geometra, preferirei l?equazione COSCIENZA = cerchio|linea|spirale. (Tornando ad essere invece quello che non riesco mai ad essere ? cioè contadino ? metterei a dimora in quest?altro ternario la mia coscienza: alberi|stagioni|frutti.) E secondo te?...

    ne vedo una potenziale, una cinetica, una d?interazione Se ne riparlerà incontrandoci/scontrandoci sulla nostra visione cosmologica (o semplicemente divergendo). Intanto scelgo questo: ENERGIA = volontà|fuoco|polverizzazione (ma preferisco frantumazione ? poi ti dirò).

    il discorso su Dio? avremo modo? D?accordo.

    per quel che concerne la Teologia? "Si deus est, unde malum?"? forse c'è una terza via? Comincerei a mettere due paletti? Qui, ternari di sicuro riferimento sono: VERITÀ = sensazione|ragione|sentimento e VERITÀ = sensibilità|ragione|fede. A spiegarteli ti basti intanto un altro segmento del mio Teorema: ?Pochi binari come sentimento/ragione ? o fede/ragione ? hanno lacerato in profondità l?uomo. Il culto della ragione ha dominato ambienti ed epoche, posseduto intelligenze geniali, segnato opere monumentali; di contro il culto del sentimento. Altrettanti i variegati culti della fede contrapposta a ragione. || Ragione come logica, lume, scienza? sentimento ? o fede ? come intuizione, passione, slancio? I partigiani dell?uno e dell?altro schieramento si sono arrogati autorevolezze, privilegi e possessi. E quando non hanno affilato le armi, si sono spartiti discipline, cattedre e patrimoni, tracciando i loro discrimini come voragini geologiche. || Tuttavia all?uomo storico è mancata acutezza nel mischiare/confondere percezione concreta (sensazione) con percezione sottile (sensibilità). Come è mancata acutezza nel mischiare/confondere amore concreto (sentimento) con amore sottile (fede): ovvero la sensazione ? primo elemento mancante ? che sola apre, se razionalizzata, al sentimento; oppure la sensibilità ? primo elemento mancante ? che sola apre, se razionalizzata, alla fede.? Cosa voglio dire con questo?... una infinità di cose che dispiacciono all?umanità corrente e ai suoi campioni! Vedi, Leonov, se c?è qualcuno che non riesce a pensare alla morte come a un fatto sì naturale ma psicologicamente tragico, io chiudo il discorso allo stesso modo in cui lo chiudo con una formica che mi transita sul letto, un cane che m?abbaia fra le gambe, un balordo incrociato per strada o un demente che m?immagino assistito in un qualche istituto compassionevole: non ho nessuno strumento per comunicare con loro. Allo stesso modo chiudo il discorso con chi mi dice che ?crede in Dio e basta?, con chi mi dice che reputa vero solo ciò che ?riesce a dimostrare razionalmente?, con chi mi dice che ?Dio ha creato il bene e l?Uomo il male?, ecc. Frasi del genere, atteggiamenti del genere, convinzioni del genere lacerano l?Uomo: ne fanno sudditanza, schiavitù, macello? Il problema non è Dio (c?è/non c?è), non è la Verità (si dimostra/non si dimostra), non è il Male/il Bene (cosa è bene e cosa è male). Da una parte c?è la Morte, che assilla l?uomo e lo schiaccia, dall?altra c?è la Vita, che ognuno vorrebbe incastonare nel Potere. Ma di questo potremo parlarne lungamente, no?

    poscritto Grazie ancora! alla prossima.

    eu.ro

    :ciauz::ciauz::ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    Seguitiamo con lo scambio; stavolta alcune riflessioni marginali - sempre che esista qualcosa di davvero "marginale" - ed uno spunto più complesso, dulcis in fundo.

    • Sintesi vs. Analisi (e il ternario Sintesi|Analisi|Significato): sono d'accordo sul fatto che certi fenomeni e certi ambiti siano difficilmente riducibili a mezzo di una sintesi, o siano impossibili da sondare con strumenti analitici; manca come sempre il terzo convitato.

