• Consiglio Direttivo

    Ho avuto modo di leggere, qualche anno fa, sia *1984 *che *La fattoria degli animali *di Orwell, integrando poi la "trilogia" con *Il mondo nuovo *di Huxley.

    Restano secondo me tutti degli ottimi testi.

    Di *1984 *ricordo l'atmosfera claustrofobica, ineluttabile, opprimente; il crescendo della speranza per la sorte del protagonista dopo l'apparizione di Julia, i meccanismi stritolanti del potere centrale, anche qualche cenno più che vagamente profetico alla possibile evoluzione di certe società.

    *La fattoria degli animali *mi catturò non soltanto per la storia, superbamente narrata, o per i personaggi, delineati in modo eccellente, ma di nuovo per il respiro totale del libro, per quel suo dirigersi senza speranza su un binario di lucida follia.

    Inoltre, mi insegnò che la potenza della favola non muore mai, nemmeno in epoche in cui si crede di poter fare a meno di alcune forme narrative.

    Ci si accorge infatti che basta usare in modo intelligente gli animali parlanti, seguendo la tradizione dei greci (Esopo), dei latini (Fedro), per creare un'allegoria potente e sontuosa, piena di verità anche scomode.

    Infine, de *Il mondo nuovo *ricordo alcuni monologhi tonanti - su tutti quello del "ragazzo selvaggio" che rivendica il proprio diritto all'infelicità - oltre alle invenzioni della società castale ordinata e progettata a tavolino, in cui anche la gioia è "meccanica", mentre l'unica cosa che resta di umano e genuino sono dolori, delusioni e frustrazioni.

    Tre titoli da riscoprire assolutamente e da conservare, magari perfino da rileggere ogni tanto, per scorgere all'orizzonte l'arrivo di maiali parlanti manipolatori, grandi fratelli e pianificatori dei sentimenti.


  • Moderatore

    @Leonov said:

    Infine, de *Il mondo nuovo *ricordo alcuni monologhi tonanti - su tutti quello del "ragazzo selvaggio" che rivendica il proprio diritto all'infelicità - oltre alle invenzioni della società castale ordinata e progettata a tavolino, in cui anche la gioia è "meccanica", mentre l'unica cosa che resta di umano e genuino sono dolori, delusioni e frustrazioni.

    😄

    Give me soma, please. E 28 ragazze tipo A+ al mese, cortesemente.

    Secondo me mentre Orwell pensava direttamente ai regimi di massa e al totalitarismo politico, Huxley - almeno nelle intenzioni - volle approfondire gli aspetti soggettivi legati all'idea del controllo della mente e della manipolazione delle coscienze (la guerra fredda?? :D).
    Come a dire che la lettertura orwelliana sembra essere immediatamente spendibile sul piano della denuncia politica, mentre le visioni di Huxley si spingono olte quel limite "politicamente riconoscibile" che - potenzialmente - può permettere al lettore di adoperare quelle suggestioni come strumento di critica dell'esistente.

    Non a caso l'interesse di Huxley per gli "stati della coscienza" fece dell'ormai anziano autore un precursore di alcune delle tematiche *beat *degli anni sessanta e settanta.
    Riprendendo un verso di Wiliam Blake - e dopo aver mischiato psichiatria e mescalina - Huxley pubblica - verso la metà degli anni cinquanta - Le porte della percezione, volume che a sua volta darà nome ai Doors (... voglio dire... :figo2:).

    Forse preavvisava l'arrivo dell'edonismo come coscienza pervasiva dell'umanità post-industriale? Rileggendo i toni "neri" de Il mondo nuovo sembra proprio di sì.
    Naturalmente il giudizio dell'autore su questa prospettiva era cupo; non proprio ottimista, insomma. Ma nemmeno del tutto esplicito, in fondo.
    L'idea della "cura" farmacologica per l'infelicità era sottilmente accarezzata dallo stesso scrittore.

    Anzi, non proprio sottilmente. Malato terminale di cancro si è fatto iniettare una dose [impensabile] di LSD dalla moglie, procurandosi l'eutanasia.
    E questo "solo" nel 1963 !!!!

    🙂
    Detto questo credo sia indispensabile uscire dai soliti schemi.

    Vale a dire che naturalmente l'idea del totalitarismo e delle società irregimentate non può che inorridirci.

    Ma cosa pensiamo in merito al "trionfante" edonismo contemporaneo?

    Vogliamo cogliere la sfida e la provocazione del soma e contrapporre qualcosa di meno retorico e stantio agli strali papalini e filistei con cui siamo costantemente bombardati?

    Anche a "sinistra" c'è molto moralismo.

    Non a caso, anche socialmente parlando, gli "ultimi rimangono ultimi", e perfino l'alternativa utopica è stata riposta nell'armadio più lontano.

