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HTTP status code 451: risorse bloccate per motivi legali
The Internet Engineering Task Force (IETF) has finally created a standard for when a page has been taken down due to legal reasons. The new status code, 451, indicates that a host has received a legal demand to deny access to a resource.
Da qui
**Nuovo codice HTTP per risorse bloccate per motivi legali
**Immaginate di avere una pagina in cui riportate l'ultima gaffe social di Gasparri. Lui vi querela e vi obbliga a metterla offline. A questo punto la mettete offline e chi va su quell'indirizzo mandate un 451 come codice di errore.
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Con una nota dello scorso 10 novembre lo IETF ha coniato l'errore 451. Questo nuovo status code è utilizzato dagli Internet Service Provider per segnalare agli utenti il fatto che la risorsa web cui hanno richiesto di accedere non è disponibile a causa di una richiesta legale.
qui il documento ufficiale tools.ietf.org/html/draft-ietf-httpbis-legally-restricted-status-04 . (per prassi il documento sarà valido fino a metà maggio 2016, poi dovrà essere ri-approvato/consolidato).Gli ISP potranno utilizzare l'errore 451 per far accendere una lampadina nella mente degli utenti :?, che sapranno che quella pagina non è disponibile non per una "mancanza" o per volontà dell'ISP, ma per adempimento a una richiesta legale.
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Cosa significa questo nel concreto?*
Un po' come il chilling effect su Google ed altri, questo strumento permetterà di segnalare l'uso della legge finalizzato alla rimozione di contenuti sulla Rete. Nel documento ufficiale indicato in precedenza si legge che il messaggio di risposta ottenuto attraverso lo status code DEVE contenere una spiegazione dei dettagli della questione legali, della parte, della legge o dei regolamenti in forza dei quali si è proposta la domanda, oltre alle categorie di soggetti e le risorse cui si applica il "blocco".Sin qui solo dati di fatto (per discutere di questi temi bisogna partire dai dati di fatto e non dagli editoriali a mio avviso).
Mi permetto ora, quindi, un paio di considerazioni personali sulla questione.
In primo luogo essendo gli ISP a dover segnalare i motivi che portano alla rimozione della pagina, l'organo richiedente e la legge per la quale questo accade, senz'altro ove non ci sono regimi democratici e le web pages vengono rese inaccessibili per motivi politici tutto questo sarà a mio avviso difficilmente applicabile (già mi immagino come mai potrà essere scritto un bel messaggio di errore tipo "questa pagina non è disponibile perché in forza della volontà/legge del dittatore x la tale opinione politica non può essere accessibile in Rete").A me è però personalmente più cara un'altra riflessione sul punto.
E' giusto si sappia che le pagine sono rimosse per motivi legali, tant'è che già alcuni ISP procedevano già a segnalarlo, uno su tutti Virgin Media operante nel Regno Unito.
La domanda che mi pongo, e rivolgo qui in generale, in modo provocatorio è: perché far valere una legge sul web equivale nel pensiero comune a una censura?
Tutte le testate web (e non solo) hanno dato la notizia inserendo la parola "censura" nel titolo, quasi a dire che grazie a questo errore sapremo dove la Legge ha limitato l'accesso agli utenti.
Ricordiamo però che le leggi sono (o dovrebbero essere) espressione della sensibilità e delle esigenze di tutela, specialmente quelle sulla personalità. Sarà certo utile agli utenti sapere per esempio che un sito web non è accessibile perché vende merce contraffatta o viola il copyright (cosa che ripeto già in molti casi avveniva). Perché allora non parlare di protocollo di consapevolezza?Nel frattempo resto a monitorarne l'utilizzo in questi 6 mesi, anche in Italia...
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Considerazione interessante e che sposo in pieno Marta, ma il problema è in generale più culturale che della rete stessa a mio avviso.
Non credo che su altro mezzo o anche nella vita reale la percezione sarebbe diversa.
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Concordo
Per quella che è la mia percezione, però, sul web questa cosa è amplificata in quanto la rete è uno spazio transnazionale che ben si presta alla "autoregolamentazione".
Da qui deriva il fatto che, ove interviene una legge di uno Stato a limitare l'azione in rete (a tutela di diritti lesi), questa automaticamente viene percepita come censura, come limitazione di "sovranità".
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Dopo l'intervento di Marta è diventata troppo interessante la discussione (:D), la sposto nella sezione più idonea (HO SBAGLIATO SEZIONE :():). Sto invecchiando.
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Diciamo che bisogna valutare caso per caso.
Se è vero che da un lato le persone esagerano è anche vero che a volte chi legifera su alcuni temi della rete non ha la benché minima idea delle possibili implicazioni e di come le cose funzionino veramente.
Quindi dal mio punto di vista il problema è di natura culturale in maniera multidirezionale:
- culture diverse hanno interpretazioni diverse di stessi fenomeni,
- alcune leggi sono oggettivamente poco applicabili alla rete per sua natura,
- chi legifera su temi "di rete" spesso è qualcuno che non ha un background adeguato per farlo,
- molti che legiferano e che in generale fanno politica anche su temi di un certo tipo sono persone che non sono in grado di essere al passo con i tempi. Persone che hanno studiato 40 anni fa e che sono rimaste legate ad un modo di vivere e pensare di 40 anni fa.
Bisogna accettare che viviamo in un era che è cambiata in modo sostanziale rispetto alla precedente e che dunque va regolamentata in modo consapevole.
Dall'altro lato le persone dovrebbero, prima di gridare alla censura (ad esempio), cercare di capire il bisogno e i motivi da cui nascono i tentativi di chi legifera.