    Mi domando tuttavia: nella maggioranza dei ternari finora proposti ravvisavo un principio di equilibrio perfetto delle parti (ad es. pathos|ethos|logos hanno in partenza pari forza, così come le tre dimensioni spaziali), mentre in questo caso sembra che il "significato", innescando analisi e/o sintesi, sia a queste superiori. Ho frainteso il peso semantico dato al termine che chiude il ternario, oppure può accadere che nella tua teoria una triade si presenti in qualche misura sbilanciata su un lato del triangolo?

    Sempre in questo ambito: cercavo di figurarmi una possibile forma espressiva che riuscisse a superare il binomio analisi/sintesi, però nell'ambito che più spesso frequento, cioè la produzione di prosa scientifica.

    Mi spiego. In un testo di Matematica trovano posto essenzialmente due classi di oggetti: da un lato le formule e gli enunciati dei teoremi o lemmi (sintesi, per lo più), dall'altro le dimostrazioni, le discussioni, i corollari, le osservazioni a margine e gli esempi/esercizi (analisi, per lo più). Per quanto i due ambiti possano provare a venirsi incontro, giustapponendosi all'interno di un paragrafo, essi restano definitivamente immiscibili: una formula con dentro un commento perderebbe la sua universalità, la sua brevità e la sua immediatezza; un discorso condensato all'eccesso perderebbe la propria forza argomentativa, trasformandosi in un assioma da prendere o lasciare.

    Capisco che il significato sia ovunque sotteso al testo, tanto nella parte analitica quanto in quella sintetica, ma secondo te è possibile rintracciare un tipo di comunicazione in cui la dicotomia si risolva in ternario con una chiarezza più evidente? Poesia? Prosimetro? Arte plastica e figurativa?

    • Una curiosità lessicale: nel trinomio sistema|cultura|potere mi è sembrato di percepire una sfumatura peggiorativa, come se di quelle tre parole fosse colto eminentemente l'aspetto di controllo delle coscienze, delle intelligenze e delle azioni umane (che pure è indubbiamente presente).

    Mi chiedevo allora se quelle medesime parole, reinterpretate invece in senso diverso, trovassero nella loro nuova collocazione anche sfumature più positive.

    "Cultura", almeno per me, non è solo il "bagaglio culturale" che, a vari livelli, può perfino rallentare il compimento di una maturazione individuale e sociale; ci vedo anche la ricerca personale di una prospettiva unificante, di una "enkyklios doctrina" alla Vitruvio, ovvero proprio quella globalità che tu stesso invochi più oltre, scagliandoti - secondo me a ragione - contro l'ossessiva parcellizzazione e specializzazione del sapere in saperi sigillati entro compartimenti a tenuta stagna.

    Qualcosa di simile accade con "sistema", in cui trovo anche la stabilità sociale, il tentativo di un bilanciamento delle ricchezze, il soccorso ai meno abbienti. "Potere" è più ambiguo, come termine, ma non penso comunque che ai miei occhi possa mai rivestirsi di soli significati deprecabili.

    • A proposito di "potere": accanto a tale concetto - che io lego ad una conquista personale da parte di chi appunto aspira al comando e al controllo - vedo altre due facce: l'*autorità *(potere concesso da parte di una gerarchia sovrastante, non necessariamente conquistato) e la *credibilità *(che invece si conquista sul campo ed è data dal rispetto di chi ci circonda, ma che non comporta maggior potere né investiture dall'alto).

    Gradirei una tua opinione circa tali parole: se esse possano aspirare a formare un qualche trinomio, o se restino su piani separati.

    • "Gli scienziati a volte si esaltano"... Mi piacerebbe far parte della frase, ma scienziato non sono ancora - chissà se lo sarò mai - e scoperte non ne ho mai fatte. Però, aggiungo, mi sono esaltato anch'io, nel mio piccolo, dopo aver creato qualcosa che giudicavo degno di approvazione.

