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Poesia/ciak 3°
SOFISTA (inizio del dialogo)
«? Dicci questo invece. È tuo costume e cosa preferibile per te esporre ciò che vuoi dichiarare a qualcuno parlando da solo e per mezzo di un ampio discorso continuato o invece sulla base di domande e risposte? Da giovane ebbi modo di assistere all?opera di Parmenide, il quale allora già molto avanzato in età, usando anch?egli quest?ultimo metodo, disse cose meravigliose? »
Platone
Solo una cosa devi dirci: se
di solito ? da solo ? preferisci
trattar questioni con discorsi lunghi,
spiegando ad altri il tuo pensiero; oppure
chiedergli/chiederti, e quindi anche rispondere
(Parmenide amava questo metodo,
senza infatti tener grandi discorsi)
? ero giovane allora, e lui assai vecchio?(45 parole poetiche contro 45+19 prosastiche)
Nota:
Penso che la poesia metrica sia il linguaggio più ordinato che esiste. Non solo ordinato ma gradevole. Perché ti costringe a pesare le parole che usi: lunghezza, ritmo, sonorità. L?immediata insolubilità del metro, che cogli in un attimo se sei esercitato, ti costringe a cambiarle ? le tue parole ? e sceglierne altre. Così facendo, ti rileggi, ti riascolti; chiarisci a te stesso il tuo pensiero che non è sempre limpido ? lo sai bene ? quando scaturisce. Insomma sei obbligato, affidandoti alla metrica, a definire in un modo o nell?altro i limiti di tempo e di spazio entro cui ragioni e scrivi.
Ché non esiste canto interminabile e sfinente se non quello della natura, che pure si interrompe, e sulla cui qualità ognuno coglie la discontinuità che gli pare.
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Sarebbe bello poterne capire un pò di più di metrica; perchè non ci dai un pò di lezioni?
Potresti cominciare a spiegarci cos'è questa cosa apparentemente malata, come capirla ed applicarla, e poi come la applicavano gli antichi, l'uso delle quantità (brevità o lunghezza) e delle sillabe (metrica quantitativa), e come si basa nelle moderne lingue sulle rime e le alternanze degli accenti (accentuativa) o nelle romanze; rime, accenti, numero delle sillabe e delle strofe/quartine e tutte queste cose insomma che ci mettono sempre in crisi non capendoci mai nulla
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Non c?è niente di ?apparentemente malato? in fatto di filosofia/di linguaggio/di espressione? Non lo è la quantità delle parole rispetto alla qualità delle stesse, ad esempio. Ma non lo è anche la metrica più ortodossa rispetto alla metrica più ballerina (semmai meriterebbe un ?intervento?, ma non di tipo terapeutico, chi ignora completamente la metrica).
D?altra parte gli antichi ? lasciamoli, ignari come sono, nella loro pace! ? hanno avuto modo di insegnare ai moderni ? anche questi non li tiriamo troppo in ballo, data la loro ingombranza! ? quanto e molto di più questi, a loro volta, potrebbero insegnare a quelli. (Tanto per aggiungere un?eresia al riguardo: ho sempre pensato di essere, seppure nella mia limitatezza cognitiva, molto più saggio e profondo di Platone o di che altro par suo, per il fatto semplice e incontrovertibile di avere due millenni e mezzo/quasi più di lui.)
Piuttosto tentiamo di vedere le cose, per la manciata di minuti che ci compete, scorporandole da ogni forma di erudizione e manualistica? E il mestiere dell?insegnante (anche questo ? in sé ? non ha niente di malato; ma io dico eludibile, superabile, sfiancante, finanche detestabile) è il caso proprio che lo lasci da parte, Andrez, perché mi definisco un ?filosofo/giornalista/poeta? per cui sto per natura, definizione e collocazione agli antipodi dell?insegnante.
Qui, posso ribadirti un mio convincimento cervellotico? L?uso della metrica ? ordinare in divisioni di strofe, sintetizzare in contenuti di **versi **e cantarellare in forzature di rime ? consente e garantisce al linguaggio pensato/parlato/scritto di ognuno che siamo quella architettura, quella plasticità e quel ritmo di cui altre arti (oltre la pittura, la musica, la crociana oratoria e quant?altre) l?hanno brutalmente, astutamente e volgarmente scippato nel corso dei secoli.
eu.ro :bho: