Mi pareva di essere stato chiaro, se non è così me ne scuso. Allora la situazione è la seguente:

L'ingiuria non è più reato e quindi non è più possibile richiederne la punizione allo Stato tramite un processo penale, bisogna "fare da sé". È possibile avviare una causa civile, solitamente dinanzi al giudice di pace civile, in cui si richiede il risarcimento del danno subito dall'ingiuria; il giudice, se riterrà sussistente il fatto, liquiderà un risarcimento e imporrà all'jngiuriatore di versare una somma anche allo Stato, come una multa per divieto di sosta. Assieme a ciò il soccombente deve anche rifondere le spese legali di chi ha fatto causa, che fino a quel momento deve anticiparle di tasca sua.
2-bis) Il giudice di Pace ha funzione conciliativa ed è molto possibile che l'intera vicenda si concluda con un semplice accordo privato fra avvocati e la rinuncia ad una azione giudiziaria vera e propria. Darò per scontato che ciò non avvenga ma in realtà avviene comunissimamente, a nessuno piace stare sotto causa, ci si viene incontro e ci si accorda senza scomodare i giudici. È quindi necessario da parte dell'offeso dimostrare sia l'offesa, sia la paternità dell'offeso da parte del convenuto (cioè della persona che viene citata a giudizio) e sia l'entità del danno. Tutto ciò viene svolto dall'avvocato difensore; se il danno si ritiene sotto i 1100€ è tecnicamente possibile rappresentarsi da soli ma è fortemente sconsigliato. Non è il caso di spiegare tecnicamente come avviene, comunque non serve presentare querela, ma ripeto eventualmente se la sbriga il legale. Il diritto di chiedere giustizia è assoluto: tutti possono chiedere ad un giudice civile di "fare giustizia" su un caso della vita, il problema è se ne vale la pena. Nel caso dell'ingiuria, il "valere la pena" di solito è legato all'entità del danno. È chiaro che essere mandati a quel paese (specialmente se uno se lo merita) in una conversazione privata, senza altri risvolti, implica un risarcimento modestissimo (diciamo 500 euro) perché il danno consiste unicamente nel proprio scorno. Caso diverso se magari l'insulto è stato plateale o in pubblico, ad esempio ho sentito di un tale insultato il giorno delle sue nozze davanti a tutti gli invitati, o se ha arrecato particolari danni economici dimostrabili: ad esempio se a causa di una sfuriata un imprenditore ha perso dei clienti. In questo caso il risarcimento si alza, come anche se è rivolto a una persona particolarmente vulnerabile che ne subisce un danno psicologico. È importante aggiungere che qualora vi siano state minacce, come sovente avviene, queste sono ancora reato e si può sporgere querela. Non c'è bisogno di chiedere di vedere "giurisprudenza" in quanto si tratta di un caso molto semplice e basilare, come tendenzialmente sono quelli di competenza del giudice di pace, essendo appunto una banale citazione per danni. Stando così le cose, se l'offesa non ha avuto ripercussioni dimostrabili, orientativamente direi di lasciar perdere. In altra ipotesi, devi rivolgerti ad un avvocato onesto e competente che ti dica com'è meglio procedere. È un consiglio vago ma del resto senza conoscere la questione non se ne può dare uno diverso. Un consiglio non andare dagli avvocati pensando di insegnare loro il mestiere, sbandierando leggi e sentenze che hai letto su Internet: non apprezzano. Fidati del professionista che sceglierai... se riterrai il caso di farlo, cosa che devi valutare bene.