    La riflessione sulla risibilità delle scoperte umane era un portato di studi e convinzioni personali, motivata da due ragioni essenziali. La prima: conosciamo davvero poco sull'Universo (nel senso di "collezione di tutti i fenomeni", non astronomicamente parlando) ed i nostri modelli, per quanto sofisticati, sono approssimazioni intollerabilmente grossolane se commisurate anche solo per un attimo alla spaventosa esattezza di ogni evento, che semplicemente è, oltre ogni nostra legge o scoperta o spiegazione.

    La seconda: non ho mai pensato che la specie umana, nel Cosmo e nel suo assetto, avesse un qualche peso particolare o valore intrinseco. Tanto in termini quantitativi, quanto in termini qualitativi, impallidiamo e scompariamo di fronte alla Natura (non me ne vogliano Leonardo, Einstein, Gandhi, Buddha & Co., che pure ammiro con tutto me stesso, ma la loro eco si perde al margine della stratosfera, mentre la radiazione di fondo ci parla fin dall'origine stessa del tempo).

    Lo so, tendo ad una pericolosa dissociazione: oscillo tra il più rigoroso materialismo e l'idealismo più stucchevole; in certi settori l'equilibrio non è esattamente una mia prerogativa.

    • Tra tutte le linee del piano e dello spazio (per me le figure più belle) hai scelto rette, cerchi e spirali. Il geometra differenziale mezzo esteta che alberga in me è andato in sollucchero.

    La famiglia delle Spirali: la più varia, eclettica, splendida e nobile tra i gruppi in cui sono suddivise le curve; fatta di linee flessuose e avvolgenti, eterne, interminabili, eccelse. Una classe di figure che delizia l'occhio, accarezza il cuore e stimola il cervello.

    Grazie per questa perla geometrica inattesa.

    Restando in tema: sono un tipo che preferisce tralicci e strutture al polimorfismo degli alberi, ma non disdegno di perdermi nelle volute dei loro rami e nella complessità ricercata della loro forma. Essi sanno essere nobili e potenti, molto più delle goffe imitazioni manufatte dall'uomo.

    Tra i ternari che proponi per la coscienza, tuttavia, mi sbilancio a favore di potenza|tempo|opera: magari più "banale" rispetto agli altri, ma più alla mia portata e più semplice per me da assimilare. Con il tempo, forse, arriverò anche alle analogie agronomiche (le più difficili e complesse perché, riguardando la Natura, esigono quell'esattezza assoluta che le approssimazioni di un edificio in pietra spazzano via senza alcuna considerazione).

    • Polverizzazione o frammentazione? Perché la seconda? Un retaggio delle filosofie alessandrine, con le loro catacresi, ecpirosi e declinazioni atomiche?

    E infine...

    • Per molte questioni teologiche ci sposteremo più opportunamente altrove (sto cercando di dare una forma passabile a pensieri disordinati affastellati senza criterio negli anni; mi serve ancora qualche tempo, ma ci sto arrivando...); c'è però un aspetto che mi tormenta e che credo potremo discutere qui.

    In chiusura della tua ultima risposta ho creduto di veder spuntare un binomio: Vita/Morte.

    Si aprono a questo punto due scenari possibili, almeno dal mio punto di vista:

    1. "Vita" e "Morte" sono due concetti legati ma distinti, ciascuno suddiviso ternariamente al pari di ogni altro. Ad esempio, "Vita" potrebbe indicare la triade esistenza|vita biologica|vita cosciente (la prima prerogativa di tutte le cose, la seconda solo del mondo biologico, la terza solo dell'uomo - sulla qual cosa il materialista di cui sopra potrebbe obiettare), mentre per "Morte" una scelta potrebbe essere arresto|dissoluzione|deflagrazione (vado un po' a caso, perdonami).

    2. Vita e Morte sono i primi due elementi di un nuovo ternario, il che pone il problema essenziale del "terzo convitato": vedrei una possibilità in Vita|Morte|Nulla (il terzo è una condizione diversa dalla morte, che ha a che fare con processi che riguardano l'esistente, mentre il nulla semplicemente non è).

