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    • Accordo Eni-CNR: ecco i quattro centri di ricerca congiunti

      Quattro centri di ricerca congiunti nel Sud Italia ed un programma che coinvolge giovani ricercatrici e ricercatori per un investimento complessivo da 22mln di euro: è la partnership Eni-CNR votata all?innovazione

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      Ricerca scientifica, trasferimento tecnologico ed innovazione, in sinergia con le risorse del Mezzogiorno: queste le ambizioni del sodalizio tra Eni ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). La partnership che lega il colosso energetico italiano con il più importante ente pubblico di ricerca del Paese, ha permesso la creazione di quattro centri di ricerca congiunti in cui Eni e CNR lavorano fianco a fianco su quattro aree strategiche fondamentali per il futuro del Pianeta: energia, acqua, agricoltura e cambiamenti climatici. Le attività si svolgeranno in strutture operative già esistenti, tutte localizzate nel Sud Italia.
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      L?iter dell?accordo tra Eni e CNR
      La collaborazione comincia nel Maggio 2018, quando Eni e CNR firmano un Memorandum of Understandings (MoU) che stabilisce le prime linee guida dell?intesa tra le due parti. Il Joint Research Agreement (JRA) siglato a fine Marzo 2019 alla presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha poi dettagliato ulteriormente tempi e termini del piano. Le aree di ricerca interessate sono la decarbonizzazione della produzione di energia, lo sviluppo di economia circolare e bioeconomia, la messa a punto di tecniche di agricoltura sostenibile e sistemi idrici innovativi e lo studio dei cambiamenti climatici. All?interno di ciascun centro i ricercatori si occuperanno di un singolo macro-tema, lavorando su diversi progetti definiti e concordati da CNR ed Eni. Le sedi dei centri di ricerca congiunti sono state individuate in Lecce, Portici, Gela e Metaponto.
      Lecce: Artico e cambiamenti climatici
      L?estensione minima del ghiaccio artico è calata mediamente del 12.8% a decennio sul periodo 1980-2020 . La destabilizzazione della criosfera artica, da un lato stravolge gli ecosistemi locali e dall?altro esercita effetti negativi su tutto il globo tramite feedback climatici piuttosto complessi, che accelerano ulteriormente il riscaldamento del Pianeta (i cosiddetti amplifying feedback). La Climatologia considera il ghiaccio Artico uno dei riferimenti principali per stimare gli impatti del climate change: il suo monitoraggio restituisce riscontri continui sullo stato di salute del Pianeta. Eni e Cnr porteranno all?Istituto Nanotec di Lecce lo studio integrato della criosfera e del permafrost artico, attraverso osservazioni satellitari, modelli numerici e misure in campo. Le attività si concentreranno sulla quantificazione degli impatti diretti dello scongelamento della criosfera e sui processi climatici ad esso legati.
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      Portici: agricoltura a basse emissioni di CO2
      Il territorio costituisce un altro efficace termometro per misurare il benessere del Globo. Il 23% delle emissioni di gas serra antropiche origina dal settore dell?agricoltura e sempre l?agricoltura influenza gran parte della sicurezza alimentare del mondo: il 60% della popolazione globale da essa dipende per il suo sostentamento. Lo studio e la messa a punto di tecniche sempre più efficienti e sostenibili potrebbero rivoluzionare gran parte dei processi agricoli, oggi ancora estremamente energivori. Eni e CNR concentreranno l?attività su questi ambiti nel polo di ricerca agrario di Portici. Il lavoro verterà in particolare sulla decarbonizzazione del settore e sull?impiego della biomassa come materia prima nella produzione di energia attraverso la sintesi e l?utilizzo dei biocarburanti. Lo studio interesserà anche le varie strategie di agricoltura sostenibile che vedono in prima linea la diversificazione delle culture e la bioeconomy, allineate con i findings degll?ultimo Special Report ?Climate Change and Land? ? dell?Intergovermental Panel on Climate Change (IPCC).
      Gela: fusione magnetica a confinamento magnetico
      I consumi di energia primaria sono destinati ad aumentare secondo i più recenti report del settore; l?International Energy Outlook 2019 (IEO19) della Energy Information Administration (EIA) stima un aumento dei consumi globali di energia primaria del 50% entro il 2050, trainato dalla crescita economica dirompente dell?area asiatica non-OECD (Cina ed India in particolare). Questa enorme domanda di energia dovrà essere soddisfatta nel modo più sostenibile possibile. La fusione magnetica potrebbe in un futuro venturo diventare dirimente per la soluzione del problema dell?approvvigionamento energetico. Il centro Eni-CNR ?Ettore Maiorana? a Gela, in sinergia con i centri di competenza nazionale, si occuperà di ricerca d?avanguardia sulle tecnologie necessarie alla fusione magnetica; oggetto degli studi saranno modelli avanzati per il comportamento del plasma ed i magneti superconduttori per il suo confinamento, materiali innovativi per ambiente estremi. Il polo gelese si occuperà anche di trasporto e stoccaggio di potenza elettrica, coordinandosi con altre sedi CNR che già operano nel campo in Sicilia.
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      Metaponto: sostenibilità nella gestione del ciclo dell?acqua
      E? stato inaugurato lo scorso 26 novembre a Metaponto il centro di ricerca congiunto Eni ? CNR dedicato alla promozione di soluzioni e tecnologie innovative per l?efficienza e l?ottimizzazione della gestione delle acque volte ad una corretta valorizzazione delle risorse idriche. In linea con questo obiettivo, i ricercatori Eni e CNR lavoreranno insieme in quello che è destinato a diventare un centro di riferimento per il Mediterraneo per quanto riguarda la ricerca nell?ambito dell?economia circolare, impegnato in particolare nella promozione di soluzioni e tecnologie innovative in grado di aumentare la produttività e l?efficienza dell?uso dell?acqua nel comparto agricolo e di mitigare gli impatti crescenti della siccità nel Mediterraneo. Nel dettaglio, le attività si svilupperanno su tre direttrici progettuali: l?ottimizzazione dell?uso dell?acqua in agricoltura, tecnologie avanzate di riutilizzo di acque urbane e industriali e gestione ottimale delle acque sotterranee costiere e dei rischi di salinizzazione, per un investimento economico di oltre 7 milioni di euro in 5 anni (2019 -2024). Il centro di ricerca congiunto disporrà di laboratori dotati di strumentazioni tecnologiche d?eccellenza e di 2 serre sperimentali e nella fase iniziale prevede l?impegno di 13 ricercatori e tre assegnatari di borse di dottorato dell?Università della Basilicata.
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      Redazione
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      Fonte: Rinnovabili.it

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    • Eni Progetto ISWEC: Energia dal mare nelle acque di Ravenna

