Il dissenso era in particolare, su una piccolezza nell'esposizione.
L'art. 73, infatti non prevede un compenso per l'uso delle musiche in determinate situazioni ma prevede un compenso per l'uso "del disco" (del supporto fonografico cioè, quello fisico) o analoghi del disco.
La musica, in quanto opera è un diritto dell'autore e viene assolto attraverso il cosidetto "Permesso SIAE", l'uso del disco su cui sono registrate quelle musiche è un compenso compreso nei proventi derivanti dal quel permesso SIAE (il permesso per pubblica esecuzione, ad esempio), è appunto un connesso al diritto d'autore.
Viene (dovrebbe) incassato dalla SIAE e dato ai produttori i quali lo ripartiscono anche verso interpreti/esecutori (IMAIE) che hanno partecipato alla registrazione.
La misura del compenso è stabilito da un DPCM del 1975 che lo fissa, salvo accordi diversi tra le parti, non oltre il 2% dell'incasso. Come hai, del resto, ben sottolineato.
Da anni e senza sapere il motivo, la SIAE non sta incassando quel diritto, si è perciò venuta a creare una strana situazione che ha visto molte persone denunciate (poi assolte) per una non ben definita "evasione del diritto connesso". Ma questo è altro discorso.
NOn sarebbe la prima volta e ho paura non sarà l'ultima che la SIAE sbaglia e poi corregge, credo visto che la "regolarizzazione" nei confronti della legge, attiene a funzioni istituzionali della SIAE, non ci sia possibilità di risarcimento danni. Per cosa poi, chi era in fallo era, ahimé il nostro amico.
se ipotizziamo che l'utente sia stato regolarizzato, suo malgrado, attraverso una licenza di "multimedialità" anziché di "comunicazione" o non si sia considerato il diritto di "sincronizzazione" ed anche, vista la natura commerciale degli "spot", forse il diritto morale... beh, il mio timore è che è meglio tenere buono l'errore e la correzione piuttosto che scuotere l'albero senza sapere quali frutti possano cadere.