Ciao a tutti,
credo che la mia domanda sia semplice, spero anche la risposta.

Ipotizzo di avere io una partita iva con regime dei minimi, e la mia ragazza un'altra partita iva con lo stesso regime.
Se dopo anni di attività volessimo fare una impresa familiare, che fine faranno le partite iva precedenti? Non so, una delle due si chiuderà e l'altra si converte a impresa familiare? O che altro?
Quali complicazioni ci potrebbero essere?

Attendo con ansia
Grazie a tutti!
Ciao

ciao a tutti,
vado subito al sodo perchè ho un po' di domandine .
Ho un contratto da dipendente full-time come gestore di contenuti web per un'azienda.
Sto pensando con un'amica di aprire una partita iva e lavorare parallelamente nell'ambito della grafica, web design, programmazione, illustrazione e quant'altro si possa definire lavoro creativo oltre che vendita tramite siti come spreadshirt (loro si occupano della vendita spedizione dei tuoi prodotti e tu prendi una commissione sul venduto).
Le domande che ho sono queste (mi interessano SOPRATTUTTO i lati di CONVENIENZA FISCALE):

1- mi conviene aprire la partita iva e rimanere dipendente? O magari potrei licenziarmi e lavorare per l'azienda con partita iva da esterno, mi converrebbe di più questa ipotesi?
2- chi conviene che apra la partita iva, io o la mia amica? Ci sono agevolazioni per le donne? Lei è nella mia stessa situazione contrattuale (full-time in un'azienda)
3- che tipo di partita iva dovrei aprire per fare i lavori scritti sopra?
4- Il regime minimo come funziona? Mi può essere utile?
5- Quali altre possibilità e opzioni potrei valutare?

Ripeto che mi interessa soprattutto l'aspetto fiscale, vorrei capire quali spese avrei e quale via mi permetterebbe di ridurle al minimo.

Grazie a tutti! Spero di essere stato conciso e di non disturbare con tutte queste domande

Ciao ciao

Salve a tutti,
mi trovo in una situazione un po' complicata per me da gestire, cercherò di essere più breve che posso. per descriverla:
Sono socio in una società cooperativa (scrl) formata da 5 soci, me compreso, nata da circa un anno e mezzo.
Da gennaio di quest'anno ho parlato ai miei colleghi (soci) comunicandogli la mia intenzione di uscire dalla società. Essendo aperta da poco tempo e non avendo ancora raggiunto un flusso di cassa tale da rimanere in piedi con tranquillità (ancora non abbiamo realmente preso stipendi), la società risentirà particolarmente della mia uscita, anche perchè sono il socio con più conoscenze tecniche, e su cui si basa la maggior parte del lavoro che svolgiamo.
Il mio discorso di gennaio ha scosso un po' i miei colleghi.
Pochi giorni fa un'altra mazzata è arrivata da parte mia: ho detto che "probabilmente" mi trasferirò in un'altra città da settembre. La cosa è in realtà improbabile per settembre (ma magari x gennaio dell'anno prossimo sì), ma così ho fatto capire che bisogna trovare al più presto un sostituto. Ovviamente i miei soci non mi vedono di buon occhio x quello che sto causando. Come se non bastasse è arrivata un'ulterioire novità, inaspettata anche per me: nel mese di luglio dovrò realmente trasferirmi per 3 settimane fuori città, e nn potrò in alcun modo collaborare esternamente coi miei colleghi.
In che modo posso gestire questa difficile situazione? Ma soprattutto in che problemi legali potrei incorrere? Cosa potrebbero fare i miei soci per ostacolarmi o per rendermi le cose difficili (non so magari anche economicamente)? E' possibile che mi facciano causa o non so che altro per il fatto che sto mettendo in difficoltà la società? Sono brave persone, ma ovviamente in questi casi è meglio essere attenti.

Spero di ricevere risposta al più presto, perchè ovviamente sono preoccupato.

Ringrazio anticipatemente.

Shizuku