      Il progetto pilota Inertial Sea Wave Energy Converter realizzato da Eni con il Politecnico di Torino (PoliTO) e Wave for Energy (spin-off del PoliTO) avvicina al mercato la tecnologia per produrre energia dal mare
      image[CENTER]L?Inertial Sea Wave Energy Converter ? Credit: Eni[/CENTER]
      La sostenibilità per la produzione di energia è diventata nell?ultimo periodo una delle principali driving force che caratterizzano le politiche energetiche delle nazioni, spinta anche dalla crescente sensibilità verso il tema del Climate Change. Per ridurre le emissioni di gas serra, come noto, sarebbe necessaria una transizione energetica senza precedenti che sposti in pochi decenni il baricentro del sistema energetico dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Sole e vento sono al momento le risorse più utilizzate per centrare l?obiettivo; il mare possiede grandi potenzialità, ma è necessario ancora sviluppare una tecnologia in grado di sfruttarlo in maniera efficiente ed economicamente praticabile.
      Energia dal mare: il progetto pilota di Eni al largo di Ravenna
      In quest?ottica, Eni è da alcuni anni in prima fila nella ricerca e nella messa a punto di tecniche per lo sfruttamento dell?energia maremotrice. Dal Marzo di quest?anno, a Ravenna è in funzione un primo progetto pilota, l?Inertial Sea Wave Energy Converter (ISWEC) con capacità nominale di 50 kW. L?impianto si trova nel Mare Adriatico al largo di Ravenna ed è stato realizzato grazie al sodalizio tra Eni e il Politecnico di Torino (PoliTO) e Wave for Energy, uno spin-off del Politecnico di Torino. L?iniziativa rientra in un più ampio piano di collaborazioni tra il gigante energetico e le principali università del Paese, tutte mirate a condividere competenza tecnologica, industriale e commerciale e favorire una concreta integrazione tra mondo accademico ed impresa.
      Il mare è potenzialmente la più grande fonte di energia rinnovabile al mondo: le più recenti stime quantificano in 2.7-3 TW la capacità globale disponibile. Questa enorme quantità di potenza è tuttavia al momento sostanzialmente inutilizzata. L?innovativo sistema targato Eni si presenta come una struttura flottante ancorata al fondale ed è in grado ? attraverso l?effetto inerziale reattivo di un giroscopio ? di convertire il beccheggio oscillatorio dello scafo indotto dal moto delle onde. Questa sorta di ?culla dell?energia? riesce ad adattarsi alle condizioni marine mantenendo una elevata efficienza nel non semplice processo di conversione energetica.
      L?impianto inoltre, è integrato in un sistema ibrido smart grid che include fotovoltaico e batterie di stoccaggio energetico per una generazione contemporanea da solare e moto ondoso unica al mondo.
      Eni insieme a CDP, Fincantieri e Terna per implementare il progetto su scala industriale. Nell?Aprile 2019 è stato poi firmato un accordo non vincolante tra i vertici di Eni, Cassa Depositi e Prestiti, Fincantieri e Terna per lo sviluppo ulteriore e la futura trasformazione di ISWEC in un progetto realizzabile su scala industriale. L?intesa mira ad unire le competenze di ciascuna delle società nei rispettivi ambiti: l?esperienza in campo energetico di Eni, le competenze economico-finanziarie di CDP e il know-how di Fincantieri e Terna in progettazione esecutiva, costruzione e ricerca di soluzioni energetiche sostenibili.
      I termini dell?accordo prevedono una prima fase di studio ed ingegnerizzazione della costruzione partendo dal dispositivo ISWEC; da qui si dovrebbe arrivare alla progettazione e realizzazione (entro il 2020) di un primo sito operativo collegato alle piattaforme estrattive offshore Eni. È prevista parallelamente la valutazione dell?estensione del progetto ad alcuni siti di particolare interesse strategico nel Paese. Un esempio sono le aree marine in prossimità delle isole minori, energeticamente off-grid per definizione. Con l?aiuto di impianti come ISWEC, queste zone ? la cui alimentazione energetica principale spesso è ancora rappresentata da gruppi elettrogeni diesel ? vedrebbero finalmente erogare energia elettrica completamente rinnovabile per soddisfare il loro fabbisogno.
      La buona riuscita del piano con una implementazione industry-wide del progetto pilota ISWEC, potrebbe contribuire alla decarbonizzazione delle attività Oil&Gas offshore di Eni, trasformando piattaforme a fine vita in hub per la produzione sostenibile di energia.
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      Redazione
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      Fonte: Rinnovabili.it

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    • Fotovoltaico organico, l?innovazione nella ricerca Eni

      Dal Centro Ricerca Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara al MIT di Cambridge passando per il finlandese VTT: viaggio lungo strada dell’innovazione per il fotovoltaico organico
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      Leggero, flessibile, economico, personalizzabile e a basso impatto: sulla carta il fotovoltaico organico (Organic PhotoVoltaics – OPV) ha caratteristiche invidiabili. E nonostante l’efficienza di conversione non sia ancora a livello delle tradizionali celle al silicio e delle altre tipologie di fotovoltaico a film sottile, da pochissimo tempo è riuscito a farsi strada nel mercato solare. Al netto dei problemi di resa e stabilità, infatti, la tecnologia organica offre benefici unici che continuano a nutrirne l’appeal anche sul fronte dei costi. Il settore ha messo a punto soluzioni che rendono estremamente semplice ed economica non solo la produzione ma anche il trasporto in zone impervie e l’installazione: lì dove il silicio mostra rigide e pesanti celle nere o blu, il fotovoltaico organico può contare su paste, pellicole, soluzioni liquide o veri e propri inchiostri solari, arrivando in alcuni casi a risparmiare fino al 90 per cento in peso di materiale rispetto la controparte inorganica.
      L’adattabilità e l’alto grado di sperimentabilità rendono oggi questa tecnologia un popolare campo di ricerca. Campo a cui partecipa a pieno titolo anche l’Italia. Il Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara lavora dal 2007 sul solare avanzato in collaborazione con diverse accademie italiane ed estere, incluso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) statunitense. In questi anni il progetto condotto nell’Istituto piemontese – uno dei più prestigiosi centri di ricerca industriale in Europa –ha portato alla realizzazione di innovativi moduli fotovoltaici organici, grazie anche della collaborazione con il VTT Technical Research Centre of Finland, il CNR e numerose università italiane. L’obiettivo? Realizzare pannelli economici e versatili che facilitino da un lato l’integrazione del OPV in edilizia e dall’altro l’elettrificazione di aree remote e difficili da raggiungere.
      Nel Centro ricerche Eni di Novara è appena entrato in produzione un impianto pilota per la stampa di rulli di OPV. Nel caso dell’Organic PhotoVoltaics, infatti, tutti gli strati della cella possono essere prodotti in soluzione ad atmosfera e temperatura ambiente, utilizzando tecniche di stampa roll to roll molto simili a quelle che si usano per le riviste a colori. In altre parole, questa tecnologia non richiede complicate fasi di deposizioni di vapore né particolari condizioni ambientali. Ciò offre dei diretti vantaggi economici ed ambientali e il risultato è un dispositivo flessibile, leggero, robusto e ultrasottile in grado di assumere qualsiasi forma e su cui è possibile progettare disegni illimitati: può essere stampato su sottili rotoli di plastica, che possono piegarsi o curvarsi attorno alle strutture, essere incorporato nei tessuti per indumenti o accessori o applicato sui materiali edilizi per trasformare finestre e facciate di un edificio in centrali solari integrate. Un’altra opzione, su cui sta lavorando il Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente, interessa l’applicazione delle celle polimeriche nella sensoristica di un sistema elettrico, nell’ambito dell’Internet Of Things. La soluzione fa leva su una delle grandi capacità del fotovoltaico organico, ossia quella di riuscire a lavorare anche con la luce diffusa negli ambienti interni, rivelandosi pertanto una funzionale fonte d’alimentazione indoor.
      Gli ultimi trend di settore hanno sfruttato la leggerezza e flessibilità del fotovoltaico organico per realizzare impianti d’emergenza mobili, facilmente trasportabili in quelle aree remote del pianeta senza accesso all’elettricità o in situazioni di emergenza al verificarsi di grandi calamità. In questo filone di ricerca si inserisce anche il lavoro svolto da Alessandra Cominetti presso il Centro piemontese. Cominetti, assieme al suo team, ha perfezionato la tecnologia dei pannelli solari organici (Organic PhotoVoltaics, OPV) applicandola a un sistema gonfiabile.
      Il risultato è una struttura di forma prismatica, dal peso estremamente ridotto e dal facile utilizzo: basta trasportare il kit – inserito in uno zaino – dove necessario, aprirlo per attivare i moduli solari OPV, gonfiarlo con l’aria usando la pompa elettrica alimentata dai moduli stessi e orientarlo nella posizione migliore per la ricezione dei raggi solari e la produzione immediata di elettricità. L’impiego non richiede alcuna preparazione tecnica da parte degli utenti. Inoltre, la struttura gonfiabile è stata concepita per permettere all’impianto di essere ancorato a terra semplicemente inserendo un peso (sassi, sabbia, acqua) nella tasca di cui è dotato oppure, tramite ormeggio, può essere posto sull’acqua a galleggiare. La ricerca sul fotovoltaico organico gonfiabile ha fatto meritare alla scienziata il prestigioso premio dedicato ai giovani innovatori con meno di 35 anni promosso da MIT-Technology Review Italia e dalla Bologna Business School dell’Università di Bologna.
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      Fonte: Rinnovabili.it

