ti ringrazio davvero per la trafila di risposte....
gentilissimo davvero...in caso di bisogno quindi, abusero' nuovamente...
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gentilissimo davvero...in caso di bisogno quindi, abusero' nuovamente...
ma nn riesco a capire perché l'iva sia al venti invece che al dieci...
la dicitura intendi forse questa? (la fattura l'hanno fatta direttamente loro nn io...)
Scelto il forfettino.
questa la fattura..perché l'iva é ancora al 20?
Onorari e spese
? 1.000,00
Totale competenze
? 1.000,00 4% rivalsa INPS su competenze
? 40,00
Totale imponibile I.V.A.
? 1.040,00 I.V.A. 20%
? 208,00
TOTALE DA VERSARE
? 1.248,00
ma quindi secondo voi mi conviene iniziare con il forfettino? perché mi converrebbe?
giuro é l'ultima domanda...
M
il rapporto é totalmente regolato dalla normativa giuridica e fiscale dello stato italiano...
ma nn capisco perché mi venga da taluni consigliato di applicare il regime ordinario e di non sprecare il forfettino fino a quando il mio reddito mensile nn superi una soglia di 15000 euri (netti o lordi poi?)....
se io cominciassi con l'ordinario potrei poi tranquillamente passare al forfettino?
per la cassa forense é troppo presto (devo aspettare fino a marzo per completare un anno di pratica)...dunque mi sa che mi tocca l'inps (che significa che nella fattura devo indicare il 4 %?)....
grazie ancora se potete
Buongiorno,
mi presento sono Mat, laureato in giurisprudenza e fresco iscritto al registro dei praticanti.
Apro una discussione specifica in ragione della mia particolare situazione professionale.
Da un mese ho iniziato a collaborare stabilmente nella sede estera di uno studio legale italiano; nel frattempo saltuariamente rientro in Italia per svolgere le incombenze relative alla pratica forense in un altro studio legale che non ha alcun collegamento con lo studio ove lavoro all'estero.
Per la retribuzione della collaborazione svolta presso lo studio estero mi é stato pressantemente richiesto di aprire una partita iva. Il mio problema é che non so quanto davvero mi convenga fare la detta iscrizione.
Dalla sede centrale italiana mi consigliano di utilizzare il forfettino); altri mi suggeriscono invece che posso rientrare sotto il tetto dei contribuenti minimi. Non so dunque quale soluzione scegliere e non ho capito se devo inserire la scelta già nella dichiarazione di inizio attività da inviare all'agenzia delle entrate.
La mia situazione retributiva per il momento é 1000 euro al mese + IVA meno la ritenuta d'acconto (qualsiasi cosa significhi)...quindi di netto, non per essere venale ma solo per capire e fare due calcoli, a me cosa viene in tasca?
Vi ringrazio in anticipo per consigli e dritte che saprete darmi
Buongiorno,
mi presento sono Mat, laureato in giurisprudenza e fresco iscritto al registro dei praticanti.
Apro una discussione specifica in ragione della mia particolare situazione professionale.
Da un mese ho iniziato a collaborare stabilmente nella sede estera di uno studio legale italiano; nel frattempo saltuariamente rientro in Italia per svolgere le incombenze relative alla pratica forense in un altro studio legale che non ha alcun collegamento con lo studio ove lavoro all'estero.
Per la retribuzione della collaborazione svolta presso lo studio estero mi é stato pressantemente richiesto di aprire una partita IVA. Il mio problema é che non so quanto davvero mi convenga fare la detta iscrizione.
Dalla sede centrale italiana mi consigliano di utilizzare il regime agevolato (il forfettino); altri mi suggeriscono invece che posso rientrare sotto il tetto dei contribuenti minimi. Non so dunque quale soluzione scegliere e non ho capito se devo inserire la scelta già nella dichiarazione di inizio attività da inviare all'agenzia delle entrate.
La mia situazione retributiva per il momento é 1000 euro al mese + IVA meno la ritenuta d'acconto (qualsiasi cosa significhi)...quindi di netto, non per essere venale ma solo per capire e fare due calcoli, a me cosa viene in tasca?
Vi ringrazio in anticipo per consigli e dritte che saprete darmi