Ah, quasi dimenticavo, so che la scrivo dopo un po', ma c'era anche una seconda premessa che avrei voluto aggiungere al post con cui ho aperto la discussione.
Spesso si sente parlare di privacy in tutte le salse: dov'è la nostra privacy?; tuteliamo la nostra privacy?; oh mio dio, lasciate perdere i bambini e pensate alla nostra privacy. E devo ammettere che questo problema me lo sono posto anche io, ma credo anche che chiunque possa essere d'accordo con il fatto che uno dei modi più efficaci con cui l'utente può tutelare la propria privacy sia attraverso la scelta consapevole di ciò che condivide.
gawlad
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RE: Quanto di noi dovremmo lasciare "in mano" ad internet?
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RE: Quanto di noi dovremmo lasciare "in mano" ad internet?
Buonasera,
innanzitutto voglio ringraziare per i contributi, molto interessanti, ma che però mi hanno fatto venire un dubbio.Mi sembra di capire che l'approccio, che di base condividete, sia quello di concepire che un qualcosa condivisa in rete, si debba considerare come una dichiarazione in una gigantesca piazza pubblica, e che quindi bisogna consapevolmente scegliere, di volta in volta, se siamo disposti a farlo o meno. Giusto?
Il dubbio di cui vi ho accennato riguarda una cosa a cui, mi sembra, non avete accennato, e che credo però si debba tenere in considerazione, ovvero la permanenza del contenuto online. Mi capita spessisimo non solo di sentire dagli altri, ma anche di percepire in prima persona, la convinzione che basta cancellare un contenuto per poter far finta che non sia mai stato pubblicato, o che non sia mai esistito. Ciò non solo è sbagliato, visto e considerato che in alcuni casi è anche impossibile l'eliminazione, ma credo funga da stimolo a questa ipercondivisione collettiva di cui tutti siamo testimoni.
Ecco, la mia domanda allora è questa: considerando il punto di vista della permanenza di un contenuto, come cambia il "paradigma" di pubblicare solo lo stretto indispensabile/ciò che realmente vogliamo consapevolmente condividere?
Cioè, non è da escludere che una cosa che reputiamo, oggi, di poter condividere, un domani possa apparirci esattamente all'opposto, giusto!?P.s. volevo fare anche un piccolo appunto finale, mi è parso di capire che quando dico condividere/pubblicare viene immediatamente l'idea di un post, un articolo, un tweet ecc. Quello a cui però facevo riferimento è anche riguardante il condevidere le nostre preferenze(quando ad esempio mettiamo un like ad un post o ad una pagina), o i dati che forniamo quando arricchiamo i nostri profili.
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Quanto di noi dovremmo lasciare "in mano" ad internet?
Piccola premessa: il titolo di questa discussione riprende una domanda fatta al buon Giorgio Taverniti su Twitter, il quale mi ha suggerito di condividerla sul forum, sia per avere a disposizione più caratteri, e dunque avendo la possibilità di potermi spiegare meglio, sia perchè ne sarebbe potuta nascere una discussione veramente interessante.
Da come l'ho percepito io, l'approccio generale verso i social e internet(ovviamente senza alcuna presunzione di capire perfettamente la situazione) può essere diviso in duo macro momenti: il primo, contenuto, in cui si era ancora poco fiduciosi verso il mezzo, le foto e i video che si condividevano erano pochi, e quasi sempre "istituzionali", o momenti tra amici; il secondo, copioso, dove si è iniziato a mettere online qualsiasi cosa(spesso e volentieri anche cose che non vorrei vedere, e sono sicuro che molti di voi saranno d'accordo con me).
Ora, tornando a bomba alla mia domanda, quello che volevo dire è che da un estremo dove non si condivide nulla, all'altro, razionalmente parlando, dove sarebbe giusto posizionarsi? E quindi, quanto di noi(passioni, interessi, momenti personali ecc.) e quanto della nostra vita(momenti felici e non) possiamo tranquillamente lasciare "in mano" alla rete?