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    • Rinnovabili.it presenta Fingreen specialista del Risparmio Energetico in Trentino

      Il marchio Fingreen è una garanzia di qualità e competenza: l?azienda si avvale di oltre 15 anni di lavoro nella strutturazione di impianti e sistemi energetici eco-sostenibili ed ha acquisito il know how necessario ad operare in qualsiasi contesto e necessità, fornendo anche una consulenza finanziaria completa.

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      Fingreen opera prevalentemente in Trentino Alto Adige, ma collabora con molti partner in progetti nazionali. L?azienda offre sempre supporto ed assistenza completa, attenta alle esigenze del cliente, alla sicurezza e alla qualità dei dettagli.

      Risparmio Energetico

      Negli ultimi anni l?azienda ha deciso di specializzarsi nel risparmio energetico. Fingreen fornisce alle strutture già esistenti, tutto il necessario per abbattere i consumi e tagliare concretamente i costi energetici. Fingreen si sta dedicando in particolar modo e con grande successo, all?isolamento degli edifici con il cappotto termico in nanotecnologia, e alla protezione e isolazione dei vetri con il vetrocappotto Killglass.

      Il Cappotto termico è un rivestimento termo-protettivo, pochi millimetri che vengono applicati come una vernice (ma non sono pitture termiche). Nano tecnologie: questa speciale prodotto, è in realtà un mix di microsfere di ceramica che contengono sottovuoto. Questa tecnologia innovativa si attesta come il primo vero rivestimento termico che è possibile applicare con un rullo speciale, spatola o a spruzzo e contribuisce attivamente ad isolare gli ambienti e diminuire gli scambi termici con l?esterno.

      Il Vetrocappotto è un rivestimento avanzato e ultra performante, per vetro e superfici composite. La sua funzione è quella di ridurre i danni della luce del sole e limitare il surriscaldamento degli ambienti: blocca gli ultravioletti (99.9%) e gli infrarossi (90%), mentre riduce il calore sulla superficie fino al 50%. Il vetro cappotto Killglass contribuisce quindi attivamente a ridurre il riscaldamento degli ambienti in cui viene installato, lasciandoli più freschi durante il periodo estivo e preservando dallo sbiadimento e dal deterioramento le componenti esposte alla luce.

      Scopri di più su Fingreen

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      Fonte: Rinnovabili.it

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    • Riciclo batterie: Visione e flessibilità, i segreti del COBAT

      *Come funzione il sistema italiano per la gestione del fine vita di pile, accumulatori, RAEE e moduli fotovoltaici? Lo scopriamo con un viaggio a 360° nel mondo COBAT, il Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo, guidati dal suo Presidente, Giancarlo Morandi. L?intervista di Mauro Spagnolo, direttore di Rinnovabili.it

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      Presidente, il Consorzio che lei rappresenta ha un?attività particolarmente differenziata. Esattamente in quali settori operate?
      Ormai il Cobat ha scelto di essere, nell?ambito dell?economia circolare, un attore a tutto campo. Noi riteniamo importante applicare integralmente il paradigma di questo nuovo approccio al sistema produttivo e quindi vorremmo potenzialmente trattare tutti i materiali che arrivano a fine vita utile recuperando le materie prime di cui sono costituiti o, addirittura, avviandoli a nuova vita per un riuso. In altre parole: attualmente il Cobat non si pone limiti merceologici. E questo anche perché la tipologia di prodotti che, obbligatoriamente, debbono essere riciclati è in continua implementazione. Ad esempio, il primo gennaio 2018 aumenterà ulteriormente l?elenco di categorie merceologiche che obbligatoriamente necessitano di essere raccolte e riciclate, e non sarà l?ultimo passaggio: la Comunità Europea integra periodicamente l?elenco, e l?Italia si adegua.
      Di quali prodotti maggiormente vi occupate?
      Il Consorzio, tradizionalmente, raccoglie e avvia al riciclo ogni tipo di accumulatore elettrico, dalle batterie al nichel-cadmio a quelle al litio, oltre a tutti i tipi di accumulatori da noi denominati ?pile?, cioè quelle dell?uso domestico e delle piccole apparecchiature. Oltre a questa famiglia di accumulatori, ci occupiamo di tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche, dall?asciugacapelli al frullatore, dal televisore al frigorifero e al computer. All?interno di questi prodotti vi sono materie prime importanti e costose, come l?oro, l?argento e il rame che, se vengono recuperate, possono essere di nuovo avviate sul mercato.
      Nel 2018 si concluderà il progetto che avete commissionato al CNR, con il coordinamento del Politecnico di Milano, per la realizzazione di un impianto pilota con il quale sperimentare tecnologie di ultima generazione per il trattamento, ed il recupero, di accumulatori al litio. Di cosa si tratta?
      Mentre per le batterie al piombo, nonostante siano state progettate 150 anni fa, è stato sempre possibile recuperare il piombo, la plastica e l?acido solforico, nelle batterie al litio, ancor oggi e a livello mondiale, non esiste una tecnologia matura e testata su scala industriale che consenta il recupero del prezioso elemento presente nell?accumulatore. Fino ad oggi le piccole batterie al litio che si recuperano dalle nostre apparecchiature elettroniche vengono portate in due grandi impianti in Francia e in Belgio dove vengono bruciate nei forni.
      Noi stiamo studiando, insieme al CNR, un sistema per riuscire a recuperare il litio all?interno della batteria oltre, naturalmente, a tutti gli altri componenti. Siamo al secondo anno di attività e prevediamo, entro il 2018, di realizzare un impianto pilota per testare la nuova tecnologia per il recupero del litio e di altri materiali tra i quali anche il costosissimo cobalto. In particolare il recupero del litio assume una grande importanza in quanto si prevede un?esplosione di questa tipologia di batterie con lo sviluppo del mercato dei veicoli elettrici. L?attuale produzione di litio nel mondo difficilmente riuscirà a far fronte, a lungo, al suo fabbisogno per cui è indispensabile trovare il modo di recuperarlo.
      A proposito delle auto elettriche. Energy storage è un altro vostro progetto che mira a sviluppare la fattibilità del riutilizzo degli accumulatori delle auto elettriche per sistemi di accumulo stazionario. E? davvero possibile immaginare che una batteria da un?autovettura vada a finire in una centrale di accumulo?
      Si tratta di una intuizione che abbiamo condiviso con Enel e Class Onlus per garantire agli automobilisti, che desidereranno acquistare un?auto elettrica, il riutilizzo della loro batteria. Debbo premettere che parliamo di batterie non giunte a fine vita, bensì quelle che hanno perso la potenza necessaria allo spunto richiesto per una autovettura, e che al contempo sono ancora in grado di funzionare per accumulare energia elettrica. Il progetto prevede un sistema di raccolta di queste batterie, di ricondizionamento e di inserimento in impianti ENEL di stoccaggio.
      Intervista integrale su: Rinnovabili.it