    Orbene, qui siamo ad un punto cruciale, che potremo esaminare con tranquillità (se dovesse entrare massivamente in gioco la religione, sarà il caso di spostare quest'ultimo punto nel più comodo alveo preparatoci altrove da Andrez).

    Nel frattempo, è sempre un piacere. Alla prossima.

    Leonov


  • User Attivo

    Buongiorno a tutti!
    Suppongo che ieri sera, avendo inviato una risposta a Leonov e non ritrovandola questa mattina, abbia premuto i tasti sbagliati... Ora ci riprovo.
    Scusatemi, eu.ro

    P.S. Se è successo per altro motivo, aiutatemi a capirlo.


  • User Attivo

    a Leonov

    il ternario Sintesi|Analisi|Significato? certi fenomeni/certi ambiti difficilmente riducibili/impossibili da sondare? manca il terzo?
    Per conoscere/appurare/approfondire (non è esattamente un ternario, ma ?stile/ternario?) una verità qualsiasi si usano i metodi ? o criteri o strategie? ? più diversi. Per mio conto indico questo ternario (che ho mancato precedentemente ? me ne rammarico ? di trascriverti bello/bello): METODO = significato|analisi|sintesi.

    Né avrei potuto scrivere la seconda parte della mia ?equazione? come me la riproponi: cioè sintesi|analisi|significato. Perché?... Perché ponendomi davanti a una verità (che suppongo o desidero sia tale, ch?altri m?han detto essere una verità, ecc.) devo prima saper albergare, in una piega del mio cervello, di essa, un qualche significato; altrimenti mi sentirei allocco/automa/pazzoide ? a rincorrere che? ? mi chiederei.

    Dunque, conficcato in testa un significato, posso bene analizzarlo (mai tranquillamente) nelle sue parti e ricomporlo dopo (con gusto) nella sua unità identitaria. Come vedi mi muovo sul piano gnoseologico, non su quello ontologico.

    Leonov, questi due piani per me sono essenziali e distinti!... (Ce n?è poi un terzo, che non è quello tradizionale/?deontologico?, che mi ripeteva una professoressa di liceo; ma questo è altro discorso.) Né penso/credo che ci siano nel nostro universo ?fenomeni? o ?ambiti? di significato non riducibili a sintesi se sono stati precedentemente analizzati. Infine sull?impossibilità di ?sondare con strumenti analitici? (la sintesi sarebbe ancora lontana per questi) altri fenomeni o ambiti, per me la ragione è semplice/banale/comoda: perché non se ne avverte/intuisce il significato ? tutto qui.

    nella maggioranza dei ternari? pathos|ethos|logos hanno? "significato", innescando analisi e/o sintesi? il peso semantico? triade sbilanciata?
    Allo stesso modo, non dico ?pathos|ethos|logos?, ma logos|ethos|pathos!... E però questo ternario segna il piano dello spirito, della visione? Ovvero della compiutezza come un?icona, come un simbolo: è segnico, archetipico, superiore. È il piano ? se vuoi ? del godimento puro e/o rarefatto (che quella professoressa stravolgeva/deformava/abbruttiva in ?deontologico? forse). Inventandomi una simbologia del tipo analoga al ternario di cui stiamo parlando, potrei dire ? che so? ? signum (come significato), res (come analisi), lux (come sintesi) o altro; ma non è importante, non ne vale la pena.