    Può la scienza e "l'organizzazione scientifica" migliorare oggettivamente la vita delle persone ??
    E se può, deve? Fino a che punto spingersi?

    [eutanasia no, perchè si deve morire soffrendo; concezione in vitro no, perchè la vita la dà Dio; insomma ... fino a che punto si parla di edonismo fine a se stesso (puramente "godereccio", insomma) e quando si inizia a parlare di "ampliamento delle libertà individuali" legato al progresso della tecnica e delle conoscenze ???? ]

    Secondo me i volumi di Orwell inquadrano (-arono) delle paure "ben definite" e raccapriccianti, assolutamente e non ci piove.

    Le suggestioni di Huxley aprono molto di più verso un futuro tutto da decifrare, soprattutto dal punto di vista della soggettività individuale e del rapporto individuo-mondo.
    Tutto da decifrare, e infatti secondo me il giudizio dell'autore sul mondo nuovo era tutt'altro che univocamente negativo.
    Critico. Ma anche estremamente curioso, attento alle sfumature, molto più narrativo che non polemico.

    Mentre gli intenti morali e pedagogici di Orwell sono ormai "da manuale", le visioni di Huxley sono state (e rimangono) un punto interrogativo rivolto a lettori che.... sarebbero arrivati solo moltissimo tempo dopo, almeno se pensiamo al contesto tecnologico in cui era inserito lo scenario del mondo nuovo.

    Un punto interrogativo ancora per lo più inevaso, per quello che ne so.

    :fumato:


  • Consiglio Direttivo

    Una replica incompleta, ma gli spunti di WWW sono troppi e troppo interessanti per lasciarli scivolare via senza dedicarvi almeno qualche frase.

    Ricordo vagamente un passo de *Il mondo nuovo *in cui il narratore descrive una creatura della classe più bassa - gli Epsilon, se non erro - che ha l'unico compito di selezionare i tasti sulla pulsantiera di un ascensore per risparmiare la fatica ai passanti.

    La creatura, deforme e repellente, è chiaramente uno scarto ed appare progettata da un'ingegneria genetica che così l'ha voluta: incompleta, grossolanamente sbozzata, quasi priva di consapevolezza.

    Come se ciò non bastasse, l'indottrinamento psicologico cui è stata sottoposta fin dall'incubatrice l'ha spinta a convincersi che il senso della vita sia premere tasti, azione dalla quale trae l'unico piacere di tutta la sua esistenza (ogni altro gesto è stato associato in precedenza a stimoli dolorosi, come con certe cavie da laboratorio).

    La descrizione del nanerottolo alla pulsantiera è ovviamente disturbante e struggente, però il protagonista del libro - che invece appartiene all'élite genetico-socio-culturale della sua specie - viene sfiorato per un breve istante da un'invidia cieca e feroce per quel misero sgorbio, cui basta schiacciare tasti per essere felice in un modo che al problematico, riflessivo e frustrato burocrate sarà sempre negato.

    In quei paragrafi sta una parte dell'essenziale ambiguità del libro di Huxley ed una prova dell'approccio che WWW definisce giustamente "narrativo" - di mio aggiungerei "descrittivo" - prima che "critico".

    Gli umani che rifiutano stoicamente la tecnologia e si ostinano a vivere "secondo natura" si fanno portavoce di istanze profonde, con le quali il lettore finisce per entrare in sintonia, ma resta di fondo il fascino della società perfetta, in cui può essere insegnato a tutti ad amare solo ciò che si ha ed avere solo ciò che si ama.

    Si può guardare all'affresco di Huxley da tanti punti di vista (forse qualcuno in più di quelli orwelliani), vestendo di volta in volta i panni di tutti i protagonisti, non solo delle vittime affamate dai carnefici.

    Così possiamo specchiarci negli utopisti "selvaggi", che perseguono una visione più integrale e dignitosa dell'uomo, ma che però pagano le conseguenze in termini di arretratezza tecnologica.

    Poi possiamo immedesimarci nell'élite degli Alfa-Più, che godono del massimo beneficio ma sono coscienti del prezzo - in termini di umanità - che hanno pagato per immolare il mondo sull'altare del progresso (insomma, anche i ricchi piangono).

    Infine, leggendo tra le righe, possiamo scendere sempre più in basso, fino ad arrivare all'usciere deforme, disprezzato, che però ha il privilegio insostenibile di poter arrivare ad una gioia tanto pura, incorrotta e distillata da fare invidia a chiunque gli stia più avanti.


  • Moderatore

    @Leonov said:

    In quei paragrafi sta una parte dell'essenziale ambiguità del libro di Huxley ed una prova dell'approccio che WWW definisce giustamente "narrativo" - di mio aggiungerei "descrittivo" - prima che "critico".

    Esattamente quello che intendevo.

    Meno male che sei incredibilmente arguto, Leonov, ieri sera pensavo di aver delirato del tutto su questo post, causa l'ora tarda...

