Ciao GianluncaM,

il quesito è complicato. In linea di massima direi che il tuo datore di lavoro non poteva in alcun modo divulgare dati della sim, in particolare dati che riguardavano la tua vita privata. Questo fatto si può considerare tranquillamente una violazione della privacy a carico del datore di lavoro.
Il problema è che tu, dando al datore di lavoro la sim con i suddetti dati inseriti, hai concorso (o così si potrebbe intendere) alla violazione della privacy.
Nel caso di specie, è ovvio, le parti danneggiate sono quelle i cui nominativi erano indicati nella sim.

Generalmente la giurisprudenza si attesta sul non considerare reato una violazione della privacy in assenza di un danno per l'interessato (le persone inserite nella sim). Nel caso si riuscisse a dimostrare l'esistenza di un danno, il fatto in sé potrebbe configurare il reato di cui all'art. 618 cod. pen. (Art. 618 Rivelazioni del contenuto di corrispondenza
Chiunque, fuori dei casi preveduti dall'articolo 616, essendo venuto abusivamente a cognizione del contenuto di una corrispondenza a lui non diretta, che doveva rimanere segreta, senza giusta causa lo rivela, in tutto o in parte, e' punito, se dal fatto deriva nocumento, con la reclusione fino a sei mesi o con la multa da lire duecentomila a un milione. Il delitto e' punibile a querela della persona offesa.), anche se rimarrebbe il dubbio sull' "abusivamente", visto che in sostanza sei stato tu a dare la corrispondenza (sms) al datore di lavoro.

Nel caso potresti chiedere un parere direttamente al Garante per la protezione dei dati personali.