    Né i tre termini ? questo avviene per ogni ternario ? hanno un ?peso semantico? (esprimibile con un numero?) squilibrato nel senso dell?importanza o della valenza, tanto meno della superiorità/inferiorità che non esiste mai tridimensionalmente. Un significato senza analisi né sintesi è per me un manichino vuoto, una analisi senza significato né sintesi un chiacchiericcio demente, una sintesi senza significato né analisi un tabù.; e tutti valgono alla stesso modo una cicca. Mancando invece solo uno dei tre elementi, vi trovo/troverei comunque una deformità, una mostruosità? ? io non peso nessun morfema dei miei ternari con la bilancia! E comunque: prova/trova tu per il binario analisi/sintesi un terzo elemento ? sempre che vuoi essere tridimensionale!... (Al riguardo, forse mi confermi ?espressione? ? se non ho capito male?)

    in un testo di Matematica due classi? poesia? prosimetro? arte plastica/figurativa?
    Il discorso si complica un po?? Perché se la matematica pone soltanto ?due classi di oggetti?, io, dal mio punto di vista tridimensionale, ne colgo già il limite, la lacuna e lo sconcio.

    E tuttavia usiamo le parole con significato diverso? Teorema per me è sintesi, come formula; mentre osservazioni e discussioni (i loro contenuti specifici) fanno solo analisi con le loro moli di problemi ad hoc, esercizi a sgambetto, sequela di paragrafi e sciami di note. Ed analitica è sempre, chiaramente, una qualsivoglia dimostrazione?

    Ah questa mania che ha lo ?scienziato? di dimostrare!... ma che vuole dimostrare?... l?ovvio, il tautologico, il già provato/riprovato dall?esperienza, il non senso, il nulla astratto, le innumerevoli ?quantità? di cifre che manipola e rifrigge in continuazione?!!... (Vedi, Leonov, la mia avversione nevrotica, indisponente e implacabile alla matematica? La odio, visceralmente, dal mio liceo ?scientifico?!)

    Ma poi perché ?immiscere??... (Faccio il verso alla tua idea fisico/chimica di liquidità insolubile.) Ad un artigiano qualsiasi va a dirgli di ?immescere? l?altezza d?un quid con cui è alle prese, con lunghezza, larghezza o viceversa; e vedi che ti risponde!

    Ma ?poesia? forse (non prosimetro che è un mischietto di dantesca memoria)? Ti dirò: un significato che hai in testa ha un che di poetico ? è vero! Può valere immagine, sagomatura; è un?ombra che ti viene addosso e t?aspetti bella; è un pezzo di natura che t?abbaglia in un attimo? È titolo, un campanello, la fiondata. Il titolo? il titolo!... Leonov: do un consiglio a tutti i matematici del mondo: a significato vostro, accontentatevi solo/soltanto dei vostri titoli!

    una sfumatura peggiorativa
    Esatto!... Ma nel contesto di cui sopra: di ruolo/di compito esclusivo, di competenza prigioniera, di specializzazione che t?imponga codici/divise/recinti, ecc.

    mi chiedevo allora se? di soli significati deprecabili
    Sono d?accordo, in linea di massima.

    potere
    POTERE = dogma|autorità|vincolo (il tuo refuso di ?lego? non mi ha influenzato!). Ma anche POTERE = catechismi|gerarchismi|corporativismi. Ed oggi come ieri, sempre, comunque/dovunque potremmo dire e non stancarci POTERE = politica|soldi|sesso.

    ?Credibilità??... Senti, non c?è parola più inadeguata e a sproposito di questa da accostare al ogni forma di potere, piccolo/grande, individuale, collettivo? (Guarda ? per me neppure quello divino si salva pulito/pulito!)

    Con ciò mi fermo, a questa battutaccia! Ciao, alla prossima tornata

    eu.eo 😮 :fumato::ciauz:

    P.S. Sui due concetti di polverizzazione e di frantumazione, come sul binario vita/morte se ne riparlerà


  • Consiglio Direttivo

    La tua esposizione è stata come la solito illuminante e mi ha chiarito in tutti i dubbi che avevo.

    Nell'attesa di conoscere le considerazioni su polverizzazione e frantumazione, oltre che sul binario vita/morte, ti propongo un piccolo passo in avanti.

    In questi giorni, complice l'impulso delle tue stimolanti esposizioni, sto ripensando a tutti i "binari" della mia vita, a tutti gli "aut/aut": spesso sarebbe davvero opportuno poter disporre di un terzo termine, una terza gamba con qui porre in equilibrio la struttura.