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    • Economia circolare: Paolo Tomasi, il CONOU è un modello vincente per l?UE

      Mauro Spagnolo - direttore di Rinnovabili.it - intervista Paolo Tomasi presidente del CONOU, il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, unica realtà nazionale a difendere l?ambiente dal potenziale inquinamento generato dall?olio lubrificante usato.

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      Attualmente in Italia si raccoglie e si avvia al riciclo ben il 98% dell?olio lubrificante usato, con 8 anni di anticipo rispetto ai limiti previsti dalla legge comunitaria. Il CONOU si colloca quindi come capofila e riferimento per tutta l?Unione Europea. Se ho ben capito voi esporterete il vostro modello in altri paesi UE?

      In effetti l?Italia da tempo è considerata un modello per questo tipo di attività. Per prima cosa perché noi abbiamo una tradizione nel settore della raccolta dell?olio lubrificante usato, e della sua rigenerazione. La normativa di riferimento affonda le sue radici nei lontani anni ?40 quando, per problematiche di altra natura, cioè l?autarchia tipica di quel del periodo, si cercava di utilizzare al meglio tutte le materie prime, e tra queste anche i lubrificanti. S?iniziarono a creare, allora, delle aziende attrezzate per fare un trattamento, chiaramente ancora blando, per la rigenerazione di un elemento fino ad allora considerato unicamente un rifiuto. Poi si è immaginato che il sistema potesse essere industrializzato e quindi sia coloro che raccoglievano che quelli che rigeneravano, diventarono sempre più efficienti fino a motivare i grandi investimenti che consentirono di realizzare vere e proprie raffinerie.

      Quali sono queste Aziende?

      Attualmente in Italia ne abbiamo due importanti, la Viscolube e la Ramoil, legate a due tecnologie diverse, ma entrambe molto efficienti e stimolo per tante altre attività che oggi fanno parte della filiera del nostro modello consortile. Si tratta davvero di due eccellenze oggi stimate in tutto il mondo.

      Facciamo un po? di conti. Da quando è nato il Consorzio quanto si è risparmiato in termini di mancata importazione di petrolio?

      Direi che i numeri sono davvero confortanti. Intanto vorrei spiegare come abbiamo fatto il calcolo. Partendo dal presupposto che dal trattamento, oltre all?olio base, si generano anche gasolio e bitumi, abbiamo inserito nella stima la produzione di tutti e tre i prodotti. Si arriva così a determinare un risparmio di tre miliardi di euro nei 35 anni di attività. Oltre a quello economico ci sono poi altri elementi di risparmio: la riduzione di emissione di CO2, la riduzione di occupazione del suolo con altri insediamenti produttivi, la riduzione di greggio importato e, fattore di grande importanza, il risparmio di acqua.

      Qual è l?attuale limite di raccolta dell?olio usato imposto dalla normativa europea?

      In realtà la normativa europea stabilisce degli obiettivi che per noi sarebbero francamente trascurabili in quanto siamo molto più avanti: basti pensare che noi trattiamo circa il 98% dell?olio lubrificante usato raccoglibile.

      Ammesso che ci siano ancora margini di miglioramento per il lavoro del CONOU, cosa chiederebbe di fare, in più o meglio, agli attori del vostro sistema?

      Ai cittadini chiederei di aumentare ancor di più la consapevolezza che stiamo trattano un rifiuto altamente pericoloso e che quindi bisogna evitare il ?fai da te?, cioè il cambio dell?olio, ma affidarlo a chi lo fa di professione. Al Governo chiederei di migliorare una legge imperfetta, frutto di tante manipolazioni che mostrano una comprensione parziale dei reali problemi del settore. Ai produttori di rifiuti chiederei di non miscelare tra di loro le diverse tipologie di oli raccolti, oli che se fossero mantenuti separati, consentirebbero un coefficiente di recuperabilità molto più elevato.

      E? questo lo spazio che dobbiamo ancora recuperare per avere un ulteriore aumento di quella piccola percentuale di rigenerazione che ancora ci manca.

      Intervista integrale: Rinnovabili.it

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    • Rinnovabili ITAE CNR nuovo servizio di TEST Auto Elettriche

      Renault Zoe ha inaugurato il nuovo protocollo sperimentale creato da Rinnovabili.it e ITAE-CNR. Con la collaborazione di ACI Vallelunga, partner logistico, sono state valutate prestazioni, consumi e risparmi dell?auto elettrica

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      Come è possibile orientare le proprie scelte su un prodotto, l?auto elettrica, per molti versi ancora sconosciuto? Quali sono i reali consumi, i costi e le prestazioni dei modelli di e-mobility sul mercato italiano?

      Alla domanda risponde il nuovo protocollo di test per le auto elettriche nato dalla collaborazione fra Rinnovabili.it, il quotidiano sulla sostenibilità ambientale, e l?Istituto di Tecnologie Avanzate per l'Energia del Centro nazione delle Ricerche (ITAE-CNR). Il progetto, che si avvale della collaborazione di ACI Vallelunga, si propone di testare i veicoli elettrici in condizioni di guida reale, fornendo un vero e proprio identikit delle e-car poste sotto esame. Una sorta di carta d?identità che permetta agli utenti di orientarsi verso la nuova offerta ibrida e plug in, avendo a disposizione tutte le informazioni necessarie: dalle prestazioni ai consumi effettivi, dai costi alle possibilità di ricarica sul territorio.

