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    hydroptere

    @hydroptere

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    Post creati da hydroptere

    • RE: Lavoro all'estero, tasse in Italia?

      Molto velocemente:
      Iscritto AIRE >>>> no dichiarazione redditi ITALIA. Tasse all'estero se >183
      Non iscritto AIRE >>>>dichiarazone redditi ITALIA. tasse all'estero se >183

      Nel mio caso non significa che i redditi vadano tassati ulteriormente in ITALIA perche' dichiarazione non significa tributo.
      Nel mio caso (non AIRE) dovro' presentare dichiarazione e credo paghero' una multa per gli anni in cui non l'ho effettuata.
      Potrebbero esserci addizionali IRPEF ma si tratterebbe di somme modeste.
      Essendo residente in Italia, lo Stato italiano vuole sapere dove sono e cosa faccio (giustamente)

      Nel tuo caso (AIRE), lo stato italiano sa dove sei e cosa fai ma avere in Italia famiglia e beni mobili significa essere in qualche modo residente in Italia.
      L'accordo bilaterale non specifica se devi compliare il modello unico.
      Quello che dice e' che le tasse per il lavoro in terra straniera le devi pagare in detto stato.
      Ma se l'agenzia delle entrate dovesse mai investigarti e trovare che hai interessi in Italia (famiglia e beni) potra' forzarti ad emettere dichiarazione dei redditi sui quali potrai anche non pagare un cent.

      Usufruire di servizi messi a disposizione dello Stato comporta la dichiarazione dei redditi se la tua famiglia che non ti segue all'estero.

      DIV { MARGIN: 0px }
      se INSHAR22 che ha scritto su w w w . fisco e tasse .it (scrivo cosi perche' non e' consentito inserire links) e' lo stesso Inshar al quale sto rispondedo dovresti aver capito che la situazione non e' delle piu chiare

      postato in Consulenza Fiscale
      H
      hydroptere
    • RE: Lavoro all'estero, tasse in Italia?

      Molti italiani hanno fatto i furbi, vedi Cipollini il ciclista e Rossi il motociclista.
      Avevano residenza estera ed erano iscritti all'AIRE ma il primo aveva una figlia iscritta a scuola in Italia ed aveva intestata l'abitazione dove la sua famiglia risiedeva; per il secondo hanno dimostrato la forte relazione con il paese natio. Il fisco nel caso di Rossi ha dimostrato come l'intestazione di automobili e barche a famigliari fosse un sotterfugio per rinforzare il suo status di nullatenente in Italia quando in realta' vi faceva ritorno spesso.

      Sono stato recentemente da un tributarista che mi ha confermato come i non iscritti AIRE siano automaticamente residenti in Italia. Per cui le tasse devono essere pagate in Italia.(non il tuo status)
      Il problema sono gli stati europei che forzano il contribuente a pagare le imposte nel paese luogo di lavoro senza pensare alla durata del lavoro/contratto.
      La gestione del fisco con il suo paese saranno problemi suoi.

      un'altra precisazione: gli accordi bilaterali non dipendono dall'iscrizione all'AIRE. Quindi il pagamento dei tributi seguendo la regola dei 183giorni si applica a chiunque lavori all'estero.

      Diro' di piu', la regola dei 183 giorni (art 15) definisce dove le imposte vanno pagate in relazione al paese di lavoro, ma non e' stato dovere del legislatore informare i cittadini lavoratori all'estero del TUIR italiano in materia fiscale come consequenza dell'accordo bilaterale.
      Preciso, gli accordi bilaterali definiscono dove "Prevalentemente" devi essere tassato per evitare la doppia imposizione. Ed e' proprio qui che hanno confuso il cittadino. hanno omesso quel "prevalentemente".
      La differenza d'imposizione da pagare allo Stato Italiano non e' considerata doppia imposizione ma differenza.
      Quindi se sei considerato residente, anche se iscritto all'AIRE -per avere figlia a scuola in italia ed usare il sistema sanitario nazionale, e paghi il 30% in UK, F o Serbia,qualora la tassazione italiana applicasse un 40% al tuo reddito come se fosse prodotto in Italia, tu dovrai comunque dichiarare il reddito estero tassato e pagare la differenza del 10%.
      A questa aliquota di "differenza" (non "addizionale", altrimenti sarebbe una illegale doppia imposizione) potrai dedurre la quota interessi del mutuo e spese mediche sostenute.

      L'iscrizione all'AIRE non prevale sul principio di fiscalita' italiana a priori.
      Se mantieni famigliari e paghi mutuo o possiedi un auto in italia sei considerato residente in Italia.

      Consiglio di consultare un tributarista o un CAF con personale qualificato. Evitate di contattare subito l'agenzia delle entrate che molto spesso non sa un accidenti di niente... e non aspetta altro per spedire un ennesimo conto!

      postato in Consulenza Fiscale
      H
      hydroptere
    • RE: Lavoro all'estero, tasse in Italia?