    Alcuni casi, però, li vedo difficili.

    Penso ad esempio al caso del dimorfismo sessuale nei viventi: la presenza di una natura maschile ed una femminile, anche in quelli che potremmo chiamare "elementi neutri" - magari ermafroditi - è innegabile.

    Vorrei conoscere, di passaggio, la tua opinione al riguardo: non mi interessano, ovviamente, i costumi sessuali, ma solo il giudizio su questa apparente differenziazione della natura che non pare ammettere vie di mezzo, almeno nelle classi superiori di animali (organismi microscopici, batteri, virus e alcune piante hanno adoddato in certi casi metodi riproduttivi diversi).

    Grazie sempre per la pazienza e la disponibilità.

    Leonov


  • User Attivo

    Due rette parallele s'incontrano all'infinito.
    Tutti gli aut aut e i disformismi sono destinati a sparire.
    L'evoluzione porterà sempre ad una maggiore infertilità.
    O l'uomo si adatta o si estinguerà.
    Lo Yin e lo Yang non sono separati nettamente, la figura che li simboleggia li mostra "contorniati", avviluppati l'un l'altro.
    Non so voi cosa abbiate realizzato o intuìto, credo che questa cosa si debba vedere anche razionalmente e scientificamente.
    In fondo si tratta del destino dell'umanità.


  • Consiglio Direttivo

    Salute, Stefano. Piacere di fare la tua conoscenza e di leggere le tue opinioni.

    Provo a seguirti e a domandare sommessamente qualche chiarimento

    @Stefano Starano said:

    Due rette parallele s'incontrano all'infinito.

    Il geometra in me concorda in pieno. Sottoscrivo con tanto di equazioni e confutazioni del Quinto Postulato di Euclide.

    @Stefano Starano said:

    Tutti gli aut aut e i disformismi sono destinati a sparire.
    L'evoluzione porterà sempre ad una maggiore infertilità.
    O l'uomo si adatta o si estinguerà.

    Possibile. Le tendenze di certa parte della società occidentale sembrano indicare una tendenza in tal senso. Il fenomeno, però, non è globale e penso che difficilmente potrà affermarsi ovunque in tempi brevi.

    I ricchi del Primo Mondo (in senso economico, non meramente geografico) potranno trovare soluzioni tecniche alla loro infertilità, ad esempio mediante clonazione, e nuovi sollazzi per una sessualità sempre più astratta, miscelata e sfumata.

    Ma i poveri di ogni parte del mondo? Quelli, senza incubatrici per cloni, penso si accontenteranno dei vecchi sistemi tradizionali, veri classici intramontabili.

    @Stefano Starano said:

    Lo Yin e lo Yang non sono separati nettamente, la figura che li simboleggia li mostra "contorniati", avviluppati l'un l'altro.

    Immagine molto interessante. Mi chiedo però: il "contorno" che costituisce l'ambiente in cui Yin e Yang si abbracciano è al loro stesso livello, superiore o inferiore?

    Nel primo caso, abbiamo una nuova triade per la nostra collezione. Negli altri due, resta di nuovo un sistema binario irriducibile, che Euro probabilmente (ormai credo di conoscerlo, anche se pochissimo) contesterà con argomenti a favore del ternario.

    Non conosco gli sviluppi filosofici del mondo orientale, ma ascolterò con estremo piacere ogni tua spiegazione in merito, se vorrai continuare a discutere con noi.

    @Stefano Starano said:

    Non so voi cosa abbiate realizzato o intuìto, credo che questa cosa si debba vedere anche razionalmente e scientificamente.
    In fondo si tratta del destino dell'umanità.

    Da aspirante scienziato, non posso che acconsentire con forza. Razionalità nelle analisi e nelle proposte, un pizzico di poesia nelle visioni, nei piani su vasta scala e nella scelta degli obiettivi.

    Di nuovo: parliamone.

    Grazie del contributo.