      Parametri necessari per indirizzare i futuri acquisti in un segmento dell?automotive che sta progressivamente acquistando corpo.
      Nonostante siano ancora poche le auto elettriche circolanti sulle strade italiane (in tutto nel 2013 in Italia ne sono state acquistate solo 864 unità) secondo l?analisi di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) entro il 2030 ci si dovrà aspettare un boom di vendite con almeno 10 milioni di veicoli elettrici su strada, di cui la metà concentrati nelle grandi città. Se da un lato il previsto aumento della diffusione sarà merito del fisiologico calo dei costi, dall?altro un elemento decisivo sarà anche il superamento della diffidenza da parte del consumatore. Proprio in questo contesto si pone il nuovo protocollo di test di Rinnovabili.it e ITAE-Cnr, nato con l?obiettivo di colmare il gap di informazioni attraverso un?analisi scientifica e standardizzata di prestazioni e consumi e che sia, allo stesso tempo, puntuale e di facile lettura.

      ?Esiste da parte dei nostri lettori una forte domanda di informazione sulle reali caratteristiche dei veicoli elettrici - commenta Mauro Spagnolo, direttore del quotidiano Rinnovabili.it - E? per questo che abbiamo, in collaborazione con l?autorevole Istituto ITAE-CNR, realizzato un protocollo di test appositamente concepito per diffondere, in modo certificato e indipendente, i dati su questi mezzi. Al progetto partecipa anche un terzo straordinario partner, ACI Vallelunga, che garantisce la logistica dei test?

      Perché realizzare un nuovo test per auto elettriche? Alla domanda risponde Salvatore Freni Direttore di ITAE-CNR ?Una valida e sostenibile strategia di sviluppo dei trasporti che possa da un lato rispondere alla crescente richiesta di movimentazione e dall?altro ridurre l?impatto in ambito urbanistico e territoriale non può non tenere conto delle nuove tecnologie disponibili e dei miglioramenti ottenuti nel campo dei sistemi di accumulo dell?elettricità. Il CNR-ITAE da lungo tempo opera sui sistemi di propulsione elettrici e/o ibridi che risultano essere apparati ideali per le auto di nuove generazione?.

      La prima prova è già stata eseguita con il test della Renault Zoe, la berlina a 5 posti e 100% elettrica, sul circuito del centro guida sicura ACI-SARA di Vallelunga. Il veicolo è stato ?passato ai raggi X? per determinarne prestazioni, dinamica e punti forza e poter fornire una doppia valutazione, dal punto di vista ambientale e da quello economico.

      E sono in programma numerosi altri test di veicoli elettrici ed ibridi con l?intento di fornire, nel tempo, un panorama completo dell?offerta presente sul mercato italiano. Il terreno di prova sarà ovviamente sempre quello di Aci Valleunga
      ?Abbiamo creduto fin da subito - afferma Alfredo Scala, direttore generale di ACI Vallelunga - alla necessità di creare un nuovo e scientifico protocollo di test per i veicoli, soprattutto per quelli dotati delle nuove tecnologie di propulsione elettrica ed ibrida, che ancora più necessitano di essere oggetto di una comunicazione chiara ed efficace per il consumatore. Abbiamo accettato con entusiasmo la proposta di essere partner di organizzazioni così qualificate. Le strutture da noi gestite, quella di Vallelunga e quella che si sta per inaugurare a Milano, il Driving Village, sono ideali per effettuare test tecnici e prestazionali, riuscendo sempre a simulare condizioni stradali e di guida assolutamente in linea con quelle reali. La nostra attività di guida sicura è da anni orientata anche ad una guida attenta all?efficienza e all?impatto in generale, con ormai molte aziende che ci richiedono una formazione ECO & Safe per il proprio personale. E poi siamo già da anni impegnati nella tutela ambientale: l?energia elettrica che consumiamo è integralmente prodotta dai nostri impianti fotovoltaici e l?acqua utilizzata per le prove sul bagnato viene riciclata e depurata?.

      Dopo ogni test, Rinnovabili.it pubblicherà una scheda approfondita in cui verranno riportati gli esami effettuati e risultati conseguiti, le caratteristiche di ricarica e la localizzazione delle stazioni e delle colonnine di e-charger, unitamente alle offerte commerciali e alla Tabella dei risparmi. ?Ci auguriamo ? conclude Spagnolo - che questo nuovo servizio acceleri la diffusione della viabilità elettrica indispensabile per la qualità ambientale delle nostre città?.

      CONSULTA LA SCHEDA RIASSUNTIVA DELLA RENAULT ZOE ALL?INDIRIZZO: http://www.rinnovabili.it/mobilita/test-auto-elettriche-renault-zoe-prova-667/

      GUARDA IL VIDEO DELLA PROVA:

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    • Only in, il climatizzatore ?invisibile? amico dell?ambiente

      Climamio presenta il climatizzatore sostenibile, privo di unità esterna, in grado di rispondere ad alti livelli di efficienza energetica nel rispetto del design degli arredi urbani

      La ricerca nel settore della climatizzazione ha fatto passi da gigante e oggi la divisione R&D di Termal, azienda bolognese leader nel settore della climatizzazione, presenta ?Only in?, il Climatizzatore senza unità esterna che offre le medesime prestazioni di uno split tradizionale.

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      Progettato e realizzato in Italia, il sistema si posiziona ai vertici del settore, in quanto l?utilizzo della tecnologia DC Inverter consente notevoli risparmi energetici, tali da posizionare il prodotto in classe A+ sia in raffrescamento che in riscaldamento.

      Proprio grazie alla tecnologia DC inverter ?Only in? può essere definito un condizionatore ?sostenibile?: il compressore modula la velocità e una temperatura stabile che ottimizza allo stesso tempo i consumi energetici e la rumorosità. Una volta raggiunta la temperatura desiderata, l?apparecchio funziona ad una potenza minima, riducendo in maniera significativa il consumo di energia elettrica.

      Ma non solo, si tratta del climatizzatore monoblocco più silenzioso del mercato, grazie ad attente scelte progettuali e al sapiente uso di materiali insonorizzanti.

      E può anche definirsi ?un climatizzatore invisibile? dal momento che unisce in un solo corpo sia la parte evaporante sia quella condensante, normalmente divise negli split tradizionali. Questo permette l?installazione su tutte le tipologie di immobili, anche dove esistono particolari vincoli condominiali o urbanistici, come accade spesso nei centri storici.
      Gli unici tratti visibili all?esterno saranno due fori di 16 cm di diametro, con le griglie a scomparsa che si aprono solo quando la macchina è in funzione e che possono essere dipinte con i colori della facciata, così da nascondere quasi completamente l?installazione.

      Solo 17 cm di profondità dell?impianto rappresentano proprio quella volontà di non alterare l?estetica degli spazi; un design moderno, essenziale e facilmente integrabile con ogni tipologia di arredamento.
      Ad un alto contenuto tecnologico è abbinato un profondo senso estetico, il prodotto è impreziosito da rifiniture in legno massello, con frassino di serie e ciliegio o acacia a richiesta.

      ?Only in? si conferma dunque come uno dei condizionatori più ?rispettosi?: rispetta il design e la volontà di rispondere ai criteri di basso impatto estetico, rispetta i consumi, rispetta gli spazi e la modalità di utilizzo, trattandosi di una pompa di calore che riscalda d?inverno e raffresca d?estate.

      ?Only in? è disponibile presso i negozi Climamio, Green Shop, il network in Franchising del gruppo Termal. Gli affiliati Climamio Green Shop commercializzano, installano ed assistono i prodotti Mitsubishi Heavy Industries, Hokkaido e Termal.
      Con questo prodotto il Network Climamio completa la propria offerta e si conferma il punto di riferimento della climatizzazione sul mercato, un?azienda da sempre orientata al benessere, al comfort e al risparmio energetico.

