@introw said:
C'è chi si abbona ai feed RSS e chi diventa follower su Twitter...
Ok, ma parlando di vile denaro, hai avuto modo di verificare un ritorno economico di questa attività? Tipo, incremento significativo di vendite sul tuo e-commerce?
@introw said:
C'è chi si abbona ai feed RSS e chi diventa follower su Twitter...
Ok, ma parlando di vile denaro, hai avuto modo di verificare un ritorno economico di questa attività? Tipo, incremento significativo di vendite sul tuo e-commerce?
@mirkoagrati said:
ma se io dovessi fare una statistica o rilevamento del genere su un mio prodotto mi affiderei a piattaforme ben più conosciute.
Ciao Mirko, scusa ma esattamente a cosa ti riferisci con "piattaforme ben più conosciute"? Intendi dire vendere tramite ebay o siti tipo e-price o simili?
Perchè in tal caso, non credi che si correrebbe il rischio (soprattutto per testare un prodotto nuovo, e dunque non conosciuto) di essere "annegati" in una moltitudine di altri prodotti a catalogo?
@Tomcat said:
...la permanenza nelle prime posizioni nelle SERP è determinata da tutta una serie di fattori che hanno a che fare con anzianità del dominio, pertinenza delle descrizioni dei prodotti, page trust, linkbacks, etc, etc.
Ammetto di avere conoscenze minime su questi argomenti, dunque non posso che fidarmi della tua valutazione.
Permettimi una precisazione però. Come discorso generale sul mondo e-commerce sono assolutamente d'accordo con la tua risposta. In questo caso specifico, tuttavia, il posizionamento potrebbe avere un'importanza inferiore.
A mio parere il fattore critico di successo di una campagna di "web temporary marketing" potrebbe essere la sinergia con una comunicazione off-line dell'azienda che ha esposto i propri prodotti nel negozio virtuale, oppure sì il posizionamento, ma strettamente legato a termini riconducibili al brand o ai prodotti messi in vendita.
@Tomcat said:
...a proposito di temporary shop, che già il concetto stesso di un negozio temporaneo è un po' una contraddizione in termini a mio avviso. Il fatto di essere temporary infatti si sposa male anzi malissimo col branding, con il seo e con tutto ciò che riguarda in modo più esteso il web marketing.
Tomcat sinceramente sono piuttosto in disaccordo con questa opinione. A mio modo di vedere il concetto di temporary shop può essere un elemento aggiuntivo del marketing mix di un brand. Sfruttando l'eccezionalità del negozio a termine è possibile "creare l'evento" mediatico e fruire dunque della pubblicità (gratuita) derivante da articoli/blog/etc. In altre parole è come se fosse una campagna pubblicitaria molto specifica e particolare.
All'interno del negozio temporaneo potrebbe poi essere venduto, ad esempio, un nuovo prodotto in anteprima o un prodotto esistente in edizione limitata.
Per quanto riguarda nello specifico la versione online offerta da webtemporaryshop.com immagino che l'obiettivo dei gestori del sito sia quello di creare fedeltà al sito piuttosto che a una determinata categoria di prodotto (e mi ricollego quindi anche alle osservazioni sollevate da exaurus). Ovvero: creo un sito dove ogni giorno c'è un solo prodotto in vetrina, il mio target sono tutte quelle persone in cerca di un'idea regalo, e il mio obiettivo sarà quello di essere il primo sito che viene in mente da visitare. Se poi il prodotto del giorno non piace, uno si rivolgerà ad altri siti con una "ricerca tradizionale". Un po' il concetto del bottone "Mi sento fortunato" nella home di Google.
Attendo le vostre repliche.
Ciao a tutti, oggi sono venuto a conoscenza di un temporary shop online: webtemporaryshop.com
Leggendo la presentazione del progetto, se ho capito bene, la dinamica è la seguente: un'azienda ha a disposizione una piattaforma e-commerce per mettere in vetrina i propri prodotti, ma solo se in quantità limitate e per un tempo predefinito.
Ai tempi dell'università avevo sentito parlare dei temporary store "fisici", anche a Milano so che alcune grossi brand ne hanno aperti (Nivea e Barilla per esempio). Veniva però enfatizzato maggiormente l'aspetto di comunicazione, più che di vendita, legato all'apertura di un negozio a tempo.
Personalmente la trovo un'idea interessante e originale da sfruttare sia in termini di viral marketing (blog e social network), sia come canale aggiuntivo per vendite online. Allo stesso tempo nutro anche alcuni dubbi sulla probabile difficoltà di generare un traffico costante avendo un'offerta di prodotti molto eterogenea.
Voi cosa ne pensate?
Un commento sui suggerimenti di cercare pubblicità via radio: a mio modo di vedere è inutile.
Credo che la radio sia il media meno adatto per pubblicizzare un sito web. Probabilità di errori di comprensione dell'url, spesso impossibilità di scrivere l'indirizzo quando si ascolta (e dunque rischio di dimenticarselo)...insomma, davvero poco efficace!
Per darvi un esempio, un mio amico è stato intervistato su Radio Deejay (trasmesso intorno alle 21 di sera) per un particolare progetto e-commerce che ha inventato e il risultato è stato appena intorno alle 1000 visite.
Qualcuno ha fatto esperienze legate all'utilizzo di Twitter in ottica aziendale?
Intendo un uso specifico per promuovere in qualche modo brand o prodotti?
Mi interesserebbe molto capire quale possa essere l'opportunità (per chi lavora nel marketing) di questo social network in forte espansione in Italia.
Saluti.
Ho lavorato a un progetto di social networking per l'azienda presso cui lavoro (settore moda). Per come abbiamo affrontato l'argomento, facebook è indubbiamente la community principale su cui puntare, però deve essere vista più come una vetrina per dirottare potenziali clienti sull' e-commerce aziendale.
A livello di database clienti quello che conta è avere persone registrate (anche se non hanno fatto acquisti), che in prospettiva valgono molto di più che "amici" su facebook.