    🙂


  • User

    Grazie per la segnalazione,appena finisco lo compro e lo leggo poi vi dico cosa ne penso !!!;)


  • User Newbie

    Leonov, quoto per la precisa descrizione di uno dei più bei libri mai scritti. Mi ci sono voluti 4 mesi per leggerlo tutto, e non perchè avessi altro da fare, ma perchè mi sono accorta di non avere un cervello preparato a tanta verità. Io mi sono sentita oppressa, schiacciata, quando andavo in pulman e guardavo fuori dal finestrino mi tornavano in mente le immagini di una civiltà distrutta più prossima di quanto possiamo immaginare.

    Non ho avuto modo di leggere la Fattoria degli Animali anche se ai tempi della scuola se n'è parlato tanto e mi sono interessata.

    Trovo che una sponsorizzazione dei testi appena citati sia necessaria, e pensandolo ho chiesto a molti dei miei amici (di varie età) di leggere almeno 1984.

    Il risultato è stato che più della metà di loro si è rifiutata per noi.
    dell'altra metà: 20% è arrivato a metà libro e a mollato causa troppe forti emozioni, 20% è arrivato alla fine e ha detto che è inconcludente ed impossibile, 5% ha preferito non dirmi niente a libro finito, e la restante percentuale ha reagito come la sottoscritta: schifata, sporca, commossa, ed improvvisamente c'è stato un interesse maggiore per la società riguardo la politica e le mode.

    Il mio unico dispiacere è che su un 100% solo un 5% si è interessato ad una cosa che io ho consigliato di gran cuore.


  • ModSenior

    Se avete letto Orwell e vi è piaciuto consiglierei di leggere di Ray Bradbury Fahrenheit 451 e di guardare l'omonimo film.
    Troverete non poche parentele con Orwell.


  • User Newbie

    Mi sono accorta solo ora che, vista la difficoltà di lettura, molti giovani piuttosto che leggere Orwell si sono dedicati ai fumetti. Solo adesso mi viene in mente V per Vendetta. Anche quel film riporta argomenti di Orwell, io l'ho trovato molto interessante 😄


  • Consiglio Direttivo

    Salve Vespertine. 🙂

    I fumetti rappresentano per la nostra civiltà un importante canale di comunicazione e di trasmissione di idee: è un dato di fatto che le "storie disegnate" non siano più soltanto roba per ragazzini, ma vera e propria "arte sequenziale", come l'ha definita il grande Will Eisner, autore di quel capolavoro assoluto che è Contratto con Dio.

    Ho avuto la possibilità di leggere V for Vendetta e guardare il film (entrambi prodotti di valore, a mio parere): ovviamente il linguaggio specifico di tali mezzi di comunicazione è diverso da quello della letteratura, dunque un confronto con Orwell non è facile.

    Due elementi mi hanno colpito nella tua analisi: il fatto che alcune persone abbiano mollato il libro per "troppe emozioni forti" (di solito si lasciano a metà storie noiose e di scarso valore, non opere avvincenti) e la tua sensazione di vedere i primi segni di un futuro distopico come quello immaginato dallo scrittore.

    Penso che il primo fenomeno, l'abbandono, possa essere in parte spiegato con il fatto che la nostra civiltà ormai vive troppo spesso inquadrata in schemi di paura e di ossessiva ricerca di un'inesistente stabilità sociale/personale: quando si mette un essere umano di fronte ad uno specchio che non deforma e non edulcora la realtà, ma la racconta in tutti i suoi aspetti peggiori, ritrarsi è naturale, ma scegliere di continuare a voltare la faccia dall'altra parte dopo aver preso coscienza del problema è inquietante.

    È l'anticamera di regimi autoritari, per dirne una.

    Sui segni di un futuro problematico all'orizzonte, concordo in pieno: ci sono e sono tanti.

    Per fortuna, però, non tutte le civiltà e non tutti i Paesi stanno tornando indietro: in altre zone del pianeta sensibilità e consapevolezze nuove stanno emergendo con forza e coraggio (e la rapida diffusione delle informazioni su canali globali poco controllabili rende questi messaggi positivi più facilmente esportabili e adattabili a contesti lievemente diversi).

    Possiamo sicuramente sperare che, sulla bilancia, la spinta in positivo eguagli e superi quella in negativo. A patto di impegnarci noi stessi a migliorare, persona dopo persona, giorno dopo giorno, ciò che ci circonda.

    Anche consigliando di leggere libri istruttivi, cercare informazioni libere, ascoltare punti di vista diversi e confrontarsi con possibilità nuove.. 🙂


  • User

    Da appassionato non praticante di cyberpunk quale sono non posso esimermi dal leggere 1984 prima o poi...ma ho ancora da dedicarmi ad asimov e a dick, ci sarà da aspettare ma ne parlerò volentieri 😄