      Fonte: Rinnovabili.it

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    • Test Renault Zoe: Come scegliere la nostra futura auto elettrica?

      Come scegliere la nostra futura auto elettrica? Quali sono le effettive prestazioni? E come supportare una scelta che ancor oggi sembra così difficile? Basandoci sull?innovativo Protocollo di Test messo a punto dalla nostra testata e dall?Istituto ITAE-CNR, abbiamo provato per voi l?ammiraglia elettrica della Renault.
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      La consapevolezza di potersi spostare senza inquinare sta crescendo velocemente tra i nostri lettori e tra gli italiani.
      La maturità delle nuove tecnologie di trazione ed il rapido configurarsi dell?offerta, sul mercato nazionale, di numerosi modelli di veicoli a basse emissioni, hanno generato l?esigenza da parte del potenziale utente di dotarsi di elementi di riferimento, e criteri di scelta, verso prodotti ancora parzialmente sconosciuti. Partendo da queste necessità il quotidiano Rinnovabili.it, in collaborazione con due partner prestigiosi, ITAE CNR e ACI VALLELUNGA, ha testato per i suoi lettori la Renault Zoe, prima prova di un progetto di sensibilizzazione dell?opinione pubblica più ampio, per una più rapida e consapevole affermazione sul mercato italiano dei veicoli a basse emissioni.
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      La prova
      Bianca, come la purezza che deriva dalla trazione elettrica, richiamo ad un contatto con l?ambiente che recuperi una dimensione ad impatto zero, quasi zen: Zoe è una berlina tradizionale nelle forme, con dettagli estetici come gli inserti blu delle luci, rivelatori della sua natura ecologica al 100%. Grazie al cambio automatico, la guida è semplice e intuitiva, con la sorprendente risposta in scatto, grazie al picco di coppia subito disponibile grazie al motore elettrico. E con l?ausilio delle indicazioni del cruscotto, si modula lo sforzo sul pedale dell?acceleratore, evitando la zona rossa che indica il massimo dei consumi, e magari anche quella gialla, puntando a tenersi il più possibile all?interno della zona verde, magari scegliendo l?opzione offerta dalla modalità Eco, che interviene a ?tagliare il gas?, mentre in decelerazione il sistema ?Range Optimizer? si incarica di recuperare l?energia in frenata.
      La Zoe rallenta vistosamente quando si toglie il piede dall?acceleratore, più di quanto facciano le auto a carburante fossile: ma una volta capito come funziona la frenata rigenerativa, guidando con attenzione si può quasi evitare di mettere il piede sul pedale del freno che, invece, dissipa l?energia cinetica sotto forma di calore. E, dettaglio finale ma non certo per importanza, Zoe nei test d?omologazione ha ottenuto i massimi punteggi nelle prove di crash test dell?EURO NCAP: le 5 stelle le valgono il gradino più alto del podio in termini di sicurezza non solo fra le vetture elettriche, ma anche fra le auto convenzionali.
      Per scoprire i risultati del test: Rinnovabili.it

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    • Pompe di calore, quanto si risparmia? Te lo spiega Green Termal Systems

      Le pompe di calore sono in grado di abbassare i consumi su riscaldamento e produzione acqua calda. GreenTermal Systems fa il punto su risparmi, incentivi e diffusione tecnologica

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      Nel 2013, le famiglie italiane hanno speso oltre 42 miliardi di euro per l'energia di casa. Su questa spesa incide soprattutto il riscaldamento, dove la principale fonte energetica d?alimentazione degli impianti domestici è il metano, utilizzato da oltre il 70% delle famiglie.

      Il tipo di impianto più diffuso è l?autonomo, sia per riscaldare gli ambienti (lo utilizzano 66 famiglie su 100), sia per l?acqua calda (74 su 100). Altro dato interessante riportato dall?ISTAT è che, mentre la quasi totalità delle famiglie risiede in abitazioni dotate di impianto di riscaldamento degli ambienti e dell?acqua, i sistemi per il raffrescamento risultano meno diffusi; ne sono in possesso solo 3 famiglie su 10. Oggi però è possibile fare molto meglio, sia sul piano economico, sia su quello del servizio, grazie alle pompe di calore.

      Ce ne parla Roberto Carnovali, AD Green Termal Systems, l?azienda del Gruppo Termal, con sede a Milano, che coordina una rete di agenzie a copertura nazionale dedicata alla vendita dei sistemi di climatizzazione altamente tecnologici: VRF a marchio Mitsubishi Heavy Industries, la nota serie KX e le pompe di calore Hydrolution e Q-ton.

      Dottor Carnovali, a che punto siamo in Italia con la diffusione della tecnologia in pompa di calore?

      I sistemi in pompa di calore rappresentano il futuro del risparmio energetico. Si tratta, infatti, di una tecnologia adatta a sostituire il campo di azione delle tradizionali caldaie, diventando il centro di un unico impianto che genera il comfort tutto l?anno all?interno di una casa o di un edificio, consumando mediamente il 50% in meno rispetto alle soluzioni con caldaie a gas.
      La diffusione della pompa di calore in sostituzione della caldaia, crescerà nella misura in cui ci sarà una maggiore consapevolezza dei costruttori edili, orientati maggiormente verso edifici di classe energetica più elevata e quindi verso tutte quelle tecnologie, soprattutto la pompa di calore, che facilitano l'ottenimento della classe A o superiore.

      La pompa di calore riscalda in inverno e raffresca in estate. Un?altra esigenza è la produzione di acqua calda sanitaria. Con quale prodotto GTS affronta questa necessità?

      Green Termal Systems commercializza prodotti Mitsubishi Heavy Industries tecnologicamente molto avanzati, come Hydroution, la pompa di calore aria/acqua con tecnologia inverter per riscaldamento, condizionamento e produzione di acqua calda sanitaria ad alta efficienza energetica, nel pieno rispetto dell?ambiente grazie alla bassa emissione di CO2.
      Hydrolution utilizza energia rinnovabile aerotermica contenuta in atmosfera per produrre acqua sanitaria e riscaldare gli ambienti su sistemi con pavimento radiante, ventilconvettori e persino radiatori. In estate può raffrescare e deumidificare gli ambienti attraverso il medesimo impianto idronico oppure con un sistema parallelo appositamente dedicato.
      Da queste premesse, si comprende come Hydrolution sia praticamente un impianto. È dotata dei componenti circuitali principali necessari per la circolazione dell?acqua, la miscelazione, l?inversione di funzione e di un sistema di controllo e regolazione completo e sofisticato in grado di soddisfare tutte le esigenze.

      In che misura la pompa di calore promette maggiore efficienza e risparmio economico?

