Innanzitutto bisogna verificare il carattere occasionale o abituale della professione di procacciatore: nel primo caso non è necessario aprire la partita iva e versare i contributi (né per gestione separata né per gestione commercianti); nel secondo caso è necessario aprire partita iva ed iscriversi in camera di commercio, per i contributi non dovrebbe essere necessario versarli vista l'attività (credo) prevalente di dipendente (ma bisognerebbe approfondire un attimo il tipo di attività e magari contattare l'INPS, non ricordo se vi sia un'aliquota differente per i procacciatori in base ai compensi percepiti oltre un minimo). Per quanto riguarda la ritenuta è corretto, se i percipienti dichiarano ai loro committenti che nell’esercizio della loro attività si avvalgono in via continuativa dell’opera di dipendenti o di terzi si può effettuare ritenuta del 23% sul 20%.
Puoi verificare la possibilità di optare per il nuovo regime dei minimi che prevede per 5 anni un'imposta sostitutiva del 5% (in luogo di ordinaria tassazione IRPEF, IVA, IRAP... non soggetto a studi settore), avendo i requisiti.
Non vi sono costi per l'apertura della partita iva (a parte quelli per i compensi eventuali al commercialista o chi effettua l'iscrizione), solo diritti e bolli per la camera di commercio, che variano in base alle differenti CCIAA (sui 100 €).
In premessa a tutto ciò che ho scritto, ma credo che lo saprai, bisogna verificare se la tua attività non si configura come agente immobiliare, perchè in quel caso ci sarebbero tutta un'altra serie di adempimenti ed incompatibilità.
Saluti
Studio Emmi
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solegro
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