      Dopo piu' di 10 anni all'estero solo ieri ho scoperto di essere un evasore totale nei confronti del mio paese, ma solo tecnicamente.

      Le tasse le ho pagate al paese dove vivo.
      Sapevo dei trattati sulla doppia imposizione e dato il mio continuativo rapporto di lavoro estero in UK non mi sono preoccupato del fisco italiano.

      Generalmente si fa confusione tra i principii che regolano la residenza con quelli che ne regolano l'imposizione fiscale.

      a) Si puo' risiedere in Italia ma si lavora all'estero soddisfacendo le tre condizioni sotto. (si pagano le tasse in ambedue gli stati, dove all' Italia va la differenza calcolata secondo la sua aliquota e quella UK gia' corrisposta)

      b) Si puo' risiedere in Italia ma si lavora all'estero non soddisfacendo le tre condizioni sotto I, II, III.(si pagano le tasse interamente in italia)

      c) Si puo' essere iscritti all'AIRE ma si hanno interessi in italia
      (Vedi punto 1)

      d) Si puo essere iscritti all'AIRE ma non si hanno interessi in Italia
      (Tasse pagate esclusivamente nel paese estero di lavoro)
      **
      Residenza;
      **Un individuo risiede in italia anche se e' iscritto all'AIRE.
      Chi non lo e' automaticamente risiede in Italia.

      Per gli iscritti all'AIRE (non il mio caso) l'agenzia delle entrate nel valutare la reale residenza considera i seguenti fattori (solo se sottospoti a controlli);

      1. il centro degli affetti e affari personali
      2. legami familiari
      3. rimpatrio di denaro dall'estero
      4. Intenzione futura di rientrare dall'estero (dibattibile)
      5. possesso di beni mobili come auto o moto con targa italiana

      il mantenimento di una famiglia in Italia rende il lavoratore fiscalmente residente in Italia cosi come il possesso di una moto.

      **Imposizione fiscale;
      **Qualora il lavoratore all'estero non sia iscritto all'AIRE (quindi sia residente in Italia) ma sia:

      I) impiegato per un periodo superiore ai 183 giorni annui,
      II) impiegato da una azienda straniera
      III) l'onere non sia sostituito da una stabile organizzazione o base fissa che il datore di lavoro he nel regno unito

      l'imposizione fiscale sara' per la maggio parte esclusiva del paese sede del posto di lavoro.

      Cio' non toglie che gli stessi redditi debbano essere comunicati all'Agenzia delle Entrate che applichera', dove ritenuto il caso, l'imposizione rimanente.
      Supponendo che il lavoratore all'estero abbia gia' corrisposto il 30%, dovra', se opportuno, pagare al fisco italiano il restante 10%.

      Qualora le aliquote italiane fossero piu contenute, non credo che il fisco italiano possa applicare alcuna tassa poiche' il tax credit estero sarebbe in grado di coprire qualunque addizionale italiana.
      (se il max rate = 60% come in Scandinavia, e quello italiano = 40%, il fisco italiano non potra' tassare ulteriormente dato l'alto tax credit da portare a scomputo.
      **
      Concludendo;
      **Gli iscritti all'AIRE devono tagliare ogni ponte con l'Italia.
      Vendere l'auto, la moto, liberarsi della propria abitazione, provare che non si risiede in Italia e che vi si fa ritorno come se fossimo degli stranieri in vacanza. (Assurdo ma e' cosi')

      L'Agenzia delle entrate ogni tanto stana un iscritto AIRE che ha figli a scuola in Italia o che possiede veicoli con targa ITA. Questi individui sono automaticamente riclassificati fiscalmente residenti in Italia in virtu' dell'uso di un servizio pubblico o per l'assegnazione di un bene mobile.
      I lavoratori AIRE di questa fattispecie dovranno corrispondere la differenza tra quello richiesto dalle autorita' italiane e quelllo gia' pagato al paese estero.

      Per coloro che non sono iscritti all'AIRE la dichiarazione dei redditi alle autorita' italiane va effettuata in ogni caso (il mio caso).
      Se i punti 1, 2 e 3 vengono tutti soddisfatti il fisco italiano dovra' accontentarsi della differenza.
      **
      Morale**;
      Dateci un lavoro in Italia e pagheremo il 100% del dovuto invece che un misero 5-8%
      L'Unione Europea non esiste. Ogni paese si fa le leggi che vuole in materia fiscale e societaria. Chi ne va di mezzo e' il cittadino.

      **L'Assurdo;
      **Immaginate chi, non essendo iscritto all'AIRE, si trovi nella posizione di aver gia' pagato le tasse al paese straniero. Ma poiche' e' stato impiegato per un periodo inferiore ai 183 giorni ora si trovi a dover pagare la stessa somma (se non di piu' grazie alle nostre aliquote scandinave) allo Stato italiano. DOvrebbe ottenere indietro le tasse gia' pagate dall' UK.
      ...Campa cavallo
      Uno dei motivi per i quali esiste l'evasione e' l'inefficienza degli Stati.

      postato in Consulenza Fiscale
      H
      hydroptere