      Il vantaggio più evidente nell?uso della pompa di calore deriva dalla sua capacità di fornire più energia (calore) di quella elettrica impiegata per il suo funzionamento in quanto estrae calore gratuito dall?ambiente esterno.
      L?efficienza di una pompa di calore è misurata dal coefficiente di prestazione C.O.P. Più alto è il COP, maggiori sono l?efficienza del sistema ed il risparmio energetico ottenuto. Il COP record fornito da Hydrolution è di 4,27 (a 35° C).
      Il discorso relativo al risparmio economico va fatto in relazione alle normative a cui è possibile accedere per usufruire di sconti e incentivi.
      In particolare la tariffa sperimentale D1 per le pompe di calore entrata in vigore dal 1° luglio 2014, testata in via sperimentale fino a dicembre 2016.
      La Tariffa D1 è destinata agli utenti residenziali che hanno come unico sistema di riscaldamento un impianto a pompa di calore, ed è stata introdotta dall?AEEG al fine di sdoganare la tecnologia delle pompe di calore anche a livello domestico, superando la vecchia tariffa a scaglioni. All?interno del quadro normativo vanno poi considerate le agevolazioni fiscali, con l?Ecobonus del 65%, un incentivo mirato specificamente al risparmio energetico.
      Con questo termine si intendono tutte le iniziative intraprese per ridurre i consumi di energia, sia in termini di energia primaria sia in termini di energia elettrica, adottando stili di vita e modelli di consumo improntati ad un utilizzo più responsabile delle risorse. Vi può accedere qualunque soggetto che sia contribuente IRPEF e IRES e il Conto Termico (DM 28 dicembre 2012), un contributo in conto esercizio che va commisurato ai kW.
      Unità di misura dell'energia elettrica equivalente a 1.000 Wh (wattora), ovvero 1.000 W forniti o richiesti in un'ora.

      Dottor Carnovali, ci può fornire un esempio pratico di quanto è possibile risparmiare passando dalla caldaia a una pompa di calore?

      Certo, posso portare ad esempio l?analisi curata dal Politecnico di Milano, condotta dall?ing. Lorenzo Colasanti (ricercatore presso il PoliMi) e Energy & Strategy Group.
      L?analisi considera come parametri di partenza una villetta monofamiliare per 4 persone; il costo dell?installazione di una caldaia a gas di 1.500 Euro + iva e il costo dell?installazione pompa di calore 10 kW di 7.500 Euro+IVA A questi costi andranno sottratti gli incentivi relativi alla Detrazione Fiscale del 65% o del Contributo Conto Termico.
      I valori cambiano a seconda dell?incentivo che si sceglie e della zona climatica in cui vive il nostro utente tipo. Il Pay-back dell?investimento di questa soluzione è molto interessante ed è quantificabile in 5/6 anni. Lascio a voi immaginare quale può essere il risparmio durante tutto il ciclo di vita dell?impianto.

      Fonte: Rinnovabili.it

      Ufficio stampa Rinnovabili.it
      Stefania Del Bianco
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    • Cosenza Raccolta Differenziata raggiunge il 52% grazie al Conai

      In un solo anno, nel comune calabrese, la raccolta differenziata è arrivata al 52,5 %: un valore ben al di sopra della media nazionale e soprattutto del Mezzogiorno

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      Un conto sono le parole, un altro lo sono i fatti. Ed è con i fatti che nel Comune di Cosenza si è deciso di affrontare la questione dei rifiuti urbani. Più precisamente con un accordo, quello stretto tra la stessa amministrazione e il Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, e che ha condotto in un solo anno a risultati importanti. La città ha portato la raccolta differenzia al 52,2%, un valore che non solo supera di gran lunga quello registrato dal Sud Italia ? valutato in una media di circa il 28,9% secondo l?ultimo rapporto ISPRA ? ma che fa invidia anche alla media nazionale, da cui si distacca di ben 11,9 punti percentuali.

      Il segreto del successo sta in pochi ma fondamentali ingredienti: formazione, informazione, capillarità e gradualità. Ma per capire come questi fattori abbiano determinato in così poco un simile risultato bisogna fare qualche passo indietro.

      Il protocollo d?Intesa tra il Comune di Cosenza e CONAI è stato siglato lo scorso 3 maggio 2013; prima di allora il servizio di raccolta differenziata, gestito dalla società Ecologia Oggi, era strutturato secondo il classico modello a cassonetto stradale, con risultati, in questo caso, ben al di sotto degli obiettivi minimi fissati dalla normativa nazionale e regionale. Il nuovo accordo introdotto, invece la modalità porta a porta: dal 10 luglio dello stesso anno, in modo graduale e attraverso la suddivisione in zone, il comune ha dato via alla fase operativa previa formazione di tutto il personale di servizio. Questo ha comportato un coinvolgimento pieno della cittadinanza, non solo attraverso la distribuzione dei Kit alle utenze domestiche ma anche e soprattutto tramite l?attività formativa effettuata all?interno di alcuni istituti scolastici

      ?Dopo un anno di attività, grazie alla proficua collaborazione con il Comune - ha commentato Roberto De Santis, Presidente CONAI - possiamo dire di essere andati oltre le reciproche aspettative: Cosenza è tra le città più virtuose del Sud. Siamo convinti che questa positiva esperienza possa servire da esempio anche per altre comunità calabresi, in una Regione che vive, sul fronte dei rifiuti urbani, una situazione molto critica [?] Si tratta ora di consolidare e migliorare i risultati raggiunti a Cosenza: CONAI conferma il suo impegno a tal fine?.

      E nell?ottimo trend dimostrato, il mese di febbraio 2014 spicca ancora di più grazie al picco di raccolta differenziata raggiunto (circa il 60%), che come spiega Mario Occhiuto, Sindaco di Cosenza, va considerato un ?risultato storico?. ? Grazie alla determinazione dell?Amministrazione municipale e al prezioso supporto di Conai, il capoluogo bruzio può oggi equipararsi a Comuni del Settentrione dove le buone pratiche urbane sono una realtà consolidata da più anni. Ciò vuol dire che le grandi sfide di civiltà possono essere vinte anche sul nostro territorio?, aggiunge Occhiuto.

      Al fine di ottimizzare le modalità di raccolta e di raggiungere e superare l?obiettivo del 65% previsto dalla legge (testo unico ambientale D.Lgs 152/2006 s.m.i.), si vuole sperimentare la cosiddetta ?Zona Franca? l?applicazione dello stesso modello di raccolta presente sul resto della città con l?aggiunta di un sistema che consenta di misurare i conferimenti da parte delle utenze e premiare le stesse in base al numero di conferimenti corretti effettuati.

      L?obiettivo è ora migliorare ulteriormente il dato ed entrare di diritto nella rosa dei 1300 comuni italiano che già oggi dimostrano di aver superato il 65% di differenziata finalizzata al riciclaggio.

      Fonte: Rinnovabili.it

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      Stefania Del Bianco
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    • Climatizzazione Ambiente, intervista di Rinnovabili.it a Giuseppe Celano

      La tecnologia sposa la green economy. Ce ne parla Giuseppe Celano ? AD di Climamio ? illustrando i vantaggi e le potenzialità del settore della climatizzazione a basso impatto ambientale

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      (Rinnovabili.it) ? In un anno che già si presentava difficile, l?estate piovosa non ha certo favorito il mercato della climatizzazione ma, nonostante i dati di vendita siano poco esaltanti, ci sono ancora delle realtà aziendali che continuano ad investire, promuovendo nuovi canali di vendita.
      Lo sta facendo il gruppo Termal, distributore ufficiale dei climatizzatori Mitsubishi Heavy Industries, che già dalla fine degli anni ?90 ha deciso di portare il clima all?interno di negozi specializzati, con il brand Climamio.

