Sa, sa, prova... Come funziona 'sto coso?
Non c'è nulla da fare, ogni volta che ci si ritrova a sperimentare un ambiente digitale differente torniamo ad essere tutti dei perfetti RINC*****NITI.
Ti ricordi le cose che condividevi sul Facebook nel 2009? QUeI tEsTy ScrItTi In Kue$to M0do?
Ecco, pensi di essere lontano dai quei tempi, giusto? Non eri tu... Era un altro te stesso... Non rifaresti mai gli stessi errori vero?
E invece no, sei un cretino oggi come all'ora. Perché è l'umanità ad essere così, non è colpa tua mica eh. Contribuisci sicuramente al livello di pochezza intellettiva del pianeta, ma sei comunque una goccia nell'oceano.
Posso provarti ciò che dico: ClubHouse è una macchina del tempo che ci porta indietro direttamente ai ruggenti anni 10 del corrente millennio. Uno spazio per internauti sonnacchioni che esplorano timidamente le possibilità del nuovo strumento, di marketer rampanti che se la suonano e cantano da soli e di programmatori smaliziati che sperimentano trucchi di crescita (e ban) veloce.
Lo scorso Week End, da bravo agente del caos, ho fatto un rischioso esperimento sociale su ClubHouse volto a dimostrare quanto questo social possa fare schifo oggi come allora.
Al pari di tutti gli altri, intendo, perché di fondo è l'essere umano che fa schifo.
Come risultato ho guadagnato 3.000 follower (che per qualche strano motivo continuano a crescere) ed ho ricevuto insulti, critiche e qualche minaccia da celebrità varie ed eventuali, da giornalisti frustrati e da vanagloriosi imprenditorini.
In ClubHouse una room media dura dai 30 minuti alle 3 ore, con una media di utenti di 200 online. Non ho dati certi, sono stime fatte "alla buona": le room sono ancora poche ed è semplice fare calcoli intuitivi.
Ho notato che in questo ambiente si iniziavano a far strada già 4 stereotipi di utenti
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I markettari: coloro che vedono ClubHouse come il principale competitor di Linkedin (ed un po' lo sarebbe anche), e si scornano a fare a gara a chi pi**a più lontano, mescolando massime di vita a numeri da ostentare: "L'anno scorso ho fatto millemila miliardi di vendite", "Il mio cliente a venduto su Instagram più di 400 insalate preconfezionate", "Sono stato eletto il miglior allenatore di farfalle da combattimento dell'Ohaio".
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Gli idealisti, essenzialmente wannabe giornalisti o guru di Instagram che troneggiano beffardi nelle loro risicate room che manco Thanos in Endgame. Gente contorta, essenzialmente frustrata dalla mediocrità ottenuta negli anni sugli altri social ed esaltati dal fatto che, per la prima volta nella loro esistenza, sono early adopters e non laggards. Costoro rappresentano il Beppe Grillo di ClubHouse, creano room dove si parla di ClubHouse dentro ClubHouse, lame alla mano, al grido di "Finalmente un social dove si parla di kualitàh! Smascheriamo la fuffah! Qui c'è solo gente interessata ai contenuti e non ai numerih!" (Sidenote: se ClubHouse non fosse legato ai numeri... non esisterebbe il counter dei follower nel profilo, polli!)
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Quelli famosi (o che vogliono esserlo): essenzialmente gente che proviene dal mondo dello spettacolo ed è/è stato più o meno sulla cresta dell'onda per un po' di tempo. Crea room radical chic dove si prova a ridere. Entra in room dove i trapper parlano di filosofia teoretica con il fantasma di Margherita Hack ed aggiungono il fake di Indro Montanelli quando lo vedono tra gli speaker perché tanto manco si ricordano che è morto nel 2001. Questa gente però almeno ci prova, sperimentano e, soprattutto, danno una ragione d'essere ai social che - ricordiamolo - essenzialmente nascono per CAZZEGGIARE prima di connettere (Linkedin a pare, ma sta imparando anche lui).
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Gli ascoltatori: i poveri cristi che si beccano passivamente i primi 3.
L'ecosistema che si stava delineando era chiaro come il sole d'agosto:
a. Uno famoso entra nella room, che passa da 20 online a 600 online, tutti alzano la manina che manco Piazza Venezia nel '31, nessuno parla tranne quei 4 o 5 famosi che crescono di follower
b. Gente che è stata bocciata anche agli esami del sangue entra nelle room dove si parla di supermarketing laser al limone ed inizia a sparare cazzate random pur di ricevere i suoi 5 minuti di gloria
Fine. Kualitàh = 90% vaniloquio, 10% poche persone competenti che in 30 secondi dicono tutto ciò che serve e stanno poi zitti.
Così ho deciso di creare una room silenziosa, chiamata VETRINA, in cui la gente non parlava: leggeva esclusivamente le biografie e followava le persone che riteneva più importanti.
Mi hanno accompagnato in questo viaggio Giuseppe Sartore, Francesco Brocca e Riccardo Mortelliti. Ognuno con una sua visione, molto puntuale e sicuramente politicamente più corretta della mia, e con la stessa curiosità nel testare i pregi ed i difetti di una piattaforma. Non vi parlo degli ultimi fessi, ma di gente che ogni anno sposta, da quasi un decennio, decine di milioni di interazioni. Scusate se è poco.
Il risultato? Una room durata 5 GIORNI CON UN ENGAGEMENT MEDIO DI 500 UTENTI ONLINE. Fosse un blog, porterebbe a casa 7000/8000 euro al mese con questi numeri.
La categoria dei markettari e quella degli idealisti, a dire il vero, c'è rimasta un po' male e mi son fatto parecchi nemici: loro son mesi che provano a racimolare a pizzichi e mozzichi qualche migliaio di follower, ed io 3 giorni gliene faccio 3000 stando in silenzio. Un po' di scazzo ci sta.
Per quanto riguarda le star (categoria numero 3) nessun problema rilevante. Ho avuto un brevissimo scontro con un redivivo Red Ronnie (lui, a differenza di Montanelli, è ancora tra noi ed ha sempre la stessa verve di un tempo). Mi ha criticato in più di una room e finalmente ci siamo ritrovati speaker nella stessa: io però ho dimenticato il microfono acceso, così lui mi ha ammonito
"Hai fatto una room in cui sei stato silenzioso 4 giorni e proprio qua devi venire a fare casino?"
"Red hai ragione, ti chiedo scusa. Però considera che da muto ho fatto più rumore."
Risate, amicizia e pace. Come dovrebbe sempre essere.