Ciao ragazzi, vorrei fare alcune precisazioni in merito a quanto discusso finora, tra l'altro ho trovato alcuni spunti emersi davvero interessanti. Io sono uno Psicologo e mi occupo sia di Clinica (il Burnout è un contesto clinico) che di Comunicazione e Marketing.
La Psicologia del Lavoro (una grande categoria diciamo) si occupa proprio di tutto ciò, intersecandosi per ovvi motivi nei campi che ho appena citato. Occorre fare un attimo attenzione al concetto di Burnout, esso non è il sovraccarico da lavoro, lo stress derivante o altro, il Burnout è un esaurimento emotivo dovuto ad un lavoro usurante in termini di "relazione" con gli altri.
Sono quindi soggette a Burnout tutte quelle persone che svolgono lavori a stretto contatto quotidiano ed incessante con altre persone (ad es. insegnanti, psicologi, assistenti sociali, mamme ecc.). Ultimamente si è infatti allargato lo spettro includendo le forze dell'Ordine, i pompieri (tutti a causa dell'impatto emotivo del loro lavoro) fino a ciò che riguarda questo forum più da vicino: Manager, Account e tutti quei professionisti che si relazionano necessariamente con qualcuno continuamente in determinate condizioni.
Pertanto lo Stress/Sovraccarico è una concausa del Burnout, quest'ultimo riguarda più precisamente un lavoro che vi "spreme" a livello empatico-relazionale.
Infatti gli spunti emersi riguardano più il Time Management ed il "normale" stress derivante, piuttosto che un esaurimento nervoso dove non si sopporterebbero più i clienti o altre persone. Il Burnout vero e proprio, secondo alcune ricerche, è persino assimilabile alla depressione, perchè porta con sè sintomi alienanti, ansiosi, depersonalizzazione e perdita di interesse sia nel lavoro che nel contesto famigliare (a proposito appunto di quelle 4 fasi su Wikipedia).
La prima, preparatoria, è quella dell'"entusiasmo idealistico" che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale. Nella seconda ("stagnazione") il soggetto, sottoposto a carichi di lavoro e di stress eccessivi, inizia a rendersi conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa. L'entusiasmo, l'interesse ed il senso di gratificazione legati alla professione iniziano a diminuire. Nella terza fase ("frustrazione") il soggetto affetto da burnout avverte sentimenti di inutilità, di inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato; spesso tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall'ambiente lavorativo, ed eventualmente atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stesso. Nel corso della quarta fase ("apatia") l'interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono completamente e all'empatia subentra l'indifferenza, fino ad una vera e propria "morte professionale".Negli operatori sanitari, la sindrome si manifesta generalmente seguendo quattro fasi.
Tra l'altro il Burnout non è considerato un problema "individuale" ma di contesto, quindi del lavoro in sè: si risolve migliorando il lavoro laddove presenta dei problemi (alcuni hanno infatti correttamente parlato della chiarezza dei ruoli ad esempio) che fanno pressione sui lavoratori. Immaginate un dipende di azienda che non si vede mai riconosciuto il valore del proprio lavoro, che non conosce bene i confini dello stesso e dei ruoli presenti, che deve lottare con i propri colleghi per ogni attività, ebbene qui può scattare il Burnout perchè c'è un grosso problema relazionale in termini di "giustizia sociale" all'interno del proprio mondo lavorativo. Le Family Business sono fra le più colpite proprio perchè esiste un rapporto famigliare prima che lavorativo.
Lo Stress Lavoro-Correlato, fra le varie possibilità, concerne invece anche alle richieste di lavoro che eccedono le risorse disponibili di ogni persona. Se a questo tipo di stress si unisse un farsi carico eccessivo a livello empatico di persone alle quali "badiamo" allora ci sarebbe il rischio di Burnout, cioè di bruciarsi perchè esaurite tutte le risorse!
L'articolo postato da Giorgio (sugli effetti negativi del lavoro a livello mondiale) afferisce proprio a queste persone, cioè a coloro che a causa di una eccessiva produttività stressogena hanno compromesso tutta la propria sfera di vita relazionale arrivando al Burnout.
Ho letto fra i vari commenti qui molte strategie utili e consolidate che offrono la possibilità di prevenire ogni di tipo di stress, basta infatti darsi delle "sane" regole oltre a dividere il lavoro in piccoli obiettivi raggiungibili (una tecnica mutuata dalla Psicoterapia Strategica).
Stress: usare la tecnica del pomodoro, cioè assegnarsi di completare dei task semplici in un tempo prestabilito di 25-30 minuti; quando finisce, imporsi di alzarsi, sgranchirsi, guardare altrove se si sta leggendo o lavorando al computer, quindi risedersi dopo 2-3 minuti; dopo 4-5 "cicli" del genere, prendere una macro pausa di 10-15 minuti. (Utilissima anche l'App Todoist.)
Quest'altra tecnica quassù viene pure dalla Psicoterapia: deriva dalla tecnica del Blocco dello Studio. Serve specialmente in casi di bassa produttività, cioè quando non riusciamo a portar a termine un compito (ad es. studiare per un esame appunto).
Una persona è così tenuta a stare al tavolo di lavoro (o studio) per un tempo fissato (solitamente 30 minuti o 1 ora) entro il quale può lavorare/studiare o anche fare altro (che non sia il lavoro) ma sempre seduto al tavolo. A tempo concluso potrà fare qualsiasi altra cosa ma non risedersi a lavorare o studiare, si ha solo quel tempo giornaliero dedicato al compito. Ciò serve per motivare le persone ad iniziare, proseguire, concludere il da farsi. Chiaramente la versione "agricola" in salsa di pomodoro è spesso modificata in base alle esigenze lavorative contestuali. In questo caso è mixata proprio con la scomposizione in piccoli step di cui sopra.
Quindi ricapitolando: lo Stress/Sovraccarico non è il Burnout (come rispondere ai troppi messaggi, alle mail, finire progetti nei tempi ecc.), il Burnout è quando è presente una relazione disfunzionale che in quanto tale richiede più energie di quante ne possediamo.
Quanto scritto nei primi commenti è un perfetto ultimo esempio di rischio Burnout in toto:
Il mio problema principale è non riuscire a organizzare il monte orario per i clienti, per cui spesso faccio decisamente di più di quanto pattuito.
Spesso i clienti notano questa mia tendenza, e premono molto sulla mia gentilezza a risolvere i loro problemi, anche se questi non fanno parte del contratto pattuito.
Sto già cercando di risolvere... ma non è facile, perché c'è bisogno di tenere un carattere molto diverso da parte mia
In questo caso il lavoro così come è stato "costruito" (con appunto delle concessioni ai clienti) presenta una relazione disfunzionale contestuale.
In conclusione c'è il troppo lavoro o la troppa relazione (che negli operatori sanitari coincide con il troppo lavoro) e se si hanno entrambi c'è il Burnout.
Spero di aver fornito anche io qualche spunto interessante, un saluto a tutti!