      Attiva da trent?anni, con sede centrale a Bologna, ma con un raggio d?azione sui mercati internazionali, Termal ha da sempre offerto prodotti per la climatizzazione ad alto contenuto tecnologico. Il mercato di riferimento iniziale è stato esclusivamente quello tradizionale dei grossisti e degli installatori, dove il cliente quasi sempre si trova il prodotto installato in casa senza aver potuto partecipare alla scelta della marca o del modello. Climamio ha pensato di porre fine a questo limite e ha deciso di investire in una rete in franchising con ampi spazi di vetrina, che permetta al consumatore di ?toccare con mano? la scelta e le offerte di condizionatori, verso cui viene indirizzato dal personale specializzato. Il network, attualmente costituito da 33 punti vendita, grazie anche ad una attenta politica di marketing è riuscito a imporre in pochi anni sul mercato la propria filosofia di vendita; una rete solida e ramificata, composta da specialisti della climatizzazione con esperienze di installazioni evolute.

      • Quali sono i motivi di questa scelta controcorrente? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Celano ? AD Climamio.
        Siamo partiti con l?obiettivo di creare una rete di Clienti /Affiliati orientata al consumatore finale, in grado di identificarsi quale consulente impiantistico. Noi vogliamo creare un rapporto professionale, diretto e di fiducia, in modo che l?utente finale riesca facilmente ad orientarsi tra le tante offerte e normative di settore. Inoltre, seguiamo il consumatore e il prodotto anche dopo l?installazione offrendo manutenzione programmata e assistenza qualificata.

      • Come si diventa un Affiliato Climamio e quali vantaggi comporta?
        Per entrare nel nostro circuito bisogna essere interessati alla Green Economy e avere a cuore lo sviluppo del proprio territorio, avvicinandosi così alla mission della nostra azienda, alla nostra storia e i nostri marchi.
        Puntiamo a garantire un supporto completo sia in fase di pre-apertura sia in fase di lancio delle attività, garantendo assistenza anche per la formazione di installatori di condizionatori e del personale di vendita, assicurando che siano sempre al passo coi tempi.

      • Che ruolo ha Il rispetto dell?ambiente nei vostri programmi di sviluppo?
        Intendiamo operare sempre di più in una logica Green, con prodotti rivolti al risparmio energetico, per cui alla climatizzazione abbiamo affiancato sistemi per la produzione di acqua calda sanitaria in pompa di calore, proponendo una vasta gamma di prodotti a marchio Mitsubishi Heavy Industries, Hokkaido e Termal, in grado di soddisfare tutte le esigenze dei clienti finali.

      • Quali sono le ragioni per le quali un utente dovrebbe scegliere proprio voi?
        Per ottenere la fiducia dei nostri partner curiamo la scelta della location e le campagne pubblicitarie, perché vogliamo essere consulenti prima che venditori, riservando particolare attenzione al web. Oggi la fase di acquisto di molti prodotti si verifica on line e sul nostro sito si possono trovare informazioni sugli affiliati, sui prodotti, sulle normative e sui vantaggi fiscali.

      • Ci sono segreti particolari nel vostro lavoro?
        Nessun segreto, abbiamo preso le famose quattro ?p? del marketing mix, abbiamo aggiunto un po? di creatività, una bella dose di servizio al cliente, tanto impegno e abbiamo shakerato con cura.

      Fonte: Rinnovabili.it

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    • Mauro Spagnolo: Nasce Obiettivo 2.0 il periodico del CNI realizzato da Rinnovabili.it

      Prende il via, con il lancio del primo numero, il nuovo mensile di informazione tecnico-ambientale prodotto da Rinnovabili.it, in co-branding con il Consiglio Nazionale degli Ingegneri.

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      Roma – Nasce dall’accordo firmato tra Rinnovabili.it, il quotidiano sulla sostenibilità ambientale diretto da Mauro Spagnolo, e il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), “Obiettivo 2.0”, il nuovo periodico d’informazione dedicato ai temi dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo nel campo dell’energia e della sostenibilità ambientale. Un media che da oggi in poi raggiungerà, con cadenza mensile, tutti gli ingegneri italiani iscritti agli Ordini provinciali per offrire un servizio puntuale e dinamico sulle tematiche legate alla sostenibilità nell’edilizia e negli ambienti urbani. Smart grid, green building, fonti rinnovabili, ma anche mobilità sostenibile, tecnologie ambientali, applicazioni ITC e internet of things: queste i temi che costituiranno il cuore del nuovo servizio in co-branding tra Rinnovabili.it e CNI e che di volta in volta darà spazio a focus tecnologici, dailynews, aggiornamenti normativi e ultimissime dal mondo dell’innovazione verde.

      “Obiettivo 2.0” è frutto dell’accordo stipulato nel luglio scorso tra il quotidiano Rinnovabili.it e il CNI con il proposito di creare un vero e proprio nuovo media in grado di veicolare la cultura della sostenibilità in tutte le sue declinazioni. Proposito che è da sempre alla base della mission di Rinnovabili.it. Nata nel 2006, infatti, la testata giornalistica ha come obiettivo quello di presidiare a 360° tutti i settori che gravitano intorno alla sostenibilità ambientale e alla qualità della vita dei cittadini, con particolare attenzione a quelli inerenti le energie rinnovabili ed il risparmio energetico.

      “In un momento in cui il ruolo dell’innovazione tecnologica diventa sempre più centrale per affrontare positivamente le grandi sfide sulla sostenibilità, la gestione del territorio, la mobilità, i nuovi modelli intelligenti di generazione energetica distribuita, – afferma Mauro Spagnolo, direttore di Rinnovabili.it – abbiamo ritenuto utile concepire, in stretta collaborazione con il CNI, un nuovo strumento informativo, e di aggiornamento professionale, sui principali temi green. Strumento espressamente dedicato agli ingegneri italiani. Sono loro, infatti – continua Spagnolo – i maggiori interpreti del cambiamento epocale che sta vivendo la nostra società nella ricerca di nuovi modelli di sviluppo sostenibile. Ci lanciamo quindi con grande entusiasmo in questa nuova avventura, con l’energia di sempre. Vorrei espressamente ringraziare, per la sensibilità manifestata, il Presidente del CNI ing. Armando Zambrano e, in particolar modo, l’ing. Gaetano Fede, Responsabile area Energia e Consigliere del CNI, che insieme a noi ha immaginato e sostenuto il progetto”.
      Auguri da tutta la redazione al nuovo nato, il mensile Obiettivo 2.0”

      Rinnovabili.it – Il quotidiano web della sostenibilità, dell’efficienza energetica e dell’uso delle fonti rinnovabili. Ogni giorno fornisce un attento servizio informativo dalle più autorevoli fonti nazionali ed internazionali, oltre che commenti e inchieste di grandi firme del giornalismo e del mondo scientifico Italiano. Appena rinnovato nella veste grafica, nei contenuti e nella multimedialità, il quotidiano è suddiviso in 12 sezioni tematiche (Ambiente, Energia, GreenBuilding, SmartCity, Mobilità, Ecodesign, Re-Auto, Innovazione, Cultura, GreenEconomy, Econormativa ed Eventi) oltre a 16 Blog monografici e 3 newsletter settimanali.

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